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Emiliano Battazzi
Accelerare il passo
27 apr 2015
27 apr 2015
Nella corsa europea il Napoli batte una Samp sterile e confusa e si dimostra la squadra più in forma. Possiamo ritenerla una seria competitrice per il secondo posto?
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Emiliano Battazzi
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Il campionato oltre la Juventus prosegue ormai come una specie di reality show nel quale tutti i concorrenti devono fare i conti con le proprie paure e contraddizioni, messe in mostra partita dopo partita, e in cui non è chiaro chi potrà uscirne vincitore.

 

La Lazio, squadra che per qualità di gioco e stato di forma sembrava nettamente favorita, comincia ad avere il braccino del tennista, ed è forse normale per una squadra partita con ben altre ambizioni. La Roma, il Titanic della Serie A, sta ormai affondando e i giocatori sono in mare aperto, da soli su una scialuppa senza che nessuno riesca a salvarli. La Fiorentina rimane una squadra senza continuità, flagellata da infortuni di ogni tipo (vedi Babacar, l’eroe di Kiev) e che dopo le tre sconfitte consecutive sembra ormai volersi concentrare totalmente sull’Europa League; in questo modo, però, i viola stanno riaprendo la corsa agli ultimi posti europei: Genoa e Torino stanno andando forte e persino la timida Inter di Mancini comincia a nutrire qualche speranza per il sesto posto.

 

In un contesto così incerto il Napoli di Benítez non fa eccezione: alla continua ricerca di un equilibrio, sia tattico che di risultati, ma anche emotivo, con una stagione che ad ogni mese, come un pendolo impazzito, oscilla tra disastro e trionfo. In questo momento anche il Napoli potrebbe compiere la scelta della Fiorentina: abbandonare il campionato per puntare tutto sull’Europa League, dove un sorteggio benevolo ha proposto il Dnipro di Konoplyanka come ultimo ostacolo verso la finale di Varsavia. La situazione di classifica non gli permette però di compiere una scelta: Roma e Lazio sono ad un passo, con la prospettiva di rientrare tra le prime tre ed evitare che la vecchia Coppa Uefa si trasformi in una sorta di Santo Graal da conquistare ad ogni costo.

 

La Sampdoria di Mihajlovic, invece, dopo una partenza sprint sembrava destinata al ruolo di meteora: grazie anche al carattere del suo allenatore, è rientrata in piena corsa per l’Europa e, prima della partita del San Paolo, poteva addirittura ambire al terzo posto. La Samp è una squadra molto compatta, grintosa, attenta ad ogni piccolo dettaglio tattico e che conquista i tre punti lottando sempre su ogni centimetro: è questa anche la sua debolezza, legata ad un’incapacità di vincere partite con il minimo sforzo, oltre ad una significativa difficoltà realizzativa, che neppure l’arrivo di Eto’o, una sorta di battitore libero in attacco, è riuscita a sanare.

 

La sfida tra queste due squadre, insomma, offriva numerosi spunti, sia per il futuro delle rispettive stagioni che dell’intero campionato. A questo si è aggiunta l’indiscrezione sul possibile futuro di Mihajlovic, proprio al Napoli, e la sfida tra due squadre è diventata anche una curiosa sfida tra i due tecnici.

 



Benítez da ben 12 stagioni consecutive partecipa ad una competizione europea, e tra i suoi princìpi c’è da sempre quello dell’alternanza dei giocatori, anche a costo di stravolgere le formazioni. In questo caso, “solo” 4 cambi rispetto all’impegno con il Wolfsburg, con il jolly Henrique schierato a terzino destro, Jorginho in regia al posto di Inler, Insigne ala sinistra al posto di Mertens e Gabbiadini dietro Higuain al posto del capitano Hamsik. Al classico 4-2-3-1 del Napoli risponde il 4-2-3-1 di Mihajlovic, che spesso rimane tale solo sulla carta: Eto’o da ala sinistra diventa spesso il quarto della linea di centrocampo, con Soriano invece spesso molto alto, quasi vicino ad Okaka, per quello che diventa un 4-4-1-1 in ripiegamento, con la consegna di rimanere compatti. Ci riescono poco, i giocatori blucerchiati, e l’andamento della partita emerge nitido dopo pochi minuti di attesa.

