
Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.
Nelle ultimo mese e mezzo, escludendo il derby, il Milan aveva affrontato le ultime cinque squadre in classifica raccogliendo soltanto 8 punti. Vincenzo Montella nella conferenza stampa di rito aveva ribaltato le previsioni con una battuta sul grado di difficoltà delle partite che attendevano la sua squadra, definendo facili le sfide contro Roma e Atalanta. Il senso del suo paradosso stava nel vantaggio tattico di affrontare squadre dalla mentalità più offensiva, come appunto Roma e Atalanta, contro cui sulla carta sarebbe stato più facile trovare spazi da attaccare.
È interessante che proprio Montella, il cui stile è da sempre associato a un calcio manovrato basato sul possesso palla, reputi vantaggiosa l’opportunità di giocare con maggiore frequenza in contropiede. Anche l’allenatore del Milan, insomma, è più pragmatico di quanto siamo abituati a pensare, ma alla prova dei fatti il suo paradosso si è scontrato con la superiorità della Roma, che ha fatto subito cadere l’ipotesi di una partita tatticamente più facile per i rossoneri. Entrando più nel dettaglio, la netta superiorità della squadra di Luciano Spalletti si è evidenziata in tre aspetti fondamentali di una partita di calcio: strategia, tattica e tecnica.
Superiorità strategica
Il modo più semplice con cui dirlo è questo: il piano preparato da Spalletti è stato migliore di quello di Montella. Il Milan si aspettava di avere maggiori spazi da attaccare in transizione, Spalletti si è preoccupato innanzitutto di non concederli.
La costruzione bassa della Roma coinvolgeva sei giocatori: le coppie al centro della difesa (Fazio-Manolas) e del centrocampo (Paredes-De Rossi) e anche i due terzini, che restavano in posizione, pur su linee sfalsate (Emerson, schierato a destra come non accadeva dall’inizio della stagione, era un po’ più alto rispetto a Juan Jesus), per garantire la copertura necessaria in caso di recupero palla del Milan.
In chiave offensiva l’elevato numero di giocatori incaricati di iniziare l’azione aveva l’obiettivo di attirare il pressing della squadra di Montella, aprendo così gli spazi da utilizzare per risalire il campo, uscendo più comodamente sulle fasce o attivando Nainggolan, il giocatore di raccordo tra i centrocampisti/difensori e il tridente offensivo.

Emerson e Juan Jesus, pur su linee sfalsate, restano vicini a Manolas e Fazio; Nainggolan si apre di fianco a Sosa per collegare i reparti.
La Roma non ha preso l’iniziativa come probabilmente si aspettava Montella, ma ha attaccato con equilibrio preoccupandosi soprattutto di non concedere spazi in transizione sulle fasce a Suso e Deulofeu. Passati in vantaggio dopo nemmeno dieci minuti, i giallorossi hanno cancellato la speranza di Montella di giocare una partita di transizioni: il Milan è stato obbligato a prendere l’iniziativa proprio come aveva fatto con le squadre in fondo alla classifica affrontate di recente (contro la Roma avrà il 53% di possesso palla alla fine) aprendo il campo ad alcuni dei giocatori più pericolosi del campionato (Dzeko, Salah, Perotti e Nainggolan). Spalletti, in pratica, ha utilizzato e ritorto contro Montella la sua stessa idea di partita.
Superiorità tattica
La perfetta esecuzione del piano ha permesso alla Roma di sfruttare tutti i vantaggi tattici pensati da Spalletti. Anzitutto, una volta attirato il pressing del Milan, il triangolo di centrocampo romanista riusciva con una certa facilità a smarcarsi, a uscire dalle marcature generate naturalmente dall’incrocio con il triangolo di centrocampo rossonero e creare la superiorità posizionale utile a risalire il campo.

Pasalic si alza in ritardo su Paredes; Mati si perde De Rossi alle spalle: la Roma può impostare agevolmente l’azione da dietro.
Le posizioni bloccate di Emerson e Juan Jesus, oltre a garantire copertura in caso di perdita del possesso, non trascinavano in basso gli esterni del Milan, lasciando l’uno contro uno a Salah e Perotti contro Vangioni e De Sciglio: situazioni che, come era facile intuire, si sono rapidamente trasformati in chiari mismatch in favore della Roma.
La squadra di Spalletti è stata in controllo anche in fase difensiva, sia nelle occasioni in cui si alzava per aggredire il primo possesso milanista sia in quelle, più frequenti, in cui ha preferito schierarsi nella propria metà campo per aprirsi gli spazi da attaccare in transizione. La Roma è riuscita a manipolare il possesso milanista fin dalle prime fasi: la marcatura di Nainggolan su Sosa obbligava le mezzali rossonere (Mati Fernández e Pasalic) ad abbassarsi per uscire dal blocco difensivo giallorosso e fornire ai difensori una linea di passaggio per iniziare l’azione.
Indirizzata subito sulle fasce la manovra del Milan, la squadra di Spalletti è stata puntuale nella marcatura delle catene laterali rossonere. In particolare De Rossi, Perotti e Juan Jesus sono stati praticamente perfetti nella gestione della catena destra del Milan, quella su cui solitamente si appoggia la squadra di Montella per costruire il gioco, formata da Suso, Mati e De Sciglio.
In partenza gli accoppiamenti erano naturali: Juan Jesus seguiva i tagli al centro di Suso, lasciandolo però a De Rossi e Paredes quando lo spagnolo si spostava così tanto da entrare nella loro zona; De Rossi usciva su Mati; Perotti seguiva De Sciglio.

