Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Redazione basket
9 libri per diventare esperti di basket
03 feb 2018
03 feb 2018
Simone ci ha chiesto dei consigli di lettura per diventare un esperto di basket, e la redazione basket lo ha consigliato.
(di)
Redazione basket
(foto)
Dark mode
(ON)



 

Cara redazione,

Dopo i vostri consigli di libri sul calcio sarebbe bello avere qualche dritta anche per i libri di basket che bisognerebbe assolutamente non lasciarsi scappare. Sarebbe graditissimo.

Simone

 



 




Nella narrativa sportiva, e non solo cestistica, la figura dello scapestrato è un topos ricorrente: istrionico e imprevedibile in campo, dissoluto e ribelle fuori dal campo, per la gioia dei tabloid e con l’inevitabile corollario di “appassionati che scuotono la testa e parlano di talento sprecato” e di “che giocatore sarebbe diventato, se solo…”.

 

Dennis Rodman passa per essere una perfetta esemplificazione di questa descrizione: è forse lo sportivo professionista che in assoluto ha fatto più parlare di sé per il suo comportamento matto e disperatissimo in campo e fuori, ma la realtà è ben diversa. A differenza di tutti gli altri “maledetti” dello sport, infatti, la sua condotta sregolata e fuori dagli schemi non ha danneggiato il suo rendimento, e anzi ha rappresentato il catalizzatore che ha trasformato un giocatore dal modesto talento naturale in uno dei migliori difensori e rimbalzisti della storia del gioco, probabilmente il migliore in assoluto in entrambi gli aspetti.

 

Questa non è una classica, noiosa biografia, una raccolta aneddotica fine a se stessa, bensì un viaggio non lineare all’interno della psiche e delle convinzioni personali che hanno costruito un personaggio e un giocatore irripetibile.

 





 

Opera seconda e vera pietra miliare del pensiero Jacksoniano, è lo sguardo distaccato, riflessivo e curioso dello Zen Master sulla propria carriera di giocatore, tormentata dai problemi alla schiena dopo il titolo del 1973 vinto da New York grazie anche al suo contributo. Irriverente ed ironico, “Jax” mette a nudo l’NBA caciarona e rissosa dei 70s, svelando piccoli riti personali, psicologie e stravaganze di tutti i protagonisti, in un modo che difficilmente oggi sarebbe replicabile (e pubblicabile).

 

Ma la parte più interessante riguarda la nascita del "nuovo" Phil: prima studente devoto del prediletto coach Red Holzman e della gestione tecnica e mentale di quei Knicks, uno dei primi veri superteam; poi fervente sostenitore della meditazione Zen, dell'impatto spirituale dell'uso di LSD e marijuana, all'interno di una ricerca affascinante di se stessi.

 

I semi del coach più vincente di sempre furono piantati durante la scrittura di questo libro, il cui prologo rimane il più folgorante e simbolico tra le sue opere: "Prendemmo l'acido per colazione. Poi ci sedemmo sulla spiaggia, parlando e ascoltando musica. Lei era veramente intuitiva, sapeva quanto mi sentissi a disagio con il mio corpo: ma durante il trip di 8 ore mi sentii all'improvviso come un 15enne”. Trascendentale.

 





 

Se vi serve un libro che racconti tutti i processi decisionali che succedono all’interno di un coaching staff durante una stagione NBA, che vi faccia conoscere i giocatori e i membri dello staff così bene da farvi sentire anche voi parte del gruppo, questo è il libro che vi serve.

 

McCallum aveva richiesto per un articolo per

di fare la parte di un assistente durante la Summer League e la preseason, ma la disponibilità di Mike D’Antoni gli ha permesso di vivere a contatto con la dirigenza per un’intera stagione.

 

Il suo racconto è illuminante per capire come e cosa viene affrontato nella preparazione delle partite, cosa comporta la tensione ai playoff, come dinamiche commerciali e familiari influiscano sulle prestazioni dei giocatori e come le dinamiche di spogliatoio vengano prese in considerazione e incanalate. Il tutto dalla posizione privilegiata di chi sta assistendo alla storia in divenire, perché quella versione dei Suns martoriata degli infortuni è stata l’anteprima della NBA odierna, ma immersa nella lega di 10 anni fa, dove gli uno-contro-uno e un gioco più statico la facevano da padrone. La mente di Steve Nash sotto la guida di D’Antoni hanno rivoluzionato il gioco, e il racconto di McCallum ne esce ancora incredibilmente attuale.





