
Si può essere a 4 punti dal secondo posto contro qualsiasi pronostico di inizio stagione e avere comunque dei rimpianti. È la descrizione del campionato della Lazio, la squadra più in forma della Serie A, nonché quella che, al momento, gioca meglio di tutte. Eppure, guardandosi indietro, ci si può chiedere dove sarebbero i biancocelesti se avessero evitato un paio delle 8 sconfitte stagionali (più di Milan, Palermo ed Empoli, che seguono con distacchi a doppia cifra).
Per i pochi che nutrivano ancora dei dubbi su questa Lazio è arrivato il 4-0 alla Fiorentina, risultato ancora più importante se si considera la condizione di forma eccezionale della squadra di Montella negli ultimi due mesi. Nel giorno della sconfitta col Parma, alla ripresa del campionato, probabilmente erano in pochi a credere che due mesi dopo la Viola avrebbe avuto l’opportunità di portarsi a un punto dal terzo posto del Napoli e a cinque dal secondo posto della Roma. Se a questo si aggiungono gli ottavi di Europa League, raggiunti dopo aver battuto una squadra forte e in ascesa come il Tottenham, e la possibilità concreta di arrivare in finale di Coppa Italia dopo aver vinto contro Roma e Juventus in trasferta, ecco che un’annata che sembrava di transizione è diventata potenzialmente trionfale.
Fin troppo facile indicare il giocatore simbolo di questo periodo fantastico. Mohamed Salah ha avuto un impatto devastante col calcio italiano: 6 gol in 7 partite prima della sfida con la Lazio, era ovviamente lui la principale minaccia per la difesa biancoceleste. Salah, secondo il report di SICS, ha chiuso la partita con 2 passaggi chiave (se vi chiedete cosa sono qui potete trovare la spiegazione) e nessun tiro, contribuendo soltanto con un appoggio all’indietro a Badelj che ha concluso alto dal limite dell’area, di fatto l’occasione più pericolosa della squadra di Montella, costruita peraltro in modo un po’ casuale dopo un rilancio di Pasqual successivo a un corner a favore.
La situazione tattica del primo tempo, con Ilicic schierato da “falso 9”, non l’ha aiutato, togliendogli spazi tra le linee per ricevere palla. Nel secondo tempo ha provato a entrare in partita abbassandosi molto e si è fatto spesso trovare: a provarlo i 7 passaggi chiave ricevuti, più di tutti nella Fiorentina. Un conto però è accorciare e cercare lo scambio con i propri compagni al limite dell’area di rigore, un altro è farlo a centrocampo.

Così lontano dalla porta nemmeno Salah può incidere. Qui scambia con Badelj, che si muove incontro, ma perderà il pallone tentando l’uno-due con Ilicic.
La sorpresa di Montella e lo stile della Lazio
Senza Gomez e Babacar, Montella ha preferito schierare Ilicic al centro dell’attacco, lasciando in panchina Gilardino. Ma a sorprendere, più che questa mossa, già vista in passato, o quella di lasciare in panchina Gonzalo Rodríguez, ha sorpreso la scelta del sistema iniziale. La Fiorentina è partita schierandosi a specchio rispetto alla Lazio, un 4-2-3-1 con Mati Fernández davanti alla coppia Badelj-Kurtic e Diamanti e Salah larghi alle spalle di Ilicic.
A livello difensivo la mossa avrebbe dovuto facilitare il pressing alto, dando riferimenti precisi ai giocatori, mentre in fase di possesso palla avrebbe dovuto rendere più semplice cominciare l’azione da dietro, grazie alla superiorità numerica garantita dai due difensori centrali e dai due mediani. Ai quattro davanti il compito di muoversi senza dare riferimenti, fornendo innanzitutto linee di passaggio pulite, cercando poi di colpire attraverso combinazioni palla a terra ad alto tasso tecnico.
Nella Lazio il posto dello squalificato Parolo è stato preso da Cataldi, schierato davanti alla difesa in coppia con Biglia; mentre Mauri ha giocato dietro Klose, con Candreva e Felipe Anderson sulle fasce. A prescindere dagli interpreti, le idee di gioco della Lazio non cambiano mai: transizioni rapide, fase di non possesso aggressiva e fase offensiva che sfrutti le catene formate sulle fasce.
Questione di pressing
È stata una partita di livello europeo, se si intende una partita dai ritmi alti, con poche interruzioni e il pressing portato fin da inizio azione. Proprio nell’efficacia della pressione sta una chiave di lettura della sfida.

La pressione organizzata dei biancocelesti: Pasqual non ha compagni liberi da servire e finirà per lanciare lungo dopo aver saltato Candreva.
Qui sopra vediamo il manifesto della fase difensiva della Lazio. Pasqual viene aggredito da Candreva e tutti i possibili scarichi sono marcati. Se anche il capitano dei viola volesse tornare indietro, Mauri sarebbe già pronto ad attaccare Savic. Tutto è estremamente organizzato: la squadra di Pioli concede solo passaggi orizzontali o all’indietro, ogni verticalizzazione viene impedita dall’uscita di centrocampisti e difensori, che sono rapidi a coprire ogni giocatore della Fiorentina che si muove incontro per ricevere, e quando i viola vengono attirati sulla fascia scatta la trappola del pressing. A quel punto la squadra di Montella è costretta a forzare la giocata e a lanciare lungo, senza però disporre di alcun riferimento su cui appoggiarsi in avanti, o, peggio ancora, finisce per perdere palla, trovandosi scoperta e facilmente attaccabile in transizione.

