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Dario Pergolizzi
La stagione in cui Alex Sandro deve dirci chi è
18 set 2018
18 set 2018
Il terzino della Juventus viene da un'annata in chiaroscuro ed è chiamato al riscatto.
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Dario Pergolizzi
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Alex Sandro è stato uno dei giocatori della Juventus che nel corso della stagione precedente ha fatto discutere di più la sua tifoseria, divisa a grandi linee tra chi non lo ha mai reputato veramente determinante e chi invece lo reputava un elemento imprescindibile della formazione titolare, ma ha dovuto fare i conti con un evidente calo di forma nella seconda parte.

 

Forse Alex Sandro era già convinto di proseguire la sua carriera altrove, ma le contingenze lo hanno portato a dover affrontare una nuova annata in un contesto in cui non è mai riuscito a entrare definitivamente nei cuori della tifoseria, né a convincere l’allenatore della sua intoccabilità (basti pensare alle numerose panchine a vantaggio di un Evra in pieno declino atletico e mentale o a quelle in favore dello scolastico ma concentratissimo Asamoah).

 

La stagione passata, insomma, è stata un tunnel pieno di curve e poco illuminato. La sua applicazione è stata incostante e ben presto Alex Sandro ha iniziato a giocare snaturandosi: cercando di sbagliare il meno possibile piuttosto che per trovare la giocata risolutiva. Nonostante le quattro reti e i sei assist messi insieme, è stato proprio il lato offensivo del suo gioco quello a essere peggiorato rispetto agli standard.

 



Nonostante tutto, una macchina da cross.


 

 



La versione 2017/18 di Alex Sandro ha limitato molto le sortite offensive, risultando poi titubante nelle poche volte in cui riusciva a proporsi con puntualità nella metà campo avversaria. L’assetto asimmetrico della Juve, che prevedeva la spinta costante più dalla fascia destra che dalla sinistra, e l'utilizzo di ali tattiche davanti a lui (Mandzukic o Matuidi), sicuramente non lo hanno aiutato a superare questa fase di stallo offensivo. Sia Sandro che Asamoah sono stati impiegati quasi da terzo difensore di sinistra in determinanti frangenti, dovendo rimanere bloccati a protezione, con l’ampiezza nell’ultimo terzo che veniva garantita per i cambi di gioco dalla mezzala di parte o da uno degli offensivi momentaneamente defilati.

 

L’impiego di Douglas Costa sulla fascia destra ha contribuito a catalizzare ancor di più il possesso nella zona opposta del campo rispetto a Sandro, data la vicinanza con Dybala. Nella seconda parte della stagione, poi, Allegri lo ha schierato persino da ala sinistra: nel derby contro il Torino, all'andata contro il Real Madrid e nella trasferta a Ferrara, e Sandro ha alternato buone intuizioni a momenti di appannamento. In generale, nonostante tutte le attenuanti tattiche e di contesto che gli si possono concedere, è probabile che Alex Sandro fosse semplicemente un giocatore meno motivato. È un’impressione confermata dalle statistiche.

 


Dall’alto in basso: passaggi riusciti, passaggi chiave, occasioni create, tackle vinti, dribbling riusciti, duelli aerei vinti, intercetti, falli commessi (dati Squawka).


 

Dal confronto con il sé stesso di un anno prima e con Kolarov (probabilmente il miglior terzino sinistro della scorsa Serie A) emerge la flessione di rendimento. Migliori i numeri relativi duelli aerei vinti e ai passaggi riusciti, complice anche l’atteggiamento più prudente in fase di possesso e la ricerca della giocata più sicura, leggermente migliore anche il valore dei dribbling completati. Salta subito all’occhio, però, la mancata partecipazione alla manovra offensiva avanzata (occasioni create e key pass) ed è notevole l’impennata nei falli commessi, sintomo di poca serenità o magari del bisogno di riparare a interpretazioni errate in fase difensiva.

