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Emanuele Mongiardo
Abatembauer
13 dic 2018
13 dic 2018
Nelle ultime partite il terzino del Milan è stato riadattato al centro della difesa, con risultati sorprendentemente buoni.
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Emanuele Mongiardo
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A fine marzo del 2008 la Roma ospita l'Empoli per l'undicesima giornata del girone di ritorno di Serie A. È un pomeriggio piovoso, l’Olimpico è semideserto e la curva nord è Schiusa per mancanza di pubblico. I giallorossi sono in piena corsa con l'Inter per lo scudetto mentre l'Empoli di Malesani, che a fine stagione sarebbe retrocesso, annaspa sul fondo della classifica. I toscani, trascinati da Giovinco e Marchisio, sono più pericolosi ma la Roma passa in vantaggio con Tonetto.

 

A inizio ripresa la Roma è però in confusione. Con gli avversari lunghissimi, Abate

un pallone a centrocampo e col primo controllo brucia Max Tonetto in velocità. Superato il terzino, Panucci si alza per chiudere la corsa dell'avversario, pur avendo molto campo alle spalle. Abate, ingolosito dallo spazio dietro il difensore, tocca il pallone di collo, lo manda da un lato, alla sinistra di Panucci, e prosegue la sua corsa sull'altro lato, circumnavigando l'ex Milan e Real Madrid. Il centrale resta fermo sul posto, Tonetto e Ferrari provano disperatamente a recuperare, ma Abate è troppo veloce per loro. Arrivato al limite dell'area, l’esterno dell’Empoli mette in mezzo per Giovinco, che appoggia in rete.

 

La corsa contro la Roma non è un caso isolato in quel periodo della carriera di Abate. C'è un gol segnato con l'Under-21 contro Israele, con una corsa a campo aperto verso la porta avversaria, oppure un

procurato contro il Bologna con la maglia del Torino in cui "svernicia" il terzino avversario. Insomma, parliamo di un giocatore che nei primi anni di carriera nasce come un'ala velocissima, dal tocco poco raffinato ma comunque in grado di coprire cinquanta metri di campo in pochi secondi e con poche falcate. Una risorsa da sfruttare soprattutto in contropiede.

 

Dieci anni dopo la carriera di Abate sembra appartenere a un giocatore totalmente diverso. Diventato terzino grazie a Leonardo, dopo le buone stagioni sotto la guida di Allegri, inizia ad alternare campo e panchina, senza convincere mai del tutto allenatori e tifosi. Pian piano alla concorrenza di De Sciglio si aggiunge quella di Calabria e Abate accumula sempre meno minuti, fino ad arrivare all'oblio di questo inizio di stagione. Nelle ultime settimane però, a causa dei numerosi infortuni, è tornato titolare.

 

Abate ha giocato tre ottime partite contro Lazio, Parma e Torino in cui, a trentadue anni, si è adattato alla nuova posizione di difensore centrale. Tutto il pubblico rossonero si è accorto delle sue prestazioni e non ha lesinato complimenti, un ribaltamento di prospettiva sorprendente, considerate le critiche che lo hanno sempre circondato.

 



Lo spostamento di Abate al centro della difesa è diventato obbligatorio per via degli infortuni di Musacchio, Romagnoli e Caldara. Accanto a Zapata, Gattuso ha quindi scelto di schierare il terzino fisicamente più forte tra quelli a disposizione. Probabilmente il tecnico milanista ha preferito spostarlo al centro della difesa anche perché il suo contributo con la palla è inferiore a quello di Calabria e Rodríguez, e in questo modo sperava di non alterare troppo i classici meccanismi di uscita da dietro.

 

Abate ha esordito da centrale contro la Lazio, sul lato destro di una difesa a tre. Lo spostamento di un esterno basso nello slot di terzo centrale è una mossa frequente nel calcio moderno, soprattutto nel caso di terzini dall'attitudine difensiva. Contro Parma e Torino però, il difensore campano ha agito da centrale di una difesa a quattro. Una scelta insolita, che però non ha messo troppo in difficoltà Abate e anzi ne ha esaltato alcune caratteristiche.

 

Negli ultimi due match casalinghi infatti il Milan, in piena corsa Champions, si è trovato per lunghi tratti della partita a stazionare nella metà campo avversaria. La difesa ha dovuto alzare il baricentro, perciò anche Abate e Zapata hanno dovuto accompagnare il resto della squadra per non dilatare troppo le distanze tra i reparti. Grazie alla sua velocità, Abate non si è fatto problemi a lasciarsi tanto campo alle spalle: se a inizio carriera gli spazi ampi lo esaltavano in fase offensiva, lo stesso vale adesso in fase difensiva. Paradossalmente la nuova coppia di centrali, più adatta a coprire la profondità rispetto a Musacchio, Romagnoli e Caldara, ha permesso al Milan di alzare il baricentro con più tranquillità.

 

Quando c'è da difendere, Abate gira in continuazione la testa verso l'uomo nella sua zona, aspetta con fervore che questi corra verso la porta per poterlo inseguire a tutta velocità e mettersi davanti col corpo. Sembra esserci davvero una scintilla di gioia nei suoi occhi quando può ingaggiare duelli in corsa con gli attaccanti, come se le ultime due partite gli avessero fatto riscoprire le sue doti atletiche e, per osmosi, la passione per il calcio. Neanche due centometristi come Gervinho e Biabiany lo hanno fatto soffrire.

 

La velocità inoltre gli permette di difendere non solo lo spazio alle sue spalle. Se ad esempio Calabria deve alzarsi per aggredire l'esterno avversario, Abate allora deve scalare per coprire lo spazio alle spalle del terzino e assorbire eventuali inserimenti in quella zona. Un compito molto più agevole per un giocatore con la sua rapidità.

