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Daniele V. Morrone
7 talenti che si sono messi in mostra al Mondiale Under 17
06 dic 2023
06 dic 2023
Claudio Echeverri, Paris Brunner e altri giocatori che sperano di sfondare nel "calcio dei grandi".
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Daniele V. Morrone
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IMAGO / MIS
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La nostra impazienza di arrivare sempre prima, di cercare di intravedere il futuro oltre la collina, ha ormai contaminato anche il calcio. Il Mondiale Under 20, che prima rappresentava l'avanguardia da tenere d'occhio per scoprire "i talenti di domani", oggi ci sembra già vecchio e conosciuto, e l'asticella è stata alzata ulteriormente. Il suo posto è stato idealmente preso dal Mondiale Under 17, oggi la vetrina privilegiata dei migliori giocatori delle varie giovanili per osservatori e appassionati. L'ultima edizione, che si è chiusa pochi giorni fa a Surakarta (in Indonesia), è la prima da quattro anni, dato che la pandemia aveva fatto saltare la precedente. In Indonesia si è giocato in grandi stadi con pochi migliaia di spettatori e campi a volte improponibili, per molti giocatori, in realtà, una situazione non molto diversa dalla normalità che già vivono, che è molto lontana da quella del calcio per professionisti. Per alcuni di loro questo Mondiale sarà un trampolino di lancio verso un futuro da star, per molti altri (la maggior parte) sarà invece il punto più alto della loro carriera di calciatori. In questo Mondiale di categoria, poi, mancavano anche quegli Under 17 già affermati (se così si può dire) nel calcio degli adulti come Endrick, Zaire-Emery, Lamine Yamal e Gianluca Prestianni. Per loro non avrebbe avuto senso partecipare a un torneo del genere. Qui troverete quindi i nomi che probabilmente ancora non conoscete, che magari ritroveremo più avanti nel cosiddetto calcio-che-conta, o che ricorderanno questo torneo come il momento in cui ci hanno creduto davvero. Paris Brunner, Germania Eletto miglior giocatore del Mondiale, Brunner ha fatto la differenza per la Germania in primo luogo grazie al suo talento realizzativo. Brunner ha segnato il gol vittoria su rigore ai quarti contro la Spagna, la doppietta e il rigore che ha deciso il passaggio del turno in semifinale contro l’Argentina e il gol su rigore che ha aperto la finale contro la Francia. Ha sbagliato uno dei rigori della Germania per assegnare la coppa, il quarto, ma insomma conta fino a un certo punto. Per fortuna per lui, comunque, il suo errore non ha macchiato un torneo in cui ha trascinato la Germania alla prima vittoria di categoria nella sua storia e per di più come stella di un'intera generazione (per la verità non esaltante se non per il carattere mostrato). Brunner non ha forse il talento puro del compagno e capitano Noah Darvich, ma è sembrato - atleticamente, tecnicamente e per la personalità straripante - uno di quelli più pronti per il calcio professionistico. L'attaccante tedesco è stato una spina nel fianco delle difese avversarie grazie a una potenza nelle gambe che gli permette di tagliare il campo con il pallone sempre attaccato al piede. A questo livello è imprendibile nell’uno contro uno per la stragrande maggioranza dei terzini e serve un lavoro continuo con il centrale di riferimento per evitare di trovarselo costantemente alle spalle della linea dopo aver puntato la porta palla al piede. Certo, il Borussia Dortmund abbonda di talento offensivo e Brunner, nonostante questo grande Mondiale, dovrà attendere una partenza estiva per trovare lo spazio in prima squadra che sembra potersi già meritare.

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Ibrahim Diarra, Mali La FIFA ha premiato il compagno di squadra Hamidou Makalou come secondo miglior giocatore della competizione, soprattutto per via del bellissimo gol segnato all’Argentina nella finale per il terzo posto. Ma è impossibile spiegare l’ennesimo ottimo Mondiale giocato dal Mali (alla terza semifinale nelle ultime quattro edizioni del Mondiale) senza parlare anche del capitano della squadra Ibrahim Diarra. Il Mali è stata una delle squadre che ha giocato meglio, probabilmente la squadra più divertente da seguire. Grazie a uno stile di gioco palla a terra, con scambi in velocità nello stretto che premiano i giocatori più tecnici e dinamici, il Mali ha mostrato una capacità di creare pericoli giocando di squadra, oltre la giocata individuale tipica del calcio giovanile. E il punto di smistamento sulla trequarti attraverso cui passavano quasi tutti i palloni è stato Diarra.

