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Valerio Coletta
6 canzoni metal che raccontano l'esonero di Juric
22 feb 2017
22 feb 2017
I pezzi che risuonavano nella testa dell'allenatore più metallaro d'Italia in questi mesi.
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Valerio Coletta
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Nel 1994 Ivan Juric esordisce nell’Hajduk Spalato, ha 19 anni e sta iniziando la sua carriera da professionista. Colleziona anche qualche presenza nella nazionale Under 19. Il calcio è la sua vita, ma non il suo stile di vita. I suoi coetanei, i ragazzi che come lui stanno per fare il salto nel professionismo, vedono il sogno della loro esistenza cominciare a prendere forma. Stanno per farcela. La fantasia comincia a viaggiare, vedono i primi soldi all’orizzonte, vedono lo stile di vita del calciatore venirgli incontro con un sorriso luminoso. Tutti i suoi compagni delle giovanili sono ossessionati dalla nuova Ferrari F355 GTS con il tettuccio rigido asportabile, poltroncine racing in pelle Connolly, sospensioni indipendenti a quadrilateri deformabili e ammortizzatori a gas a taratura variabile, freni a disco auto ventilanti, ruote 18 pollici con cerchi in magnesio, da 0 a 100 in 4,7 secondi. Un sogno di acciaio e alluminio che fa lacrimare gli occhi. Sì, la Ferrari è bella, ma Juric non ha tempo di pensarci, la sua urgenza è un’altra, lontanissima e inquietante agli occhi di tutti gli altri.

 

Nel 1994 esce

dei Napalm Death, il disco è pazzesco, mischia diverse derivazioni del metal, passa dal death al grindcore, il growl di Mark Greenway è emozionante, i riff dimezzano la ritmica e la raddoppiano un secondo dopo, senza farti dormire la notte. La prima traccia dell’album finisce nella colonna sonora di Mortal Kombat, il disco scala le classifiche, la band inglese è acclamata in giro per il mondo e parte in tour. Il 31 maggio sono a Zagabria insieme agli Entombed. Juric è in fibrillazione, deve assolutamente andare a vederli. Ora la sua unica preoccupazione è riuscire a buttarsi nella moshpit sotto il palco, spaccarsi di deathmetal e uscire senza farsi male (non è scontato), perché è martedì e il giorno dopo ci si allena.

 

Il metal e il calcio sono la sua vita. Ha cominciato ad ascoltare Metallica e Megadeth a 14 anni e da lì non ha mai smesso. Il pop gli fa schifo, la dance, la latino-americana e tutta la commerciale che ascoltano i suoi compagni delle giovanili, della prima squadra e della nazionale, gli fanno schifo. Lui ama il metal e basta. Come ha raccontato in un’intervista a

nel 2010, lui a quel concerto ci è andato (lui dice fosse nel ‘91, ma secondo me era quello del ‘94 di cui vi ho parlato) e “c’era un casino totale, ma proprio totale”.

 

Con questa energia vorticosa è iniziata la carriera di Ivan Juric che 23 anni dopo è ancora lì a pogare con la vita, a dare una spallata e a prenderne 100. Domenica il suo Genoa ha incassato 5 gol dal Pescara ultimo in classifica, dopo un mese senza vittorie, con la contestazione dei tifosi che si stringe in una morsa. Juric ha affrontato ogni momento con fermezza e con la dignità di chi ha sempre lavorato, ma scommetto che la musica non lo ha mai abbandonato. Dovete sapere che i metallari hanno sempre un disco che suona in testa, mentre dormono, mentre mangiano, mentre vi ascoltano, metà del loro cervello è bombardato da un inferno di urla, doppia cassa, riff sincopati, assoli fulminanti. Sempre. È per questo che ho intenzione di svelarvi a quali canzoni pensava Juric mentre passava i momenti più difficili di questa stagione. Quelle canzoni lo hanno sorretto e hanno scaldato il suo spirito, ma non lo hanno consolato o cullato, perché il metal non ti consola e non ti culla, il metal ti prende a schiaffi, ti racconta lo schifo che stai passando e te lo sputa in faccia (aggiungendoci un po’ di sangue e morte), perché è solo così che sopravviverai.

 

Adesso alzate il volume:

 

 





https://www.youtube.com/watch?v=eYRC14UicI0

 

Mordi il dolore, assaporane il succo scuro e amaro.

inizia lenta, drammatica, lo stadio si riempie e il cielo si fa scuro, i volti dei tifosi sono lividi di paura, sentono il destino che gli sussurra cose incomprensibili dietro le spalle. Muriel e Quagliarella hanno gli occhi bianchi, le pupille rivoltate all’indietro. (È il remake del derby in versione metal se non si fosse capito). Il gol di Muriel, da solo nell’area piccola, è evocato alla perfezione dalla band di Chuck Schuldiner al minuto 00:39. Prima scende il gelo, poi l’orrore si risveglia, il pezzo riparte martellante, con un riff velocissimo doppiato dalla doppia cassa e con le urla spettrali di Schuldiner che fanno venire la pelle d’oca. È a quel punto della partita che Muriel entra in modalità «zombi dei film nuovi che invece di camminare e mugolare corrono come dei pazzi» e comincia a squarciare la difesa rosso blu. Nei film di zombie in fondo è così, puoi nasconderti anche in capo al mondo, puoi chiuderti in un supermercato, puoi pareggiare con Rigoni, puoi parare un rigore che non c’era: loro ti troveranno e ti mangeranno il cervello. Il Genoa andrà a perdere con un autogol, con un rimpallo assurdo su una parata di Perin. La stagione è appena iniziata ed è già maledetta.

