L’Europeo Under 17 è un torneo annuale che spesso si rivela utile più che altro agli addetti ai lavori. Agli spettatori come noi può servire più che altro per seguire quei due o tre di giocatori in ogni Nazionale che potremmo definire “stelle” e che hanno, per ora, più probabilità di avere una grande carriera degli altri. Moise Kean con la maglia dell’Italia, Jadon Sancho con quella dell’Inghilterra, per intenderci. Tra questi giocatori, c’è anche a punta spagnola Abel Ruiz. Che, come scritto da chi segue il torneo da vicino come Marcadorint, sta giocando un Europeo a un livello superiore rispetto a tutti gli altri.
Abel Ruiz ha partecipato già alla scorsa edizione del torneo, come punta titolare anche se “sotto età” e aveva contribuito con 4 gol all’arrivo in finale della Spagna (sconfitta ai rigori dal Portogallo). Adesso sta ripetendo l’esperienza da capitano, portando nuovamente la Spagna in finale dopo aver battuto la Germania ai rigori. Quanto di buono si dice di lui, ormai da anni, a livello giovanile sta trovando conferme in ogni tappa del suo sviluppo. Sul piano del talento, possiamo considerare Abel Ruiz come l’attaccante spagnolo più promettente dai tempi dell’esplosione di Álvaro Morata nelle giovanili del Real Madrid.
Spoiler: Abel Ruiz invece gioca nelle giovanili del Barcellona.
Il nome di Abel Ruiz in realtà è arrivato al grande pubblico spagnolo prima ancora dei filmati con i sui trick, per via del trasferimento da dodicenne (nel 2012) con cui è passato dal Valencia al Barcellona. All’epoca, Ruiz era considerato il più promettente delle giovanili del Valencia, che non ha preso affatto bene la mossa del Barcellona, minacciando anche di far saltare il trasferimento concluso proprio in quel periodo, ma ancora solo a parole, di Jordi Alba. Alla fine Jordi Alba arriva comunque in Catalogna e poco dopo lo segue Abel Ruiz, con il Valencia che non può fare nulla e il ragazzo che viene inserito nelle giovanili alloggiando nel nuovo dormitorio della Masia.
Praticamente ogni annata delle giovanili del Barcellona ha il suo Abel Ruiz, per questo da quel momento in poi il suo nome si è un po’ perso tra i tanti talenti della Masia. È riemerso quando il suo sviluppo fisico gli ha permesso di giocare anche con i più grandi, oggi è alto 184 cm, con un fisico bello robusto. Da quest’anno il Barcellona l’ha fatto giocare con la selezione u19, pur essendo di due anni più giovane, ed è apparso evidente come ormai si possa iniziare a parlarne seriamente. Ha firmato il primo contratto da professionista e ha già esordito con la seconda squadra.
Facile farsi notare con assist del genere.
Dato che è spagnolo abbondano gli improbabili accostamenti ad altre punte spagnole del passato e del presente (Morientes, Negredo) anche se, come stile di gioco, volendo trovarne un modello platonico viene più in mente un Benzema in scala ridotta. Sicuramente è meno veloce di quanto lo era il francese da giovane, ma altrettanto tecnico e intelligente in campo.
Il Barcellona gli chiede di muoversi molto, sfruttando questa sua intelligenza per smarcarsi e dare profondità alla squadra. Coprendo quasi tutto il fronte offensivo senza dare punti di riferimento, aiutato oltre che dalla mobilità e dalla tecnica, anche dal fatto di essere praticamente ambidestro, potendo creare pericoli, cioè, anche rientrando da sinistra a destra anche se teoricamente è mancino.
Chiedimi qual è l’ABC di un centravanti.
Abel Ruiz salta agli occhi per la tecnica di base, oltre la media anche per il livello tecnico della Masia, per come controlla il pallone anche sotto pressione. La chiave che inquadra il suo sviluppo, e che secondo me lo lega maggiormente in profondità a Benzema, è il fatto che Abel Ruiz sembra aver capito da subito che il calcio è un gioco di squadra e che la tecnica è utile anche se messa a disposizione della squadra, non solo per arrivare al gol.
