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Marco D'Ottavi
Non dire una parola che non sia d'amore
21 mar 2024
21 mar 2024
Tutte le volte in cui Galeone ha parlato di Allegri in un'intervista.
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Marco D'Ottavi
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IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto (con modifiche)
(foto) IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto (con modifiche)
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Il 6 settembre 2010 a Tuttosport Giovanni Galeone dice la sua: «Meglio senza Pirlo». Massimiliano Allegri è allenatore del Milan da appena una partita eppure il suo mentore ha già preso posizione in quello che sarà il primo grande bivio tattico dell'allenatore rossonero. «Il regista non serve con quei quattro là davanti. Pato dietro Ibra con Robinho e Ronaldinho esterni, questa squadra può vincere tutto».Il rapporto tra Galeone e Allegri è conclamato: uno è il venerabile maestro, l’altro l’allievo più amato. Si sono incontrati a Pescara - uno allenatore coi tratti del Profeta, l’altro mezzala talentuosa e indolente - e non si sono più lasciati. A quel punto però la relazione si è ribaltata: se Galeone è stato un allenatore da squadra di media-bassa classifica, il cui lascito è più tattico-pedagogico che di trofei, Allegri si è guadagnato la panchina del Milan e punta a vincere. Nei giorni della firma, parlando del possibile rapporto con Berlusconi, Galeone aveva detto «Gli piacerà, ci scommetto».Il 2 novembre a Sport Sera Giovanni Galeone parla di nuovo: «Il Milan ha bisogno di tempo, per diversi anni ha avuto una filosofia che si discosta da quella di Allegri, che pretende un gioco più verticalizzato per permettere l'inserimento dei centrocampisti». A questo punto Allegri è l’allenatore dei rossoneri da qualche mese, ma la squadra non ingrana. Galeone trova anche il tempo di rispondere a Ronaldinho: «Ronaldinho ha detto che non si può giocare lasciando Ibra da solo? Non credo proprio che abbia ragione e non è nella mentalità di Allegri lasciare solo Ibrahimovic».A dicembre interviene ancora, per caldeggiare l’arrivo di Balotelli a Milano: «Al Milan comandano i leader e gli altri si adeguano: il carattere non è un problema. E Balotelli può fare due ruoli». Parlare di mercato delle squadre di Allegri diventerà un classico. Balotelli non arriva ma il Milan vince comunque lo scudetto. Galeone gongola: «Ha fatto benissimo, entrerà nella storia del Milan, sono molto felice per lui». Poi succede che in estate l’Inter prende Gasperini e allora a Milano c’è un derby di allenatori plasmati dalle sue mani. Da che parte sta Galeone? Non si espone, anche se sembra farlo: «Max si è imposto con il coraggio delle scelte, rinunciando a Ronaldinho che piaceva molto in alto. Ma anche Gasperini è bello tosto». Ad agosto arriva il rinnovo del contratto con ritocco. Ancora Galeone: «È un grande tecnico perché sa allenare. Capisce di calcio come pochi. Conosce i punti deboli e forti dell' avversario».Se tutti parlano bene di Allegri dopo lo Scudetto, l’affetto viscerale di Galeone per il suo prescelto inizia a intuirsi dalla stagione successiva. Con il Milan invischiato in una scivolosa lotta al primo posto con la nuova Juventus di Conte, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport dà i suoi consigli a Max: «Lo vedo un po' teso. Lo scorso anno era più tranquillo. Oggi andrò a salutarlo, non lo sento da una settimana. Gli dirò che deve crederci, ma soprattutto che deve tornare a credere in quello che fa. Lui è deciso, sicuro di sé, spavaldo. Non vorrei che fosse diventato titubante e avesse perso la sicurezza. Ma non mollerà». Gli chiedono: cosa le piace di Allegri? Risponde «Tutto».Il rapporto sembra quello tra padre e figlio, solo trasposto a mezzo stampa. I microfoni lo cercano, o forse lui cerca i microfoni. Dopo uno scialbo pareggio con l’Anderlecht è un fiume in piena nel difendere Allegri: «Lo stanno massacrando. Dimenticano un paio di cose: chi è partito e chi è fuori», «Qualche senatore che ha lasciato il Milan ha chiacchierato un po' troppo. Max è sotto tiro. Ci sto male». Da questo momento si inizia a intravedere qualcosa di più sottile nelle sue dichiarazioni, non solo consigli o pacche sulla schiena, ma messaggi tra le righe. In questo caso Galeone vuole ricordare che, dopo le cessioni di Thiago Silva e Ibrahimovic, il Milan non è più lo stesso. «Boateng si metta il cuore in