di Dario Ronzulli (@DaRonz82)
Melli recupera, serve Aradori lanciando il contropiede, passaggio schiacciato a Belinelli, comodo lay up. Mancano 7 minuti alla fine di Italia-Messico e questa azione chiude praticamente i conti di una partita che ha avuto una storia soprattutto per le imprecisioni azzurre. Contro una squadra poco talentuosa, incapace di alzare il ritmo ad un livello per sé più congeniale e aggrappata quasi esclusivamente a Francisco Cruz, l’ItalBasket ha impiegato un tempo e mezzo per allungare nel punteggio e prendersi la finale che vale un posto a Rio 2016.
Parlavamo di imprecisioni: una percentuale ai liberi rivedibile, qualche forzatura qua e là, qualche attacco troppo statico. Dietro però si viaggia che è una meraviglia. Anche quando Messina sceglie quintetti senza play e senza centro – con tanti cari saluti all’asse play-pivot – l’aggressività dietro non cala, quantomeno drasticamente. In attacco, tuttavia, l’assenza di Hackett si fa sentire per quanto Poeta metta sul parquet, come sempre, tutto quello che ha e per quanto gli altri si impegnino ad andare oltre il portare palla. Il nostro #23 viene preservato il più possibile dal CT a testimonianza di quanto oggi sia il giocatore più difficilmente sostituibile.
Se DH23 ha questo status e se il primo quarto è stato il regno di Danilo Gallinari, “imbarazzante” per la superiorità mostrata nei confronti degli avversari che parevano lillipuziani al suo cospetto, nel resto del match abbiamo visto forse il miglior Nicoló Melli in maglia azzurra. Come Hackett è stato rigenerato dall’anno al Pireo, così l’altro ex Olimpia ha vissuto un’annata al Bamberg di Trinchieri nella quale ha accresciuto non tanto le proprie qualità tecniche, quanto la propria autostima. Il Melli visto in questo pre-olimpico è un giocatore sicuro, determinato, pronto a fare la scelta giusta al momento giusto, che sa prendere le misure a Saric dopo averlo sofferto, che non ha paura di cambiare sui piccoli sguscianti messicani. Insomma un giocatore da occhi a cuoricino, ma per noi non è una sorpresa.
Tra noi e i cinque cerchi c’è la Croazia. Il destino ci rimette di fronte la nostra bestia nera in una gara da dentro o fuori. Fa meno paura rispetto alla vigilia perché abbiamo visto che si può battere, ma è evidente che la gara di martedì fa testo fino ad un certo punto. Ieri il primo quarto dei biancorossi è stato un concentrato di forza, pulizia e determinazione: Grecia spazzata via senza colpo ferire. Ci ha provato Perperoglou a far vedere la luce in fondo al tunnel ai suoi e c’era anche riuscito, ma usciti a riveder le stelle gli ellenici sono stati ricacciati indietro. Sappiamo, dunque, che Saric – difesa su Antetokounmpo junior da lustrarsi gli occhi – e compagni possono giocare molto meglio di come hanno fatto nel gironcino. Riuscire a tenerli ancora sui 60 punti sarà arduo ma l’organizzazione difensiva è la nostra arma migliore e su quella dovremo puntare. E poi nervi saldissimi: vi stupireste se i nostri avversari puntassero anche su trash talking, proteste e piccole provocazioni?
Danilo a naso ci sembra già carico.