Ha capito, cioè, che un attaccante non si può più giudicare solo in base ai gol segnati. Può sembrare paradossale, ma un attaccante che sa solo fare gol, anche se eccezionale a fare gol, è un lusso che ad alto livello non si può permettere più nessuna squadra ormai. Per questo Ruiz, comunque ottimo giocatore d’area di rigore, ha sviluppato la sua squisita tecnica individuale per avere maggiore influenza tecnica anche fuori dall’area. Ad Abel Ruiz non basta essere un riferimento centrale, deve fare spazio anche per l’inserimento dei compagni in area, muovendosi in orizzontale e in diagonale per smarcarsi e creare spazi. È in grado di associarsi non solo con gli esterni vicini a lui ma con tutta la squadra, anche abbassandosi per ricevere o allargandosi per creare il buco in cui far ricevere al compagno.
Con questi presupposti non ha sviluppato solo l’istinto per la conclusione, ma anche quello per l’ultimo passaggio. Come nella partita contro la Turchia:
Il centrale non è irreprensibile, è vero, ma l’intuizione denota una grande capacità creativa.
A livello giovanile basterebbe anche solo l’alternanza tra tagli in profondità e movimento incontro spalle alla porta perché Abel Ruiz continui a essere determinante per la sua squadra. In vista di un inserimento in prima squadra a medio termine, però, la sua completezza fuori dall’area di rigore assume tutto un altro aspetto: Ruiz mostra una maturità tattica non comune, che a livello giovanile gli fornisce un altro vantaggio notevole.
Qui intercetta un pallone leggendo la traiettoria del passaggio, avvia la transizione offensiva portando palla e servendo il compagno centralmente, prima di scattare per dare profondità.
Tutti i vantaggi che garantisce vengono pienamente sfruttati dalla Spagna u17, che a lui si affida totalmente. Abel Ruiz è già un giocatore professionista per tecnica e capacità di proteggere il possesso, e viene sfruttato con passaggi provenienti da qualsiasi direzione con la richiesta di coinvolgere i compagni, facendo gioco non solo per se stesso. È una risorsa indispensabile per muovere la difesa avversaria e soprattutto innalzare il livello tecnico della manovra, che si traduce in due tipologie di azioni specifiche che maneggia alla perfezione anche partendo spalle alla porta: in caso di transizione offensiva Ruiz gioca sia di sponda che dopo il primo controllo per far risalire la squadra e coinvolgere più di un compagno alla manovra; in caso di attacco posizionale, con il contatto con il marcatore ben stabilito, si allunga la palla senza sia a destra che a sinistra (se può, dopo averla stoppata e creato separazione dal difensore) e da lì sceglie se associarsi in corto o in lungo con un compagno.
Quando riceve fronte alla porta con spazio a disposizione, ovviamente la precisione e la qualità delle sue letture migliorano sensibilmente.
Questa è veramente un’azione alla Benzema, in cui Ruiz coinvolge l’esterno prima di tagliare in area così da creargli spazio e poi servirlo sulla chiusura del triangolo.
Certo, il ruolo di prima punta richiede una gestazione più lunga che per altri ruoli offensivi, soprattutto per un giocatore che non sembra avere incredibili doti atletiche per giocare al piano superiore. E spesso avere più tempo a disposizione nelle giovanili per diventare un giocatore nel pieno della consapevolezza, si accompagna a una successiva difficoltà ad emergere nelle squadre di élite, che per forza di cose hanno bisogno di prodotti già pronti. Nel suo caso, ad esempio, le lacune in un fondamentale come il colpo di testa hanno evidentemente bisogno di molto lavoro per essere colmate.
Abel Ruiz però ha tutte le qualità per cavalcare lo zeitgeist, per diventare il prototipo ideale del centravanti moderno, accompagnando un lavoro tattico encomiabile alle doti tecniche e di finalizzazione. E se per diventare utile al Barcellona serve ancora qualche anno di duro lavoro, e il suo sviluppo non deve mostrare flessioni, già ora è in grado di dire la sua tra giocatori che in ogni caso hanno due anni di vantaggio su di lui (con la u19 del club, cioè) e di fare la differenza tra i pari età.
BONUS: 5 giocate di Abel Ruiz in questi Europei u17 in cui ci ricorda che nonostante tutto ha ancora 17 anni.
5) Protezione del pallone barocca contro la Francia. Abel Ruiz potrebbe tenere palla in una discoteca e non rovesciare il gin-tonic che contemporaneamente tiene in mano, però insomma a un certo punto bisogna smetterla con i vizi.
4) Primo controllo perfetto, ma poi fa un assist a cucchiaio decisamente corto.
3) Doppio dribbling con tanto di spezza caviglie e poi perde tutta la concentrazione al momento del cross.
2) Tentativo di entrata di area su autolancio tra due avversari partendo da fermo.
1) Inspiegabile tentativo di passaggio di testa su autopassaggio alto.