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Dario Saltari
Il miglior esterno sinistro del mondo?
15 feb 2024
15 feb 2024
Alejandro Grimaldo è uno degli uomini chiave del Bayer Leverkusen di Xabi Alonso.
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Dario Saltari
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IMAGO / Kirchner-Media
(foto) IMAGO / Kirchner-Media
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Come si fa a provare sentimenti forti per Alejandro Grimaldo? Con quel viso preso in prestito da una statuina per la Santa Muerte, i baffetti fini, un fisico sostanzialmente nella norma. Sarebbe difficile distinguerlo in un gruppo di persone vestite con la maglia del Bayer Leverkusen. Per lui parlano i numeri, come un’azienda, un videogioco, qualcosa di non vivo. 10 gol e 11 assist stagionali alla metà di febbraio non è cosa da tutti, letteralmente.

Tra gli esterni sinistri dei cinque principali campionati europei nessuno è andato in doppia cifra per gol e assist, almeno se prendiamo gli esterni difensivi, cosa che Alejandro Grimaldo tecnicamente è, almeno sulla carta. Jeremie Frimpong si ferma a 8 gol e 10 assist, Robin Gosens a 6 gol e 0 assist, Theo Hernandez a 4 gol e 6 assist, Achram Hakimi a 4 gol e 5 assist, e così via. Si può ribattere che in questa stagione Grimaldo non è mai stato veramente un vero e proprio terzino, ma allo stesso tempo non si può certo dire che sia stato del tutto un esterno alto, come ha giocato nell’ultima, sorprendente partita di campionato contro il Bayern Monaco, distrutto per 3-0 nello sconcerto di una Bundesliga che ci aveva disabituato alla lotta per il titolo. Sabato Xabi Alonso ha sfoderato un inedito 4-2-3-1 in cui Grimaldo era tecnicamente l’esterno alto a sinistra, ma insomma non credo basti questo a metterlo nella stessa stanza con Vinicius, Kvaratskhelia e Luis Diaz - e pensare che l’unico ad avere dei numeri paragonabili ai suoi è il brasiliano del Real Madrid, che secondo Carlo Ancelotti il miglior giocatore del mondo al momento. È possibile quindi che il miglior esterno sinistro al mondo sia proprio questo giocatore qui? Un sottoprodotto della Cantera del Barcellona finito quasi per caso in una delle migliori squadre di questa stagione? Un esterno meno veloce di Hakimi, meno potente di Theo Hernandez, meno solido di Carvajal?

Una stagione fortunata capita a tutti, se non fosse che questa di Grimaldo è solo l’ultima di molte stagioni fortunate. Era arrivato al Benfica nel lontano 2015, dopo che il Barcellona non aveva creduto nel suo totale recupero ad alti livelli a seguito della rottura del legamento crociato del ginocchio circa due anni prima. Prima dell’infortunio Grimaldo era considerato un prodigio delle giovanili blaugrana, soprattutto dopo essere diventato al suo esordio il più giovane giocatore di sempre a giocare in Segunda Division - un record che ha tenuto fino all’anno scorso, quando è stato superato da Lamine Yamal. Evidentemente, però, alla dirigenza del Barcellona non è bastato.

A Lisbona, Grimaldo si è fatto una carriera: che è più di una semplice reputazione ma forse meno di un nome, di quelli che iniziano a circolare tra i link di mercato e che ti portano come un tappeto volante nelle migliori squadre di Europa. Grimaldo è rimasto al Benfica come se sapesse qualcosa sul suo futuro, immagazzinando numeri con il lavoro paziente e indefesso del miniaturista che deve racchiudere un mondo in un riquadro di un centimetro. Un terzino affidabile, con un gran sinistro, dalla spiccata propensione offensiva, cos’altro? Grimaldo nelle sue otto stagioni portoghesi è cresciuto lentamente ma continuamente diventando una di quelle notizie che quando escono fuori è già troppo tardi. Con la maglietta del Benfica alla fine ha messo insieme 303 presenze, 27 gol e 66 assist. Non sono molti i trequartisti o gli esterni offensivi che possono vantare gli stessi numeri in Europa.

Eppure alla fine della scorsa stagione non sembrava esserci la fila per metterlo sotto contratto, e se è vero che il Bayer Leverkusen si è mosso in anticipo per farlo, di certo non sono state molte le squadre di livello simile o più alto ad avere avuto la stessa urgenza. Certo, a Leverkusen c’era Xabi Alonso - citato più volte da Grimaldo come il fattore che l’ha convinto a trasferirsi in Germania - ma insomma fino a questa estate il Bayer rimaneva una squadra che aveva appena concluso il campionato sesto in classifica con nessuna o pochissime chance di contendere davvero il titolo al Bayern Monaco. Possibile che nessuno dei principali club europei ci abbia pensato?

D’altra parte Grimaldo non è giovane (va per i 29 anni), non è al centro del calcio europeo (non lo era prima e, nonostante il primo posto del Bayer, non lo è ancora adesso), soprattutto non ruba l’occhio per quasi niente che non sia la cura con cui colpisce il pallone con il sinistro. Il terzino spagnolo è sembrato accettare la durezza del ruolo del terzino non come un sacrificio necessario al bene della squadra ma come uno stimolo al miglioramento personale. Un ruolo il cui ideale prevede di calciare come un trequartista, pensare come un centrocampista, difendere come un centrale, il tutto al massimo dell’intensità atletica. Ma chi ci crede davvero? Questa pressione ha lavorato su di lui come quella che trasforma la roccia in pietra preziosa e oggi la sua è una perfezione tecnica talmente levigata da non lasciare ombre, talmente naturale da sembrarci scontata. Grimaldo è uno di quei giocatori che ti lascia l’illusione che forse potrei farcela anche io.