 

In generale, Alex Sandro è parso poco lucido, insicuro soprattutto nei frangenti di gioco che richiedevano tempi di reazione più ridotti, giocate rapide e precise, mantenendo però un rendimento complessivo più che accettabile per la media del ruolo, che pare deficitario esclusivamente se comparato agli elevati standard cui ci aveva abituati.

 

All’apice della sua forma Alex Sandro corre sulla fascia con l’andamento di un motoscafo. Il suo incedere potente sembra far sussultare il prato, lasciandosi della schiuma immaginaria alle spalle. Nessun avversario riesce a contenerlo una volta attivato il

 (l’inclinazione del motore rispetto al piano dell’acqua). Ma l’incostanza offensiva, il fatto che venisse cercato meno, coinvolto meno, sembra averne minato le certezze più generali, e ha prodotto un’annata sottotono che gli è costata la convocazione al Mondiale.

 


Una delle più iconiche accelerazioni di Alex Sandro. Abate viene completamente fagocitato.


 

 



Per il secondo anno consecutivo, la Juventus ha deciso di non privarsi del brasiliano nonostante ogni indizio facesse presupporre una imminente partenza (come ad esempio le voci di mercato insistenti su Marcelo). L’arrivo di Ronaldo è stato un potente veicolo motivazionale per tutti i compagni di squadra ed è possibile che anche il terzino possa beneficiarne, per ritrovare quell’entusiasmo di partenza che è alla base del rilancio.

 


Posizioni medie della Juve contro il Chievo. Il baricentro di Alex Sandro è molto alto e vicino all’ala.


 

Le prime tre gare di campionato hanno fornito segnali contrastanti: nonostante una supremazia indiscutibile nel corso della gara, la partita d’esordio contro il Chievo è stata risolta solo agli sgoccioli proprio grazie a una sua intuizione decisiva. Sandro ha giocato bene all'esordio, beneficiando del riferimento avanzato di Douglas Costa, prima, e di Cristiano Ronaldo, defilato, dopo.

 


Sandro trova la giocata risolutiva puntando Depaoli, rientrando sul destro, riportandosi il pallone sul sinistro col tacco del piede debole e mettendo in mezzo un cross basso, tagliato e rapido.


 

La sfida con la Lazio è stata invece piuttosto simile a buona parte delle prestazioni della stagione 2017/18: Sandro è stato titubante nelle uscite dal basso, sciatto nello scarico dopo delle buone letture, in generale difensivamente ordinato ma meno spregiudicato nell’affondare frontalmente. Contro la Lazio non c'erano più Douglas Costa e Ronaldo,  Allegri gli ha avvicinato invece Matuidi come mezzala e Mandzukic: la sensazione è che la versione “di contenimento” della catena di sinistra, che Allegri è solito utilizzare nelle partite difensivamente più a rischio, non giovi alla condizione mentale di Sandro, e lo privi di soluzioni tecniche davanti a sé, compagni fidati su cui giocare il pallone.

 

L’utilizzo di Matuidi e Mandzukic - che copre con continuità l’ampiezza solo nelle fasi di non possesso consolidato - ha finito per danneggiare le doti di palleggio del terzino: il francese non è certo un partner che agevola la risalita attraverso il palleggio corto, sia per il controllo scivoloso che per atteggiamenti posizionali non sempre puntualissimi, ma anche il croato si defila con efficacia solo quando è chiamato a sfruttare la propria supremazia aerea per ricevere un lancio lungo, scontrandosi con qualche difficoltà tecnica di troppo quando riceve palla a terra, rallentando il ritmo e intasando gli spazi.

 


Posizioni medie contro la Lazio. Netta la differenza rispetto al Chievo, con Sandro estremamente bloccato e Matuidi e Mandzukic strettissimi. Ampiezza coperta con difficoltà.


