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Federico Principi
Il portiere più costoso della storia
23 lug 2018
23 lug 2018
L'evoluzione del ruolo e la scarsità di portieri di alto livello hanno portato il Liverpool a spendere più di 70 milioni per Alisson.
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Federico Principi
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Nel calcio contemporaneo la competizione al vertice è sempre più difficile e per le squadre di piccolo/medio calibro è diventato complicatissimo avviare cicli vincenti pescando e valorizzando giocatori dall’anonimato, vista la tendenza dei giocatori più forti a partire anche solo dopo sei mesi giocati ad alto livello. Persino i club più prestigiosi o che hanno ottenuto buoni risultati, ma che non fanno parte dell'élite economica, come la Roma fresca semifinalista in Champions League la scorsa stagione, non sfuggono a questa logica. Il mercato indirizza velocemente i giocatori di maggior valore nei club con le più grandi risorse economiche, per questo già a dicembre si poteva immaginare che Alisson avrebbe ricevuto delle offerte l'estate successiva, e alla fine è stato il Liverpool

 la Roma per un costo complessivo di 72,5 milioni di euro – 62,5 fissi e 10 di bonus.

 

https://twitter.com/LFC/status/1020051150123433985

 

Più che mettere a fuoco le straordinarie e indiscutibili qualità tecniche e fisiche di Alisson e l’

che dovrebbe permettere al Liverpool di compiere rispetto a Mignolet e Karius, l’operazione sottolinea il momento particolare che sta vivendo il ruolo del portiere.

 

Il prezzo di Alisson ha destato scalpore perché ha rialzato notevolmente, quasi raddoppiandolo, il costo del cartellino di quello che fino a qualche giorno fa era il portiere più pagato al mondo, e cioè Ederson, pagato 40 milioni dal Manchester City al Benfica. Ad esempio, il difensore più pagato oggi, 

, che lo stesso Liverpool ha pagato 84,5 milioni di euro, non è così lontano dalle cifre spese dal City per altri quattro difensori (Laporte, Mendy, Stones e Walker), e già David Luiz, o prima ancora Rio Ferdinand e Thiago Silva, avevano dimostrato di valere più di 40 milioni sul mercato.

 

Forse proprio perché è l'unico ruolo statico in campo e viene percepito erroneamente come

, il portiere ha sempre rappresentato una voce minore nell’elenco delle spese in un club. Ma il fatto stesso che un grande portiere possa costare più di molti attaccanti di alto livello, segna un cambiamento nelle gerarchie dei ruoli, perché se un giocatore non di movimento 

 di

spendere tutti quei soldi, significa che la sua influenza non è così marginale.

 



Quando fu acquistato dalla Roma nell’estate del 2016, Alisson Becker era già il portiere titolare della Nazionale brasiliana da circa un anno. Il suo cartellino costò ai giallorossi circa 8 milioni di euro, in linea con lo scaglionamento del valore di mercato dei portieri dell’epoca. Nonostante ciò, non si può dire che Alisson sia stato particolarmente precoce: cresciuto nel vivaio dell’Internacional de Porto Alegre e promosso in prima squadra a 21 anni – nel 2013 – ha conquistato il posto da titolare nell’anno solare 2015 e subito raggiunse la semifinale di Copa Libertadores; con essa arrivò la promozione a portiere titolare della

nel novembre 2015 e la sfortunata spedizione alla Copa America del centenario nel 2016, in cui il Brasile uscì ai gironi.

 

Neanche un mese dopo, l’acquisto di Alisson fu ufficializzato dalla Roma il 6 luglio del 2016. La sua operazione era una sorta di copertura nei confronti dell’incerta situazione di Szczesny, il cui rinnovo del prestito dall’Arsenal arrivò solamente in seguito. Anche Morgan De Sanctis, il cui contratto con la Roma scadde il 30 giugno 2016, fu allertato per rinnovare eventualmente come riserva di Alisson qualora Szczesny fosse tornato in Inghilterra. Alla fine il più penalizzato da questa situazione fu proprio il brasiliano, arrivato a Roma per giocarsi il posto ma rimasto ingabbiato in panchina per un anno.

 

Una piccola occasione, sintomo della fiducia che il club comunque riponeva su di lui, gli fu concessa nell’andata dei playoff di Champions League. Spalletti contro il Porto lo preferì proprio a Szczesny, tornato da pochi giorni dal viaggio di nozze, a sua volta programmato in piena preparazione estiva vista l’eliminazione della Polonia da Euro 2016 il 30 giugno. Alisson offrì una prestazione di buon livello ma senza impressionare, senza quella necessaria sicurezza che gli avrebbe permesso di mettere in crisi le gerarchie interne, e difatti al ritorno Szczesny riprese nuovamente il suo posto da titolare per tutta la stagione.

 

«Ho penalizzato Alisson l’anno scorso», dirà Spalletti lo scorso gennaio, «ho preferito Szczesny perché veniva da un grandissimo campionato e mi dava certezze. Ma parlo volentieri di Alisson perché è un uomo vero, ha carattere ed è un grande professionista. Merita tutti gli elogi che gli vengono fatti». Il portiere brasiliano conserva un buon ricordo di Spalletti. «Gli voglio bene», ha detto. «Mi aspettavo di giocare di più, ma non ho mollato mai. Però con Spalletti ho imparato a giocare meglio con i piedi, più spesso di prima, perché ho imparato a guardare la giocata prima di ricevere il pallone».

