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Foto di Elsa /Getty
NBA Redazione basket 17 febbraio 2017 6'

5 idee per migliorare l’All-Star Weekend

Mamma NBA, per favore, dacci un po’ di competizione.

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1) Gara del tiro da tre realistica

Di Dario Vismara

 

Ascoltando una vecchia puntata del The Vertical Podcast with J.J. Redick (a proposito: RIP a quel meraviglioso podcast, e tra non molto anche RIP The Vertical), la guardia dei Clippers appena rientrata dall’All-Star Weekend si lamentava di quanto la gara del tiro da tre fosse irrealistica, nel senso che per un tiratore non è normale dover raccogliere la palla da un carrello e tirare immediatamente 25 palloni in un minuto: è una cosa che su un campo da basket non succede.

 

Quindi, pensavo: perché non mantenere la struttura storica della gara del tiro da tre, quindi con cinque posizioni da cinque palloni con Money Ball e tutto il resto, ma cambiare il modo in cui vengono presi quei tiri, così che ricalchino una situazione di gioco reale? Vale a dire: dai due angoli è obbligatorio tirare in catch-and-shoot (con un compagno di squadra sotto canestro a passare il pallone, come si fa per la gara delle schiacciate), dalla punta bisogna per forza effettuare almeno un palleggio laterale prima di lasciar andare il tiro (che sia andando a destra o a sinistra è identico), mentre per i due mezzi angoli è il giocatore a scegliere da che posizione tirare da passaggio del compagno e da quale farlo dal palleggio. Data la necessità di mettere palla per terra, si può aumentare il tempo a disposizione da un minuto a un minuto e mezzo.

 

Visto che la gente passa le ore a guardare Durant e Thompson che non sbagliano mai in allenamento, perché non portare la possibilità di un 25/25 anche all’All-Star Weekend?

 

 

2) Ridateci il cavallo (o almeno il maiale)

Di Dario Vismara

 

 

Se a oltre mezzo milione di persone su YouTube viene voglia di riguardarsi un vecchio filmato di Pete Maravich e George Gervin che si sfidano a H.O.R.S.E. e pochi si ricordano che la competizione era già stata riproposta con risultati orrendi nel 2009 e nel 2010, un motivo ci sarà. Quello che la gente vuole vedere in certe occasioni è la fantasia, che è poi uno dei motivi che ogni anno ci tiene attaccati al Dunk Contes, perciò bisogna apportare delle modifiche al format per non renderlo semplicemente una gara a chi tira da più lontano (anche perché dai, che cattiveria è Kevin Durant contro Rajon Rondo?!?).

 

Visto che ciò che rende divertente gli eventi del sabato è la velocità, si può pensare di ridurre il format a P.I.G., in cui bastano solamente tre errori per essere eliminati. Lo stesso KD e Steph Curry ne hanno messo in piedi uno al campo d’allenamento degli Warriors a inizio stagione, ma visto che a un certo punto la pigrizia di KD ha preso di nuovo il sopravvento, per l’eventuale competizione bisognerebbe costringere i partecipanti ad alternare tiri da tre a tiri da due e/o in avvicinamento. Che ne so, con Isaiah Thomas che trova angoli impossibili per superare un Roy Hibbert piazzato a braccia alzate in mezzo all’area – un ruolo non dissimile a quello ricoperto negli ultimi anni in campo, a pensarci bene.

 

 

 

3) Due contro due stile NBA Jam

Di Nicolò Ciuppani

 

Fino a poco tempo fa la NBA proponeva come primo evento del sabato lo “Shooting Stars”, una prova a tempo tra squadre in cui un giocatore attuale, una vecchia leggenda e una giocatrice WNBA della stessa città tiravano da alcune posizioni prefissate del campo. L’evento si concludeva con gran parte del cronometro spesa a provare a fare canestro da centrocampo. Era difficile ipotizzare un contest con meno intrattenimento. A chi interessa sapere che Scottie Pippen ha segnato da centrocampo allo scadere?

 

La lotta tra squadre può essere però motivo di interesse, e la buona notizia è che la soluzione l’avevano già ipotizzata nel 1993 con la prima venuta al mondo del leggendario NBA Jam. Le regole si scrivono da sole: due giocatori per ogni squadra (possono essere pure i due più votati di ogni squadra, ma io odio le giurie popolari, quindi lasceremo che siano le squadre a scegliere chi mandare), le squadre che al momento sarebbero qualificate ai playoff si affrontano in un tabellone tennistico ad eliminazione diretta e a composizione casuale. Tim Kitzrow a commentare con “BOOMSHAKALAKA” ogni volta che un giocatore effettua una schiacciata e le migliori faide finalmente risolte nell’unico modo che sembra razionale tra persone adulte (esclusa la gabbia d’acciaio a Wrestlemania): il due contro due modello campetto.

 

Sinceramente, chi non vorrebbe vedere Lowry e DeRozan rovinare l’amicizia reciproca perché DeMar ha palleggiato un milione di volte tirando uno-contro-due marcatissimo mentre Lowry era solo? O ZBo e Marc Gasol arrivare in finale prendendo a gomitate in faccia gli avversari giocando solo ed esclusivamente in post? O ancora Isaiah Thomas che si porta dietro un Jerebko qualunque perché in fondo a cosa può servire un compagno di squadra ad Isaiah al campetto? O Westbrook a monopolizzare il gioco mentre Steven Adams va simpaticamente a pestarsi sotto canestro con il malcapitato rivale (The bigger the shove, the bigger the love cit.)? Sky is the limit.

