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80 giorni da Frank de Boer o due anni da Mancini?
02 nov 2016
02 nov 2016
L'olandese ha avuto poco tempo, ma cosa è cambiato rispetto a un anno fa?
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Quando ho iniziato a scrivere questo pezzo, Frank de Boer era l’allenatore dell’Inter; quando l’ho finito, non lo era già più. Nelle ultime settimane sempre più nubi minacciose si sono addensate sulla sua testa: le “indiscrezioni” della stampa hanno parlato di un tecnico sfiduciato dallo spogliatoio (o da almeno un pezzo dello spogliatoio), ufficiosamente silurato dalla società (o da un pezzo di società), in attesa di una comunicazione ufficiale ormai scontata. Sembrava una delle tante volte in cui si creava il caso dal nulla, ma così è stato invece, stavolta.

Su l’Ultimo Uomo avevamo già elencato i problemi che de Boer doveva affrontare, ma la sconfitta di domenica sul campo della Sampdoria gli ha tolto il tempo per risolverli. Ne sarebbe stato in grado? Non lo sapremo mai, la realtà in cui viviamo è quella in cui i dirigenti dell’Inter hanno ritenuto che no, che de Boer non fosse in grado di mettere mano ai problemi della sua squadra. Ma, al di là delle aspettative di risultati e classifica che ognuno può ritenere più giuste, quella dell’Inter era una situazione così drammatica?

Considerando che Frank de Boer ha assunto la guida dell’Inter dopo l’addio burrascoso e prematuro di Roberto Mancini, forse è anche interessante confrontare l’ultima Inter “olandese” con quella della scorsa stagione, chiedersi se de Boer stesse facendo o meno peggio del suo predecessore.

Considerazioni base

In tabella sono mostrate le statistiche delle prime 11 partite disputate in Serie A da de Boer e le 38 dello scorso campionato con Mancini in panchina (i numeri rappresentano una media ogni 90’). Dai numeri grezzi si evincono soprattutto due considerazioni.

La prima è che probabilmente l’Inter di Mancini non era una squadra da quarto posto, il piazzamento finale è stato in gran parte determinato dal fieno messo in cascina nella prima parte di campionato: la media punti da agosto a dicembre 2015 era più alta (2,12 punti). Anche lo scarto tra la differenza delle reti reali (+12) e quella delle reti “previste” (+8,36) racconta di un Inter che ha raccolto dal campo più di quanto meritasse.

La seconda considerazione riguarda i numeri discordanti dell’Inter attuale, con poco meno di un terzo della stagione alle spalle: de Boer ha migliorato tutte le statistiche di Mancini, tranne quella più importante dei punti a partita e quella della precisione al tiro. Quest’ultimo dato è estremamente rilevante, perché si discosta dagli altri numeri: l’Inter è la peggiore squadra in Serie A per la percentuale di tiri messi nello specchio della porta avversaria (27%), a fronte del quarto posto ottenuto per il numero totale dei tiri effettuati. È anche penultima per la percentuale dei tiri in porta concessi (41%), nonostante solo 3 squadre ne abbiano concessi meno in assoluto.

Quindi, ricapitolando, il paradosso statistico dell’Inter di de Boer consiste nell’essere una delle migliori nella produzione al tiro e nell’impedire alle squadre avversarie di tirare, ma al tempo stesso pochi dei suoi tiri finiscono nello specchio mentre molti di quelli delle sue avversarie impegnano Handanovic.

Imprecisa, fragile… e sfortunata

Una precisione così scadente in attacco non è determinata da una cattiva scelta dei tiri da prendere: ad esempio, rispetto allo scorso anno, l’Inter sta tirando molto meno dal limite dell’area (38% oggi, 46% a fine stagione). Né dalla forma dei propri attaccanti: Icardi e Perisic hanno raccolto frutti al di sopra delle aspettative (l’argentino è addirittura molto sopra la media, attualmente è uno dei migliori 5 attaccanti europei per Expected Goals), mentre gli altri hanno segnato in linea con le occasioni avute.

La scarsa precisione, allora, deve essere almeno in parte determinata dal modo in cui l’Inter costruisce il proprio gioco. C’entra il fatto che quest’anno fioccano i cross dalle fasce, complice anche l’inserimento di Candreva in rosa si è passati da 23,5 cross ogni 90’ a 29,9. Un’occasione da cross è molto difficile da sfruttare, e infatti l’xG medio su ciascun tiro eseguito dall’Inter si è abbassato dell’8% rispetto alla media dello scorso anno.

I numeri difensivi sono ancora più sorprendenti: se andassimo a contare il numero di passaggi concessi negli ultimi 16 metri, scopriremmo che solo Chievo, Juventus e Napoli proteggono la propria area di rigore meglio dell’Inter di de Boer. Il problema, però, è che le poche volte che l’Inter permette agli avversari l’ingresso in area, lascia loro occasioni facili da trasformare: in media ogni 90’ l’Inter concede ben 1,2 tiri di valore superiore a 0,3 xG, cioè occasioni con una probabilità statistica di fare gol superiore al 30%.

Sono esattamente le stesse occasioni semplici che concedeva l’Inter di Mancini lo scorso anno, quindi il modo di difendere sostanzialmente non è cambiato, ad aumentare sono stati i gol subiti.

Si tratta, quindi, anche di un pizzico di sfortuna, che si sarebbe diluita nell’arco di un campionato, quando le percentuali di de Boer con tutta probabilità sarebbero migliorate. Ma alla Pinetina sembra che abbiano tutto tranne che tempo e pazienza. E forse il morale della favola è che su de Boer pesa ancora il confronto con un campionato, quello dello scorso anno, giocato al di sopra delle attese. La situazione di partenza per l’allenatore olandese non era così favorevole, che è poi la stessa con cui partirà il prossimo, fortunato/sfortunato, chiamato a guidare l’Inter.

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