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Foto di Marco Alpozzi / LaPresse
Calcio Dario Pergolizzi 9 ottobre 2019 5'

Ramsey ha cambiato la Juventus

Il gallese ha portato un’evoluzione tattica positiva.

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Dopo un lungo periodo di riabilitazione, e dopo aver smaltito le scorie dell’infortunio muscolare che gli aveva fatto saltare buona parte della preparazione estiva e delle prime giornate, Aaron Ramsey è già diventato importante per la Juventus di Maurizio Sarri. E il suo rientro è stato già determinante per l’evoluzione della Juventus in questa stagione sotto il nuovo tecnico.

 

All’esordio da titolare contro il Verona, il 21 settembre, Ramsey è stato schierato al posto di Khedira, in un ruolo ibrido che a seconda della posizione in campo poteva essere interpretato come una mezzala di un 4-3-3 o un mediano di un 4-4-2. In realtà, la fluidità della Juventus in quella partita non ha funzionato molto: la squadra di Sarri ha mostrato di soffrire sia l’intensità senza palla sia lo scaglionamento degli avversari col pallone. Nonostante ciò, i bianconeri sono comunque riusciti a vincere per 2-1, con il primo gol segnato proprio del gallese.

 

Se si esclude la rete, però, Ramsey non sembrava ancora integrato nel sistema. Ai microfoni dopo la partita Sarri lo aveva richiamato a una maggiore partecipazione alla costruzione per aiutare il vertice basso (in quel caso Bentancur), oltre a ribadire la necessità di una maggiore reattività nel pressing per ridurre le distanze tra i reparti e non creare così scompensi strutturali.

 

Complice l’infortunio a Douglas Costa – l’uomo forse più determinante delle primissime partite stagionali – Sarri ha deciso di accantonare momentaneamente l’ibrido 4-3-3 / 4-4-2: l’asimmetria, senza un giocatore capace di fare realmente la differenza nella posizione del brasiliano, sembra essere diventato un lusso in fase di non possesso che la Juventus non poteva più permettersi. Così, la soluzione più naturale per il parco giocatori a disposizione, con un affollamento di grandissimi nomi proprio a centrocampo, è stata il passaggio al rombo. 

 

Nella prima partita con questo sistema, contro il Brescia, la Juve è sembrata già un’altra squadra, e non solo per l’assenza di Cristiano Ronaldo. Il palleggio ha iniziato ad essere più rapido e fluido, e Ramsey è parso più coinvolto rispetto alla partita di esordio, nella posizione di trequartista. 

 

 

Ramsey ha mostrato una grande naturalezza nei tempi di smarcamento tra le linee e si è associato bene con Dybala, ormai diventato a tutti gli effetti una punta che tende ad arretrare per cucire il gioco. L’alternanza tra i due in appoggio alle catene laterali per le risalite è così diventata molto difficile da leggere per gli avversari. Nella prima immagine qui sopra notiamo lo scambio di posizione, con Ramsey che va ad attaccare la profondità. Nella seconda, Ramsey pesca Dybala da solo in area grazie a un tocco di prima che mostra tutta la sua rapidità, di lettura ed esecuzione. Nella terza scambia ancora una volta di prima con Dybala, che attacca la profondità sfruttando anche lo spazio creato dallo stesso Ramsey venendo incontro.

 

brescia3

 

In questo caso, invece, il movimento ad abbassarsi di Ramsey offre a Rabiot la possibilità di inserirsi in profondità, abbassando ulteriormente il baricentro del pressing bresciano. Insomma, la partita col Brescia è servita a rafforzare la sicurezza della Juventus in fase di possesso, e Ramsey in questo ha avuto un ruolo chiave.

 

C’è da dire, però, che oltre alle notizie positive, la partita ha lasciato però anche qualche incertezza sotto il profilo difensivo. E da questo punto di vista la crescita è stata evidente solo a partire dalla sfida casalinga contro la SPAL, partita in cui i bianconeri sono riusciti ad aggiungere una migliore gestione delle distanze senza palla ai miglioramenti in fase di possesso, che sembrava sempre più simile a quello che siamo abituati a vedere alle squadre di Sarri. 

