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Alessio Di Chirico: una sconfitta meritata?
30 set 2019
Una notte amara per i fighter italiani.
(articolo)
9 min
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Fra tutte le delusioni che UFC Fight Night 160 ci ha procurato la sconfitta di Alessio Di Chirico (12-4) è stata senza dubbio la più amara. Di Chirico si è giocato bene le sue carte, ma alla luce del sistema decimale è rimasto sotto nella conta del punteggio nei primi due round. Va detto subito che il suo avversario, Makhmud Muradov (23-6), è un duro: ha sostituito Peter Sobotta e si è dimostrato un enigma ben più complicato da risolvere.

Il match contro Sobotta probabilmente era stato preparato con un piano basato sullo "stand and bang", e forse per questo anche il match contro Muradov si è giocato prevalentemente sullo striking. Ad Alessio piace scambiare, accetta la bagarre anche contro fighter più veloci, contando sul proprio timing e sulla propria esplosività: stavolta però non è andata come sperava. Muradov si è dimostrato un fighter mobile e veloce, troppo diverso da Sobotta, per il quale Di Chirico si era preparato nei mesi precedenti.

Valutare il match di Alessio Di Chirico è difficile, perché è stato un match molto equilibrato, sulla falsariga di quello precedente contro Kevin Holland. Ma è difficile anche perché Di Chirico ci mette anima e corpo ogni volta che entra in gabbia, e alla fine ci sentiamo tutti un po’ sconfitti quando la vittoria sfugge fra le dita in una maniera che può sembrare inspiegabile.

Il primo round

Alessio parte con una stance semi-laterale larga, l’intenzione pare essere quella di accogliere con colpi dall’esterno in counterstriking il suo avversario, dopo averne limitato la capacità offensiva. Entrambi in guardia ortodossa, Muradov ha una stance più frontale, così come il suo footwork, che punta in avanti, quasi da schermidore, il profilo di Di Chirico. Muradov attacca prendendo le misure e scaricando brevi combinazioni; Di Chirico prende il tempo e cerca di rispondere spesso con l’overhand destro e, in rari casi, con dei calci in uscita.

Nel primo round Di Chirico ha controllato il centro dell’ottagono ed è stato il fighter con l’avanzamento maggiore, ma i colpi migliori li ha messi Muradov. Alessio prende le misure per affondare, subisce il jab, pare essere più lento e attendista di Muradov. Prese le misure, Alessio inizia a fintare il cambio di livello e prova ad incrociare con un overhand sul secondo colpo di Muradov: nella prima ripresa va vicino all’obiettivo, ma non abbastanza da far male.

Di Chirico tenta di incrociare Muradov con un overhand che supera il suo diretto in linea retta

Ogni volta che Di Chirico si avvicina abbastanza, Muradov fa partire il primo colpo, non tanto con l’intenzione di far male ma sfruttando la maggiore rapidità. Se si trova troppo vicino, “Mach” riesce a muoversi rapidamente e a trovare il colpo che gli fa riguadagnare il tempo, come il frontale a due minuti dal termine del round.

Frontale di Muradov, Di Chirico indietreggia pur non subendo danni significativi.

Di Chirico prova più volte a settare l’overhand destro, ma i movimenti di Muradov lo anticipano, facendogli capire che il rischio è quello di andare a vuoto e subire il rientro in counterstriking. Forse Di Chirico avrebbe potuto cambiare il livello e tentare più finte, ma ha preferito affidarsi a un’esplosività che non si è vista prima del minuto e mezzo finale.

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Di Chirico assale con altri due ganci il suo avversario, Muradov fa segno di no col dito ma è l’attacco più pericoloso che ha subìto nel primo round. Di Chirico punta sul counter e pare aver ragione: jab e diretto imprecisi da parte di Muradov, gancio destro di Di Chirico dritto sul mento, Muradov indietreggia, ma prima del termine della ripresa recupera la posizione e si rimette a lavorare bene dalla distanza, evitando anche un atterramento e un headkick da parte di Alessio.

A seguito di una ginocchiata in salto di Muradov, Di Chirico lo raggiunge ancora con un gancio al mento, prima di arrivare in un dirty clinch dove i due iniziano a colpirsi e Muradov tenta il takedown - secondo le statistiche comunque non completato.

Questo è il vero round della discordia. Muradov ha fatto bene nella prima parte, Di Chirico meglio nella seconda. Il regolamento premia, in ordine: striking attivo, grappling attivo, avanzamento e controllo dell’ottagono. Lo striking attivo, per larga parte del round è stato di Muradov: più mobile, danzante ma concreto, con un ottimo lavoro di in & out. Di grappling effettivo ce n’è stato poco o nulla, non fa testo. L’avanzamento è senz’altro di Di Chirico, il controllo però forse tende comunque ad essere per Muradov.

Muradov ha messo numericamente più colpi, Di Chirico invece ha messo quelli più pesanti.

Il secondo round

All'angolo, il coach Lorenzo Borgomeo inquadra la situazione così: «L’unico problema è che gli dai ogni volta troppo spazio». Un grappler esperto come Di Chirico è praticamente obbligato ad accorciare le distanze. «Quando stai nella corta [distanza nda], è tuo. Sia nello scambio, che a parete», conclude Borgomeo.

Il secondo round, però, parte ancora dalla distanza. Risulta difficile ad Alessio accorciare su un avversario che continua a muoversi in maniera perpetua, con un footwork sia laterale che frontale, che non dà punti di riferimento. È il maggior momento di difficoltà, Di Chirico pare non riuscire a inquadrare il footwork enigmatico di Muradov per chiudergli le distanze e costringerlo a parete. Il jab di Muradov in questo round lo anticipa praticamente sempre: passo avanti, finta di Muradov, Di Chirico lascia un’apertura, jab.