 







 

https://www.youtube.com/watch?v=5OXk4h2CBhE

 

«Il male che gli uomini compiono si prolunga oltre la loro vita, mentre il bene viene spesso sepolto insieme con le loro ossa». Tutti i tifosi del Genoa hanno recitato questo passo del

di Shakespeare, quando alla fine del mercato invernale si sono ritrovati senza Tomás Rincón e Leonardo Pavoletti, spediti ai vertici della classifica per un mucchio di quattrini e poco altro. In quel momento era chiaro che tipo di campionato avrebbero fatto i “grifoni”, uno di “quei” campionati, che se le cose vanno storte si rischia anche di cadere molto in basso e allora tutto può succedere. Per un allenatore gestire questi momenti è difficile, la squadra si scrolla di dosso tutte le responsabilità, i tifosi si innervosiscono, la società sembra lontanissima, in città l’aria è pesante. Juric comincia a vedere qualche fantasma lontano sul mare, ma può farci poco e continua a lavorare.



 





 

https://www.youtube.com/watch?v=z8ZqFlw6hYg

 

Se gli Slayer fossero acclamati quanto quello schifo dei Maroon 5, oggi probabilmente “Piove sangue” sarebbe un modo di dire accettato. «Questa settimana piove sangue, non me n’è andata bene una». A me suona bene. Per esempio sui due mesi del Genoa fino al fatidico Pescara è piovuto sangue, tanto sangue. Penso alla sconfitta per 4 a 3 con il Palermo in casa, poi 4 a 1 con il Cagliari, 4 a 2 con la Lazio. Sconfitte con Torino, Roma, Sassuolo e Napoli. 2 pareggi e 7 sconfitte, escludendo la nuova squadra di Zeman. Gli Slayer fotografano in modo impietoso il momento della squadra di Juric: “Trapped in purgatory / A lifeless object, alive”. Un corpo senza vita, costretto a vivere.

 

 





 

https://www.youtube.com/watch?v=Lcm9qqo_qB0

 

Un tornado di anime, questa è zemanlandia. Un uragano di volontà eteree che fluttuano da tutte le parti e ti corrono addosso, ti portano via la palla e tirano in porta senza sosta, ma non è solo questo, zemanlandia è anche il sogno stesso di zemanlandia, una tempesta di spiriti che hanno creduto nelle zemanlandie passate e si uniscono alla battaglia, fuoriescono dalla terra, scoperchiano le tombe e si uniscono alla guerra. Il Genoa è in ginocchio e può aspettare solo la fine. Juric ha detto al quarto uomo di non dare il recupero. I Megadeth cantano: «In the eye of the tornado, blow me away». Spazzami via.

 

 







https://www.youtube.com/watch?v=Hk0ENWl5Zlg

 

Circa 100 tifosi aspettano la squadra all’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova. La rabbia e la delusione li porta attorno al pullman della squadra. Lo sfogo dei supporter rossoblù si consuma con lancio di uova, calci e pugni sulla fiancata del mezzo, insulti, striscioni di protesta. Passano 10 minuti e la polizia riesce a sgombrare la strada. Intanto i tifosi sono aumentati e continuano a contestare con forza sempre maggiore, ora sono circa 300. L’unico membro del Genoa a non essere

è Ivan Juric.

 

Non c’è bisogno di aggiungere un tocco metal a questa situazione.

 

 





 

https://www.youtube.com/watch?v=lIVgxFabzdE

 

«E allora, non chiedere mai per chi suoni la campana. Essa suona per te» con questa citazione funerea di Hemingway arriviamo alla conclusione di questa storia. Juric rispetta il silenzio stampa e viene esonerato, lasciando la squadra in un’atmosfera di sconforto e tristezza, in lontananza i rintocchi di una campana (inizio della canzone) riempiono l’aria gelida del Centro Sportivo Gianluca Signorini. Ma non vi spaventate e non vi impressionate per tutto questo buio e questi rimandi alla morte, non hanno nulla a che vedere con la realtà, è solo il modo in cui il metal esorcizza i nostri problemi. Alla fine di ogni canzone possiamo riporre le cuffie nella tasca della giacca e tornare a casa con un sorriso, non è successo niente. Oddio, mi correggo, è arrivato Mandorlini… (saetta che illumina la baia di Genova, nuvoloni neri, le mani enormi di Mandorlini che scendono dal cielo come

dei Metallica).

 

Non vedo l’ora di seguire il mio eroe Ivan Juric alla sua prossima squadra, nella speranza, la prossima volta, di scegliere pezzi meno tenebrosi e più cattivi e scatenati, vorrà dire che le cose sono andate bene.

 

 

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