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Dario Pergolizzi
Nuovo Ajax, vecchio Ajax
28 nov 2019
28 nov 2019
Come Ten Hag è riuscito a mantenere il suo gioco dopo il mercato estivo.
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Dario Pergolizzi
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Dopo la conclusione della straordinaria stagione 2018/19, conclusa con una finale di Champions League sfumata per un soffio e la vittoria del titolo nazionale, l’Ajax sembra essere tornato ai fasti degli anni '70 e '90 quando veniva considerata una delle rappresentanti dell'aristocrazia calcistica europea. Oggi molte cose sono cambiate, ovviamente, ma è senz'altro vero che con la scorsa stagione la squadra olandese ha riacquistato un prestigio che non aveva da diverso tempo - un prestigio che le deriva soprattutto dalla eccitante reinterpretazione del suo tradizionale gioco di posizione fatta da Erik Ten Hag.

 

L'Ajax continua a giocare come l'abbiamo vista fare l'anno scorso nonostante il sanguinoso mercato estivo, che l'ha visto perdere tre dei suoi giocatori più importanti, e cioè Matthijs de Ligt (ceduto alla Juventus), Frenkie de Jong (al Barcellona) e Lasse Schöne (al Genoa). Un mercato che aveva legittimamente fatto nascere diversi interrogativi sulla possibilità di replicare non solo i risultati, ma anche un gioco equiparabile a quello della scorsa stagione. Arrivati a questo punto, però, con l'Ajax primo in campionato a sei punti dalla seconda (l'AZ Alkmaar) e perfettamente in corsa per accedere agli ottavi di Champions League, possiamo dire però che quei dubbi erano probabilmente infondati.

 

Viene da chiedersi, quindi, come abbia fatto Ten Hag a mantenere in vita il suo progetto tattico perdendo i suoi pezzi più importanti, come quando a Jenga devi tenere in piedi una torre traballante togliendogli uno alla volta le piccole assi di legno che le permettono di non crollare. Una prima risposta viene proprio da quel mercato estivo, che in realtà non ha portato solo uscite.

 



Dal mercato estivo, infatti, l'Ajax ha ricavato oltre 200 milioni di euro, derivanti anche dalle cessioni di Sinkgraven e Dolberg (rispettivamente al Bayer Leverkusen e al Nizza) e altre operazioni minori sui giovani. Nonostante questo, gli acquisti sono stati misurati e ponderati, come da tradizione: il più oneroso è stato quello di Quincy Promes dal Siviglia per circa 15 milioni, importo simile a quello investito per Edson Alvarez, difensore centrale messicano classe 1997, dal Club America. L’altro centrale, arrivato invece per la metà del prezzo (7 milioni) dal Defensa y Justicia, si chiama Lisandro Martinez, è argentino ed è nato nel 1998. Sono 12,50 invece i milioni spesi per Razvan Marin, centrocampista rumeno del 1996, che sembra però essere abbastanza indietro nelle gerarchie, al momento.

 

Insomma, l’Ajax ha focalizzato i suoi sforzi economici nel rimpinguare difesa e centrocampo dopo le cessioni, potendo contare sulla conferma in blocco del reparto avanzato, con la sola sostituzione di Promes (un’ala) per Dolberg (punta di riserva). Strategia comprensibile, se consideriamo che per tutta la seconda metà della scorsa stagione è stato Tadic a giocare al centro dell’attacco, con Huntelaar riserva.

 

Un mercato che, come detto, non ha impedito all'Ajax di giocare come l'anno scorso, con la squadra olandese che ha replicato i principi su cui si basava l'architettura tattica anche l'anno scorso. E cioè la densità in zona palla, la rapidità di trasmissione e il gegenpressing.

 

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Due situazioni tipicamente da Ajax, entrambe figlie della densità e della capacità dei giocatori di riconoscere gli spazi: la riaggressione immediata a palla persa e l’attacco dell’area con tanti uomini.