pace: è un buon mediano, non sarà mai un 10», «Con Ibra era più facile per tutti» continua. Le interviste iniziano a moltiplicarsi. Dopo un pareggio in rimonta a Palermo, mentre tutti lo massacrano, lui lo esalta: «Max a Palermo è stato bravissimo. Ha sbagliato formazione, come lui stesso ha ammesso, ma ha avuto coraggio nel ribaltarla. Si è giocato tutti e tre i cambi a inizio ripresa e questo significa avere personalità». Al Napoli esonerano Mazzarri e lui ci vedrebbe bene Allegri: «Non vedo altri tecnici italiani alla sua altezza». A essere curiosa, o strana fate voi, è la monotematicità dei suoi interventi. Se il calcio italiano ha delle figure totemiche interpellate per ogni cosa (Sacchi e Capello, per dire i due più importanti) Galeone dice la sua solo su Allegri, ma lo fa con cadenza sempre più inquietante. L’8 maggio 2013 dice «Conte ha vinto due scudetti, Max uno, eppure merita di più»; il 30, mentre si parla di esonero, dice che lui e Allegri hanno parlato e che «per lui allenare la Roma sarebbe una prima scelta, non certo un ripiego. Massimo è convinto che la rosa della Roma, per qualità, è la migliore in Italia. Con pochi ritocchi, diciamo tre, se allenata da Allegri in due anni giocherebbe per lo scudetto». È un messaggio alla dirigenza della Roma? A quella del Milan? Davvero Allegri è contento di sapere che qualcuno riporta le sue conversazioni private? A luglio dice che «A Conte negli ultimi anni hanno preso il meglio che c’era sul mercato. Ad Allegri un mezzo giocatore e tanti ragazzi in carriera, ma se non vince lo buttano via». Ad agosto lo difende dagli attacchi di Sacchi: «Sacchi ha fatto sicuramente la storia del Milan, ma non ha il diritto di criticare in maniera così dura e netta un collega allenatore. E non per un solo motivo, ma due… Il primo: a volergli male bisogna ricordare a Sacchi che ha vinto uno scudetto su cinque». Ci sarebbero altre interviste, ma avete capito. Il 13 gennaio dell’anno nuovo, dopo una sconfitta col Sassuolo, arriva l’esonero di Allegri. Galeone lascia passare qualche settimana e poi a Panorama dice «In molti hanno osannato Seedorf senza pensare a quanto avrebbe potuto dare ancora Allegri [...] Bisognerebbe ricordare che Allegri è arrivato una volta primo, una volta secondo e una terzo, portando nelle casse del Milan più di 200 milioni». A Radio Kiss Kiss sostiene che Allegri lo vedrebbe bene sulla panchina della Lazio. Un’altra volta è quella del Napoli. Poi succede una cosa che neanche Galeone aveva ipotizzato: Allegri diventa l’allenatore della Juventus. Galeone, si scopre, odia la Juventus «dal 1958». Motivi di classe. Forse questo lo spinge a mettere un freno alle sue interviste. Lo risentiamo a gennaio quando ammette di non essere mai andato allo Stadium, «mi sentirei fuori luogo», ma assolve il suo discepolo: «ovviamente Max ha fatto bene, è lavoro e lui è andato in una squadra che vince». Gli chiedono se è soddisfatto: «Soltanto un allenatore intelligente si sarebbe comportato come ha fatto lui con la Juve. Piano piano li ha portati ad accettare il fatto che con tre difensori in Europa non si può andare avanti e ha cambiato con leggerezza, scegliendo il momento giusto. Esteticamente potrebbe fare di più, ma quando ti trovi a rivestire certi ruoli le cose cambiano. Allenare il Milan è impegnativo, e Max ha vinto al primo colpo. Con la Juve servirebbe qualcosa in più per l'Europa, tipo un centravanti un po’ più cattivo, ma sono certo che farà bene».Questi consigli di mercato mascherati da dichiarazioni buttate lì diventano uno dei topos delle dichiarazioni di Galeone. È lui a pensarlo o è Allegri? Diventa sempre più difficile distinguere dove finisce uno e inizia l’altro. Dal mercato in quell’estate, comunque, arriva Mario Mandzukic, che diventerà il pretoriano preferito di Allegri. Sono mesi di luna di miele: la Juventus è una macina e nessuno può attaccare l’allenatore. Galeone allora si trasforma in consigliere. Si parla di Zidane in bilico a Madrid, e allora il suo consiglio è: «Che vinca ancora. Poi magari va al Real» dice. Poi è la volta del Chelsea, perché Galeone sa: «Credo che Max andrà al Chelsea e farà molto bene. È uno dei cinque migliori tecnici al mondo, andrà via dalla Juventus, non ha senso rimanga ancora in Italia [...] la proposta di Abramovich è davvero fantastica». Anche qui: c’è una proposta? Che proposta? Le cose sono due: o Galeone è quel padre che non riesce a tenersi dentro i successi del figlio oppure qualcuno lo imbecca.