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Ala destra, gioca nell’Africa Foot, Diarra ha un fisico slanciato e un portamento elegante. Gioca a testa alta e il pallone tra i piedi non gli scotta mai. Il Mali l’ha sfruttato come rifinitore e finalizzatore della manovra a seconda dell’altezza del campo in cui si trovava. Solo contro la Spagna, nella seconda partita, non è entrato in tabellino ed è salito di livello nella fase ad eliminazione: un gol e un assist contro il Messico nel 5-0 degli ottavi, gol vittoria contro il Marocco ai quarti, gol del momentaneo vantaggio nel 2-1 contro la Francia in semifinale e gol del primo vantaggio e assist per il 3-0 nella finale per il terzo posto contro l’Argentina. In totale sono 5 gol e 4 assist nelle 7 partite giocate. In Catalogna si dice che il Barcellona l’abbia convinto a trasferirsi dalla prossima estate nella Masia.Claudio Echeverri, Argentina Claudio Echeverri, detto "el Diablito", a tratti si è mostrato di un livello semplicemente diverso rispetto anche ai migliori coetanei. Ha già provato il calcio dei grandi al River Plate, una delle tifoserie più esigenti del mondo, e la differenza di mentalità si vede. Come tocca il pallone, come lo calcia, la tranquillità con cui lo gestisce quando serve e i rischi che sceglie di prendersi. Giocando da enganche è stato trascinante nella partita più importante, il quarto contro il Brasile: la singola prestazione migliore di tutto il torneo. Sua la tripletta con cui l’Argentina si è sbarazzata della Nazionale verde-oro e con cui lui ha stravinto il duello a distanza con Estevão. Primo gol con una conclusione da fuori area deviata dopo una conduzione partita da centrocampo, secondo gol bellissimo con tre tocchi partendo da fuori area (il primo d’esterno) per penetrare e concludere sul secondo palo e terzo gol bruciando l’ultimo uomo per ricevere in uno contro uno col portiere e dribblarlo come si faceva una volta. Il 10 dietro le spalle, la fascia da capitano, la tecnica infinita, la malizia in campo, praticamente un compendio di tutto quello che fa innamorare il pubblico argentino nell’eterno ciclo di riscoperta di quel prototipo di giocatore che viene dal potrero. Echeverri ha però sbagliato il secondo rigore nella lotteria di semifinale contro la Germania, un errore relativo ma che gli potrebbe essere pesato. Rimane il suo grande Mondiale giocato da enganche, accendendo o spegnendo la luce della squadra a forza di scariche elettriche e pause. Uno stile con un significato tutto suo con la maglia pesante che porta. Il mondo del calcio argentino post Messi non sarà certo tenero nei suoi confronti: la concorrenza non manca e il talento puro non sempre basta. Vedremo.