 

C'è da dire che in realtà Ten Hag ci ha effettivamente impiegato un po' per trovare la soluzione ottimale per replicare il gioco dello scorso anno con interpreti diversi. Dopo aver provato ad inizio stagione ad avanzare Blind accanto a Marin, utilizzando il giovane Perr Schuurs o Lisandro Martinez in difesa a fianco di Veltman, è toccato proprio a Martinez giocare da centrocampista insieme a Edson Alvarez. E a questo punto è importante ricordare che Martinez e Alvarez sono teoricamente due centrali di difesa, che attualmente giocano a centrocampo in una delle squadre più offensive del mondo. Un paradosso sulla carta, che però si spiega leggendo più a fondo le caratteristiche tecniche di questi due giocatori.

 

Martinez è forse la nota più lieta del mercato estivo. Il difensore argentino è dotato di eccellenti letture difensive e pulizia negli interventi ma si fa guardare soprattutto per la sua sensibilità tecnica. Martinez gioca sul corto e sul lungo con grande precisione, con un bel cambio di passo palla al piede (favorito anche dal baricentro basso). Un'autorevolezza nel giocare il pallone dal basso maturata al Defensa y Justicia, dove ha giocato sia da centrale di sinistra in una difesa a 4, che da vertice basso di una difesa a tre. Martinez ha molte armi tecniche e si distingue per la sua capacità di alternare conduzioni profonde a verticalizzazioni repentine. Un giocatore, insomma, le cui intenzioni non sono semplicissime da leggere e la cui imprevedibilità diventa preziosa a centrocampo, dove c'è da far avanzare il pallone resistendo alla pressione.

 

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Due specialità della casa: il supporto ai difensori in fase di possesso, mentre il resto della squadra cerca di guadagnare campo; e la qualità degli intercetti.


 

Non stupisce, quindi, che Ten Hag abbia deciso di spostarlo in mediana, dove può sfruttare al meglio le sue doti anche in fase di non possesso, senza pagare troppo la sua altezza non eccezionale (178 centimetri), che non gli consente di essere dominante sulle palle alte.

 

Certo, c'è da dire che il suo inserimento a centrocampo è stato facilitato anche dall'abbassamento in mediana di Van de Beek, inizialmente assente per infortunio, con cui Ten Hag ha provato ad aumentare ulteriormente la qualità di palleggio in mezzo al campo. Lo scorso anno, Van de Beek è esploso nella posizione di “attaccante ombra”, giocando da trequartista di rottura e sfruttando le eccellenti doti di lettura degli spazi in entrambe le fasi, con marcature e inserimenti puntuali in area. Arretrare la sua posizione significa per l'Ajax compensare la perdita di de Jong, perdendo un po' per quanto riguarda l'attacco della profondità e l'occupazione dell'area, senza far calare troppo il controllo tecnico sulla palla - anche per via del conseguente spostamento di Ziyech al centro della trequarti.

 



Anche nelle partite giocate da mediano, comunque, Van de Beek ha continuato a garantire i suoi soliti gol.


 

Van de Beek e Martinez formano una coppia sorprendentemente equilibrata: la versatilità e reattività dell’argentino compensano bene i movimenti nello spazio dell’olandese. Una coppia molto solida in fase difensiva, e che è molto affidabile anche nella gestione del pallone e nei compiti di appoggio alla costruzione della manovra. Anche grazie al fatto che Lisandro Martinez continua a sfruttare le sue doti di regia in costruzione bassa da difensore, poiché di fatto è lui ad abbassarsi più spesso durante la salida lavolpiana.

 

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Qua sopra, un chiaro esempio di come si comporta il centrocampo dell’Ajax con questa nuova coppia: Martinez rimane a supporto dei difensori, mentre Van de Beek cerca di portarsi subito sul lato in cui arriverà il pallone, portandosi alle spalle dei centrocampisti avversari. Sul giro palla successivo, mentre Martinez si volta, Van de Beek rimane defilato in avanti e si propone quasi come un’ala, suggerendo e ricevendo l’apertura. Dall’azione si nota anche la reattività dell’Ajax nello scivolare per creare rapidamente densità nella zona attorno al possibile ricettore del passaggio.