 

Dalla terza giornata abbiamo avuto l'esempio di un compromesso tra le prime due versioni della Juve, e di Sandro. La formazione è pressoché identica a quella della sfida precedente ma l’atteggiamento è decisamente più propositivo e volto al controllo del campo e del pallone: il coinvolgimento della catena di sinistra nella partita è stato più elevato, con il 42% delle azioni offensive portate da quel lato. Il defilarsi di CR7 ha sicuramente pesato molto e la più elevata densità ha aiutato Sandro a giocare in maniera ordinata e sicura, come testimoniato dallo

, una delle pochissime volte in cui l’asse con Matuidi e Mandzukic ha prodotto un’occasione in totale autonomia.

 

La stessa tendenza è stata confermata anche nella gara interna contro il Sassuolo, con la medesima catena di sinistra: Sandro ha fornito una prestazione sufficiente, senza errori marchiani, ma ancora una volta con un coinvolgimento offensivo che sembra ridotto rispetto alle sue potenzialità.


 


La terza Juve dell’anno vede un’elevata densità nella zona d’attacco mancina.


 

Ad Alex Sandro non manca la tecnica in senso assoluto, ma non ha l’intraprendenza o la creatività, se preferite, per risolvere in dribbling o in conduzione le situazioni più statiche. Non sembra, insomma, quel tipo di terzino accentratore del possesso come sono Cancelo o Dani Alves.

 

La configurazione tattica definitiva della squadra di Allegri sarà più chiara solo col trascorrere dei mesi, ma l’arrivo di giocatori atleticamente prestanti e dinamici come Cancelo e Emre Can, o il ritorno di una figura di fiducia come Bonucci, possono portare confidenza e un atteggiamento più spregiudicato e verticale. Per poter sfruttare al meglio CR7 la Juventus dovrà evitare il rischio della prevedibilità, cercando di variare il tipo di rifiniture con cui arrivare negli ultimi metri di campo. Per questo, magari, quest’anno vedremo più spesso Douglas Costa sulla fascia sinistra, dove si può sfruttare la sua precisione nei cross. E con un partner associativo come il connazionale, Alex Sandro può rispolverare anche la sua verve nelle offensive per tracce interne.

 

Ma anche anche la scelta di Pjanic e Emre Can in campo insieme, con il tedesco sul centro destra per proteggere le sortite di Cancelo, potrebbe avvicinare il bosniaco al palleggio sulla catena di sinistra ed equilibrare così la distribuzione dei possessi e di conseguenza le uscite dal basso, rivitalizzando il contributo offensivo di Sandro.

 

Nonostante sia ancora presto per fare previsioni, soprattutto la prima gara col Chievo ci ha mostrato un brasiliano diverso, più sicuro e coinvolto, che ha potuto alzare il suo raggio d’azione grazie alla partnership prima con Douglas Costa, con il quale si è alternato nella copertura dell’ampiezza (ma il numero 11 rimaneva l’opzione principale, soprattutto sui lanci di Bonucci), e poi con Ronaldo, defilatosi sul finale. I due hanno mostrato un’ottima intesa: il portoghese è un catalizzatore di attenzione enorme quando rientra sul destro, e ha una rapidità di esecuzione anche nelle triangolazioni che può premiare le sovrapposizioni di Sandro con più continuità. Questa circostanza non si è replicata nelle due gare successive, sia per una questione di atteggiamento tattico che per 



 

Anche la buona prestazione di Parma con i medesimi compagni ci suggerisce che all’assegnazione di consegne tattiche più offensive può corrispondere un miglior rendimento del terzino. Insomma, per alzare la qualità delle giocate di Sandro, è necessario elevarne anche la quantità. Ci sono tutti i presupposti affinché questa sia la stagione del rilancio di Alex Sandro: la vicinanza di tantissimi giocatori associativi, un atteggiamento generale che pare più consono alle caratteristiche di spinta del 12, un entusiasmo ritrovato da parte sua.

 

Sandro è chiamato a un salto di qualità necessario per rimanere al vertice del ruolo e riprendersi, oltre che il posto in Nazionale, anche un po' di quell'affetto che il pubblico juventino gli ha mostrato quando ha messo in luce il meglio di sé.

 

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