 

La penna di Lorenzo Siani mette nero su bianco le storie segrete e le leggende metropolitane che hanno arricchito oltre 30 anni del nostro basket, dalla Serie A alle minors emiliane e toscane, tramandate di spogliatoio in spogliatoio dalle testimonianze dei protagonisti o dai racconti di chi quelle storie le ha vissute da tifoso o da avversario.

 

Ci sono tanti personaggi che hanno scritto la storia del basket italiano come Mike D’Antoni e Sugar Ray Richardson, Mario Boni e Roscoe “Spaccaossa” Pondexter. C’è la stagione italiana in incognito della leggenda NBA Connie Hawkins a Bologna, dove tra notti bravi ed eccessi ha trovato anche un fratello. C’è soprattutto l’Italia di provincia con il suo campanilismo dirompente che rende epico ogni derby, non solo quello di Basket City, in cui emergono eroi locali semisconosciuti alle masse ma venerati alla stregua degli dei come Gianni Gualdi, il bomber con una mano sola, o di palestre famigerate come la Dogali di Carrara, il bunker attorno al quale i fratelli Lanza seminavano il terrore negli avversari che spesso decidevano di non presentarsi per il rischio di non poterne uscire. C’è il viaggio di due promesse del basket italiano, uno triestino e l’altro livornese, sul fronte balcanico dilaniato dalla guerra, spinti dal desiderio di imparare il gioco alla mecca del basket Europeo.

 

I nove capitoli di cui è composto il libro non solo servono a raccontare le nove storie principali ma innescano decine di sottotrame, in cui il contesto di partenza spesso fa da corollario e serve da pretesto per parlarci di una pallacanestro che non esiste più. Il libro di Sani è un’antologia dal valore inestimabile che racconta uomini che si sono messi in gioco per un gioco in cui... vale tutto.

 





 

George Bernard Shaw affermava che la gioventù è sempre sprecata nei giovani; Jonathan Abrams ci dimostra quanto in alcuni casi il margine d’errore sia molto più basso rispetto ad altri adolescenti. I suoi “ragazzi in mezzo agli uomini” sono fragili, insicuri, costretti a crescere saltando le tappe del loro svezzamento in una corsa che non ha mai fine. Dai playground all’high school ai camp organizzati dai brand sportivi fino a quella luce in fondo al tunnel che si chiama NBA. E poi dover dominare la Lega.

 

La generazione dei prep to pro, ovvero quella composta dai giovanissimi che saltavano il college per approdare al professionismo direttamente dal liceo, è da sempre un terreno difficile da affrontare. Per ogni LeBron James o Kobe Bryant che riescono ci sono un Leon Smith o un Korleone Young che falliscono. Bisogna trovare la giusta misura per evitare di cadere nella retorica o nella crocefissione, trappola nella quale non cade mai la penna dell’ex collaboratore di Grantland (ora a Bleacher Report), grazie anche ad una certosina raccolta di informazioni e dichiarazioni.

 

Senza mai dare un giudizio morale su ciò che racconta, Abrams con quello stile secco e profondo che contraddistingue le sue celebri Oral History, compone un mosaico di storie, sogni, intrighi che appassionerà chiunque voglia saperne di più sul sottobosco del basket americano. Viaggiando dalle inner city del Midwest ai Camp organizzati dalla Nike per censire i migliori talenti nazionali, Boys Among Men svela ogni retroscena dietro le scelte e le vite di questi ragazzi, troppo talentuosi per essere solo dei normali adolescenti.

 





 

Non esiste altra pubblicazione da leggere prima di questa se si vuole conoscere a capire la pallacanestro europea. Il libro di Sergio Tavcar non è semplicemente un excursus tra quattro decenni di pallacanestro jugoslava, quanto, piuttosto un’analisi storica, sociologica e culturale di un periodo e di una regione del vecchio continente. Possiamo a ragion veduta considerare questo libro alla stregua di un romanzo di formazione, tramite il quale il narratore protagonista ci accompagna e ci rende edotti su un microcosmo fatto di aneddoti e piccole chicche:

 

«...Lute Olson è stato l’unico coach USA che abbia visto nei secoli dei secoli che tentasse (riuscendovi) non solo di conoscere, ma anche di capire gli avversari. Contro la Jugoslavia  fece una mossa incredibile, mandando a marcare Drazen un microbo di nome Muggsy Bogues che gli arrivava a malapena all’altezza del petto. Drazen rimase talmente sconcertato da quella marcatura che non capì più niente per tutto il match e gli Stati Uniti vinsero con un punteggio bassissimo, 69 a 60…».