Di Chirico ha una grande capacità: non forza mai i colpi, cosa che gli si vedeva fare invece nei primi match in UFC, prende bene la distanza e ha un ottimo timing, che gli consente spesso di uscire a testa alta dalla bagarre. Ma Muradov è stato intelligente e ha rispettato la potenza di Alessio. Nel secondo round non prova nemmeno ad entrare nella sua guardia con combinazioni più lunghe dei due colpi canonici: ha assaggiato il gancio di Alessio e non vuole rischiare di rimanerne vittima. Meglio lavorare dalla distanza.

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Con ogni iperestensione Muradov guadagna centimetri, la sua tecnica pugilistica è molto buona e se il diretto va a segno, anche in guardia, non lascia aperture per un eventuale counter.

Finta di corpo, gancio sinistro a segno al volto. L’unico colpo secco che Alessio mette nel secondo round.

Il laser-jab di Muradov in certi frangenti ricorda quello di Mousasi, e va a segno spesso su Di Chirico, che raramente riesce a rispondere rapidamente. In qualche occasione, trova buoni leg kick. Nel conteggio dei colpi significativi a metà del secondo round, Muradov conduce per 26 a 17. A quaranta secondi dalla fine della ripresa, un altro forcing di Di Chirico lo porta a concretizzare due colpi al volto. Muradov fa ancora segno di no con la mano: ogni volta che subisce un colpo duro pare voler scaricare la tensione. Di Chirico però è andato a segno.

Globalmente, anche grazie al controllo delle distanze e ai suoi attacchi rapidi e precisi, Muradov porta a casa il round.

Il terzo round

Al termine del secondo round, Borgomeo è più nervoso e sollecita Di Chirico a cercare l’avanzamento, a chiudere le distanze e il takedown. «Devi avanzare! Ti stai facendo rubare il match!».

Di Chirico sta cercando di risolvere un rebus complicato, Borgomeo gli suggerisce una possibile soluzione: atterramento, controllo, eventuale finalizzazione. Alessio stavolta apre con più vivacità: accorcia e mette a segno un gancio. Muradov indietreggia.

Il terzo round, va detto, è un assolo. Di Chirico azzecca finalmente le misure, inizia ad accorciare facendosi strada col gancio destro e cerca la fase di legata con l’avversario. Dopo trenta secondi subisce dei colpi irregolari alla zona inguinale: non sembrano volontari ma l’arbitro è maldestro, separa gli atleti rendendosi conto del colpo irregolare, ma non dà a Di Chirico il tempo di riprendersi. Una scelta sbagliata, che non gli ha permesso di avere la canonica pausa di cinque minuti per recuperare.

Dopo poco più di un minuto, basta osservare lo spazio fra i due per accorgersi che Di Chirico, nonostante non cerchi l’atterramento come richiesto da Borgomeo, ha aggiustato i problemi nella distanza: overhand e gancio sinistro ora vanno a segno e ad ogni passo indietro, Muradov è costretto a lanciarsi all’inseguimento per recuperare il gap. Qui è Di Chirico ad avere sempre il vantaggio del colpo in più. Anche i commentatori americani si accorgono che “Alessio needs a stoppage”, ha bisogno di finalizzare per portare il match a casa.

Muradov ora è davvero stanco. Le braccia penzolano al termine di ogni combinazione e sembra andare avanti per inerzia.

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Di Chirico accorcia ancora le distanze e costringe Muradov a parete. L’italiano è in vantaggio in questo round, ma idealmente potrebbe aver perso i precedenti. Sa che gli serve una finalizzazione.

Ancora un gancio destro seguito da un gancio sinistro. Alessio nel terzo round si presenta in maniera totalmente diversa rispetto ai primi due.

Ancora un overhand a segno. Vola il paradenti di Muradov.

Di Chirico ha ormai preso le misure al suo avversario. C’è da dire che Muradov ha un gran mento e che anche per “Manzo”, ovviamente, le energie non sono quelle dei primi due round.

Il conteggio non ufficiale dei colpi, a poco più di un minuto dalla fine del terzo round, vede Muradov in vantaggio numerico in tutti e tre i round, ma è chiaro che i colpi migliori nel terzo li abbia messi Di Chirico.

Nel corso degli ultimi trenta secondi, Di Chirico piazza ancora due buoni ganci all’indirizzo del suo avversario e tenta una ginocchiata da un clinch imperfetto che potrebbe risolvere l’incontro, ma va di poco a vuoto. Overhand e una ginocchiata senza particolare violenza (comprensibile dopo 15 minuti di attività) chiudono il round e l’incontro.

I giudici premiano Muradov, con decisione unanime di 29-28. Un match ruvido, molto equilibrato, il cui risultato non è scandaloso. Alessio si è trovato davanti un avversario completo e molto duro, in netto calo nella terza ripresa. Un round, il terzo, che Di Chirico ha saputo condurre a proprio favore, pur non trovando la risoluzione. Quando si combatte, si può vincere e si può perdere. Con una prestazione tutt’altro che brutta, ma sicuramente frustrante, Alessio Di Chirico non è riuscito a portare a casa un match importante per la sua carriera. Il detto “Mai lasciare (il verdetto) nelle mani dei giudici” non potrebbe suonare più vero.

La posizione degli italiani in UFC in questo momento non è delle migliore. Ma Alessio Di Chirico, col suo talento, ha ancora le capacità per raddrizzare un percorso che ha preso una svolta critica e inaspettata.

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