Con l'arretramento di Van de Beek, e il conseguente spostamento di Ziyech al centro della trequarti, per Ten Hag si apriva il problema di come occupare la posizione lasciata libera dal marocchino sulla fascia destra. Inizialmente il tecnico olandese ha deciso semplicemente di spostare Neres a destra, riportando Tadic sulla fascia e mettendo Huntelaar centravanti (soprattutto in campionato). Una soluzione teoricamente naturale ma che rendeva l'Ajax troppo prevedibile. Per questo motivo, dopo alcune partite Tadic è stato fatto tornare nella florida posizione di punta di movimento, inserendo sulla trequarti uno dei nuovi acquisti, e cioè Quincy Promes.

 

È stato forse durante questo periodo di sperimentazione che Ten Hag ha iniziato a maturare l’idea di poter compensare tranquillamente l’assenza di Van de Beek in trequarti: pur con una interpretazione diversa, leggermente meno orientata allo sfruttamento delle incursioni ma anche più imprevedibile con il pallone, Ziyech, Promes e Tadic sono riusciti a soddisfare le richieste tra le linee, gettando poi le basi per la sistemazione del centrocampo.

 

L’infortunio di Neres (fuori almeno fino a gennaio), poi, ha dato ulteriori responsabilità a Quincy Promes, che si ritrova titolare all'Ajax dopo una stagione amara a Siviglia. Si tratta di un’ala sinistra fatta e finita, con uno stile di gioco appariscente, esplosivo, rapido ma sempre perfettamente in controllo della sfera, potenzialmente molto prolifico sia per reti che per assist. Nonostante non sia più giovanissimo, Promes potrebbe ripercorrere il percorso di Tadic, un altro giocatore dominante col pallone arrivato all’Ajax alla soglia dei trent’anni e diventato uno degli attaccanti più creativi e produttivi d’Europa.

 

Promes abbina le sue grandi qualità di calcio e corsa a un’ottima visione di gioco e ha una predisposizione naturale per il passaggio filtrante, caratteristica fondamentale in una squadra in cui i movimenti senza palla sono costanti e proattivi, e che ha portato Ten Hag a sperimentarlo anche al centro della trequarti. Quincy Promes accentua ancora di più la natura tecnica dell'Ajax, che con questi nuovi interpreti sembra ancora più orientato al controllo del pallone.

 


La partita contro lo Zwolle è stata densa di contenuti per l’Ajax e per Promes, che partendo dalla posizione di ala sinistra si è scambiato più volte con Ziyech, attaccando l’area con continuità anche da posizione centrale e segnando due gol.


 

Un'interpretazione che è ancora più spiccata quando sull'esterno basso di destra gioca Sergiño Dest, forse la più grande sorpresa di questa stagione dell'Ajax. Diciotto anni, statunitense, all’Ajax dall’età di 12 anni, Dest è uno di quei terzini-registi ipertecnici che sembrano andare sempre più di moda nel calcio contemporaneo, facendosi da subito notare per la sua capacità di gestire il possesso, per le doti di dribbling e la qualità nei passaggi.

 


Dopo un controllo imperfetto, la palla schizza via velocissima verso il fondo, ma con una accelerazione pazzesca Dest riesce a crossarla proprio sulla riga. Dagli sviluppi successivi arriverà un gol.


 

Insomma, Ten Hag ha una squadra sostanzialmente diversa da quella della scorsa stagione, ma finora l’Ajax non sembra aver intaccato minimamente il proprio stile di gioco, fatto di grande aggressività, ritmi altissimi, passaggi che somigliano a cannonate controllati come palloni a basso rimbalzo del futsal, una diagonalità esasperata ma anche una rapidità folle nello spostare il pallone in orizzontale nell’ultimo terzo di campo, e soprattutto la densità di uomini intorno al portatore, fin dentro la porta avversaria. Qualche perplessità rimarrà probabilmente insoluta ancora per un po’, come la tenuta della linea difensiva, che con Veltman al posto di De Ligt e due terzini molto offensivi non sembra ancora trasmettere la stessa sicurezza, probabilmente anche a causa del migliorabile apporto nei ripiegamenti dei mediani a supporto.

 

In ogni caso, l’Ajax anche quest'anno evoca un’immagine nitida e spettacolare negli spettatori, e dopo lo scorso anno già solo questo sembrava difficile. Se dovesse ricalcare le orme della stagione passata anche nei risultati, poi, vorrà dire davvero che una nobile che pensavamo decaduta è definitivamente tornata.

 

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