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Fondamentali Alfredo Giacobbe 4 giugno 2016 6'

A chi mancava USA 94?

Nella gara d’apertura della Copa América, la Colombia batte gli Stati Uniti in una partita che ricorda i ritmi del Mondiale di 22 anni fa.

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Bentornati a USA ’94! Sentivate la mancanza del caldo secco californiano (34 gradi a Santa Clara all’ora del kick-off), degli stadi scoperti rubati al football americano e degli spettacoli all’half time? La Conmebol forse ha pensato a noi nostalgici quando ha deciso di festeggiare il suo centenario portando la Copa América negli States. La speranza degli appassionati di calcio è che il peggio della manifestazione sia passato dalla cerimonia inaugurale, dove una coreografia scialba e degli spalti vuoti hanno fatto da contorno a un concerto non all’altezza della fama dell’entertainment all’americana.

 

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Vogliamo parlare delle blatte sulla coppa? Francamente, bastavano dei nastrini!

 

 

Per tutte le squadre coinvolte, questa Copa è un guado tra le due competizioni mondiali di Brasile e Russia. Per Klinsmann è la cartina di tornasole dello stato di salute della Nazionale americana, che sta affrontando le ansie di un cambio generazionale forzato. Le ultime uscite sono state poco incoraggianti e solo la vittoria contro il Guatemala, nell’ultimo match valido per le qualificazioni mondiali, ha allontanato le voci di esonero per il tecnico tedesco.

 

Klinsmann ha quindi anticipato determinate scelte e ha infoltito la pattuglia dei giocatori calcisticamente cresciuti in Germania: il difensore centrale John Brooks, l’attaccante Bobby Wood e l’ala Christian Pulisic nelle ultime uscite hanno trovato un minutaggio maggiore. Buone notizie per Klinsmann sono arrivate anche dal MLS, che non è più solo un cimitero dorato per i vecchi elefanti europei, ma è ora capace di fornire alla Nazionale buoni talenti come Gyasi Zardes e Darlington Nagbe.

 

Il ringiovanimento della rosa è un tema vivo anche in casa Colombia: Pekerman, con le esclusioni di Falcao, Ibarbo, Muriel, Guarin, Teo Gutierrez e Jackson Martinez, ha di fatto dato il via al nuovo corso della nazionale cafetera. Forte del blocco del Atlético Nacional di Medellin, l’inserimento di numerosi elementi della selezione Under 23 ha provocato l’abbassamento dell’età media dai 26.2 anni della rosa che ha partecipato (e fallito) alla Copa América 2015, ai 24.5 della rosa attuale. Implicitamente il CT Pekerman ha lanciato un’OPA sul torneo Olimpico che si giocherà ad agosto in Brasile, e questa Copa è anche un trampolino di lancio per i suoi giovani verso le medaglie.

 

Basta un minimo d’autorità

Le ultime uscite hanno confermato la nuova preferenza di Klinsmann verso il 4-3-3, rispetto all’abituale 4-4-2. Secondo il CT tedesco, il 4-3-3 (o 4-5-1 in fase di non possesso) garantisce una miglior protezione della zona centrale e una conseguente impermeabilità difensiva. È uno schema che permetterebbe agli USA di avvantaggiarsi della spinta propulsiva dei suoi terzini: DeAndre Yedlin e Fabian Johnson di fatto nei rispettivi club, Sunderland e Gladbach, hanno giocato anche da ali pure. L’ex Chievo e Roma Michael Bradley, che ha abbassato il suo raggio d’azione tanto nel suo club quanto in Nazionale, gestisce i tempi della manovra davanti alla difesa e garantisce un filtro efficace, grazie anche ad un’intelligenza tattica superiore alla media dei compagni.

 

Pekerman ha invece schierato la sua Colombia come previsto: nel 4-2-3-1, Torres e Perez agiscono da mediani davanti alla coppia di centrali “milanesi”, Zapata-Murillo; dietro l’unica punta Bacca, un pieno di qualità rappresentato da Cuadrado, James Rodriguez e Cardona.

 

 

La Colombia poteva quindi vantare un tasso tecnico decisamente superiore all’avversario. Ciò nonostante i due gol che hanno fissato il risultato finale sono entrambi arrivati da situazioni di palla inattiva. In occasione del primo gol, su un corner battuto da Cardona, Zapata elude la marcatura di Cameron girando intorno ad un blocco operato da Torres e arriva a calciare verso la porta, addirittura di piede dal centro dell’area di rigore.

 

L’azione che porta al calcio di rigore segnato da James parte da un recupero di palla alto dei colombiani (a dire il vero è Bradley che, correndo verso la sua porta, si allunga la palla e va a sbattere contro Bacca): Cuadrado e Torres sono bravi a girare il pallone in due tempi sul lato debole; poi, sul cross dell’accorrente Diaz, Yedlin allarga il braccio.

 

Gli uomini di Pekerman hanno raggiunto il risultato col minimo sforzo: nel primo tempo hanno concesso il possesso agli americani, preferendo controllare gli spazi; all’inizio del secondo tempo hanno iniziato un prolungato palleggio che ha di fatto tagliato le gambe ad una possibile reazione degli avversari.

