
A Toronto Alex De Minaur ha sconfitto Frances Tiafoe in tre set. È stata una bellissima partita, più per i rollercoaster del punteggio che per la qualità del tennis.
De Minaur ha sostanzialmente dominato dall’inizio alla fine, tranne che per un passaggio a vuoto avuto a metà del secondo set. Quando si tratta di chiudere un match, tennisti come Tiafoe sono sempre pericolosi. La vicinanza della sconfitta gli regala un’energia supplementare, nervosa, rispetto a cui bisogna restare freddi non è semplice. Soprattutto perché Tiafoe è un giocatore così altalenante da diventare imprevedibile: la discontinuità è la sua debolezza, ma anche il suo punto di forza.
Giocatori lineari come De Minaur - o come Sinner in passato - soffrono queste improvvise resurrezioni tecniche. Tiafoe comincia a dilagare di vincenti, la sua tecnica talvolta approssimativa si rileva efficacissima; il servizio si fa devastante. Lo abbiamo visto già nella partita contro il giapponese Watanuki - Tiafoe è dovuto davvero arrivare quasi a soccombere, per riuscire a tirarsi fuori in un pirotecnico tiebreak finale.
E così Alex De Minaur ha perso il secondo set.
A quel punto era facile farsi travolgere da un Tiafoe galvanizzato. Invece De Minaur ha recuperato la sua concentrazione e si è ricordato di un fatto semplice: è un giocatore migliore di Tiafoe, e sta anche giocando meglio di lui. È più in forma, viene da un momento migliore. Quella di ieri è la sua settima vittoria consecutiva e ha iniziato la stagione sul cemento americano vincendo al torneo di Washington. Tiafoe invece sta facendo una gran fatica. A Washington ha perso da Shelton e qui è dovuto andare al terzo sia contro Watanuki che contro Vukic.
Dopo la partita De Minaur si è portato le mani a fianco e alla testa e le ha mosse in avanti, come a dire: “concentrazione”. Se non si lasciava trascinare nello sporco del match, nei saliscendi emotivi di Tiafoe, avrebbe chiuso prima.
De Minaur è un sottovalutato. Per la verità è uno di quelli che più o meno tutti possono riconoscere come un “sottovalutato”, e che allora automaticamente non lo è davvero. È un tennista da cui non ci si aspetta mai molto: uno che non può sorprenderti, né in negativo né in positivo. Uno molto costante, ma limitato, sia nel bene che nel male. Ormai è da un po’ che bazzica in Top 10 o appena dopo. Ha 18 vittorie e 55 sconfitte contro giocatori Top 10; 0-5 nel 2025.
Insomma: De Minaur sembra un tennista dalla dorata mediocrità. Cioè eccellente ma medio nella sua eccellenza. È un modo cattivo per metterla, e per uscire da questa idea un po' pigra vi invito a guardare questo punto vinto ieri da De Minaur, nel secondo set, mentre provava a resistere al ritorno di Tiafoe. È un punto che dimostra in cosa De Minaur è eccezionale: in un atletismo spiccato e non fine a se stesso, e invece funzionale al tennis. Una rapidità di piedi clamorosa, che gli permette di arrivare anche sui colpi ormai dati per persi, generando scambi dalla carica estetica particolare.
Voglio precisare che De Minaur non è solo veloce. È completo, tira bene da entrambi i lati, è intelligente, tattico e ha una buonissima manualità. Su tennisti come lui si concentra spesso la cattiveria di chi commenta il tennis scambiando questa eccezionalità per qualcosa di normale. Per questo dovete guardare e riguardare questo punto. Parliamone.
De Minaur prova a lavorare lo scambio come fa sempre. Senza colpi particolarmente veloci ha bisogno di andare in costruzione, qui con un back lungolinea. Tiafoe lo anticipa col dritto incrociato, e qui c’è il primo recupero strepitoso di “Demon”, un soprannome che gli si addice bene.
Ma che tipo di “demone” è De Minaur? Uno di quelli che segnala la sua natura malvagia e trascendentale non morendo mai, dimostrando di avere più vite dei gatti, resistente, difficile da sconfiggere.
Quasi scivola sul cemento, e dopo aver colpito lo sforzo gli fa toccare anche con le mani a terra. Tiafoe spinge ancora, De Minaur stavolta si limita a parare il colpo, che ricade poco di là dalla rete. Sembra finita. Tiafoe schiaccia il dritto. De Minaur però si è mosso in anticipo, assecondando un sesto senso da grande difensore. Para il colpo staccando la mano dal rovescio e fa uscire una traiettoria bassa su cui Tiafoe è pronto con una demi-volée che colpisce con la sicurezza di chi crede di aver chiuso il punto. De Minaur nel frattempo ha già impuntato la racchetta al suolo per farsi la spinta per ripartire in recupero.
I punti infiniti possono emozionare più di uno splendido vincente. Producono uno stupore prolungato, una sensazione di rocambolesco, di intricato. Esibiscono in modo sfacciato alcune antitesi del tennis: l’attacco contro la difesa, uno che spinge e l’altro che resiste, uno che cerca di non far più toccare la palla all’avversario, e l’altro che fa frullare delle gambe per arrivare sulla palla prima che quella tocchi terra una seconda volta.
La difficoltà a chiudere un punto che fa sembrare una partita, nel suo complesso, vasta ed estenuante. I piccoli boati del pubblico fanno parte dell’estetica di questi punti: “ooohhh” “aahhhhhh”, reazioni che abbandonano ogni forma di linguaggio - come ci possiamo immaginare le persone al cinema ai primi del Novecento.
Quando De Minaur parte in recupero sotto al capello assume un’aria un po’ ingobbita, e sembra davvero il diavolo della Tasmania dei Looney Tunes. La testa pende in avanti, come per dargli una spinta gravitazionale verso la pallina che sta per cadere. Il quarto recupero di De Minaur, quello che salva il punto per la QUARTA volta, è il più inverosimile. La pallina anzi sembra aver rallentato all’improvviso la caduta per premiare la sua corsa, il suo desiderio. Tiafoe in realtà avrebbe una palla abbastanza comoda a quel punto, ma il recupero di De Minaur è stato così inatteso che si distrae (gli capita spesso in partita) e tira il rovescio in rete.
De Minaur è il giocatore più veloce del circuito? Probabilmente come velocità pura sì, lo è. L'unico che può battersela con lui è Carlos Alcaraz, che spicca di più perché più esplosivo e perché ha una manualità ancora maggiore e riesce a organizzare colpi efficaci anche in equilibrio precario. L'altro suo punto famoso lo giocò su erba e contiene ancora questo tipo di esperienza di uno slapstick prolungato. Una creatura che schizza per il campo su e giù e con cui è praticamente impossibile chiudere il punto.
Dobbiamo fissare nella testa questi punti. Sono quelli da mostrare a chi crede che giocare a tennis come De Minaur sia normale; quelli che dovremo riguardare quando proveremo a ricordarci in cosa era formidabile questo tennista che diamo forse po’ per scontato.