Allegri, comunque, si lega sempre di più alla Juventus. Dopo una brutta partita col Lione, Galeone torna a difenderlo su Tuttosport introducendo un tema che monopolizzerà il futuro: «Ma cosa posso dire a uno come Max che ha conquistato 3 scudetti e moralmente ha vinto anche la Champions... Durante la partita di Monaco dell’anno scorso per 75 minuti la Juve ha mostrato il calcio più bello d’Europa. Critiche per il gioco? Non capisco il perché: alla Juventus, da sempre, interessa solo vincere e il divertire è visto come un di più».Tra il 2016 e il 2017 Galeone parla (addirittura su Avvenire), parla, parla: dice che Allegri è obbligato a usare Pjanic in un ruolo non suo, che voleva Gundogan, che la sua Juventus è meglio della Juventus di Conte, che il problema di Allegri, ma forse il merito, è non avere «nessuno che gli cura l’immagine». Galeone che rilascia una lunga intervista al Corriere dello Sport, che sminuisce Conte ogni volta che può, che ogni tanto deve sgridare Allegri, che dice che «la Juventus non ha mai giocato bene», che gli consiglia di passare al 4-2-3-1 (spoiler: succederà). Le sue dichiarazioni diventano praticamente settimanali, sono un ciclo allegriano delle notizie all’interno del ciclo delle notizie. I temi si ripetono: Allegri miglior allenatore italiano, Allegri che dovrebbe lasciare la Juventus per l’Arsenal o il Liverpool, Allegri che ha sbagliato solo una volta, nei cambi contro il Bayern Monaco (questa cosa la dirà almeno in 5 interviste diverse), che poteva andare in Nazionale, «se ne parlò, il suo nome venne fatto».

Poi c’è un rallentamento. Il 2018 passa quasi senza sue dichiarazioni, anche nella diatriba tra Allegri e Adani che incendia la seconda parte di quella stagione, rimane in disparte, proprio nel momento in cui il suo discepolo è più sotto attacco. Nel 2019 le sue dichiarazioni cambiano obiettivo: Giampaolo, altro suo prodotto, è stato scelto dal Milan e, forse, ha bisogno del suo aiuto. Luinonsi tiraindietro, ma dura poco. Giampaolo salta dopo 7 partite: non è Allegri. Torna a parlare di lui solo a fine maggio, dopo l’ufficialità della separazione con la Juventus. Galeone è raggiante: «Da una vita gli dicevo di andarsene. Sono troppo contento». Esce fuori che c’era un patto tra i due, una barca se avesse lasciato la Juventus. Galeone aggiunge che, oltre alla barca, gli lascerà la casa e la sua collezione di orologi, praticamente un’eredità paterna. «Il patto è di cinque-sei mesi fa, quando già mi aveva stufato la situazione che si era creata intorno a Max. [...]Troppe critiche, troppi problemi [...] Ora potrebbe allenare il Real Madrid, Zidane non sembra contento e Max l’anno scorso era nel taccuino di Florentino Perez».

Passa un mese (fine giugno) e Galeone ci aggiorna sui sentimenti di Allegri: «È uno raro. Si è sentito tradito e ci è rimasto male, dispiaciuto in particolare per Andrea Agnelli. Non ha superato l’addio». A dicembre dice che «Il calcio ha bisogno di gente come lui, di gente che sa di calcio», lui - ovviamente - è Allegri. Arriva il Covid, il mondo si ferma e anche Galeone. A giugno si ritorna timidamente alla vita e Galeone torna a parlare ai microfoni di Radio Punto Nuovo: «Sarri ha 10 punti in meno della Juventus di Allegri», poi gli chiedono del futuro di Allegri: «Per quanto ne so vuole allenare all'estero, ma ha detto no ad Arsenal, Chelsea e Real Madrid». Paradossalmente, o forse no, con Allegri lontano dalle cronache, Galeone moltiplica gli sforzi. A inizio agosto ci avverte che «Allegri ha rifiutato molti club», a fine agosto invece che «Allegri è un fenomeno, è fuori concorso: vede dove altri non arrivano. Sa incidere sulle partite e ha incursioni dialettiche straordinarie con cui sa rasserenare l’ambiente». A settembre ha un nuovo retroscena: «Allegri ha fatto palo interno con l’Inter. È stato molto vicino». A dicembre sentenzia: «Allegri non tornerà mai alla Juventus». Anno nuovo, dichiarazioni vecchie; a marzo ritorna sulle panchine rifiutate: «Ha avuto problemi con la mamma e ha detto di no prima al Psg e Chelsea e dopo dieci giorni per correttezza anche all'Arsenal e al Real Madrid». In mezzo a queste parole, però, Galeone butta anche un indizio: «credo che tornerà ad allenare». Qualche settimana dopo si inizia a parlare di un possibile ritorno di Allegri sulla panchina della Juventus. Galeone sospira: «è certo di tornare a giugno, quindi avrà qualcosa in mano». Rapporti con Agnelli? «Ottimi». Ritorno alla Juventus: «Non lo escluderei a priori». Diciannove giorni dopo Galeone ha nasato la situazione: «La mia sensazione è che tornerà alla Juventus a fine stagione» (tre giorni prima, però, parlava ancora di Napoli o Real Madrid). Altri due giorni e afferma: «poteva andare al Real, ma la Juventus sarebbe la vera sfida», e poi: «Allegri adora Chiesa e Kulusevski».Allegri torna per davvero. Quando è ufficiale, Galeone dice: «Allegri poteva dire no ai dirigenti, ma non alla famiglia Agnelli». Poi, qualche giorno dopo: «Si è trattato di una sua scelta perché Max sarebbe potuto andare al Real Madrid e prima ancora al Psg, al Chelsea e all’Arsenal, ma la verità è che più di ogni altra cosa voleva tornare alla Juventus». Sono settimane convulse e c’è molto lavoro da fare. A luglio ci fa sapere che «Max è motivatissimo», «la Juventus ha capito l’errore», e poi «servono almeno 3 o 4 calciatori».Si parla di un addio di Cristiano Ronaldo, Galeone rassicura: «Dovesse andare via, Allegri non si dispererebbe». Dopo due giornate la Juventus ha un solo punto: «Allegri mi ha rivelato che deve lavorare tanto [...] i calciatori hanno giocato, negli ultimi anni, con idee di calcio talmente differenti al punto da essersi quasi smarriti». Allegri litiga con Spalletti dopo una sconfitta col Napoli: «Si vede che Max era un po’ nervoso, gli sta girando un po’ tutto contro [...] In altri anni avrebbe vinto senza problemi». Arriva ottobre e la Juventus non ha ingranato. Galeone ci tiene a farci sapere che «Ad Allegri piace molto Bernardeschi. Più di Chiesa che è un po' anarchico e fatica contro le squadre chiuse». Tre giorni dopo avverte: «L’intenzione di Massimiliano è fare questi 3-4 anni alla Juventus, fino alla fine del contratto, e poi provare ad allenare una nazionale. Lo preferisce, anche per seguire la crescita del figlio». A novembre sentenzia: «La rosa della Juventus è non è assemblata bene. Senza CR7 bisognava prendere uno alla Vlahovic».

Le feste passano in tranquillità, ma già il 15 gennaio (siamo arrivati al 2022 se avete perso il senso del tempo) Galeone torna a parlare, sempre alla Gazzetta dello Sport: «Quello che sta succedendo non è colpa di Dybala, però lui non è un leader e non ha fatto il salto di qualità che ci si aspettava: questione mentale e anche fisica». Il rinnovo dell’argentino sta naufragando e Galone deve dire la sua, disinteressata o meno. Ma non si ferma qua: ce n’è per Chiesa («a volte è devastante, a volte fa confusione. Può partire») e per i dirigenti: «La Juve va rifondata. Bisogna costruire una squadra completamente diversa. [...] Adesso tocca ad Allegri guidare i dirigenti, perché non hanno la stessa competenza di Marotta». Marzo, di nuovo alla Gazzetta dello Sport (che forse dovrebbe pagargli uno stipendio): «De Ligt fa solo dan

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