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Daniele V. Morrone
Aggrappati alla difesa
10 giu 2016
10 giu 2016
Come giocherà la difesa dell'Italia, che sarà anche il nostro centrocampo.
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Daniele V. Morrone
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Cominciamo da una semplice constatazione: i centrali difensivi sono l'ultimo dei problemi di Conte e, all'interno della nostra panoramica in vista dell’Europeo, quello difensivo è anche il “pacchetto” più scontato. Principalmente perché il blocco Juve di cui tanto abbiamo parlato in stagione copre tutte le posizioni disponibili per i centrali, sia con la difesa a 3 che a 4; ma anche perché le scelte di Conte sembrano parlare chiaro: se si considera il suo periodo da CT e si confronta il totale dei convocati con la lista dei difensori finiti nei 23, gli unici giocatori che hanno fatto parte del giro in questi due anni sono Acerbi, Astori, Ranocchia, Criscito, Paletta, Tonelli, Izzo e Rugani.

 

Questi ultimi tre sono stati convocati solo per l'ultimissimo stage, ma anche Criscito e Paletta (che era nei 23 del Mondiale e ha anche giocato da titolare nell'unica vittoria italiana contro l'Inghilterra) hanno avuto una sola convocazione a testa nell'era Conte. In sostanza gli unici esclusi dal gruppo su cui Conte ha lavorato in questi 4 anni sono Ranocchia (6 convocazioni sulle 10 totali, di cui l'ultima a marzo) e Acerbi (4 presenze). L’unico vero ballottaggio finale è stato tra Astori, Rugani e Ogbonna, con la vittoria dell’ultimo che si aggiungono ai tre titolari: Bonucci, Barzagli, Chiellini e Astori.

 

Non è interessante chiedersi perché Conte abbia deciso di fidarsi di Ogbonna, anche come vice Bonucci, a spese di Astori, dato che prima di tutto si punterà sul blocco Juve: Bonucci-Barzagli-Chiellini. Qualsiasi sostituto avrebbe comunque dovuto svolgere i compiti che “idealmente” svolgono quei tre e il vantaggio di Ogbonna sta nel fatto che ha già speso più tempo di tutti i suoi rivali proprio come loro riserva (e si può spiegare anche così la scelta di Rugani tra i preconvocati nonostante abbia giocato poco più di 1000 minuti in stagione: perché lui è un anno intero che si allena per sostituire uno dei tre titolari bianconeri).

 

Oltre ad Ogbonna c’è la possibilità di usare senza problemi Darmian come esterno di destra del terzetto, o in caso di emergenza De Rossi come centrale. Posta la scelta di Ogbonna, quindi, convocare un altro difensore centrale nei 23 per un altro centrale sarebbe stato uno spreco.

 

 



 

Più interessante, invece, capire l’importanza che i centrali hanno per questa squadra in tutte le fasi. La moria di centrocampisti ha forzato ancora di più la strategia di Conte già vista nelle qualificazioni all’Europeo, ben spiegata dopo le primissime partite da

: “Il cambiamento più grande rispetto alla squadra allenata da Prandelli è a centrocampo. Siamo passati da un Italia tutto-centrocampo a un’Italia niente-centrocampo. O meglio: se il playmaker è sostanzialmente il vertice alto del rombo difensivo, le mezzali del 3-5-2/3-3-4 di Conte sono prettamente di corsa e non vedono molto il pallone in fase di impostazione. La circolazione di palla si svolge prevalentemente in zone basse del campo, in attesa che il playmaker o uno dei difensori trovi il primo spazio libero per servire la punta che viene incontro o gli esterni che prendono tutta l’ampiezza del campo restando quasi sempre molto in alto in fase di possesso”.

 

Con la scelta ormai chiara di affrontare il torneo con un’Italia verticale, disposta con un 3-5-2 con due mezzali (tipo Giaccherini e Florenzi) viene esacerbata l’importanza che hanno i tre centrali in fase di possesso palla. Con una squadra tanto verticale e votata a svuotare il centrocampo, con molti giocatori oltre la linea della palla, i difensori sono il vero centrocampo della nazionale.

 



 

Disposti ovviamente non in linea, ma con un rombo ampio che ha nel mediano il suo vertice alto, sono i centrali ad impostare l’azione azzurra. Il rombo permette di avere linee di passaggio libere per via della superiorità numerica in una zona dove sostanzialmente a contestare il pallone ci sono solo gli attaccanti avversari. Una scelta di Conte per dare sì equilibrio in zona centrale, ma soprattutto per moltiplicare le possibilità a chi imposta (con anche gli esterni che diventano un’opzione di passaggio in caso di pressing avversario) aiutando così anche chi non ha la tecnica di Bonucci.

 

La disposizione in campo dona al portatore di palla il tempo necessario per poter scegliere tra più di un’opzione disponibile, alzando sempre la testa prima del lancio. Il lancio è parte integrante del gioco della Nazionale per far arrivare il pallone velocemente alle punte, diventando, se non direttamente il modo per metter un giocatore davanti alla porta, il più delle volte il passaggio precedente all’assist (un hockey pass, in sostanza).

 


L’Italia ha in Bonucci uno dei migliori al mondo in questo gesto tecnico tanto importante per il gioco azzurro.



 



 

 



 

Se esiste una controindicazione all’utilizzo del rombo in fase di impostazione è che condanna l’Italia ad attaccare quasi sempre a partire da un lancio, che però deve essere preparato da un minimo di circolazione bassa. L’Italia, quindi, non riesce ad avere una fase di transizione offensiva che possa minacciare un avversario preparato, ed è costretta ad accontentarsi di attaccare in verticale contro una difesa avversaria quasi sempre schierata.

 

L’abbandono del 3-4-3, poi, toglie i molteplici riferimenti offensivi per il lancio dei centrali che ora devono arrivare principalmente nella fascia centrale di campo, risultando spesso innocui. Sotto questo aspetto il vero punto debole della difesa è la presenza di Chiellini, quando ha la palla: il centrale è l’unico del reparto sprovvisto di un lancio sicuro, e lo spazio che gli si crea davanti quando riceve il pallone lo porta ad avanzare palla al piede per il corridoio libero. Avanzando fin quando non trova opposizione diretta si ritrova anche ad avere il pallone tra i piedi praticamente nella trequarti avversaria, il che significa che a un certo punto per disfarsi del pallone dovrà scegliere una soluzione corta, non il suo forte, e oltretutto in questo modo si nega la strategia iniziale di giocare velocemente in verticale.

 



 

 

Un altro problema che può incontrare l’impostazione dal basso italiana è che nelle amichevoli non è stata mai messa contro una squadra dalla pressione alta costante. Per contrastare il pressing gli esterni provano a posizionarsi davanti al pari ruolo avversario e le mezzali tendono ad abbassarsi per moltiplicare le opzioni al portatore, ma non sappiamo la risposta dei centrali all’impatto di una squadra in grado di andare a pareggiare numericamente il rombo, provando magari a lasciare proprio solo a Chiellini l’impostazione.

 

Il rischio di vedere a quel punto il mediano abbassarsi troppo e rompere l’equilibrio centrale, o Bonucci lanciare immediatamente perdendo precisione può esserci.

 

Tolta l’importanza del rombo in fase di impostazione, la presenza di tre centrali aiuta anche il recupero palla immediato, grazie a marcature preventive aggressive (i tre centrali sono quasi sempre in superiorità contro gli attaccanti, anche se in realtà è da verificare contro gli attacchi a 3 punte).

 

Quando è l’avversario ad avere il possesso, la presenza dei tre centrali della Juve è una garanzia senza pari o quasi in Europa. Permette di bloccare il centro dell’area, limitando al minimo i palloni che arrivano nella zona più pericolosa da dove ricevere un tiro. E la loro importanza non è limitata alla copertura: per proteggere i fianchi della linea i due esterni devono abbassarsi molto, cosa che porta ad una pressione inevitabilmente meno alta perché portata da meno uomini. Sono allora i centrali ad aumentare l’aggressività, uscendo dalla linea quasi a 5 per andare in anticipo sulla trequarti.

 



 

In questo la presenza di Chiellini e Barzagli è una vera sicurezza, perché il primo ha l’aggressività e la fisicità e il secondo è tra i migliori al mondo per letture difensive. La presenza del mediano davanti a Bonucci e il suo poco dinamismo lo portano a scegliere i momenti in cui uscire dalla linea con più parsimonia, semplicemente perché c’è un giocatore sempre davanti a lui. L’intesa tra Bonucci ed il mediano diventa fondamentale quando la palla arriva per vie centrali ed è forse uno dei pochi punti interrogativi anche in vista dell’Europeo: perché pur mantenendo sempre un gioco aggressivo, come detto, Bonucci è poco dinamico e trovandosi sempre vicino alla sua area di rigore, in caso di transizione offensiva avversaria se l’avversario riesce ad arrivare in progressione superando il mediano si trova a poter affrontare frontalmente il centrale arrivando in corsa e quindi in una situazione di vantaggio evidente.

 

E come per la Juventus, il gioco avversario tra le linee è forse il punto debole strutturale della difesa italiana.

 



 

 



 

Rimane da dire che durante il torneo potremmo anche assistere ad un ritorno della difesa a 4. La duttilità dei centrali azzurri permette a Conte libertà pressoché totale nel preparare una partita o nel muovere i pezzi a partita in corso. Conte non avrebbe nessun problema a schierare la linea a 4 contro determinati avversari sia dall’inizio che a partita in corso, sfruttando magari i meccanismi già utilizzati da Juve e Fiorentina in Serie A con lo scivolamento di Chiellini a sinistra e l’abbassamento di Florenzi come terzino.

 

In caso di difesa a 4, Chiellini pur giocando terzino rimarrebbe poi più bloccato in fase di possesso, con Barzagli pronto ad allargarsi a destra e Florenzi a salire, replicando in in fase di impostazione i meccanismi della difesa a tre.

 

Per via della struttura ad eliminazione diretta è evidente che chi arriva ad alzare la coppa nei due maggiori tornei per Nazionali lo fa sulla base di una difesa che si rivela eccellente durante il torneo. Ad eccezione della Germania nello scorso Mondiale, nessuna delle squadre vincenti ha subito più di un gol durante la fase ad eliminazione: nel 2004 la Grecia ha subìto solo 4 gol (0 dopo il girone), nel 2006 l’Italia ne subì appena 2, nel 2008 la Spagna 3 (0 dopo il girone), nel 2010 sempre la Spagna 2, e nell’ultimo Europeo appena 1 (quello di Di Natale alla prima partita).

 

La difesa può essere organizzata sulla base di principi differenti, se non addirittura opposti (Grecia e Spagna), ma deve garantire risultati solidi. L’Italia in questo Europeo non ha come obiettivo iniziale quello di alzare la coppa, ma tra le outsiders ha il vantaggio fondamentale di poter contare su quello che è probabilmente il miglior “pacchetto arretrato” del torneo. Forse è l’unica zona del campo dove siamo ancora tra l’élite.

 

 

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