Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Elena Marinelli
Agnese Bonfantini non ha avuto fretta
20 ott 2022
20 ott 2022
Abbiamo parlato con una delle giovani calciatrici italiane più interessanti.
(di)
Elena Marinelli
(foto)
LiveMedia/Gianluca Ricci / IPA
(foto) LiveMedia/Gianluca Ricci / IPA
Dark mode
(ON)

Il primo giorno di scuola è il 22 marzo 2022, nello stadio di casa, quando la Juventus Women incontra il Lione femminile, nei quarti di finale di andata della Champions League edizione 2021/2022.La partita era iniziata come tutti si aspettavano: il Lione in controllo, nonostante qualche assenza - una su tutti quella di Ada Hegerberg - e la Juventus un po’ a inseguire e un po’ a osservare l’avversaria, cercando di trovare la propria strada.Alle francesi bastano otto minuti per passare in vantaggio, con un gol di Caterina Macaro, ma la Juventus non affonda. Per tutto il primo tempo tiene botta, si chiude, non soffre neanche troppo. Nel secondo il Lione rallenta e la Juventus allora mette fuori la testa: al 61’ il Lione resta in 10, la Juventus ne approfitta, sale col baricentro, prende il controllo. Dieci minuti dopo arriva il pareggio di Cristiana Girelli, che dà ulteriore spinta alla squadra di casa, che per l’occasione gioca allo Juventus Stadium. Al minuto ottantadue è Agnese Bonfantini a sostituire Girelli, stremata. Le bastano appena pochi minuti per brillare: mentre Caruso ha il pallone tra i piedi, lei scatta più veloce tra le due avversarie per dettare il passaggio. Quando queste se ne accorgono è già tardi: l’imbucata di Caruso ha i giri giusti e il suo destro a incrociare scivola sull’erba fino a infilarsi in rete, accompagnato dal controllo del corpo, del tocco,un vantaggio che testimonia la tecnica eccellente di Agnese Bonfantini e la sua maturità nell’inserirsi in un momento particolare della partita e nel non mancare l’occasione. https://youtu.be/oTLHQ6nAOpQ?t=83 «Il gol che ho fatto contro il Lione è stato emozionante, forse l’emozione più forte che abbia mai provato», mi dice e lo dice sicura, perché è il ricordo di calcio da grande a cui è più affezionata. Nessun commentatore ha tralasciato di dire quanto fosse difficile quel momento della partita, tanto mentalmente quanto fisicamente e quanto la velocità, l’allungo, lo scatto siano stati il risultato di un’intuizione corretta, di una scelta di tempo giusto e della profondità precisa.Non ha avuto fretta, Bonfantini, e non ce l’ha avuta nemmeno quando ha risposto alla mia prima domanda sul suo ricordo di calcio più felice fino ad oggi. Iniziamo la nostra chiacchierata in questo modo e mi rendo conto presto di avere di fronte un’atleta molto consapevole di se stessa, dell’importanza relativa di quel momento che ha costruito e che l’ha vista protagonista in una partita storica. Spesso le tue colleghe raccontano di aver dovuto sopportare e superare molte difficoltà per giocare a calcio, sia a livello organizzativo sia di contesto, mentre tu invece racconti una storia opposta.[reply]Già il fatto che non ho mai avuto problemi, anche quando giocavo con i maschi, mi ha portato a continuare a giocare, perché alla fine mi hanno sempre trattata bene.[/reply] Hai un ricordo specifico di quei momenti che ti ha spronato ancora di più a continuare?[reply]Il primo giorno che sono arrivata ho segnato un gol e loro si sono stupiti, mi hanno detto “Wow”. Da quel momento lì mi hanno sempre portata in alto. Sono sempre stata viziata dai ragazzi.[/reply]Ti ha aiutata il tuo talento?[reply]Aiuta un po’, sì, secondo me. Però talento o no, se ti fai rispettare loro ti rispettano.[/reply] Anche la tua famiglia ti ha sempre molto appoggiato nella tua decisione di giocare a calcio e la tua carriera fino a qui racconta di squadre importanti, ma c’è stato un momento in cui hai avuto qualche ripensamento?