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Mario Alberto Santana, romanzo rosa
23 mar 2021
23 mar 2021
Il primo giocatore del Palermo a realizzare una rete nelle prime quattro categorie, dalla A alla D.
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Che Mario Alberto Santana potesse arrivare a giocare fino alla soglia dei quarant’anni, in tutta franchezza, non lo avrebbe creduto mai nessuno. Sul talento, nulla da dire. Sulla cronicità di certi infortuni, purtroppo, nemmeno. Lui stesso ci ha scherzato su, quando nell’estate 2019 è tornato a Palermo: «Non sono più quello di dieci anni fa». Una frase buttata lì, col sorriso stampato in volto, quando ancora in molti dovevano realmente realizzare cosa stesse accadendo. Santana, infatti, tornando in Sicilia ha visto aprirsi davanti a sé la strada verso la storia. Lo scorso 3 marzo, segnando nel derby del “Massimino” contro il Catania, è diventato il primo giocatore del Palermo a realizzare una rete nelle prime quattro categorie, dalla A alla D. Come lui solo Alessandro Lucarelli col Parma e Lorenzo Pasciuti del Carpi, che però è riuscito in tale impresa mettendo nel conto l’ormai scomparsa C2, o Lega Pro Seconda Divisione che dir si voglia. La differenza, per Santana, sta però nel modo in cui ha ottenuto questo primato.

5 minuti in loop del gol di Santana al Catania.

Pasciuti è stato protagonista di una scalata lineare, dal dilettantismo fino alla A, sempre con la stessa maglia. Lucarelli ha fatto una scelta di vita, rimanendo a Parma dopo il fallimento e rivendicando al Corriere dello Sport la particolarità del suo primato: «Non si offenda Mario, ma la mia impresa vale un po’ di più perché sono un difensore». La vera differenza, però sta nel fatto che Santana ha chiuso un cerchio a diciannove anni dal suo primo gol palermitano, rendendosi protagonista in Serie A, B, C e D. Non necessariamente in quest’ordine, tanto più se si considera che il nome di Santana è spuntato pure sui tabellini dell’allora Coppa Uefa.

La storia, si sa, è fatta di versioni. Da una parte ci sarà sempre chi parlerà del travaso di Longarone e dall’altra chi ancora lo definisce il furto di Pergine. Le due località, nell'estate del 2002, ospitano in ritiro il Palermo di Sensi e il Venezia di Zamparini, o meglio, quello che a breve non sarà più il Venezia di Zamparini. L’imprenditore friulano ha infatti deciso di lasciare il club lagunare per tentare la fortuna altrove: Genoa o, per l’appunto, Palermo. Quando sembra tutto fatto per lo sbarco in Liguria, arriva il clamoroso dietrofront. Affare fatto con Sensi, Zamparini è il nuovo proprietario del Palermo e porta con sé mezza squadra del Venezia. Saranno in tutto dodici i giocatori che nel giro di ventiquattr’ore passeranno dal nero-verde-arancio al rosanero. Formalmente undici, perché uno di questi non è di proprietà del Venezia, ma del San Lorenzo: è l'allora ventunenne Santana, prelevato in prestito nel gennaio 2002 dai veneti e fatto esordire in Serie A (quattro presenze, tutte da subentrato). Il riscatto, di fatto, lo esercita il Palermo.

Per i veneziani, è scippo che porterà nel giro di un paio di stagioni al fallimento. È una rinascita, invece, per i palermitani, ignari del fatto che quasi due decenni dopo avrebbero vissuto la stessa onta. La carrellata di giocatori transitata da quel viaggio in pullman sulle Alpi, però, fa esaltare una città che attende la Serie A da trent’anni. Il nome di grido, nello spregiudicato 3-3-4 di Glerean, non è di certo quello di Santana, che non è nemmeno considerato tra i possibili giovani in rampa di lancio. Il gioiello del futuro per i rosanero sembra essere il camerunese Ongfiang, altro esule veneziano. Lui, non Santana, che inizierà a giocare soltanto con Arrigoni in panchina. Il 4-4-2 del tecnico romagnolo è perfetto per le sue qualità sulla fascia e alla terza presenza in rosanero, arriva il primo gol in Serie B. Lo segna a Vicenza, per sigillare la partita sull'1-3 dopo la doppietta di Zauli. È il colpo di fulmine che Palermo non s’aspettava, in un'annata piena di aspettative e di acquisti di grido. Fino a marzo, Santana è indiscutibilmente il titolare sulla corsia sinistra, salvo poi finire in panchina per qualche acciacco.