 


Il pressing alto della Samp sul primo possesso del Napoli: i due centrali difensivi si allargano per permettere a Jorginho e David Lopez di aiutare l’impostazione, ma Obiang e Palombo li seguono a vista. Andujar può solo lanciare lungo.



 

Ad inizio partita, infatti, la Samp sembra voler pressare sull’inizio azione del Napoli, con Obiang a scivolare subito su uno dei due centrocampisti, in particolare Jorginho. Questo piano di gara funziona, e anche bene, per una mezz'ora, e i dati SICS ci confermano che la Samp ha recuperato il pallone molto in alto (circa 39 metri la media, contro i 32 del Napoli), nel corso dei quali il Napoli è costretto a lanci lunghi poco efficaci, e Higuain ad arretrare addirittura nella propria metà campo. Poco dopo, la Samp inizia a disunirsi: la linea difensiva non accompagna il pressing alto e comincia a crearsi spazio con la linea di centrocampo; sorpassata la prima linea di pressing, la Samp si trova troppo disunita, e gli attaccanti del Napoli occupano questo spazio e creano densità per provare le classiche combinazioni nello stretto. Nel repertorio di Benítez, lo splendido movimento ad elastico tra Higuain e Gabbiadini, con quest’ultimo spesso nella profondità creata dall’argentino, che si abbassa tra le linee per attrarre un difensore avversario. La squadra di casa però riesce a rendersi molto pericolosa anche grazie ai movimenti delle ali, che spesso si accentrano, lasciando spazio per gli inserimenti dei terzini, soprattutto Ghoulam sulla sinistra (con 2 assist, ben 6 duelli vinti e soprattutto delle palle recuperate, addirittura 12).

 

La Samp soffre molto perché De Silvestri e Mesbah finiscono spesso in inferiorità numerica: Eder non rientra spesso, Soriano non riesce a fornire il raddoppio sulla fascia, mentre in fase offensiva il suo ruolo di guastatore tra le linee è impedito della grande compattezza del Napoli. Alla Samp non riesce una combinazione di passaggi degna di questo nome.

 

Per sopperire a questa povertà di manovra è spesso Eto’o a giostrare in un ruolo da regista aggiunto, senza però apportare nulla di significativo al gioco dei blucerchiati: Obiang e Palombo recitano un copione che prevede due sole battute, cioè la verticalizzazione unica verso Okaka e la circolazione interlocutoria sulle fasce.

 


La Samp comincia a disunirsi: gli attaccanti del Napoli allungano la difesa blucerchiata, che non segue il movimento in avanti, creando grande spazio tra le linee. Superata la prima linea di pressing, il Napoli trova sempre un passaggio comodo per un giocatore tra le linee, in questo caso Callejón.



 

La partita comincia a diventare una sfida tra attacco e difesa dopo 10 minuti, eppure è la Samp ad andare in vantaggio, nell’unica (e pregevole) azione offensiva dei suoi primi 45 minuti: il Napoli è pigro nelle marcature preventive, la linea difensiva è scomposta, Albiol tiene in gioco Eder che, servito splendidamente da Soriano, attacca la profondità alle spalle di Ghoulam, mentre Britos va fuori posizione: finisce con l’autogol di Albiol, intervenuto in scivolata per anticipare Okaka. Uno dei tanti gravi errori difensivi del Napoli in questa stagione, ormai così numerosi da non poter essere addebitati al caso, ma a pessime interpretazioni di gioco.

 

La fortuna bisogna guadagnarsela, e questa Samp non sembra in grado di portare a casa il risultato, nonostante la partita incanalata nel migliore dei modi. Alla squadra di Mihajlovic non riescono né le ripartenze né l’attacco del lato debole, altro storico difetto della squadra di casa.