 

Molti dei ragazzi che oggi si approcciano al mondo NBA probabilmente conoscono Sergio Tavcar per la sua visione piuttosto manichea della pallacanestro moderna, ma non ne hanno mai apprezzato appieno la conoscenza enciclopedica della storia della pallacanestro europea, raccontata con uno stile unico e pungente.

 





 

Se oggi pensiamo a Federico Buffa ci viene subito in mente lo straordinario storyteller televisivo che conoscono e apprezzano quasi tutti. Ma il Buffa narratore non nasce con i programmi nei quali spazia da Cristiano Ronaldo alla rivoluzione del ‘68: già nelle sue prime telecronache amava descrivere storie e retroscena sui personaggi NBA con quel suo stile unico e che vanta innumerevoli tentativi di imitazione. L’antesignano di tutti i lavori extra-telecronaca di Buffa è Black Jesus, che abbonda di elementi autobiografici: ci sono racconti di grandi campioni, di giocatori affermati, di meteore, di chi ha avuto grande talento e non l’ha sfruttato, di personaggi borderline in giro per sgangherati playground. C’è un universo - prevalentemente a stelle e strisce, ma con interessanti incursioni nel basket nostrano - tutto da scoprire con l’eloquio e l’ironia che contraddistingue Buffa sin da quando ha iniziato il mestiere di narratore, prendendo il meglio dello stile yankee, rimescolandolo e adattandolo a sé stesso. Un libro-non libro, lo definisce l’autore; una lettura fondamentale per arricchire le vostre conoscenze cestistiche e dell’animo umano, lo definiamo noi.

 





 

Con ben 700 pagine di lunghezza, The Book of Basketball è un mattone nel vero senso della parola, ma è un blocco secondo me fondamentale per costruire la propria conoscenza di giocatori, squadre e situazioni altrimenti conosciuti solo di nome e che dopo il libro verrà voglia di approfondire da soli. In sostanza The Book of Basketball è pensato come se si trattasse di una discussione tra amici davanti ad una birra, in cui alla fine si ha un affresco soddisfacente per capire meglio squadre e giocatori fondamentali della NBA. Simmons parte dalla giusta idea che sia impossibile paragonare giocatori di epoche diverse se non attraverso la stessa visione del basket, che secondo lui attraversa imperterrita le epoche e che definisce la conoscenza del “segreto del basket”.

 

Partendo da questa idea in comune suddivide quindi il libro nei temi fondamentali per approfondire meglio la storia della lega: come imbastire una classifica dei migliori giocatori della storia della NBA (dalla fondazione al 2009), poi delle migliore squadre (che lui ha l’intelligente idea di dividere in annate, come i vini), poi c’è la parte in cui costruisce un Dream Team e quella in cui parla dei “grandi se” della storia della NBA. Bill Simmons ha una prosa divertente e accompagna le proprie opinioni con aneddoti personali e soprattutto una evidente ottima ricerca previa (dice di aver letto 80 libri sul basket e visto 400 partite nei tre anni di sviluppo del libro). Si può essere d’accordo o meno con le sue idee su giocatori o squadre, ma è un passaggio molto utile per tutti gli appassionati della lega.

 





 

La prospettiva dell’atleta rimane uno degli aspetti meno presi in esame quando si parla di pallacanestro nella sua interezza, sia dentro che fuori dal campo, sempre chiuso nella figura “popolare” di colui che ha la possibilità di guadagnare molti soldi facendo ciò che ama. Tutti vedono il traguardo, ma in pochi parlano o si interessano del tragitto.

 

In questa biografia Saras si apre e racconta la vita del giocatore dietro le quinte, dei sacrifici e delle scelte fatte per arrivare a diventare un giocatore di successo sia dentro che fuori dal campo, dove la vita non sempre si incontra con le tue ambizioni; del tragitto di un ragazzo nato sovietico che si è ritrovato a scoprire l’Occidente, con i suoi pro (il college) e i suoi contro (la breve esperienza in NBA) ma senza mai voltare le spalle alle origini e a quella maglia lituana che ha sempre onorato, almeno finché il fisico rispondeva anche con un flebile “sì”.

 

«Non è facile non essere di cattivo umore dopo una sconfitta, e iniziare a cenare in famiglia come se niente fosse. Non è solo lavoro, quando c’è di mezzo l’amore. Quel tipo di amore che non ti lascia scampo, né spazio per pensare di fare qualsiasi cosa. Specialmente quando vuoi essere il migliore».

 

Sarunas Jasikevicius è stato uno dei più forti giocatori di sempre a calcare i parquet europei (e non solo). E al momento, con la stessa forza, si sta dimostrando uno degli allenatori emergenti più interessanti di tutto il panorama europeo.

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura