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All-Star Game Serie A 2016
19 feb 2016
19 feb 2016
Perché la Serie A non organizza un All Star Game? Una proposta semi-seria.
(articolo)
32 min
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Cara Lega Serie A,

Oggi volevo scriverti per proporti un'idea. Perché non fare un All-Star Game come fa l'NBA? Sarebbe uno sbatti, certo, e considerata la sciatteria dello slogan che ci tocca sentire prima di ogni partita (“Lega Serie A e Tim presentano la Lega Serie A Tim”: grazie al cazzo) dovreste sforzarvi un po' sulla comunicazione, ma insomma io ho appena scritto “sbatti” e chi è senza peccato eccetera.

Secondo me, nonostante tutto, ne varrebbe la pena. A titolo indicativo vi suggerisco due possibili periodi in cui programmarlo: tra Natale e Capodanno (perché, a giudicare dal numero degli spettatori italiani che hanno seguito l'inglesissimo Boxing Day, secondo me, ogni anno sprecate un'occasione a non giocare); oppure più o meno in questo periodo (subito prima degli ottavi di Champions League, ad esempio) in modo che i valori di giocatori e allenatori siano ancora più definiti.

Niente di troppo serioso, una cosa per intrattenere un pubblico un po' troppo fissato con i risultati della propria squadra e, al tempo stesso – ed è questo che è geniale! – attirare sponsor. Molte idee basterebbe prenderle dall'NBA: immagina una partita tra una selezione dei giocatori delle squadre del Nord contro i giocatori delle squadre del Sud, con esibizioni tecniche da giocare magari appena prima o appena dopo (gara di punizioni, gara “a chi colpisce la traversa”), breve concerto a fine primo tempo (nella prima edizione, che noi di UU ci immaginiamo a Milano, potrebbero suonare i Club Dogo), maglie speciali, calzini... anche tagli di capelli sponsorizzati, perché no.

Se stai pensando: “Eh, ma in Italia queste cose non si possono fare”, ti prego almeno di dare un'occhiata alle formazioni, perché qualche campione lo abbiamo ancora e potrebbe essere un modo per valorizzare il tanto vituperato brand del “calcio italiano” (inteso come campionato italiano) dal punto di vista tecnico, sì, ma anche commerciale.

Per convenienza, dato che in Serie A c'è una maggiore rappresentanza di squadre del centro e del nord rispetto a quelle del sud, potremmo prendere come riferimento la Linea Gotica tracciata dall'esercito tedesco in ritirata alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Passa tra Bologna (considerata quindi come nord) e Firenze (annessa al sud). In questo modo ci sarebbero comunque più squadre a nord (13) che a sud (7), ma la distribuzione dei pesi è più equa. Il potere economico di Torino e Milano contro l'asse Napoli-Firenze-Roma: secondo me ha senso.

Qui sotto, la redazione de l'Ultimo Uomo vi presenta per bene i vari eventi. Abbiamo scelto San Siro per comodità, perché è lo stadio più iconico d'Italia e quello dove si vede meglio, ma la seconda edizione si potrebbe tenere al San Paolo, poi allo Juventus Stadium e così via. Abbiamo disegnato i loghi e scelto allenatori e giocatori, voi potreste farne scegliere metà ai tifosi e metà agli allenatori, più o meno come si fa in NBA. L'ideale sarebbe che ci fosse equilibrio tra i giocatori che lo meritano per come stanno giocando (es. Bonaventura) e quelli che bene o male rappresentano il meglio della Serie A dal punto di vista commerciale (es. Pjanic). Altrimenti si rischia di rappresentare solo le squadre più in forma, o solo i giocatori delle squadre con più tifosi votanti.

Infine, non sottovaluterei il valore pedagogico e simbolico di un'operazione del genere. In un Paese in cui non tutti i tifosi di una squadra di club riescono a tifare la Nazionale perché ci sono giocatori di squadre rivali, e dove c'è sempre un motivo per esaltare Tizio e sminuire Caio, in cui il conflitto Nord vs Sud non è affatto superato...

Sul serio, pensateci. Se vi serve una mano per organizzarla, noi ci siamo.

(Daniele Manusia)

Il Nord, guidato da Massimiliano Allegri

Presentato da Fabio Barcellona

I tre candidati per la panchina della selezione Centro-Nord erano Roberto Donadoni, Eusebio di Francesco e Massimiliano Allegri.

Il Bologna allenato da Donadoni ha una media punti da Europa League che impressiona specie se confrontata con i 6 punti in 10 partite ottenuti da Delio Rossi con la stessa squadra. Il Bologna è una squadra organizzata e particolarmente aggressiva: proprio la pressione feroce portata nelle fasi iniziali dell’azione ha sorpreso il Napoli di Sarri e consentito al Bologna di vincere il match contro i partenopei. I felsinei sono in testa alla classifica di palle recuperate e di km percorsi in serie A confermare lo spirito battagliero della formazione e la sua organizzazione nella fase di non possesso palla.

L’allenatore del Sassuolo nasce con l’etichetta di zemaniano, che Di Francesco non disconosce di certo, e, come quelle del suo maestro, in passato le sue squadre avevano una sinistra tendenza a incassare tante reti. Oggi la radice zemaniana del gioco di Di Francesco è evidente, oltre che nel modulo di gioco adottato, nello sviluppo della fase offensiva, ma l’allenatore ha modificato, migliorandola, la fase difensiva del proprio gioco mostrando la capacità di imparare dai propri errori e di progredire, affrancandosi dal proprio maestro per giungere a una propria concezione del calcio.

L’incredibile rimonta effettuata dalla Juventus a partire proprio dalla sconfitta di fine ottobre contro il Sassuolo consegna però la panchina del Centro-Nord a Massimiliano Allegri. Il mercato estivo aveva consegnato all’allenatore livornese una Juventus rinnovata e priva di importanti leader tattici ed emotivi. Attraverso un complicato e non certo lineare percorso fatto di prove ed errori Allegri ha quindi trovato l’alchimia giusta per il nuovo gruppo di giocatori a disposizione. Nella storia dell’assemblaggio della Juventus 2015/16 si ritrova l’essenza profonda della visione del calcio del tecnico bianconero: la squadra non è tanto l’espressione concreta di un’idea nata a tavolino, ma si crea dalla più efficace connessione tecnica, tattica ed emotiva tra i giocatori. Nessun dogma assoluto, ma il calcio più efficace possibile con le individualità a disposizione. Questo non significa che la Juventus non mostri un'organizzazione di squadra, una capacità di leggere le partite e soluzioni di gioco raffinate direttamente ascrivibili alle idee del proprio allenatore.

La fluidità della difesa schierata nel disporsi indifferentemente con una linea a 4 o a 5, le rotazioni del triangolo composto dalle due mezzali e Dybala per trovare spazi alle spalle o ai fianchi dei centrocampisti difensivi avversari, la capacità di giocare su più registri di gioco, sono merito del paziente lavoro di Allegri e della sua voglia di trovare soluzioni particolari alle esigenze del campo. Bravissimo a tirarsi fuori dal baratro dove si trovava nei primi due mesi della stagione Allegri, allenatore di stampo fortemente italiano, merita di guidare la selezione del centro-Nord nell’All Star Game della serie A 2015-16.

Signore e signori, ecco la formazione del nord, selezionata da mister Flavio Fusi.

Portiere: Samir Handanovic

È difficile misurare l’impatto di un portiere in termini di punti in classifica. Senza dubbio però, se l’Inter è stata a lungo in testa al campionato e si è potuta permettere di vincere tante gare con il minimo sforzo (dieci vittorie su tredici sono giunte con un unico gol di scarto), lo deve anche al suo portiere Handanovic. Il portierone sloveno ha raddoppiato il numero di parate a partita rispetto all’anno scorso ed ha una percentuale di parate dell’80.6% che gli ha permesso di terminare tredici partite a rete inviolata. Con questi numeri anche un mostro sacro come Buffon è costretto a sedersi in panchina.

Difensore centrale destro: Joao Miranda

Per anni ha comandato insieme a Godin il fortino del Cholo Simeone all’Atletico Madrid, probabilmente l’unità difensiva più organizzata ed efficiente del panorama calcistico europeo. Mancini gli ha ritagliato un ruolo simile nella sua Inter di cui è diventato in breve il leader difensivo. Impeccabile in copertura e dotato di un eccezionale senso tattico, Miranda ha letteralmente cancellato dal campo buona parte degli attaccanti che lo hanno sfidato finora (Gakpé lo sogna ancora la notte). Il suo sostituto, nonostante l’appannamento delle ultime giornate, è il più esplosivo Jeison Murillo, il compagno con cui settimanalmente condivide il campo.

Difensore centrale: Leonardo Bonucci

Da quando Conte ha ritagliato per lui il ruolo da centrale di impostazione nel trio difensivo bianconero, Bonucci è riuscito a superare alcuni suoi limiti, imponendosi come uno dei migliori difensori italiani ed europei. Oltre ad essere molto abile in copertura e negli anticipi, la sua visione di gioco e le sue abilità tecnica, ne fanno il perfetto regista difensivo. Come riserva scegliamo Francesco Acerbi, che sconfitto definitivamente il tumore nel 2014, è tornato in campo con una continuità di prestazioni impressionante.

Difensore centrale sinistro: Andrea Barzagli

La seconda giovinezza vissuta con la maglia della Juve da Andrea Barzagli è un fenomeno che la fisiologia dovrebbe studiare. È probabilmente il difensore italiano più puro degli ultimi anni e stagione dopo stagione si conferma sempre su livelli altissimi. Non solo è preciso nei tackle, lesto negli anticipi e difficilmente fuori posizione ma è anche pulito e glaciale con il pallone tra i piedi. Probabilmente comprenderemo in pieno la grandezza di Barzagli soltanto quando avrà appeso le scarpette al chiodo. Intanto godiamocelo il più possibile, anche all’All Star Game. In panchina mandiamo il mancino Alessio Romagnoli, che a 21 anni appena compiuti si è già imposto come leader difensivo del Milan.

Centrocampista destro: Bruno Peres

Giocando da fluidificante destro nel 3-5-2 di Ventura, Bruno Peres ha fatto registrare numeri paragonabili al Maicon del Triplete. In tutto il campionato solo Diego Perotti (4,7 per 90) completa più dribbling per 90 minuti del brasiliano del Toro (3,7), tra i giocatori con almeno 900 minuti giocati. Dopo essersi imposto lo scorso anno, Peres si sta confermando ad alti livelli anche in questa stagione. L’All Star Game è per lui l’occasione per dimostrare di poter giocare in una squadra di alto livello. L’altro dribblomane Juan Cuadrado perde il derby sulla fascia destra e comincerà il match seduto in panchina.

Mezzala destra: Roberto Soriano

Con Montella in panchina e il graduale inserimento di Correa come trequartista, Soriano è stato riportato nel suo originario ruolo da mezzala. Indipendentemente dalla posizione in campo, l’ex-giocatore del Bayern è in grado di offrire un grande contributo offensivo, come confermano i 7 gol e 4 assist messi a referto finora, senza far mancare un altrettanto decisivo apporto in fase difensiva: non sono molti i centrocampisti con un simile bottino realizzativo a vincere 2,1 contrasti ogni 90 minuti. Come suo sostituto proponiamo il compagno di squadra Fernando, il colpo del mercato estivo doriano che ha immediatamente preso in mano le redini del centrocampo della Sampdoria.

Centrocampista difensivo: Claudio Marchisio

Quest’anno Marchisio sembra aver definitivamente completato l’evoluzione da centrocampista box-to-box a centrocampista difensivo, abile sia nel distribuire il gioco che nello spezzare quello avversario. Il suo contributo non è forse più appariscente come in passato, ma egualmente importante: il suo ritorno tra i titolari a pieno di regime è coinciso con la svolta del campionato della Juve. La sua presenza in campo contribuirà a dare equilibrio ad una squadra altrimenti molto offensiva. La sua riserva è Francesco Magnanelli, il fin troppo sottovalutato capitano del Sassuolo.

Mezzala sinistra: Paul Pogba

Pogba ha sofferto le difficoltà iniziali della Juve, ma come il resto della squadra, si è risvegliato negli ultimi mesi, tornando ad offrire il suo solito contributo monstre, specie in fase offensiva: oltre ai 5 gol e 5 assist, 3,7 tiri, 3,1 dribbling e 1,5 passaggi chiave ogni novanta minuti. Pogba è anche all’estero tra i più noti e apprezzati giocatori della Serie A, un vero e proprio volto del nostro calcio: impossibile immaginare un All-Star Game senza il francese. In panchina va Baselli, trasformato in mezzala da Ventura e comunque tra i protagonisti della non particolarmente positiva stagione del Torino.

Centrocampista sinistro: Giacomo Bonaventura

In un Milan dal rendimento altalenante, Bonaventura è sempre tra i migliori in campo. Tra reti segnate in prima persona e cioccolatini regalati ai compagni, ha messo lo zampino su un terzo dei gol in campionato dei rossoneri e si è contraddistinto anche per impegno e spirito di sacrificio. Proprio per queste sue doti caratteriali lo posizioniamo da tornante sinistro: non è propriamente il suo ruolo naturale, ma non possiamo rinunciare a Jack. Alex Sandro, che dopo un periodo di adattamento si è imposto in Serie A con tutta la sua fisicità e tecnica, comincerà la partita delle stelle in panchina.

Seconda punta: Paulo Dybala

Dybala si è ormai definitivamente consacrato con la maglia della Juve, riuscendo a far dimenticare Tevez. Oltre all’innegabile talento naturale di cui dispone, Dybala è cresciuto molto anche fisicamente e tatticamente adattandosi in modo rapido anche al nuovo ruolo di seconda punta. Con 13 gol ed 8 assists la Joya è stato il principale protagonista della rincorsa della Juve delle 15 vittorie consecutive. In panchina è pronto Eder, forte del suo stellare contributo alla causa della Sampdoria (10 gol e 2 assist in 19 partite) e volenteroso di imporsi anche nell’Inter.

Punta centrale: Carlos Bacca

Carlos Bacca è il re Mida del Milan: come il mitologico monarca della Frigia che trasformava in oro tutto ciò che toccava, Bacca trasforma in rete tutti i palloni giocabili che gli capitano. Finora il colombiano ha convertito uno spaventoso 34% dei tiri tentati, e il 50% dei tiri in porta. Percentuale superiore anche a quella di un altro killer d’area di rigore di questa stagione, Leonardo Pavoletti, autore di 10 gol con appena 21 tiri in porta.

Il Centro-sud, guidato da Maurizio Sarri

Presentato da Fabio Barcellona

La panchina della selezione del Centro-Sud ha almeno tre candidati forti e meritevoli. A Empoli Marco Giampaolo ha preso il meglio dell’esperienza di Sarri, modificandone alcuni aspetti e ottenendo ad oggi molti più punti del suo predecessore e una presenza stabile nella parte sinistra della classifica, pur con 5 titolari in meno rispetto alla squadra della scorsa stagione. La zona è rimasta purissima, ma la fase di possesso è più orientata al gioco corto con l’obiettivo, spesso raggiunto, di arrivare in zona pericolosa tramite manovre palleggiate. E occhio a Paredes inventato da Giampaolo come mediano e a Zielinski arretato dal tecnico abbruzzese in posizione di mezzala.

Paulo Sousa ha fornito sin dall’inizio principi di gioco e soluzioni tattiche molto definite alla sua squadra, giungendo, dopo varie sperimentazioni ancora non del tutto concluse, a un 3-4-1-2 parecchio fluido su cui la Fiorentina si è assestata. Il calcio di Sousa è moderno, divertente ed efficace e basato su possesso palla, gioco tra le linee, pressing offensivo e transizione negativa aggressiva con conseguente linea difensiva molto alta.

Ma la panchina non può che essere assegnata a Maurizio Sarri.

Dopo un’infinita vera gavetta, il tecnico del Napoli ha avuto l’opportunità di guidare una grande squadra e lo sta facendo al meglio. Un passaggio poco sottolineato nella felicissima storia tattica del Napoli è l’accantonamento, dopo 2 punti in 3 partite, del 4-3-1-2 impiegato con successo ad Empoli e l’adozione del 4-3-3. La scelta di proporre inizialmente il centrocampo a rombo testimoniava la volontà del tecnico di continuare la strada tattica percorsa la stagione precedente pur con un gruppo di calciatori profondamente diverso per caratteristiche e qualità. Allontanando la tentazione di rimanere fedele a un sistema di gioco che lo aveva portato in alto e mostrando la duttilità che ha sempre avuto in carriera, Sarri ha riportato il balbettante trequartista Insigne nel suo ruolo naturale di esterno sinistro, Callejon a tagliare in verticale partendo dalla fascia destra e disegnato un 4-3-3 perfettamente consono alla rosa a propria disposizione. Il contestuale passaggio del ruolo di mediano da Valdifiori a Jorginho ha certificato una transizione tattica che supera la semplice variazione del modulo di gioco per comprendere il passaggio da un calcio ostinatamente verticale a uno più manovrato e dal ritmo più modulato. Se la fase di non possesso palla è governata dai medesimi principi visti ad Empoli – zona integrale, pressing, affollamento del lato forte -, la fase offensiva mostra un gioco maggiormente palleggiato che consente una varietà di ritmi e soluzioni che, pur a un livello inferiore, l’Empoli di Sarri non possedeva. La chiave del successo e, al contempo, la testimonianza della bravura e della preparazione del tecnico del Napoli, stanno proprio nella sua capacità di variare la proposta tattica valorizzando le peculiarità dei propri calciatori e arricchendo il proprio calcio di soluzioni che l’innalzamento della qualità dell’organico allenato gli hanno consentito. Maurizio Sarri merita la panchina della soluzione centro-sud perché nel passaggio a una grande squadra e a un gruppo di giocatori di altissimo profilo ha continuato a credere che un calcio organizzato è la chiave per giungere alla vittoria e che alzando il livello dei calciatori, non si debba rinunciare all’organizzazione, ma anzi possa essere potenziata sviluppando un numero maggiore di soluzioni grazie proprio ai fuoriclasse presenti in rosa.

Signore e signori, la formazione della squadra del Centro-Sud, selezionata per voi da mister Emiliano Battazzi

Portiere: Pepe Reina, Napoli

In questa squadra il portiere deve saper giocare con i piedi come un giocatore di movimento ed essere anche uno showman, per poter divertire il pubblico mentre il gioco si sviluppa nell’altra metà campo.

Il numero 1 è Reina perché sa combinare entrambi gli aspetti: ha la seconda percentuale più alta di passaggi riusciti (78%) e di tutti i rilanci, anche con quelli con le mani (81%) e d’altronde per un portiere cresciuto nella cantera del Barça si tratta di una qualità indispensabile e consolidata da anni. Per quanto riguarda lo spettacolo, Pepe Reina sembra esser diventato calciatore quasi per sbaglio, visto che è un animatore perfetto: per ogni trofeo vinto dalla Spagna c’è una sua presentazione sul palco, una barzelletta raccontata o addirittura una canzone tipica delle sanfermines di Pamplona. Proprio per questo, scenderà in campo con il microfono ad archetto senza fili. In panchina Szczesny, con libertà di fumare.

Terzino destro: Alessandro Florenzi

Il ruolo di Florenzi è ormai talmente misterioso che in questo All-Star la sua polivalenza diventa un pregio: nel corso di questa stagione ha giocato da terzino, da mezzala, da ala, insomma in tutte e tre le linee di uno schieramento calcistico. L’aspetto positivo è che da terzino destro permette di avere una grande spinta in fase offensiva, una soluzione in più; la parte negativa è che a volte si dimentica di salire per mettere in fuorigioco l’avversario. Comunque con due centrali così forti e veloci può anche decidere di non tornare. Se sbaglia è pronto Hysaj, uno che equilibrerebbe anche la difesa più incerta.

Centrale destro: Kostas Manolas

Il difensore greco sta ormai ridefinendo il concetto di attaccare la profondità: i suoi recuperi nello spazio sono talmente chirurgici e continui che non si sa bene come affrontarli. Le sue scivolate sono sempre tempestive e stanno diventando ormai un gesto estetico a parte, anche se appoggia sempre il braccio sul terreno rischiando continuamente il rigore. I problemi in fase di impostazione sono compensati dall’altissimo livello agonistico, che gli permetterà di intimorire gli avversari anche in una sfida amichevole come questa. In panca Albiol, che permette un inizio azione decisamente più fluido.