Prime avvisaglie di una carriera vissuta col trauma degli infortuni. Pure in Serie A, dove Santana giocherà anche con la maglia del Chievo. Va a Verona in prestito, come parziale contropartita per Corini, insieme a Morrone. Alla fine della stagione riesce ad esordire (con gol) nella Nazionale argentina. Il miglior biglietto da visita possibile per una neopromossa come il Palermo di Guidolin, che sin dai nastri di partenza dimostra di avere ambizioni che vanno al di là di una semplice salvezza. Nel 4-4-1-1 con cui si presentano i rosanero in massima serie, Santana è destinato a diventare il mattatore sulla fascia sinistra, con Gasbarroni a destra e Zauli alle spalle di Toni. Qualità eccelsa, ma pochissimo equilibrio. E infatti, appena Brienza inizia a prendersi la scena sulla trequarti, Guidolin sacrifica i suoi esterni per passare al 4-3-2-1, inserendo un mediano (Mutarelli o Morrone) e ponendo le basi per la prima, storica, qualificazione dei rosanero in Coppa Uefa.

In questa cavalcata, Santana è un protagonista di secondo piano. Finisce in panchina a metà girone d’andata e fatica a trovare spazio, fin quando non si sblocca al “Barbera” contro il Lecce di Zeman. Una doppietta d’autore, determinante nel 3-2 con cui il Palermo ha iniziato a toccare con mano il sogno Champions: la prima rete è una perla di sinistro sotto il sette, dopo una serie di rimpalli in area; la seconda è un rigore in movimento sullo scarico di Toni, che realizzerà nella ripresa il gol della vittoria. Sette giorni dopo, l’argentino gli restituirà il favore: sotto il diluvio e in un campo ai limiti della praticabilità, è lui a bruciare Dellas in velocità sulla destra e ad avviare il contropiede per la rete del centravanti modenese contro la Roma. In quella stagione, le reti in A di Santana sono in tutto tre. Tutte al Barbera, perché il terzo gol arriva nello scontro diretto per il quarto posto contro l’Udinese. Sfida nata sotto i peggiori auspici, perché per il Palermo sono assenti Toni e Zaccardo, ma le loro assenze non bastano per giustificare il risultato finale: 1-5, e quell’uno è proprio di Santana, che non riesce nemmeno a fingere di esultare perché sente tirare la coscia. Scene a cui si abituerà presto, purtroppo.

La stagione termina con la qualificazione in Uefa e la convocazione dell’Argentina per la Confederations Cup, in cui disputa tutte le gare tranne la finale persa per 4-1 contro il Brasile. Al ritorno a Palermo, ancora una volta, sembra avere l’occasione della vita. In panchina c’è Delneri e si ripete lo stesso tema vissuto l’estate precedente: il 4-4-2 del tecnico friulano sembra cucito addosso a Santana, che infatti si esalta sin dalle prime partite. Contro l’Inter fa ammattire Cordoba e Ze Maria, poi nell’esordio europeo trova pure la rete a Cipro, contro l’Anorthosis Famagosta, dopo aver messo a sedere il portiere avversario. Per i rosanero, però, non tutto fila liscio. Delneri viene esonerato a fine gennaio e con l’arrivo di Papadopulo, Santana finisce nelle retrovie. La prospettiva di un ritorno di Guidolin in estate, inoltre, lo rende sacrificabile sul mercato. Rino Foschi, ds del Palermo, lo cede alla Fiorentina in campo di 5 milioni e della comproprietà di Parravicini.

Un addio lungo tredici anni. Nel mezzo, quella Champions League che Santana ha giocato con le maglie di Fiorentina e Napoli, ma che il Palermo ha soltanto sfiorato, prima di cadere in disgrazia e fallire. Nel 2018, quando i problemi finanziari del club siciliano erano già noti, Santana chiamò il suo vecchio direttore sportivo, Foschi, tornato a Palermo. L'argentino aveva appena vinto un campionato di Serie D con la Pro Patria e avrebbe avuto il desiderio di tornare in Sicilia, insieme alla sua compagna, palermitana. Quel Palermo, però, aveva ancora troppe ambizioni per permettersi un colpo romantico e Santana non forniva certo garanzie per un campionato di Serie B di alto livello. Altra storia, invece, in D. È il primo calciatore a firmare per la nuova società, nata dalle ceneri del club passato da Zamparini a Tuttolomondo, e tra i dilettanti dimostra di essere un valore aggiunto. Si sblocca alla quarta partita, in casa, col Marina di Ragusa, poi si ripete a Biancavilla e concede il tris con uno splendido pallonetto per completare la rimonta col Licata, davanti a 19.726 spettatori.