Notare le differenze: Felipe Anderson ha il tempo e lo spazio per ricevere e mandare in profondità Radu, scattato in sovrapposizione. Badelj è statico e Tomovic si fa sorprendere alle spalle. È l’azione da cui nasce l’1-0.
La diversa efficacia del pressing della Fiorentina è in questa foto: gli ospiti sarebbero anche in superiorità numerica sulla fascia, ma sono troppo statici e finiscono per essere superati facilmente da Radu e Felipe Anderson. Né Badelj né Tomovic seguono il brasiliano, che riceve da Radu e ha il tempo e lo spazio per concludere lo scambio e mandare sul fondo il terzino rumeno. Anche lo sviluppo dell’azione dimostra le difficoltà dei viola a difendere aggredendo gli avversari: tutti i centrocampisti ripiegano e si schiacciano in area di rigore, dando spazio a Biglia, che raccoglie la respinta dal limite e al volo segna l’1-0.
I dati SICS sembrano descrivere uno scenario diverso: la Fiorentina è stata più brava della Lazio nel recuperare palla in zone alte (16 palloni recuperati nella metà campo avversaria contro 6, un’altezza media di 40 metri contro i 31 dei biancocelesti), ma va detto che nel secondo tempo Pioli ha deciso di abbassare il baricentro, lasciando più iniziativa alla squadra di Montella per puntare a colpirla in ripartenza.
Il controllo della partita
Anche in fase di possesso la Lazio si è dimostrata più tranquilla e organizzata. Lo sviluppo della manovra, nei princìpi di Pioli, passa dalle fasce: gli esterni, ovvero i giocatori di maggiore qualità della squadra, si aprono per fornire linee di passaggio semplici e favorire le sovrapposizioni interne di terzini e centrocampisti. La loro qualità tecnica consente poi di aggirare i tentativi di pressione alta degli avversari. Candreva e Felipe Anderson sono stati i giocatori della Lazio che hanno ricevuto più passaggi chiave (7 e 9 rispettivamente), confermando la loro importanza nello sviluppo della manovra.
Quando non riesce a uscire palla a terra dalla difesa, la squadra di Pioli non si fa comunque problemi a cercare direttamente gli attaccanti lanciando lungo. Contro la Fiorentina questa strategia è stata favorita dalla presenza contemporanea di Klose (il giocatore che ha vinto più duelli, 13) e Mauri, entrambi molto forti di testa ed entrambi bravi a fare da sponda per i compagni.
La Viola, al contrario, non aveva questa opportunità quando la Lazio attaccava la sua costruzione bassa. Con Diamanti, Salah, Mati Fernández e Ilicic in campo insieme, la Fiorentina era obbligata a giocare corto, a controllare il pallone e i ritmi della partita per poter vincere. Non ci è riuscita perché l’aggressività della Lazio ha tolto il tempo di cui la squadra di Montella avrebbe avuto bisogno per organizzare i suoi attacchi e mettere in pratica il proprio calcio palleggiato. La dice lunga il fatto che alla fine il giocatore che ha completato più passaggi chiave sia stato Basanta (5).
Nemmeno il passaggio al 4-3-3, stabilito da Montella subito dopo aver visto che il suo piano iniziale di gara non stava funzionando, e l’ingresso in campo di Pizarro per Diamanti, pensato apposta per poter controllare i ritmi della partita, è servito a ribaltare la situazione.
Anzi, la Lazio ha chiuso la partita e poi ha dilagato sfruttando delle leggerezze clamorose dei viola. Tralasciando la punizione battuta velocemente, con palla persa e successiva ripartenza di Candreva del 3-0, concedere l’uno contro uno a giocatori come Felipe Anderson e Keita non è mai una buona idea.

Salah ripiega quando ormai la situazione è compromessa, perché Cataldi con il suo movimento ha già creato i presupposti per l’uno contro uno. Felipe Anderson salterà Tomovic, che con un intervento in scivolata causerà il rigore del 2-0.

Keita contro Savic in campo aperto. L’esito è abbastanza scontato e sarà il 4-0.
Conclusione
La migliore prestazione della stagione della Lazio conferma che la squadra di Pioli non è solo una candidata al terzo posto. Il secondo posto della Roma è lì a 4 punti e i momenti di forma opposti delle due romane rendono concreta l’ipotesi del sorpasso. In questo momento, in Italia, nessuno è in grado di pareggiare l’intensità dei biancocelesti, visto anche come l’assenza di Parolo è stata ben coperta dal prospetto Cataldi.
Biglia sta giocando su livelli straordinari ed è l’ago della bilancia della squadra. Sembra saper fare tutto: oltre a dare equilibrio, è determinante in fase di possesso e lo dimostrano i 7 passaggi chiave completati. Dietro de Vrij è sempre più sicuro (praticamente perfetto e il migliore in campo per palloni recuperati, 9), in avanti la qualità è molto alta e l’unico dubbio è legato alla tenuta fisica di Klose (in questo momento in forma smagliante) da qui alla fine del campionato.
La Fiorentina è invece tornata con i piedi per terra. La sconfitta ha messo in evidenza i limiti dei viola quando provano a difendere alti, e l’assenza di un piano B quando non riescono a gestire i ritmi della partita. L’Indice di Pericolosità ha toccato quota 31, meno della metà di quello della Lazio (85). Va detto che le assenze di Gomez e, soprattutto, di Babacar hanno tolto profondità alla squadra, non rimpiazzata da un centrocampo troppo statico, incapace di coprire ampie porzioni di campo in fase difensiva e di inserirsi negli spazi creati dagli attaccanti. Da questa partita si è avuta poi un’ulteriore conferma: Salah è molto forte, ma si disinteressa del tutto della fase di non possesso. Per rendere al meglio deve giocare da seconda punta, con libertà di muoversi tra le linee e di scambiare con un centravanti che faccia da riferimento, non un “falso 9” come Ilicic.
Ringraziamo per i dati SICS (che potete anche seguire su Facebook e Twitter).