 



Il Napoli non si fa sconvolgere dall’immeritato vantaggio avversario, e riprende a giocare usando le stesse armi tattiche: squadra corta nella zona delle palla, con i due pivot davanti alla difesa a chiudere tutte le linee di passaggio verticali, rendendo così difficile la vita per Obiang e Palombo. Da buon tattico maniacale, Benítez non disdegna gli schemi offensivi su rimessa laterale: un momento di gioco poco studiato in Serie A (tra i cinque principali campionati europei è quello in cui si creano meno occasioni da gol da rimessa), e che invece il Napoli prepara spesso. Per questo sorprende che la Sampdoria riesca a farsi trovare impreparata in ben due occasioni, non concretizzate da Higuain.

 


Gli errori dei movimenti difensivi: Britos sale quando è troppo tardi, mentre Eder sta già puntando Ghoulam: sarà servito splendidamente da Soriano, e da questo movimento nascerà l’autogol di Albiol.



 

Il pareggio arriva dopo pochi minuti grazie all’ennesima combinazione tra Higuain e Gabbiadini, il cui tiro verso la porta viene deviato da Romagnoli e accompagnato delicatamente in rete da Viviano. Punteggio pari, alla pari anche i regali.

 

Il Napoli vuole però concretizzare il suo dominio e ci riesce tre minuti dopo, quando una combinazione nello stretto tra Gabbiadini (ancora da punta centrale) e Higuain consente all’argentino di segnare uno splendido gol. La partita di Gabbiadini è degna di nota, con ben 2 assist, 2 dribbling e 4 duelli vinti, oltre al gol.

 

Callejón e Insigne, nel frattempo, continuano a torturare i terzini avversari, ma tra le parate di Viviano e gli interventi disperati di Romagnoli il primo tempo si chiude sul 2-1, lasciando la partita ancora viva nonostante il netto divario tra le due squadre. Nel frattempo la Samp era stata costretta a sostituire l’infortunato Eder con Muriel.

 

Nel secondo tempo i blucerchiati rientrano addirittura più molli che nei primi 45 minuti. Con l’ingresso di Muriel sembrano più spesso muoversi secondo un 4-3-3, ma non basta cambiare i giocatori se non ci sono idee di gioco. Il calcio diretto e verticale della Samp a volte lascia sbigottiti per la povertà di variabili, costringendo Okaka a movimenti e scatti in gran parte inutili, e che lo vedono sempre lontano dall'area. A fine primo tempo l’IPO dei blucerchiati è pari ad 8, grazie esclusivamente, in pratica, all’azione del gol (a fine partita sarà 22).

 

Gran parte di quest’anemia blucerchiata è merito del Napoli: attento, compatto e fisicamente straripante, trova subito il terzo gol che spegne la partita. Il centrocampo azzurro chiude tutte le linee di passaggio e De Silvestri, incerto sul da farsi, prova un passaggio sulla linea di Insigne. Il capitano intercetta poco oltre la linea di centrocampo, sulla sinistra, e attacca la porta accentrandosi: i due terzini sono costretti ad allargarsi per coprire i movimenti di Gabbiadini e Higuain, e Silvestre non sa se uscire a chiudere sul giocatore in possesso. Mentre il difensore della Samp ci pensa, Insigne ha già piazzato un destro a giro all’angolino: 3-1 e partita in controllo.

 

Solo con l'entrata di Duncan il gioco dei blucerchiati sembra accendersi, ma più per il dinamismo e le idee del giovane ghanese che per un nuovo approccio tattico: in circa 30 minuti riesce ad essere il migliore dei suoi, con ben 4 passaggi chiave e due assist.

 

Il Napoli invece dopo il terzo gol cerca di rallentare i ritmi, viste anche le fatiche dell'Europa League: rimane però l'attenzione nel non lasciare spazio al gioco avversario. Mai come in questa partita i due centrali di centrocampo hanno potuto giocare liberi: il pressing della Samp è durato troppo poco, e non si è capito neppure se è stato un azzardo, o semplicemente la squadra non sia riuscita a tenere il ritmo. Prendersi un rischio a metà è sempre peggio che rischiare davvero: è la lezione della serata.

 


L’abilità del Napoli a centrocampo: linee di passaggio tutte chiuse, e Palombo è costretto a rischiare un passaggio, intercettato da Jorginho: il Napoli è pronto a ripartire, con Higuain pronto a ricevere il passaggio in posizione da trequartista.



 

Con l’ingresso di Hamsik il Napoli ha trovato di nuovo gli stimoli e non si è accontentato, dando la possibilità a Viviano di riscattarsi parzialmente con una serie di ottime parate. Proprio lo slovacco si è procurato il rigore del 4-1, per un fallo di De Silvestri, costantemente puntato e saltato.

 

Higuain ha così potuto incrementare il suo già ricco bottino di gol, 26 in totale (15 in Serie A, 7 in Europa League, 2 in Supercoppa, 1 nei preliminari di Champions e 1 in Coppa Italia) ed ha coronato con la doppietta una partita semplicemente splendida: è difficile trovare un numero 9 così completo nel panorama europeo, con un fiuto del gol da centravanti d’area vecchio stile abbinato ad una grande capacità di creare spazio e gioco per i compagni (2 assist e 3 passaggi chiave). È una fortuna per il Napoli che il centravanti argentino arrivi alla volata finale in splendido stato di forma: forse bisognerebbe ringraziare il tanto deriso Rafa Benítez per averlo fatto riposare quando serviva.

 

Il 4-2 di Muriel è una splendida pennellata su un grande quadro dipinto quasi tutto dal Napoli: un tiro da fuori area che ci ricorda le qualità di un giocatore che, se volesse, potrebbe davvero diventare tra i più importanti del calcio italiano.

 



La sconfitta della Samp non deve ingannare sul giudizio complessivo della squadra: finora è stata una stagione esaltante, e Mihajlovic ha organizzato un gruppo di livello. La partita del San Paolo è troppo brutta per essere vera: persino nell’attenzione ai dettagli e alla cura dei calci piazzati, una delle grandi armi di questa stagione, la Samp è sembrata incredibilmente svagata. Il rischio però è di rovinare tutto nell’ultimo tratto di stagione: i cugini del Genoa sono solo a 3 punti di distanza, e adesso la Samp rischia di rimanere invischiata in una volata per l’Europa League che potrebbe coinvolgere fino a cinque squadre. Per concludere alla grande questo percorso l’allenatore della Samp dovrebbe cercare nuove soluzioni di gioco: il calcio diretto e compatto, fatto di linee strette e controllo dello spazio, sembra essere meno efficace del solito. Due punti nelle ultime quattro partite sono un campanello d’allarme da prendere in seria considerazione.

 

La vittoria del Napoli, oltre che rotonda nel risultato (e anche l’IPO è elevato, pari a 61), è impressionante anche per intensità di gioco e varietà di soluzioni: forse la miglior partita nella stagione dei partenopei, per la capacità di mantenere sempre l’equilibrio tra le due fasi (ad eccezione dell’immancabile errore che ha portato al momentaneo vantaggio ospite), per la fluidità della manovra e la capacità di annullare totalmente l’avversario. Il Napoli è stato abile a gestire le varie fasi di gioco: in possesso di palla, la circolazione era così rapida da scardinare il dispositivo difensivo sampdoriano, e lo era anche grazie ai movimenti sulle fasce terzino-ala combinato a quelli di centravanti-rifinitore; in fase di non possesso, lasciando come unica linea di passaggio il lancio lungo per Okaka si è reso il compito dei difensori centrali molto più facile del solito.

 

A questo punto le prospettive della squadra di Benítez si fanno davvero interessanti: il secondo posto della Lazio è a 3 punti, con lo scontro diretto da giocare in casa all’ultima giornata. Buona parte del merito va anche al suo allenatore, persino insultato nel corso della stagione, ma che ha reso il Napoli una squadra di livello europeo: la sfida nella sfida, quella tra i due allenatori, l’ha vinta Rafa, dimostrando che ci sono diversi livelli di differenza rispetto al collega della Samp.

 

L’importanza dell’impegno europeo rischia di togliere energie preziose, anche mentali: ma visto l’avversario della semifinale e la forma della squadra, il tecnico spagnolo può sperare in un finale di stagione da asso pigliatutto. Il Napoli è la squadra più forte delle quattro di Europa League, ed è la più in forma nello strano reality che è il campionato oltre la Juventus: mentre tutti gli altri concorrenti fanno i conti con le loro paure il Napoli guarda spavaldo verso la camera, consapevole delle proprie qualità.

 
 



 
 

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