 

Le poche occasioni che gli Stati Uniti hanno avuto per rimettere in piedi la partita sono passate tutte da Clint Dempsey. L’attaccante dei Seattle Sounders è ancora, a 33 anni suonati, l’unico giocatore statunitense in grado di spostare gli equilibri di una partita. Anche i cambi nel secondo tempo di Wood e Jones per gli uomini più attesi, Pulisic e Nagbe, non hanno inciso perché sono avvenuti quando ormai la partita aveva girato irreversibilmente dalla parte della Colombia.

 

La ricerca degli spazi

Complice il gran caldo, entrambe le squadre hanno subito rinunciato alla pressione alta e hanno lavorato, in maniera differente, alla ricerca dello spazio tra le maglie dello schieramento avversario.

 

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Il giro-palla orizzontale degli americani ha allargato i centrocampisti avversari, può quindi partire l’azione offensiva: la mezzala Bedoya viene quindi incontro per ricevere dal difensore Cameron; l’ala Zardes spinge il terzino in profondità, per dare il tempo al compagno di girarsi; Dempsey fa il contro-movimento per ricevere successivamente dai piedi della mezzala.

 

 

Klinsmann ha schierato gli attaccanti esterni a piede invertito, nella speranza che i movimenti coordinati dei giocatori nelle catene esterne potessero portare a servire l’uomo tra le linee davanti all’area di rigore o a liberare l’uomo in fascia per il cross. Il piano ha funzionato solo in parte: Torres e Perez sono stati messi in difficoltà centralmente a causa delle grosse porzioni di spazio che erano costretti a coprire, sia orizzontalmente che verticalmente, per contrastare il movimento delle ali e quello degli interni americani. Quando riuscivano ad allargare i mediani colombiani, gli americani tentavano la verticalizzazione verso Dempsey, al quale è stato sempre impedito di girarsi verso la porta, anche con le cattive.

 

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Il possesso americano ha creato problemi alla Colombia, anche per il lassismo di Bacca e James nel pressare chi impostava. Gli stessi giocatori in campo hanno cercato delle contromisure: Cuadrado è venuto centralmente per uscire su Bradley, alla fine di quest’azione dice ad James di restare sulla destra. Il cambio verrà “ufficializzato” da Pekerman ad inizio secondo tempo, con James stabilmente largo a sinistra e con Cardona trequartista centrale.

 

 

Sulle fasce né Yedlin né Johnson hanno saputo avvantaggiarsi del lavoro dei compagni: il primo, risultato alla fine il peggiore in campo, quasi mai ha indovinato i tempi della salita o dell’inserimento e ha tenuto una posizione fin troppo conservativa, vicino ai difensori centrali; il secondo è un destro naturale, e orientando lo stop verso il centro del campo, dava il tempo a Cuadrado di chiudergli lo spazio sull’out.

 

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Cuadrado si sottrae al controllo degli uomini della catena di sinistra, grazie anche all’aiuto di Arias che impedisce l’uscita del terzino, e può ricevere il pallone da Zapata.

 

 

Al contrario dei loro omologhi nell’altra metà campo, Arias e Diaz sono stati molto aggressivi, lasciando il compito dell’impostazione totalmente nei piedi di Zapata e Murillo, ai quali si aggiungevano il portiere Ospina e Daniel Torres in caso di necessità. Con i terzini alti e sulla stessa linea di Bacca, Cuadrado e Cardona stringevano in mezzo per cercare di avvantaggiarsi dello spazio intermedio tra la mezz’ala e il terzino avversari. Il lancio della difesa ha quasi sempre premiato gli esterni d’attacco che potevano fare gioco appoggiandosi su James o su uno dei due mediani, oppure potevano tentare di lanciare Bacca alle spalle dell’ultima linea americana, sempre piuttosto alta.

 

 

Insomma, tutto come previsto

Un buon esordio per la Colombia di Pekerman, che mercoledì prossimo affronterà un avversario solido come il Paraguay, in un match probabilmente decisivo per la qualificazione. Da verificare le condizioni di James Rodriguez, uscito nel secondo tempo per il sospetto di una lussazione alla spalla sinistra.

 

Gli Stati Uniti hanno rispettato, nel bene e nel male, le attese: sono una squadra ordinata e messa bene in campo, ma privi della qualità necessaria nella trequarti offensiva per far male agli avversari di questo livello. Forse è presto per bocciare Wood, in favore di Pulisic, ma l’attaccante appena passato dall’Amburgo è letteralmente sparito dalla partita dopo i primi due duelli fisici vinti da Zapata. Klinsmann non ha praticamente alternative alla Dempsey-dipendenza.

 

 

Tags : Colombiacopa america centenariousa

Alfredo Giacobbe è nato a Napoli, dove vive e lavora. Ingegnere come Manuel Pellegrini, ha dipinto l’area tecnica attorno al suo divano.

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