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28 set 2015
28 set 2015
La Fiorentina batte con merito un'Inter distratta e disorganizzata e si candida a nuova forza di un campionato sempre più incerto.
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8 min
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Quando l’Inter subisce il gol del 4-1 da Nikola Kalinic la linea difensiva è composta da Biabiany, Ranocchia, Santon e Telles. Nell’estremo tentativo di forzare la situazione, con la Fiorentina in vantaggio di due gol e di un uomo, Roberto Mancini aveva abbassato Biabiany a terzino destro e spostato nel mezzo Santon a fare coppia con Ranocchia, riportando Medel a centrocampo con il compito di inseguire chiunque avesse il pallone tra i piedi.

Non si può dire che a Mancini manchino fantasia e coraggio. La soluzione originale con cui prova a interrompere il lungo palleggio della Fiorentina, che, forte della superiorità numerica, fa girare il pallone a proprio piacimento (il possesso palla nel secondo tempo, secondo i dati Opta, è del 78,9%), si rivela però un azzardo troppo grande per poter essere premiato.

I viola trovano uno sbocco a sinistra, con Borja Valero a sfruttare lo spazio alle spalle di Biabiany (non coperto in maniera tempestiva da Ranocchia) e a lanciare Kalinic. L’attaccante croato sbaglia pure lo stop, ma riesce comunque a far fare una brutta figura a Santon e Telles. O meglio, Santon e Telles fanno ciò che ci si può aspettare se messi in quelle condizioni: difendono in maniera pessima, non riuscendo a intervenire sul pallone controllato male da Kalinic e facendosi prendere in mezzo dall’uno-due del croato con Ilicic.

L’originale disposizione difensiva dell’Inter al momento del 4-1.

Nonostante si tratti solo del sigillo finale a una gara già ampiamente compromessa, l’azione rappresenta comunque una fotografia piuttosto chiara della confusione con cui l’Inter ha affrontato la Fiorentina. C’entra solo in parte l’errore di Handanovic dopo nemmeno due minuti. Se è vero che il rigore di Ilicic indirizza la partita in un certo modo, la differenza a livello di organizzazione tra le due squadre è stata tale che i viola avrebbero probabilmente ottenuto i tre punti anche senza la leggerezza del portiere sloveno.

Lo stesso errore di Handanovic, tra l’altro, è figlio della strategia scelta da Paulo Sousa. Il tecnico portoghese ha provato da subito a sfruttare le difficoltà dell’Inter a inizio azione, presentando una squadra aggressiva sin dal primo possesso nerazzurro.

Ilicic va a chiudere su Medel, i suoi compagni marcano i possibili scarichi del difensore nerazzurro. Il pressing dei viola è efficace: Medel è costretto a tornare indietro da Handanovic, Kalinic lo attacca e conquista il rigore.

Mancini sorprende

A conti fatti, è facile dire che Mancini abbia sbagliato a snaturare la sua Inter. Evidentemente aveva grande rispetto per la Fiorentina, se è vero che per provare a limitarla ha deciso di schierarsi con un 3-5-2 strano, con Perisic esterno destro e Santon centrale di destra nella difesa a tre.

Forse Mancini voleva replicare lo schieramento flessibile dei viola, che, come da abitudine da quando in panchina c’è Paulo Sousa, anche a San Siro hanno oscillato tra la difesa a tre in fase di possesso palla e quella a quattro in fase difensiva. Più probabilmente voleva limitare i punti di forza della Fiorentina: la difesa a tre permetteva di uscire più rapidamente, con i centrali di fascia (per l’occasione Santon e Medel), sui trequartisti viola (Borja Valero e Ilicic), che di solito creano diversi problemi alle difese avversarie con la loro posizione ibrida a cercare la ricezione nello spazio alle spalle delle mezzali e di fianco al mediano. Mancini, con la difesa a tre, voleva evidentemente togliere qualsiasi dubbio su chi dovesse andarli a prendere. Le uscite di Santon e Medel su Borja Valero e Ilicic sono state, così, costanti per la prima mezz’ora.

Anche la posizione di Perisic doveva, nelle intenzioni di Mancini, limitare un punto di forza dei viola, ovvero Marcos Alonso. Il croato, in pratica, ha marcato a uomo il laterale di Paulo Sousa. È stata probabilmente la scelta più controversa: se è vero che Alonso è tra i giocatori più in forma del campionato, viene da chiedersi se i vantaggi dell’annullamento dello spagnolo siano maggiori degli svantaggi dell’eliminare Perisic, uno dei giocatori più pericolosi, dalla fase offensiva della propria squadra. L’ex Wolfsburg ha finito la gara con soli 16 passaggi completati, nessun dribbling tentato, nessun tiro o occasione creata e 3 cross.

Se queste, comunque, erano le intenzioni, la realtà è stata ben diversa. Il pressing non organizzato permetteva a Borja Valero e Ilicic di ricevere tra le linee e Marcos Alonso ha vinto il duello con Perisic, in difficoltà in un ruolo puramente difensivo. È la descrizione del terzo gol.

Medel, portato a destra da Mancini dopo il 2-0, esce in ritardo su Borja Valero, che ha il tempo di girarsi e allargare a Marcos Alonso. Lo spagnolo brucia Perisic e va sul fondo a crossare per Kalinic. La Fiorentina è in vantaggio 3-0 a San Siro.

Sousa ha trovato la sua Fiorentina?

Alle novità e alle incertezze interiste Paulo Sousa ha risposto con la Fiorentina che, probabilmente, ha in testa (visti i continui cambi di questo inizio stagione non si può dare nulla per scontato): inizio azione sicuro con 5 giocatori coinvolti (i tre difensori più i due centrocampisti centrali), due esterni a dare ampiezza, due trequartisti a ricevere tra le linee sui quali pesa lo sviluppo della manovra nella metà campo avversaria e un attaccante in grado sia di dare profondità che di muoversi in appoggio al portatore di palla.

Kalinic, da questo punto di vista, è davvero il centravanti ideale per Paulo Sousa, più di Babacar, che ha più talento, ma non aiuta la squadra tanto quanto il croato. Solo limitandosi agli episodi decisivi della partita, Kalinic è sempre il protagonista: tre gol segnati, un rigore e un’espulsione procurata.

In fase difensiva, poi, l’Inter è stata controllata con un pressing sempre ben organizzato, sia quando la manovra nerazzurra veniva indirizzata sulle fasce sia quando l’Inter provava a costruire l’azione centralmente, con uscite aggressive sul centrocampista a cui spettava cominciare l’azione, in particolare di Vecino su Felipe Melo. Sousa ha scommesso sulle difficoltà dei centrocampisti interisti nello sviluppare una manovra fluida e ha vinto, nascondendo anche il potenziale punto debole del sistema, la posizione ibrida di Borja Valero, che doveva ripiegare a sinistra in fase difensiva e rischiava di lasciare solo Alonso.

L’equilibratore è stato Milan Badelj, perfetto nel ruolo di schermo difensivo, sempre posizionato in maniera giusta e aggressivo nel recupero palla. Badelj è stato il migliore in campo per palloni recuperati (12), contrasti vinti (4) e palle intercettate (3).

Da sottolineare anche il lavoro della linea difensiva, che ha tenuto corta la squadra accompagnando il pressing dei compagni (buono il dato della lunghezza media della squadra, 34,7 metri) e accettando di prendersi dei rischi cercando spesso il fuorigioco (l’Inter ci è finita 4 volte), pur con la coppia Gonzalo Rodríguez-Astori, poco portata a difendere con molto campo alle spalle.

Il gol dell’Inter è appunto figlio di questa difficoltà, con il capitano dei viola che è stato bruciato da Palacio in una ripartenza a campo aperto. Per il resto si può imputare poco alla squadra di Sousa, se non un Tatarusanu poco attento non solo sulla rete di Icardi (un’uscita davvero difficile da capire), ma anche su un retropassaggio di Roncaglia nel primo tempo.

Certo, gli errori dell’Inter sono stati così numerosi e importanti che non si possono ignorare. Il punto, dopo una partita del genere, è capire quanto abbiano condizionato il risultato e la prestazione della Fiorentina. I viola hanno sfruttato bene il particolare sistema di recupero palla dei nerazzurri, poco organizzato e tutto fondato sull’aggressività dei vari Felipe Melo, Kondogbia, Guarín, Medel e Miranda, e hanno fatto girare a vuoto l’Inter anche quando le squadre erano in parità numerica.

Lo svantaggio ha ulteriormente forzato l’atteggiamento dei nerazzurri e i buchi nello schieramento dovuti al tentativo di raddrizzare la situazione cercando iniziative individuali ha facilitato il compito della Fiorentina. Nel 2-0 l’Inter è scoperta a sinistra perché Telles si trova a fare il trequartista, nell’azione dell’espulsione di Miranda, Medel è in area avversaria e non viene coperto da nessuno: quando il lancio del centrale brasiliano viene intercettato, Kalinic ha una metà campo intera a disposizione.

Miranda ha appena sbagliato il lancio, Medel prova a recuperare, ma Kalinic ormai è scappato.

Serie A senza padrone

Dopo cinque giornate Inter-Fiorentina era il meglio che poteva offrire la Serie A, visto che si scontravano la prima e la seconda in classifica. È finita con la seconda che ha umiliato la capolista, ponendo seri dubbi sulla consistenza dei nerazzurri. E nemmeno la seconda, ora prima a pari merito, dà la sensazione di poter reggere a questi livelli.

Stiamo assistendo al campionato più imprevedibile degli ultimi anni. Nessuna squadra ha finora dimostrato di poter mantenere un livello nettamente al di sopra delle altre e c’è una possibilità per tutti, anche per chi ha iniziato male la stagione. Se da un lato ci sono i margini per rimonte clamorose, dall’altro dovremmo iniziare a prepararci a sorprese davvero impronosticabili, come il Torino in Champions League o il Sassuolo o il Chievo in Europa League. Siamo pronti per tutto questo o alla fine, a lungo andare, la situazione si normalizzerà?

Ringraziamo per i dati Opta (che potete anche seguire su Facebook e Twitter)

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