Questo articolo è uscito originariamente sul blog di Wyscout in inglese. Ne riportiamo la traduzione in italiano.
Rodri – Atletico Madrid, di Daniele Manusia
Il centrocampo è una zona di campo mutevole, spesso è troppo grande quando la palla ce l’hanno gli avversari, e diventa troppo piccolo con la palla tra i piedi, con la pressione che può arrivare da ogni direzione. Per questo la maggior parte degli allenatori dedica grande attenzione alla struttura della propria squadra in entrambe le fasi, per non lasciare mai scoperto il centro e non allontanare mai troppo i propri giocatori. Sono rari quei centrocampisti puri che, come Rodrigo Hernandez, o se preferite solo “Rodri”, riescono a rimpicciolire il centro del campo in fase difensiva e ad allargarlo durante quella offensiva.
A ventidue anni, dopo aver fatto cambiare idea all’Atletico Madrid – che prima lo ha ceduto gratis al Villareal, al termine del suo percorso nel settore giovanile, e dopo lo ha riacquistato per 20 milioni – Rodri sta giocando la sua terza stagione di alto livello in Liga ed è ormai considerato all’unanimità tra i migliori giovani centrocampisti al mondo. Se la squadra di Simeone è particolarmente attenta a non perdere la propria struttura, con e senza palla, Rodri è diventato fondamentale sia per garantire equilibrio difensivo che per organizzare la fase d’attacco.
Con il suo metro e novanta e la sua capacità di leggere il gioco Rodri è uno dei migliori “difensori davanti alla difesa” nel panorama europeo, con un QI calcistico superiore alla media, sia quando si tratta di scegliere su quale uomo accorciare in avanti, sia quando deve coprire correndo all’indietro. Le sue doti in fase di recupero sono tanto più eccezionali se si considera che atleticamente non è esplosivo né esprime una velocità pura molta elevata, sono la sua tecnica difensiva pura – la qualità con cui interviene sempre sulla palla in modo pulito – e le lunghe leve – che gli permettono di arrivarci anche quando ce l’ha coperta dal corpo dell’avversario – a fare la differenza.




Un esempio della straordinaria qualità con cui Rodri difende in porzioni anche molto lunghe di campo, leggendo lo svolgersi dell’azione e facendosi trovare al posto giusto al momento giusto dell’intervento.
Rodri abbina alla stazza dei centrocampisti difensivi più difficili da contrastare nei duelli aerei, e da saltare nell’uno contro uno, il gioco di passaggi razionale e calmo di un classico playmaker. È un facilitatore di gioco, con la testa alta e uno stile pulito nel corto e nel lungo. Non è creativo, né particolarmente sensibile se si tratta di giocare un filtrante in spazi stretti, ma è abbastanza a suo agio anche quando si avvicina alla trequarti avversaria.
Gestisce molti palloni a partita (61.2 in media ogni 90 minuti di gioco) con la più alta precisione di tutto l’Atletico (90.2 %). Nel calcio intenso e iperatletico del “Cholo”, Rodri trova il tempo e il modo per pensare con una fluidità naturale che ci dice anche di un carisma non comune. Insomma, è un giocatore già estremamente maturo e pur essendo arrivato molto in alto, molto giovane, crea grandi aspettative. Il suo futuro dipende da quello della squadra di Simeone, dalla capacità dell’allenatore argentino di rinnovare il suo sistema per assecondare le qualità dei suoi giocatori più tecnici (Lemar, Griezmann, Correa, Saul e anche Rodri), e dal suo posto nell’undici spagnolo (dove c’è molta competizione). Alla domanda: come si gioca nel 2019 davanti alla difesa? Non si può rispondere senza tenere conto del gioco di Rodri.