Prima di quello che sabato ha inclinato definitivamente la partita del Bayer Leverkusen, Grimaldo aveva aperto la sua stagione realizzativa con un altro gol, sempre al Bayern Monaco, e che ad oggi rimane forse il più bello della sua stagione. Una punizione da poco fuori la lunetta dell’area di rigore, con la palla che è salita alta sopra la barriera in maniera innaturale prima di scendere sotto la traversa, allargando la porta dal lato dove si era buttato il portiere.

«Mi sono allenato al tiro per anni e adesso lo faccio senza pensare. È qualcosa che è dentro di me», ha detto Grimaldo al sito della Bundesliga «Posso provare a spiegare ma non è facile perché in definitiva il tiro è istinto». Istinto: qualcosa che pensiamo già dentro di noi ancora prima di nascere e che invece qui è inteso come costruito a posteriori, dopo ore e ore di allenamento, dopo giorni e giorni di palloni finiti a gonfiare la rete sbagliata. Il paradosso di un giocatore eccezionale in quasi tutto ma senza alcun segno di investitura divina. Grimaldo per le punizioni si ispira a Juninho, ma se il brasiliano donava al pallone una propria vita, lo spagnolo colpisce con la stessa efficacia materia inerme.

«Ho sempre segnato, ma è chiaro che quest’anno mi sto sorprendendo di me stesso», dice Grimaldo, ricordando che il suo exploit realizzativo è eccezionale fino a un certo punto (la scorsa stagione, con la maglia del Benfica, aveva messo a referto 8 gol e 16 assist in tutte le competizioni), soprattutto alla luce di una posizione molto più avanzata rispetto al recente passato. Xabi Alonso lo ha alzato per pure questioni geometriche derivanti dal modulo, quel 3-4-2-1 che inevitabilmente gli permette di attaccare con più spensieratezza, ma anche per avvicinare la sua pericolosità balistica alle zone più centrali davanti l’area avversaria. Soprattutto, l’allenatore spagnolo gli ha dato finalmente la libertà di uscire dal binario esterno, iniziare a guidare con la libertà di girare il volante dove vuole, venire dentro al campo dove può associarsi con Wirtz e diventare una fonte di gioco autonoma. «È la maturità, sapersi muovere e leggere il gioco per individuare le zone più pericolose». «Sono stato sempre bravo a capire il gioco, penso sia uno dei miei punti di forza sapere dove posso fare danni, dove si creerà lo spazio per farlo. Con la libertà che mi lascia Xabi, e i giocatori che abbiamo, so come attaccare lo spazio e avere quindi la possibilità di segnare». È come se a un pittore cresciuto dipingendo falsi d’autore gli sia stata data finalmente la possibilità di esprimersi liberamente, e adesso conoscesse tutti i segreti dei grandi.

I numeri, però, certificano una centralità che in campo continua ad essere quasi del tutto trasparente. Grimaldo segna e fornisce assist senza accentrare il gioco su di sé, senza dare nell’occhio. È solo quinto, tra i giocatori del Bayer, per tiri effettuati (1.83 per 90 minuti), sesto per xG avuti a disposizione (0.13 per 90 minuti), quinto per xG assisted su azione manovrata (0.16). Il suo gioco è ridotto a un minimalismo efficientista che sembra immaginato da un’intelligenza artificiale più che da un essere umano. Grimaldo viene al centro ma solo se è la soluzione migliore: a volte combina con Wirtz, altre volte cerca il taglio di Boniface in profondità, o di Frimpong sull’altro lato, altre volte ancora si accontenta di servire la sovrapposizione esterna del terzino o del centrale dal suo lato. Il suo ultimo gol contro il Bayern Monaco è un inno a questa sua forma di umiltà intelligente. Conduzione dall’esterno all’interno verso il mezzo spazio di sinistra, scarico centrale verso Tella, attacco della profondità a chiamare il filtrante, tiro sotto la traverso verso il palo più vicino, a evitare l’uscita di Neuer. Così si gioca in paradiso, se il paradiso fosse gestito dagli allenatori delle giovanili del Barcellona.

Gli assist o i gol che potrebbero davvero rientrare in una compilation YouTube si contano sulle dita di una mano. La bella punizione contro il Mainz, il gol a giro dal limite dell’area sul palo più lontano a oltrepassare il portiere contro l’Union Berlino (una piccola citazione del celebre gol di Messi contro il Betis, a proposito di falsi d’autore), l’incredibile assist a tagliare metà campo per Adli contro l’Heidenheim, forse l’unico di vera e propria visione di gioco, più che di sensibilità con il pallone.

Il 16 novembre Grimaldo ha ricevuto la sua prima convocazione con la Spagna, all’età di 28 anni, a più di dieci dalla sua prima e praticamente unica convocazione con l’Under 21. Certo, la longevità di Jordi Alba in Nazionale è stata un fattore, ma oggi fa una certa impressione pensare che al suo posto come possibili alternative siano stati presi in considerazione giocatori come Fran Garcia, José Gayà e Alejandro Balde. Forse giocatori meno completi, meno eccezionali da molti punti di vista, ma da un talento più riconoscibile. Da una parte è rincuorante che ci sia ancora spazio per scelte più personali nel calcio iper-professionalizzato di oggi, dall’altra forse dovremmo dare più valore a qualità come la costanza, la consistenza ad alti livelli, l’apparente banalità di non essere fuori posto quando la competizione è massima. È su cose come queste che Grimaldo ha costruito la propria carriera, rimanendo un segreto nascosto in piena vista per anni.

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