[reply]L’ultimo anno a Roma non è stato uno dei più facili, ero sempre tra alti e bassi, non riuscivo più a mostrare quello che so fare, quindi è stato un anno un po’ complicato e a essere sincera ho pensato delle volte di mollare, ma poi quando lo dici ti vengono in mente i sacrifici fatti da piccola e ti aggrappi alla passione che hai. Alla fine è la passione che ti fa uscire dai momenti no.[/reply] Cosa ti sei portata dietro dalle esperienze all’Inter e a Roma?[reply]La crescita più importante l’ho fatta il primo anno a Roma e il primo anno qui a Torino. All’Inter ero molto giovane, era ancora un momento della mia vita e carriera in cui giocavo per divertimento, ero davvero piccola.[/reply] Dopo gli anni a Roma, è arrivata la Juventus: questo ti ha ridato fiducia o è stata l’occasione per metterti in discussione ancora di più?[reply]Cambiare squadra mi ha fatto bene e arrivare in questo club così importante ti fa essere dell’idea di dimostrare qualcosa. Questa cosa mi ha fatto crescere mentalmente.[/reply] A quale episodio sei legata maggiormente, a parte il gol contro il Lione, della stagione scorsa?[reply]Vincere il primo trofeo è stato bello e poi la finale di Coppa Italia: subentrare e prendere il rigore, era un momento di tensione ed eravamo sotto; poi abbiamo vinto è stato bello anche quello.[/reply] https://youtu.be/33HJJNO31cI?t=114 Tutti e due eventi che presuppongono “alzare una Coppa”.[reply]Be’, alla fine si vive di questi momenti! [Ride, nda][/reply] Dal tuo punto di vista c’è qualcosa in particolare che ha reso la Juventus più vincente di altre squadre?[reply]Sono arrivata qua il primo giorno e ho chiesto al magazziniere cosa dovevo o non dovevo portarmi e lui mi ha detto: «Penso a tutto io, tu devi solo giocare» e questo ti fa capire subito che sei in una squadra di un certo livello, e poi qui si lavora molto sui dettagli che alla fine fanno la differenza, sia in campo che fuori, su tutti gli aspetti del gioco e sulla preparazione atletica.[/reply] Hai iniziato a giocare come classico numero 4 di centrocampo e poi ti sei spostata in avanti: come ti sei trovata a ricoprire i due ruoli?[reply]Sono nata centrocampista, proprio all’inizio da bambina, a sette, otto anni. Giocavo a Fondotoce. Appena iniziato a giocare, il mister mi ha messo lì in mezzo al campo, ma una volta gli ho chiesto se potevo fare una partita più in avanti e non era proprio d'accordo. Ho dovuto insistere.[/reply] Alla faccia dell’intuizione![reply]Sì, sono stata io, mi ero un po’ impuntata, devo dire, volevo un'occasione per giocare più avanzata, ma poi anche lui ha visto subito che ero più adatta a giocare in un altro modo, e a fare gol, anche. Ovviamente non mi ha più spostato.[/reply] Questa stagione è speciale per il calcio femminile italiano perché è la prima sotto il professionismo riconosciuto a voi calciatrici. Come ti senti rispetto a questo processo di cambiamento che si è finalmente concluso?[reply]Da quando ho iniziato a giocare a Roma mi sono sempre sentita una professionista, anche se magari non lo ero, non sento che le cose siano cambiate da questo punto di vista. Ovviamente cambia la prospettiva per chi arriverà, per le bambine che iniziano una carriera, pensando di fare questo come lavoro. Questa è una differenza che fra un po’ di anni sarà importante, come è importante oggi poter rispondere alla domanda «Che lavoro fai?» con «La calciatrice». Se lo dici in giro le persone non ci credono ancora, ma piano piano ci toglieremo grandi soddisfazioni, secondo me.[/reply] Secondo te il professionismo può cambiare anche la percezione e il livello del gioco del nostro calcio femminile?[reply]Certo, sì: avere nel campionato giocatrici dall’estero, per esempio, fa alzare il livello del movimento in campionato.