Centrale sinistro: Kalidou Koulibaly

Nel Napoli di Sarri è davvero difficile trovare un giocatore che non stia rendendo al massimo: ma Koulibaly sembra davvero in versione semi-divina, con dribbling di ruleta zidaniana, colpi di tacco per servire i compagni, progressioni palla al piede tipo il Lucio del triplete. La differenza rispetto all’anno scorso è che sembra attento anche in marcatura: in media, vince circa 3 duelli aerei a partita, quasi 3 anticipi, 2 tackles e praticamente non si fa saltare mai. Se continua così diventa il difensore del futuro, capace di eccellere in tutti i fondamentali. In ogni caso, c’è pronto Gonzalo a sostituirlo: meno velocità ma grande tecnica, oltre ai passaggi taglialinee che gli richiede Sousa.

Terzino sinistro: Marcos Alonso

L’esterno sinistro spagnolo è l’equilibratore della Fiorentina: in fase difensiva si abbassa per formare la difesa a 4; in fase di costruzione garantisce sempre una ricezione laterale e una circolazione ragionata del pallone; garantisce un buon numero di assist (3 finora), ogni tanto segna e non è male neppure sui calci piazzati. In panchina pronto a sostituirlo c’è Ghoulam, per spingere come un ossesso.

Mezzala destra: Josip Ilicic

L’esperimento più difficile di questo All-star game: come far rendere al massimo lo sloveno in un ruolo che gli richiede una grande partecipazione difensiva e una continua mobilità? Già adesso nella Fiorentina ha il compito di schermare l’inizio azione avversario pressando il difensore centrale di sinistra; e spesso aiuta con raddoppi e ripiegamenti sulle fasce.

In ogni caso, l’obiettivo di questa squadra è di dominare la partita con il pallone, quindi a centrocampo serve uno come lui. Sul lato destro, inoltre, può puntare anche la porta; e poi è un candidato naturale alla vittoria del contest sulle punizioni (quest’anno non sbaglia un colpo, ben 10 gol in totale, rigori compresi). In panchina c’è Nainggolan per difendere il risultato e riconquistare la palla a colpi di scorpione.

Regista: Miralem Pjanic

Pjanic non è proprio un regista, anche se Spalletti lo vuole proprio in quella posizione, è ancora discontinuo ma nonostante tutto, in questa strana stagione romanista, Pjanic è il miglior marcatore, Champions compresa, con 10 gol; aggiungete 8 assist e una media di circa 2.5 passaggi chiave e capite che forse la confusione tattica dei giallorossi lo aveva risucchiato nella negatività, nonostante lui stesse facendo del suo meglio. Ha vinto il ballottaggio con Borja Valero che in quanto a pausa e qualità può reggere il confronto con tutti.

Centrale sinistro di centrocampo: Marek Hamsik

La catena di fascia sinistra del Napoli è come un vulcano in continua eruzione: se Insigne è la colata lavica, Hamsik è l’esplosione iniziale. Magari non è più dinamico come qualche anno fa, ma è ancora il motore offensivo dei partenopei, con ben 2.5 passaggi chiave e 1 dribbling per 90 minuti. I suoi 6 assist ne certificano l’importanza in fase di definizione ed evidenziano il suo ruolo ibrido: mezzala con possibilità di inserirsi e di giostrare da trequartista, quando Insigne mantiene la posizione laterale. Deve riprendere a segnare con continuità (5 gol per ora), quale miglior occasione dell’All-Star? Se sbaglia l’approccio, tocca al suo compagno Allan che sta diventando un centrocampista box-to-box da nazionale brasiliana.

Ala sinistra: Lorenzo Insigne

Nel concentrato di dinamismo, classe e istinto che è diventato Insigne, il Napoli sembra trovare sempre soluzioni di gioco nuove e vincenti: il cambio di modulo deciso da Sarri per renderlo fondamentale è stato già ampiamente ripagato dai suoi 10 gol e 10 assist, oltre che dalla continua produzione offensiva ed estetica (2.6 passaggi chiave e 1.8 dribbling per 90 minuti). La sua capacità di seguire tracce esterne-interne lo rendono l’incubo di ogni terzino e invogliano alla marcatura a uomo: ma l’Insigne di questa stagione sembra davvero muoversi sull’hoverboard, imprendibile per tutti, anche per Saponara, che nonostante stia disputando ancora una grande stagione è costretto ad accomodarsi in panchina.

Trequartista di destra: El Mudo Vazquez

Il Palermo sta andando male ma Vazquez c’è, come sempre: 4 gol, 7 assist, 2 passaggi chiave ogni 90 minuti ma soprattutto 6 dribbling di media (di cui circa tre riusciti), il migliore di tutta la Serie A per numero totale di dribbling riusciti (ben 75). Una "pisadita" di qua, un tunnel di là, è lui il vero showman di questa squadra: potrebbe anche non provare mai una verticalizzazione ma girare per il campo a dribblare avversari. Nel Palermo è abituato a svariare su tutto il fronte offensivo e a trovarsi da solo la posizione migliore, sempre facendo da raccordo tra i reparti: qui deve giocare sulla destra, in un ruolo che non è il suo, ma ha il permesso di accentrarsi per lasciare spazio ad Ilicic e creare un magico triangolo associativo con Insigne e Higuain. Nel secondo tempo è pronto ad entrare Salah che proprio in questo ruolo può dare il meglio di sé.

Centravanti: Gonzalo Higuain

Al di là della media gol pazzesca (un gol ogni 84 minuti - l’ultimo a superare quota 30 è stato Luca Toni ben 10 anni fa, e ormai sembra un traguardo ampiamente alla portata), è la voracità di Higuain a renderlo il centravanti più forte di questa Serie A. È onnipresente: dalle grandi sfide (doppietta contro l’Inter) alle trasferte complicate (vedi Bergamo); e segna in tutti i modi possibili con una naturalezza che trascende la leadership e rasenta ormai il superomismo. Higuain è talmente più forte di tutti che per bloccarlo la Roma ha rinunciato alla fase offensiva, versione estrema del parcheggio dell’autobus davanti alla porta. Per gli ultimi minuti è pronto il cambio con Kalinic, l’uomo che attacca la profondità come missione di vita e che ha corso talmente tanto nella prima parte di stagione da aver bisogno di un po’ di riposo.

I evento: Gara di punizioni

Presentata da Alfredo Giacobbe

La gara del tiro da 3 punti è uno degli eventi dell’All Star Weekend della NBA, uno dei più noti e celebrati, soprattutto negli ultimi anni, dopo l’exploit di Marco Belinelli e l’esplosione di Steph Curry. La competizione consiste nel ricavare in un minuto il maggior numero di canestri da 25 palloni, divisi in cinque carrelli, dalla linea dei 7,25. Ogni pallone vale un punto, tranne l’ultimo di ogni carrello che ne vale due e un carrello speciale di soli palloni da due punti. Gli attuali recordmen ex-aequo sono Stephen Curry e Klay Thompson, che hanno conquistato gli ultimi due titoli con un record di 27 punti su 34 disponibili.

La gara di calci di punizione rappresenterebbe il corrispettivo calcistico di questa idea. Una serie di calci piazzati tirati da 5 posizioni diverse fuori dall’area. Rispetto alla NBA il tempo a disposizione dei tiratori sarebbe quanto meno raddoppiato per permettere la meccanica di tiro più complessa; sarebbero ritenuti validi solo i tiri che scavalcano la barriera e alla fine di ogni carrello, una “blue ball” di valore doppio.

Al “Serie A Free Kick Shootout Game” sarebbero ammessi i giocatori che, a questo punto della stagione, hanno già segnato direttamente da calcio piazzato. In questo momento sarebbero ammessi:

Pjanic (Roma), con 4 gol su punizione;

Insigne (Napoli) e Dybala (Juventus), con 2 gol;

Ilicic e Marcos Alonso (Fiorentina), Bonaventura e Balotelli (Milan), Zukanovic (Roma), Fernando (Sampdoria), Saponara (Empoli), Ljajic (Inter), Birsa e Pepe (Chievo), Berardi e Sansone (Sassuolo), Biglia (Lazio), Brienza e Giaccherini (Bologna), Dzemaili (Genoa), Lodi (Udinese), Viviani (Hellas), tutti con 1 realizzazione.

I calciatori si sfiderebbero uno contro uno, in un tabellone tennistico con scontri a eliminazione diretta.

Peccato non poter includere nella competizione anche gli allenatori. Perché io lo vorrei vedere ancora il sinistro di Sinisa Mihajlovic in azione; e l’esito della sfida col migliore dei calciatori in attività non sarebbe affatto scontato.

II evento: Gara di traverse dalla trequarti

Presentata da Emanuele Atturo

La gara a chi colpisce più traverse dalla distanza fa parte di quel genere di cose a metà tra calcio di strada e calcio da youtube. Il web è pieno di veri maestri circensi dell’arte di colpire la traversa e probabilmente pochi calciatori professionisti riuscirebbero a eguagliare la destrezza di questi youtubers; ma un tiro sulla traversa di Andrea Pirlo avrà una bellezza rarefatta ben diversa da quella di uno sconosciuto che ha passato troppe ore della propria vita a perfezionare un’arte inutile. Per Pirlo sarebbe un’applicazione singolare di un talento complesso, come addestrare un cane bellissimo a camminare su due zampe; per uno sconosciuto la semplice coltivazione di un tic per puro esibizionismo.

La competizione sarebbe vagamente modellata su quella dei tiri da centrocampo della NBA. Quindi non avrebbe un prestigio particolare (come quella di punizioni, per esempio) ma sarebbe una divertente parata di campioni, nuovi e vecchi. Infatti, proprio come la gara NBA, sarebbe strutturata a squadre miste tra giocatori attuali e veterani. Le squadre sarebbero quattro – ciascuna composta da tre elementi - e si affronterebbero in due semifinali e una finale.

La gara vera è propria verrebbe così strutturata.

Le due squadre dovrebbero disporsi a una distanza di 30 metri dalla linea di porta, entrambe da una posizione centrale. Per terra sarebbe segnato il cerchio di battitura da rispettare, dove posizionare i palloni da calciare verso la porta, raccolti da un carrello. Un tiro scagliato sulla traversa vale 1 punto. Se però la palla, dopo aver colpito il legno, ritorna nella disponibilità di chi ha calciato, questi può tentare il tiro in porta (che sarà difesa da un portiere scelto). La sequenza traversa più gol vale 3 punti.

Le squadre tireranno contemporaneamente scambiando il turno tra i tiratori un numero imprecisato di volte per tre minuti.

Una commissione tecnica sceglierà i quattro capitani delle squadre. Questi dovranno preoccuparsi di coinvolgere un veterano e un giocatore proveniente da un campionato estero a piacere. La scelta renderà trasparenti le dinamiche di stima e rispetto reciproco tra i giocatori del pianeta in maniera molto hip-hop.

Gli sponsor potrebbero incidere leggermente sugli accoppiamenti, ma allo stesso tempo assicurerebbero la presenza dei giocatori anche nel caso di impegni concomitanti.

La stessa commissione tecnica si preoccuperà di scegliere il portiere a difesa dei pali. Trattandosi della gara più frivola in un contesto totalmente votato al divertimento, bisognerà selezionare un portiere che si presti allo spettacolo. Il nostro suggerimento per quest’anno è Marco Sportiello, portiere dalla mascella capace, dal fisico prestante e con un’apprezzabile tendenza all’intervento plastico.

Le squadre pensate sono le seguenti:

Team Tanguito

Lucas Biglia (cap.)

Juan Sebastian Veron

Ever Banega

Team Shuriken

Keisuke Honda (cap.)

Shunsuke Nakamura

Clarence Seedorf

Team Cicoria&Crauti

Daniele De Rossi (cap.)

Bastian Schweinsteigger

Bruno Conti

Team Paddle

Leonardo Bonucci (cap.)

Andrea Pirlo

Paulo Sousa

Gara III: Freaky Shoot-Out Show

Presentata da Fabrizio Gabrielli

I rigori in movimento non sono mai riusciti a sfondare le barriere del mondo del calcio serio, ma solo di quelle propaggini periferiche che sono i campi da calciotto o i trofei d’estate o la Major League of Soccer statunitense degli albori, quando ancora non era chiaro che la strada dell’ibridazione non avrebbe portato granché lontano.

Per l’All Star Weekend della Serie A Tim, però, si potrebbe pensare di sdoganarne una versione meno seriosa, lo shoot-out artistico, che di certo alzerebbe l’asticella della spettacolarità e dell’ironia strizzando l’occhio al dunk contest dell’NBA All Star Game.

Così come la gara di schiacciate, il Freaky Shoot-Out Show dovrebbe rappresentare l’esatto crocevia tra l’esibizione estrema delle proprie skills, la volontà di ridefinire la tassonomia delle maniere in cui si può fare goal, la teatralizzazione, la prova di dominanza, l’espressione del proprio livello di attitude e la scoattata pura.

I giocatori ammessi a partecipare, proprio per questo, dovrebbero essere quelli più talentuosi da un punto di vista tecnico, ma anche capaci di trasudare estro ai limiti della sfacciataggine, che non si prendano troppo sul serio ma allo stesso tempo decisi a sublimare i loro gesti tecnici sull’altare dell’entertainment.

In trenta secondi i protagonisti dovrebbero provare, partendo dal cerchio di centrocampo, non solo a fare goal, e neppure a farne semplicemente di belli: l’obiettivo dovrebbe essere piuttosto puntare all’assurdo, all’incredibile. Non esisterebbero limiti alla fantasia: dribbling con elastico, lambretas, tunnel al portiere, scorpion kicks, rovesciate, cucchiai, missili terra-aria da 30 metri, ogni gesto sarebbe contemplato.

Per rendere più arduo (ma non impossibile) il compito all’attaccante si potrebbero coinvolgere, in cammeo nostalgici, ex-difensori dall’appeal ancora credibile come Lele Adani, Fabio Cannavaro o Billy Costacurta.

I calciatori potrebbero avvalersi, in gara, della collaborazione di compagni di squadra, ma anche di stelle del cinema o della musica, figli in età pre-scolare, mascot, ex compagni che hanno appeso gli scarpini al chiodo.

Per il Nord potrebbero partecipare Paul Pogba, Antonio Cassano (sarebbe magnifico vederlo feat. Hugo Enyinnaya), Mauricio Pinilla, Mario Balotelli.

Per il Sud Lorenzo Insigne (magari feat. Clementino), Franco Vázquez, Mati Fernández o Francesco Totti (per il quale sarebbe commovente un feat. del figlio Cristian o del lupo Romolo).

Si potrebbe pensare di assegnare due wildcard a ospiti provenienti da Leghe estere o discipline diverse come il futsal (per la prima edizione si potrebbe puntare sulle stelle Falcão e Ricardinho) o il freestyle.

La conduzione della gara dovrebbe essere affidata a un master of ceremony che per l’occasione dovrebbe anche comporre un refrain-tormentone per promuovere e accompagnare il momento dell’esibizione: per la prima edizione si potrebbe puntare su Emis Killa.

Il compito dei giudici, eterogenei per competenze ed estrazione, sarebbe quello di esprimere un voto da 1 a 10 tenendo conto di tecnica, drammatizzazione, efficacia. Un roster di giudici plausibile potrebbe essere composto da personaggi provenienti dal mondo dei talent e già abituati alla valutazione delle varie declinazioni di artisticità (tipo Guillermo Mariotto, coreografo di Ballando con le stelle, o Morgan o Joe Bastianich o Ciccio Graziani), ex glorie dai piedi d’oro come Roberto Baggio o Gianfranco Zola, scrittori, rapper.

Le divise da usare durante l’esibizione dovrebbero essere reinterpretazioni di design delle maglie ufficiali delle squadre d’appartenenza dei partecipanti.

Bonus: gli effetti socio-politici che potrebbe causare l’All Star Game

di Dario Saltari

«Bisogna sconfiggere il vento del Nord». La dichiarazione di Aurelio De Laurentiis arrivò del tutto inaspettata nel post-partita del primo All-Star Game Nord vs Sud, vinto dalla compagine settentrionale grazie ad un rigore dubbio concesso all’ultimo minuto di recupero. Per i tifosi del Napoli, che avevano boicottato quel peccaminoso prodotto del calcio moderno con snobismo e sdegno, sentire il proprio presidente che riprendeva parole, idee e concetti di alcuni dei più importanti presidenti della Roma fu un grosso shock.

Ma quella dichiarazione fece comunque breccia nel cuore di molti potenti. Di Claudio Lotito, per esempio, che dimostrò la sua vicinanza al presidente del Napoli con una citazione in latino che in molti fraintesero. Ma anche di Angelino Alfano, ultimo esempio di siciliano prestato alla politica, che dentro di sé gioiva di poter prendere una posizione così coraggiosa senza alcuna conseguenza (alla fine l’esecutivo era sostanzialmente Firenze-centrico e la Toscana era stata clamorosamente accorpata al Centro-Sud per quella partita). Incredibilmente si aggregò anche Maurizio Zamparini, che dal canto suo proveniva dal cuore del Friuli, con l’unico intento di scroccare qualche affare da quel nuovo grumo di potere.

I presidenti del Nord, invece, rimasero sostanzialmente indifferenti di fronte a quella provocazione. Andrea Agnelli cercò di calmare le acque con parole di circostanza dagli Stati Uniti, dove si stava incontrando con James Pallotta. Erick Thohir scambiò la questione per una presa di posizione terzomondista e se ne compiacque. Silvio Berlusconi, invece, fece una battuta sulla bellezza delle donne napoletane. Il loro problema, più che altro, fu la presa di posizione di Tavecchio, che da figlio ruspante della più profonda provincia lombarda, non poté esimersi dal rispondere a “quel terrone di De Laurentiis”.

Quella gaffe, come venne presto rinominata da gran parte della stampa nazionale, toccò le corde dei tifosi napoletani che si riappacificarono con il proprio presidente e scesero in piazza al grido di: «Nessuno tocchi De Laurentiis». Sorprendentemente a quel raduno partecipò anche un manipolo di tifosi romanisti, toccati dal fatto che un pensiero dei mai dimenticati Sensi e Viola venisse attaccato così ferocemente dalle sfere più alte del potere. Quella manifestazione segnò la definitiva riappacificazione tra le due tifoserie.

La stampa, però, iniziò a soffiare sul fuoco. Su Il Manifesto apparve un’analisi di tre pagine la cui teoria era che quella manifestazione rappresentasse una nuova presa di coscienza di classe del Sud, dato che la questione meridionale aveva radici sostanzialmente economiche più che politico-geografiche. Il Fatto Quotidiano, invece, smascherò il complotto governativo per disfarsi finalmente di Tavecchio (a quanto pare Renzi si arrabbiò molto con Alfano per le sue dichiarazioni) e portare a capo della FIGC Lotito, necessario per avere recuperare credito politico a Roma nell’anno post-Marino e del Giubileo.

L’esplosività della situazione costrinse quindi i presidenti del Nord a prendere una posizione. Il comunicato congiunto di Juventus, Milan e Inter, però, oltre a chiedere le dimissioni di Tavecchio e toni più istituzionali a De Laurentiis, avanzò anche una nuova proposta: che l’All-Star Game non si giocasse più in una sfida unica allo Stadio Olimpico di Roma, ma che si componesse di andata e ritorno da giocarsi una al Nord e uno al Sud in modo da permettere a tutti i tifosi d’Italia di poter partecipare equamente alla sfida.

La proposta, che venne immediatamente accettata dai presidenti del Sud, nascondeva un accordo ben più grande. Galliani scambiò l’appoggio dell’Inter alla candidatura del suo alleato Lotito alla presidenza della FIGC, accettando finalmente la costruzione del nuovo stadio in comune tra le due società: da quel momento in poi si sarebbe giocata lì l’andata dell’All-Star Game. A convincere Agnelli ad appoggiare Lotito, invece, ci pensò Pallotta che dal canto suo chiese ed ottenne in cambio dallo stesso presidente della Lazio l’assenso al fatto che la gara di ritorno si giocasse nel nuovo stadio della Roma. A suggellare l’accordo fu lo stesso governo italiano che promise agli investitori americani il definitivo via libera per la costruzione dello stadio a Tor di Valle in tempi più che brevi.

L’anno successivo alla gara d’andata si presentò tutto il più importante apparato politico e calcistico italiano: tra le tribune del nuovo stadio di Milan e Inter sedevano uno accanto all’altro il presidente del consiglio Renzi e il nuovo presidente della FIGC Lotito. Fu in quella occasione che Renzi dichiarò che l’All-Star Game aveva permesso finalmente al calcio italiano di rinnovarsi grazie ad istituzioni solide ed infrastrutture moderne: «Questo stadio pieno oggi dimostra che anche nel calcio l’Italia sta cambiando verso».

Il logo dell’All Star Game, le formazioni e gli stemmi delle due squadre sono stati disegnati da Giorgio Mozzorecchia.

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