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Saimon Bouabré, Francia Quella 2006 non sembra la migliore annata del calcio francese, almeno rispetto alla quantità immensa di talento che sta uscendo a livello giovanile negli ultimi anni. La squadra ha comunque una qualità media elevata sia in termini tecnici che fisici. La Francia, comunque, è arrivata in finale, ma è sembrata riuscirci più per via di un tabellone morbido che per meriti propri. Una squadra solida dietro e sprecona davanti in cui in pochi hanno fatto veramente bella figura nel torneo, e tra questi sicuramente c’è Bouabré. La mezzala del Monaco è sembrato il giocatore più tecnico della Francia e quello con le letture col pallone migliori. Quello insomma su cui vede un talento non solo atletico, che può essere facilmente traslato anche nel calcio professionistico, sia giocando a centrocampo sia sull’esterno. La marcia in più che ha sta nel controllo del pallone, una sensibilità tecnica già di alto livello, a cui aggiunge creatività nello stretto e che gli permette di resistere facilmente alla pressione avversaria e soprattutto saltare l’uomo a piacimento. Questo l’ha reso una sorta di cheat code per la Francia, un giocatore che nella fascia centrale del campo fa disordinare lo schieramento avversario e permette alla manovra non soltanto di respirare, ma di avere una pericolosità nella zona nevralgica del campo. Gestisce i ritmi di gioco alternando pause a dribbling e si offre costantemente sia allargandosi in fascia che entrando più nel vivo del gioco a seconda di cosa serve alla manovra. Il bel gol in finale contro la Germania in cui ha riaperto i giochi ne è l’esempio perfetto: allargandosi per ricevere in fascia salta l’avversario col controllo e poi una volta in area calcia aspettando il momento giusto per far passare il pallone tra le gambe del difensore e quindi rendendo il tiro imparabile per il portiere. Il Monaco ha tra le mani un diamante pulitissimo a cui serve soltanto capire come incastonarlo al meglio in campo per farlo brillare. Pau Cubarsí, Spagna La Spagna era una delle favorite del torneo ma è stata fermata già ai quarti dalla Germania, con un gol vittoria su rigore al 60’ dopo una partita di dominio del possesso e delle occasioni da gol. Una storia già vista. La Spagna portava al Mondiale una generazione di calciatori (2006/07) influenzata pesantemente dalla Masia del Barcellona, vista la presenza di Hector Fort, Pau Prim, Marc Bernal, Andres Cuenca, Quim Junyent, Juan Hernandez, Marc Guiu e appunto Pau Cubarsí, uno dei migliori centrali di difesa visti in questo Mondiale. Il motivo principale è la padronanza con cui si è mosso in campo, come guidato da un’esperienza decennale che ovviamente non può avere. Guida la linea difensiva con carisma, gestendo il pallone col proposito di impostare la manovra già pensando due mosse avanti. Sia nel gioco corto che nel lungo non ha avuto paragoni tra i pari ruolo. In un torneo in cui la pressione ha portato a errori forzati, lui è stato l’ancora di salvezza dell’uscita palla della Spagna. Pur non essendo imponente (è al momento alto 182 cm), ha comunque retto nei duelli individuali, mostrando un gusto nel gesto difensivo puro che solitamente manca ai centrali cresciuti nella Masia. Come se non avesse paura di sporcarsi le mani ogni tanto e non ricerchi soltanto il dominio attraverso il pallone. A questo proposito, se vuole fare bene a livello più alto dovrà aggiustare la sua fisicità per reggere botta nei duelli individuali a cui non si sottrae, ma anche lavorare di più sulla reattività, per non finire bruciato dagli attaccanti più veloci, quando la lettura nell’anticipo non sempre basta. Tutte cose che nel Mondiale di categoria non hanno creato problemi, ma che potrebbero pesare nel passaggio al calcio dei grandi. Già ora è stato portato nel Barcellona B perché viene visto come il miglior prospetto di centrale nella Masia da anni. Non che ci sia questa grande concorrenza per l’appellativo, ma le proiezioni anche a livello di giovanili spagnole lo danno come un centrale dal futuro assicurato ad alto livello. Agustin Ruberto, Argentina Il premio di miglior marcatore del Mondiale Under 17 non sempre è garanzia di un futuro radioso. Scorrendo a ritroso la classifica ci sono quasi solo nomi mai sbocciati come Hansen, Brewster e Berisha. Brilla solo Osimhen che ha vinto nel 2015. Augustin Ruberto, comunque, anche al di là dei gol è sembrato il miglior centravanti di questo Mondiale e pare avere tutto per confermarsi anche tra i grandi. Il calcio argentino negli ultimi anni sembra essersi specializzato più nel tirare su seconde punte che all’occorrenza possono essere impiegati anche come prima punta, d'altra parte ha vinto il Mondiale con Lautaro e Julian Alvarez. Eppure Agustin Ruberto non è esattamente questo. È un centravanti puro di stampo contemporaneo, nel fisico e nello stile di gioco. Non un predatore d’area e neanche un attaccante sgobbone che vede poco la porta, ma la risposta argentina a quei centravanti a tutto tondo che chiede il calcio attuale, che siano in grado di supportare la manovra con i movimenti e con le rifiniture, e che poi però abbiano anche un ampio ventaglio di conclusioni possibili in porta. Alto 185 centimetri e dal fisico asciutto e reattivo, Agustin Ruberto ha mostrato tutte queste cose per l’Argentina, portando in dote tanto movimento fuori e tantissima pericolosità in area. Ha chiuso con 8 gol, segnando in ogni partita del girone, una doppietta negli ottavi contro il Venezuela e soprattutto una tripletta nella semifinale contro la Germania. Se i quarti contro il Brasile sono stati la partita dell’ascesa di Echeverri, la semifinale è stato il palcoscenico di Ruberto: il primo gol serve a pareggiare il vantaggio tedesco e arriva con una conclusione al limite dell’area piccola, il secondo porta in vantaggio la squadra con una botta di sinistro dopo essersi liberato col controllo di destro, il terzo riporta la partita in pareggio al 98’ dopo due gol regalati dall’Argentina. Proprio questo terzo gol mostra un controllo del corpo e una lettura degli spazi da grande centravanti, da giocatore che può ambire a proiettarsi anche nel calcio dei grandi. Agustin Ruberto è compagno di squadra di Echeverri anche nel River Plate e i tifosi sognano già cosa può diventare questa coppia se guidata bene in prima squadra. Estevão, BrasileUno dei giocatori più attesi del Mondiale non ha lasciato adito a dubbi: si è preso il Brasile sulle spalle con una determinazione unica, ed è stato l’unico a salvarsi in una competizione chiusa con un mesto 3-0 contro l’Argentina ai quarti, dopo aver già perso contro l’Iran all’esordio dei gironi. Facilitato dalla caratura dell’avversario, Estevão è esploso con una tripletta contro la Nuova Caledonia alla seconda partita e poi è stato il grande protagonista, con anche una doppietta, nella vittoria contro l’Ecuador agli ottavi.

Magrissimo e sgusciante, la protezione del pallone e il successivo movimento di bacino per preparare il suo sinistro è stato il gesto più temuto di tutto il Mondiale e lui ne è stato consapevole, utilizzando la minaccia della conclusione per gelare tutta la linea difensiva avversaria. Certo, manca di quella magia che hanno i grandissimi talenti brasiliani: non ha per esempio la creatività e la fantasia di un Neymar, Vinicius o Endrick. Ma forse è anche perché non gli sono servite. Estevão, quando si accende, può creare un’occasione da gol da nulla col suo sinistro e si muove già come chi sa cosa serve in campo alla manovra della sua squadra. Non sta fermo vicino alla linea laterale ad attendere il pallone, si muove di continuo per trovare la posizione giusta, anche a costo di tagliare in area con movimenti che non verranno premiati. Per questo è facile inquadrarlo come ala mortifera anche per il calcio europeo, un giocatore che per la combinazione di velocità e capacità di calcio può essere utile anche a una grande.

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