 

https://twitter.com/Alissonbecker/status/1020088748745347073

 



Non appena Szczesny è passato alla Juventus, Alisson ha potuto mostrare tutto il suo talento. Un paio di errori di posizionamento nel girone di andata dello scorso anno – non coprendo adeguatamente il primo palo sul

 contro l’Inter e

– hanno rappresentato la classica tassa da pagare per un portiere debuttante in Serie A, soprattutto per chi come Alisson aveva smarrito ritmo partita dopo un anno di panchina e inevitabilmente non poteva avere gli stessi automatismi nei riferimenti di un portiere più esperto e abituato a giocare.

 

A poco a poco, Alisson ha dimostrato tutta la sua apertura mentale e dedizione alla crescita, non solo beneficiando dei miglioramenti nel gioco con i piedi, ma nei generali progressi di condizione fisica e più specificamente nelle uscite basse, che anche solo due anni fa in Brasile non eseguiva con tutta questa aggressività ed efficacia. Alisson riesce incredibilmente a tagliare il campo praticamente in verticale, anziché in orizzontale o in diagonale in avanti, sorprendendo il più delle volte gli attaccanti che non si aspettano che le mani del portiere brasiliano arrivino così velocemente sul pallone, in base alla sua posizione di partenza. Ha bruciato sul tempo 

 e anche

 può testimoniare della sorpresa che prova un attaccante di fronte a un portiere così aggressivo.

 

Alisson può essere considerato un portiere moderno, anche se non proprio un rivoluzionario alla stregua di Neuer, per via della copertura della profondità alle spalle della difesa, o ter Stegen ed Ederson per il loro gioco con i piedi (quest’ultimo in particolare per la sensibilità nel gioco corto). Alisson ha un’ottima precisione nel calcio medio-lungo, che utilizza ad esempio per effettuare cambi di gioco sul terzino del lato debole quando la squadra è sotto pressione, e di una personalità quasi sfacciata nei dribbling sull’attaccante a seguito di una finta di lancio - che stava ad esempio per costargli carissima nella semifinale di ritorno di Champions League sull’attacco di Salah nei minuti finali - ma le sue qualità principali, portate all’estremo grazie a qualità straordinarie sia nei riflessi, sia per il posizionamento, sia per l’esplosività nelle gambe, sono quelle del portiere classico.

 

Gli interventi sia ravvicinati che in volo hanno fatto il giro del mondo. In Brasile da sempre è soprannominato

, il

, perché fin dai tempi dell’Internacional aveva messo in mostra le sue capacità negli interventi classici e in particolare una raffinata abilità nell’anticipare con il busto e con il petto la direzione del tiro, chiudendo in avanti lo specchio della porta.

 

A queste caratteristiche va aggiunta l’affidabilità mentale e la professionalità, che lo hanno immediatamente reso uno dei portieri più unici e richiesti sul mercato. Ma per quanto le capacità di Alisson non possano generare contraddittorio, la domanda di fondo resta valida: ha senso che una squadra sborsi cifre così alte per un giocatore non di movimento?

 



Le attuali disponibilità economiche di alcune squadre stanno modificando la tendenza passata a pagare meno tutti i difensori rispetto agli attaccanti (la difesa più pagata di sempre è composta da giocatori solamente di Liverpool e Manchester City), ma più in generale stiamo vivendo un periodo di transizione per quello che riguarda le caratteristiche richieste ai portieri di élite, con un'attenzione sempre maggiore alla precisione nel gioco con i piedi, che non molti portieri, per quanto ottimi, abbiano.

 

Il ruolo del portiere, sia per caratteristiche di gioco che per i pochi posti di prestigio disponibili, è in assoluto quello in cui è più difficile emergere. E soprattutto per la nostra percezione sono pochi i portieri che

, forse meno di dieci in tutto il mondo che riusciamo a distinguere da una pletora infinita di estremi difensori dalle grandi capacità ma che non riescono a venire fuori da una sorta di prestigioso anonimato.

 

Ecco allora che forse sul ruolo del portiere si verifica, più che negli altri ruoli, lo stesso fenomeno della

che si osserva nel mercato del lavoro (con la sempre più netta distinzione tra mestieri ad alta e bassa qualifica, con conseguente differenza della retribuzione): i portieri

sono tanti, quelli considerati davvero

e in grado di incidere in maniera consistente sul destino di una squadra sono una manciata. Probabilmente da questa percezione più o meno reale del mercato scaturisce una profonda differenza di prezzo tra portieri magari non troppo lontano dal punto di vista delle rispettive qualità tecniche.

 

Come un’azienda può essere disposta ad alzare il costo del lavoro solo per alcuni profili interni particolarmente qualificati, risparmiando sostanzialmente sugli stipendi di quelli meno qualificati, così per alcune squadre può non essere necessario sborsare molti soldi per un ottimo portiere. Ma per puntare a traguardi estremamente ambiziosi – soprattutto alla vittoria in Champions League, che quasi sempre necessita di un portiere di qualità che non commetta errori, e il Liverpool se ne è accorto a caro prezzo – i club più ricchi possono decidere che vale davvero la pena puntare su un importante investimento per uno di quegli estremi difensori di eccellenza.

 

In pochissimo tempo e con tanto lavoro, nonostante un anno di panchina in mezzo, Alisson ha scalato il mercato e il suo valore in due anni è cresciuto esattamente di 64,5 milioni di euro. È merito suo, ma è anche una conseguenza del funzionamento del mercato dei portieri e una conseguenza dell'evoluzione del ruolo, se per la prima volta nella storia del calcio un portiere venisse pagato più di 70 milioni di euro.

 

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