Juan Jesus marca Suso; Perotti ha seguito De Sciglio; De Rossi si prepara a fronteggiare Mati.
Ma De Rossi, Perotti e Juan Jesus sono stati precisi nell’adattarsi ai movimenti dei giocatori del Milan, scambiandosi le marcature in maniera puntuale. L’applicazione difensiva di Perotti, in particolare, è stata notevole: l’argentino non si è limitato a star dietro a De Sciglio, ma ha sostituito De Rossi nella pressione su Mati o Pasalic, che hanno scambiato di frequente la posizione, e a un certo punto ha finito pure per marcare Suso, accentrandosi per seguire il classico taglio dello spagnolo. Pur avendo giocato soltanto un’ora, Perotti è riuscito a recuperare 7 palloni, gli stessi di Paredes e Juan Jesus.
Sull’altra fascia l’equilibrio difensivo della Roma è stato più labile: Salah non seguiva Vangioni con la stessa applicazione di Perotti (ma d’altra parte l’egiziano doveva rimanere fresco e in posizione pericolosa per attaccare il Milan in transizione) e Deulofeu è riuscito in qualche occasione a ricevere con sufficiente spazio per girarsi e puntare la difesa. Spalletti aveva preparato anche questa situazione, però: i raddoppi sull’ex giocatore delle giovanili del Barcellona sono stati quasi sempre tempestivi.

Vangioni tiene occupato Emerson e Deulofeu può accentrarsi e ricevere: attorno a lui però si stringono ben cinque giocatori della Roma.
In questo modo la Roma ha controllato senza affanni il possesso del Milan, costringendolo a sbilanciarsi per risalire il campo e forzandone gli errori: negli spazi che si sono aperti in transizione Salah, Perotti, Nainggolan e Dzeko sono stati devastanti.
Superiorità tecnica
Il piano di Spalletti si è poggiato sull’evidente divario tecnico che separa le due squadre. In ogni zona del campo i vantaggi della Roma sono stati così chiari da permettere al tecnico giallorosso di preparare una partita in cui ad attaccare erano essenzialmente quattro giocatori: Nainggolan ha dominato Sosa in fase di possesso e in quella di non possesso; Perotti e Salah hanno stravinto i duelli con De Sciglio e Vangioni; Dzeko è stato un vero e proprio gigante in mezzo a Paletta e Zapata, anticipandoli costantemente, sui palloni alti (9 duelli aerei vinti: record della partita) tanto quanto su quelli bassi per cucire il gioco con le sue sponde. La doppietta è soltanto la parte più visibile di una prestazione eccezionale.


Sfruttare la superiorità tecnica: da Fazio a Nainggolan e dal belga a Perotti, che può puntare De Sciglio in campo aperto. Coinvolgendo solo tre giocatori la Roma arriva in porta.
La Roma ha vinto i duelli chiave anche in difesa: Emerson, la scelta più forte di Spalletti, che l’ha schierato terzino destro per l’assenza di Rüdiguer ma, probabilmente, anche per difendere a piede invertito su Deulofeu, è stato impeccabile e non ha sofferto nemmeno quando Montella ha piazzato Suso dalla sua parte per puntarlo sul piede debole. Juan Jesus ha marcato con attenzione e intelligenza sia Suso che Deulofeu, nel secondo tempo. Controllate le principali fonti di pericolo del Milan, per Fazio e Manolas è stato più semplice gestire Lapadula e renderlo inoffensivo.
La sproporzione nei duelli individuali vinti a fine partita è impietosa: 9 dribbling a 2 (60% a 20% la percentuale di successo), 19 duelli aerei a 9, 17 contrasti a 11, con una percentuale di successo che sfiora il 90% contro il 55% del Milan. Non ci può essere fotografia più chiara del dominio esercitato dai giallorossi a S. Siro.
La Roma non aveva soltanto bisogno di una vittoria per difendere il secondo posto, ma anche di una grande prestazione per cancellare il derby e arrivare allo scontro con la Juventus nelle migliori condizioni possibili. I giallorossi non avevano mai vinto 6 trasferte di fila in Serie A e non segnavano 4 gol al Milan nel suo stadio dal 1935. Sono traguardi che non portano titoli, ma che dimostrano la forza di una squadra il cui ultimo obiettivo rimasto è evitare che la Juve festeggi lo scudetto nel suo stadio.
L’annata della Roma è stata caratterizzata da grandi prestazioni simili a quella contro il Milan e sconfitte brucianti. Una squadra che raramente ha sbagliato la partita quando la superiorità tecnica era evidente, ma nelle sfide con le dirette concorrenti - o nelle fasi a eliminazione diretta nelle coppe - Spalletti ha invece fatto più fatica a trovare le giuste contromosse per far andare le partite secondo i piani desiderati. La prossima sfida con la Juventus è una sorta di ultima spiaggia in questo senso, anche se quasi certamente non servirà a riaprire il discorso Scudetto c’è in ballo un secondo posto fondamentale per evitare una stagione lunghissima come questa, e per il morale forse sarebbe anche importante evitare la beffa di un festeggiamento bianconero all’Olimpico.
Dal punto di vista del Milan l’unica buona notizia nell’involuzione subita nella seconda parte del campionato è che le dirette concorrenti stanno facendo anche peggio e il sesto posto resta un traguardo ampiamente alla portata. Difficile chiedere di più a questa squadra, anche se il rendimento sopra le aspettative nei primi mesi aveva illuso di poter ambire a piazzamenti più prestigiosi.