 

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Oltre agli scivolamenti, Abate cerca di sfruttare la velocità anche per staccarsi dalla linea e aggredire in avanti l'uomo tra le linee. Abate corre come un treno per sporcare le ricezioni. Lo fa spesso, anche quando ci sono poche speranze di recuperare palla, e questo fa di lui un difensore fastidioso.

 

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Al contempo però, il modo acritico con cui cerca l'aggressione, di puro impeto, è un segno evidente dei suoi limiti da difensore centrale. Certo, la velocità con cui si lancia sull'avversario nega ricezioni comode, ma a lungo andare gli si potrebbe ritorcere contro, innanzitutto per una questione di letture.

 

Abate non è sempre perfetto nella gestione dei tempi, requisito imprescindibile per ogni difensore centrale; fatica a distinguere quando può intervenire e quando invece è meglio aspettare per indirizzare le scelte dell'avversario. In più, la sua postura non sempre è corretta. Delle volte quando corre per attaccare il portatore di palla ha il corpo troppo piatto. Forse si fida ciecamente della propria capacità di comprimere gli spazi ed eventualmente recuperare, ma se chi ha la palla sa assorbire i contrasti spalle alla porta, come ha fatto Meité, o trova il tempo per puntarlo, rischia di essere saltato facilmente. Senza il riferimento della linea laterale forse per lui è più difficile capire come orientarsi per contrastare gli avversari.

 

C'è un'azione nel primo tempo contro il Parma che racchiude tutte le contraddizioni di Abate come difensore centrale. I gialloblù attaccano sul suo lato e lui esegue una scalata per coprire lo spazio dietro Calabria. Barillà non ha il tempo di ricevere che se lo ritrova addosso. Abate è stato velocissimo nella chiusura ma è uscito in maniera troppo irruenta; tiene le braccia attaccate il più possibile al corpo, da vero terzino, per evitare tocchi sospetti. Quando si avvicina a Barillà, però, non riesce a controllare la corsa e, dopo aver sporcato il pallone, scivola e lo rimette tra i piedi dell'avversario. A quel punto prova a recuperare la palla da terra, anche sgambettando il parmense. Dal nulla arriva Biabiany che gli toglie il pallone e va verso il fondo. Abate si rialza come un fulmine e, insieme a Kessié, corre a chiudere il francese, ormai prossimo alla linea di fondo. Ma invece di negare la conduzione verso l'interno e indurre Biabiany all'errore, Abate preferisce entrare in scivolata, commettendo fallo sul lato corto dell'area.

 

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Oltre ai limiti puramente difensivi, Abate ha accennato qualche insicurezza in fase di possesso. La costruzione bassa a inizio stagione era il pilastro portante su cui si reggeva la fase offensiva del Milan. Con gli infortuni di Biglia e Bonaventura e l'ingresso in pianta stabile tra i titolari di Bakayoko, Gattuso ha cercato sviluppi più diretti, magari con qualche lancio in più verso la testa dell'ex Monaco. Tuttavia, il palleggio insistito è uno strumento a cui il Milan non ha rinunciato del tutto.

 

Abate non è però molto a suo agio nel giro palla sotto pressione, e non è nemmeno stato precisissimo nei movimenti senza palla atti a creare linee di passaggio in prima costruzione. Ad esempio quando Bakayoko veniva incontro, spesso lui dimenticava di allargarsi per dare un senso al movimento del compagno. Abate deve ancora capire cosa fare per agevolare il possesso basso; c'è un episodio abbastanza comico, sempre in Milan-Parma, che fotografa la sua estraneità ai meccanismi della prima costruzione.

 

Su un rinvio dal fondo si abbassa sul lato corto dell'area e Donnarumma gli passa il pallone. L'arbitro però ordina al portiere di ribattere perché Abate ha controllato il pallone prima che uscisse dall'area. Capita spesso: il difensore stoppa sulla linea ma l'arbitro, particolarmente fiscale, fa ripetere. Stavolta però non è questione di centimetri, Abate si prende infatti il pallone almeno un metro dentro l'area. Calvarese, il direttore di gara, lo guarda stupito, gli indica a chiari gesti che deve aspettare che il pallone oltrepassi la linea. La regia, forse un po' sadica, lo

in primo piano mentre esclama: «Dai!», stupito dall'errore del capitano rossonero. Aggravante: era successa la stessa cosa con Zapata qualche secondo prima.

 



Insomma, la trasformazione di Abate in centrale comporta pregi e difetti evidentissimi. Sarebbe stato comunque difficile immaginare un esito diverso. Il numero venti milanista ha cambiato ruolo meno di un mese fa e sarebbe stato impossibile trasformarlo da subito in un centrale provetto. Abate ha cercato di adattarsi nella maniera più semplice possibile. Preferisce controllare l'uomo, con uscite aggressive, piuttosto che coordinarsi con la linea difensiva e alle volte non sa bene quale porzione d'area occupare sui cross.

 

Tuttavia nessuno dei difensori del Milan, neanche Zapata, ha la sua velocità. In settimana Musacchio è tornato ad allenarsi e non è detto che Gattuso voglia continuare con l'esperimento. D'altro canto, a destra sta tornando Andrea Conti, perciò Abate potrebbe tornare utile più come centrale che come terzino. Se vorrà proseguire in questo senso, Gattuso dovrà sgrezzare l'interpretazione del suo capitano. Lui ha rassicurato che «non è l'inizio di una nuova carriera». A fine stagione Abate però andrà in scadenza di contratto, e chissà che non abbia davvero trovato il modo per proseguire la propria avventura in rossonero.

 

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