La favola di Santana rischia di concludersi senza il lieto fine nel dicembre 2019, nel big match con l’Acireale. Dopo 23 minuti di gioco, il capitano rosanero cade a terra in lacrime ed è costretto a lasciare il campo in barella. La diagnosi immediata, a quasi 38 anni, suona come una condanna: rottura del tendine d’Achille. Il Palermo perde 3-1 e vede avvicinarsi il Savoia nella rincorsa alla promozione in C, da conquistare senza il giocatore di maggior carisma. Santana capisce la situazione e si carica la squadra sulle spalle, senza poter giocare. È una presenza fissa agli allenamenti e parte con i compagni in trasferta, con tutore e stampelle. A Licata si fa pure espellere dalla panchina per qualche protesta troppo vibrante, in una sconfitta che si rivelerà indolore, perché sette giorni dopo il Palermo avrebbe giocato la sua ultima partita tra i dilettanti.

Promosso di diritto in Serie C a seguito della sospensione dei campionati, il Palermo parte subito con un dilemma: cosa fare con Santana? Il recupero dall’infortunio procede bene e l’occasione di mettere il timbro in tutte le categorie è troppo ghiotta per arrendersi. «Sono rimasto ancora qua e sono qui perché fisicamente sto bene e posso giocare» ha dichiarato dopo la partita casalinga col Teramo; «non sono qui per essere un bravo ragazzo fuori dal campo. Mi sento un giocatore, mi sento vivo e ho tanta fame». La società, intanto, affida la squadra a Boscaglia con l’obiettivo di inserirsi nelle pretendenti per la promozione in B, ma tali ambizioni vengono disattese sin da subito. L’inizio di stagione dei rosanero è terrificante: un punto nelle prime quattro partite, poi quindici giocatori - tra cui Santana - risultano positivi al Sars-Cov-2 e nelle difficoltà, la squadra tira fuori il carattere, rimontando in classifica e agguantando la zona play-off. Senza mai andare oltre l’ottavo posto, però, con un rendimento altalenante che costa la panchina a Boscaglia. Al suo posto, viene promosso il vice Filippi, chiamato all’esordio nel derby col Catania.

In una partita così pregna di significato, l’esordiente allenatore rosanero decide di giocarsela con la meglio gioventù in attacco, rappresentata da Silipo e soprattutto da Lucca, autore di 10 reti in stagione. Dopo l’espulsione di Marconi nel primo tempo, però, Filippi cambia tutto, nel nome dell’esperienza. Entra Santana e il primo pallone toccato è una rabona per smarcare Luperini. Nulla di fatto, ma il secondo pallone è quello buono: cross di Crivello a cercare i 201 centimetri di Lucca, Giosa lo anticipa e devia quel tanto che basta per far arrivare il pallone da Santana, che stoppa di petto e di destro, di prima intenzione, incrocia sotto il sette. È il suo primo gol in Serie C col Palermo, dopo aver segnato in Uefa, in A, in B e in D con la stessa maglia. «Me lo porto dentro finché vivo - ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport - non c’è paragone con tutto quello che ho vissuto, per la bellezza, per il momento, perché segnato nel derby, per tanti altri motivi».

Un gol che chiude un cerchio, un gol che diventa un elisir di lunga vita, perché Santana trova sempre più spazio, fino a diventare un titolare del nuovo Palermo di Filippi. Un Palermo con gli stessi problemi di prima, impelagato a metà classifica e nel bel mezzo di un conflitto societario tra l’italo-americano Tony Di Piazza, azionista di minoranza, e il presidente Dario Mirri. Nonostante i dissapori tra soci, le parti in causa hanno mantenuto fede all’impegno di versare i 15 milioni previsti dal piano triennale, solo che questa cifra è stata messa interamente a disposizione già al secondo anno di vita del club. Una situazione che di certo non infiamma la piazza, anestetizzata da un campionato anonimo. Ma Palermo, che ancora non ha smaltito le scorie del fallimento della vecchia società, per ora si gode l’inaspettata seconda giovinezza di Santana.

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