 

 

4) King of the Court

Di Marco D’Ottavi

 

Per rendere più interessante il sabato dell’All-Star Game – altrimenti magari uno pensa di andare a ballare o a bere con gli amici o magari anche solo andarsene a dormire presto con l’idea di fare una scampagnata la domenica –, ecco per evitare tutte queste tentazioni del sabato sera e focalizzarsi sulle cose davvero importanti, dovrebbero togliere il “Taco Bell Skills Challenge” e metterci il “Big Mac King of the Court Challenge”. Molto semplicemente, il King of the Court è una gara di uno contro uno strutturata così: l’attaccante riceve palla in punta, ha a disposizione al massimo due palleggi per tirare, e vige la sacra regola del “chi segna regna”, mentre il possesso passa al difensore che riesce a fermarlo. Le regole d’ingaggio non devo neanche scriverle: via tutte le sovrastrutture che impediscono a questo weekend di essere veramente competitivo, quindi niente rossi e neri, Est o Ovest, USA vs resto del mondo, party ufficiale della NBA o quello privato di JAY Z. Resta solo l’uno contro uno, il grado minimo – e quindi più puro – di ogni sfida. Per i partecipanti: basta stuzzicare un po’ i migliori giocatori della Lega per convincerli a competere – e sarebbe pure ora – per lo scettro di giocatore più forte del mondo nell’uno contro uno.

 

Ecco un breve teaser di quello che potrebbe uscire fuori.

 

Il mondo rimarrebbe incollato allo schermo pur di conoscere il vincitore o almeno vedere come si giocherebbero il loro uno contro uno Durant e Westbrook. Scoprire se per questo tipo di gara siano più utili le abilità offensive di Steph Curry, a cui i difensori dovranno concedere qualche vantaggio pur di non lasciargli un centimetro di spazio, o le abilità difensive di Kawhi Leonard – che mi sento di considerare un possibile favorito alla vittoria finale, con quelle mani giganti e uno skill set offensivo sempre più solido. Assisteremmo alle improvvisazioni jazz in due palleggi di James Harden, al clutch di Kyrie Irving (che però dovrebbe guadagnarselo, quel pallone) e non oso neanche immaginare cosa potrebbe fare Giannis Antetokounmpo in due palleggi anche da fermo. Carmelo Anthony magari potevano evitare di chiamarlo al posto di Kevin Love per la gara della domenica, ma – oh – il King of the Court sembra fatto apposta per lui. Poi ci sarebbe pure LeBron James, che non si può considerare almeno un po’ favorito in qualunque gara preveda un pallone da basket, e Kevin Durant, che forse ha il fit tecnico più adatto ad un giochino del genere. Kobe Bryant inizierebbe a tempestare di telefonate l’NBA per farsi dare una wild card, che figurati se non la vuole vincere lui una cosa del genere.

 

Sarebbe un sicuro successo perché poi, dopotutto, chi non vorrebbe essere il Re del campo?

 

 

5) Squadre della domenica scelte dai capitani come ai campetti

Di Daniele V. Morrone

 

Provare a rendere interessante la partita della domenica non è facile. È quasi più divertente parlare di chi non è arrivato a giocare la partita che della partita in sé, che è praticamente un cinque-contro-cinque nella versione da fine allenamento in cui i giocatori si spostano per far fare la giocata all’avversario, solo con delle telecamere attorno. Evidentemente serve dare un minimo di posta in palio. Ma se è tanto divertente parlare della composizione della squadra, forse la soluzione è proprio spostare questo al centro di tutto il discorso: invece di fare due squadre già divise al momento della votazione, mettiamo in campo i 20 giocatori più forti della Lega e con un bel Draft iniziale stile campetto facciamo scegliere ai due più votati (nominati automaticamente capitani) le due squadre. Squadra con la maglia contro squadra senza maglia. O se preferite #TeamShirt e #TeamSkin.

 

Questa potrebbe essere la soluzione per dare finalmente agonismo e interesse alla partita. Perché vedere in campo i migliori 20 giocatori equamente distribuiti con tanto di beef in mondovisione è un sogno di tutti i tifosi. Penso a chi avrà l’umiliazione di essere scelto come ultimo e cosa possa provocare in partita quel giocatore (pregando sia Draymond Green o Boogie Cousins), penso al capitano del #TeamShirt Curry che passa oltre Westbrook per fare un piacere al compagno Durant scelto ovviamente da lui al primo giro, o lo stesso Curry che sceglie Irving pur di non farsi segnare un’altra tripla in faccia. Ma anche la domanda se il capitano del #TeamSkin James scelga dall’inizio l’amichetto ‘Melo o lo lasci lì ad aspettare pur di prendersi i giocatori migliori prima – perché, alla fine, bisogna pur vincere.

 

 

Tags : kevin durantsteph curry

La redazione basket è composta da gente molto alacre che vorrebbe giocare a basket ma che purtroppo sarebbe troppo bassa anche per il campionato filippino. Almeno due membri della redazione basket sono convinti che il film A Beautiful Mind parli di loro.

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