 

Ancora una volta la Juventus ha ritrovato un avversario schierato con i tre centrali e gli esterni larghi, con una difesa che in fase di non possesso si abbassava a formare con una linea a cinque. A differenza delle partite problematiche contro Fiorentina e Verona, però, questa volta la squadra di Sarri è sembrata più a suo agio. 

 

Ramsey, sempre in posizione di trequartista, si è occupato di disturbare le ricezioni verso il centrocampista centrale avversario, con Ronaldo e Dybala a orientare il pressing verso l’esterno. La SPAL ha dunque ricorso spesso al lancio lungo, senza riuscire a creare particolari pericoli alla porta di Szczesny. Il posizionamento di Ramsey ha aiutato molto la Juventus a trovare più sicurezza nelle fasi di pressing. Lo scaglionamento su quattro linee creava più densità nella zona centrale del campo, e dunque permetteva di controllare con più facilità l’uscita della palla, che veniva indirizzata verso le fasce per attivare la pressione individuale della mezzala o del terzino di parte.

 

spal1

 

Il gallese è un giocatore dotato di intensità e concentrazione, e riesce a essere abbastanza costante nei compiti in fase di non possesso. Questa nuova disposizione della Juventus, inoltre, dà più tempo alla difesa per accorciare in avanti e ai centrocampisti e terzini di reagire ai trigger per la pressione. Senza contare l’ulteriore vantaggio di aver risolto le difficoltà incontrate nelle prime partite contro squadre che impostavano a tre, e che avevano quindi superiorità numerica in fase di prima impostazione portando un uomo in più sulla prima linea di pressione. 

 

La certificazione di questo miglioramento si è vista nelle due partite successive, in cui Ramsey ha comprensibilmente ceduto il posto a Bernardeschi dopo tre gare consecutive in sette giorni. La Juventus ha continuato a mantenere lo stesso atteggiamento, portando il trequartista più spesso a disturbare la circolazione tra i centrali e a schermare i passaggi verso il regista. Contro Bayer e Inter si sono viste forse le migliori prestazioni difensive della stagione, considerando anche il livello degli avversari. 

 

Bernardeschi è riuscito a garantire una buona mobilità difensiva, non facendo rimpiangere Ramsey sotto questo aspetto. Tuttavia, il gallese sembra avere tutt’altra efficacia quando si tratta di associarsi a un tocco, di scambiare la posizione, di leggere la situazione circostante, ragionando sul posizionamento di avversari e compagni, oltre che nell’attacco dell’area. Contro l’Inter non è poi sceso in campo per l’ennesima noia muscolare, probabilmente in maniera precauzionale, ma la sensazione è che finora Ramsey sia il più adatto tra i centrocampisti di Sarri a ricoprire quella posizione. 

 

A questo punto il dubbio più grande resta cosa farà l’allenatore toscano una volta recuperato Douglas Costa: manterrà il nuovo assetto o tornerà a sperimentare l’ibrido di partenza, rilanciandolo su una diversa convinzione collettiva sulla fase di non possesso? Oppure deciderà di ripartire proprio dal rombo con Ramsey, tenendo il brasiliano come soluzione differente per determinate partite o a gara in corso? 

 

Il ballottaggio tra i due potrebbe diventare anche un tema ricorrente nella stagione, portando una differente evoluzione dell’atteggiamento di tutta la squadra, con e senza palla. La sensazione è che per vederli in campo contemporaneamente, Ramsey dovrebbe dimostrare di poter garantire lo stesso istinto associativo e la partecipazione vista da trequartista, ma nella posizione di mezzala, dove per forza di cose si ritroverà a dare maggior supporto alla costruzione dal basso e sarà chiamato anche a letture più difficili sotto il profilo dei tempi e dei modi di attuazione della pressione. 

 

Insomma, abbiamo ancora visto poco, sia di Ramsey che della Juventus di Sarri, ma il binomio sembra funzionare bene e promette di diventare un tema tattico interessante per i prossimi mesi.

 

 

Dario Pergolizzi, Allenatore UEFA B e Match Analyst, vive a Torino.

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