[/reply] Con l’inizio del professionismo si è trovata un’occasione in più per confrontare il contesto del calcio femminile con quello maschile: pensi che sia sensato?[reply]Si compara sempre il calcio femminile con quello maschile e finché si farà in questo modo non si crescerà mai: io sono di questa idea. Quando guardi la pallavolo femminile e quella maschile, per esempio, non le compari mai. È normale che le donne sono diverse dagli uomini, non bisognerebbe nemmeno sottolinearlo.[/reply] A proposito di differenze: se avessi una bacchetta magica, e potessi importare qualcosa dal calcio europeo, cosa sceglieresti?[reply]Sai che non penso che non ci sia tutta questa differenza, lo abbiamo dimostrato anche in Champions l’anno scorso. È più la percezione che si ha del nostro calcio che è diversa. In Spagna si riempiono gli stadi, in Inghilterra lo stesso, si è visto con l’Europeo e quindi penso che è la mentalità delle persone che deve ancora cambiare.[/reply] Cosa si può fare per coinvolgere più pubblico?[reply]Mi viene in mente un esempio che riguarda la Juventus. Prima della partita contro il Lione di Champions, si è fatto anche volantinaggio in centro a Torino, per far sapere a tutti della partita. Ci sono tante cose che già si fanno, lo ripeto: è proprio la mentalità delle persone che è ancora indietro, rimangono dell’idea che le donne non possono giocare a calcio e fin quando non cambia questo sarà difficile riempire gli stadi.[/reply] Come vedi la stagione della Juventus? Sarà più complicato di altri anni confermare i risultati?[reply]Ho sempre pensato che la Juventus avesse una marcia in più, anche prima, quando ci giocavo contro e adesso lo sento sulla mia pelle, il motto «Fino alla fine» è ciò che ci rappresenta, quindi anche quando le cose non girano perfettamente sappiamo che abbiamo molta forza e determinazione per rialzarci. Abbiamo avuto molte difficoltà a causa degli infortuni, per esempio, capitati tutti insieme in ruoli delicati, però abbiamo le risorse anche mentali per riprenderci.[/reply]Quali sono i tuoi obiettivi per la stagione?[reply]Vincere come l’anno scorso, cercare di arrivare più avanti in Champions League e andare al Mondiale con la Nazionale.[/reply]

LiveMedia/Ettore Griffoni / IPA

L'anno scorso in diverse occasioni sei entrata in corsa e sei stata decisiva. Qual è la difficoltà più grande nello stare in panchina?[reply]Parto dal presupposto che tutte vogliamo giocare, ma per me la panchina ha fatto parte del percorso di crescita personale e partire titolare è stato uno stimolo per fare del mio meglio. È il nostro lavoro essere sempre pronte, sta al mister decidere chi gioca.[/reply] C’è qualcosa a livello caratteriale o di gioco che ruberesti a una tua compagna di squadra?[reply]Non ne ho solo una, ne ruberei tante! [Ride di nuovo, nda][/reply] Le prime che ti vengono in mente?[reply]Direi la mentalità di Cristiana Girelli e Martina Rosucci, e la tecnica di Lisa Boattin.[/reply]Cosa intendi quando dici “mentalità”: cos’hanno loro due di speciale?[reply]Tutto. Il loro modo di stare in campo aiuta anche la squadra. Penso sempre che quando smetteranno di giocare sarà complicato stare senza di loro. Sono uniche, la loro amicizia, la loro unione è bella da vedere.[/reply]Come vivi l’attenzione che cresce verso di voi?[reply]Molto bene. Non sono una persona che vive di pressioni, sono una persona serena e vivo tutto al meglio. Essere di ispirazione e un modello mi dà soddisfazione.[/reply]Se qualcuna ti chiedesse qual è la qualità di cui non si può fare a meno per diventare una calciatrice, cosa risponderesti?[reply]La determinazione. Bisogna essere pronte a investire in tutta te stessa, avere fiducia e se c’è la passione arriva tutto in modo molto naturale.[/reply]

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura