
A inizio agosto UFC, l’organizzazione di MMA più importante al mondo, ha stretto un accordo con Paramount + per la cessione dei propri diritti TV. Una svolta storica, dato che Paramount esclude le pay per view e garantisce un piano completo in abbonamento - in Italia era già così e forse, per questo, non sentiremo molto la differenza - per una cifra d’acquisto da capogiro: 7,7 miliardi di dollari.
Con un contratto simile UFC dovrà impegnarsi per mantenere un livello altissimo, valorizzando nuovi fighter che garantiscano profondità al proprio roster. Per questo ci sembra il momento più adatto per raccontare cinque astri nascenti di cui finora si è parlato poco e di cui, se tutto va bene, sentirete parlare molto di più in futuro.
JOSHUA VAN (15-2, STATUNITENSE-BIRMANO, NUMERO 1 DEI PESI MOSCA)
Joshua Van sarebbe ancora una sorpresa in questa lista, se nel corso di quest’anno non avesse conquistato la vittoria più importante della sua carriera, che lo ha catapultato dai margini della top 15 al primo posto tra i pesi mosca - comunque una categoria di peso poco pubblicizzata e conosciuta.
Classe 2001, ha avuto sin da ragazzino una vita complicata. Costretto a continui spostamenti coi genitori e i suoi quattro fratelli a causa del conflitto interno in Birmania, si è trasferito coi genitori negli Stati Uniti, che lo hanno accolto. Dopo 8 incontri nella Fury Fighting Championship, nella quale aveva fatto registrare un bel record di 7 vittorie e una sconfitta, nel 2023 gli è stata data la chance di convincere alle Contender’s Series. Van non ha deluso e dopo un incontro combattuto ha ottenuto la vittoria per decisione dei giudici, sebbene non in maniera unanime.
Ha fatto meglio a UFC 295, esordio ufficiale nel quale ha superato Kevin Borjas. Dopo una serie di match cancellati a causa di vari infortuni dei suoi avversari, la sua striscia di vittorie è stata interrotta da un KO subito per mano di Charles Johnson, ma Van ha ricominciato a vincere da subito, mostrando delle qualità sempre crescenti. Protagonista di una vittoria con breve preavviso contro il sempre pericoloso contender Brandon Royval, i due hanno dato vita ad un incontro dall’estetica sanguinosa e bellissima, che ha segnato il nuovo record per colpi combinati (419) nella storia dei match da tre round in UFC.
Van ha solo 24 anni, il numero medio di colpi più alto nella storia UFC (8,86 per minuto) e una capacità insolita per un fighter così giovane di governare le distanze combattendo spesso dall’interno, una rarità.
Un fulgido esempio di come ha saputo gestire un campione navigato, prendendo il tempo su molte delle azioni e sorprendendolo più e più volte grazie a una capacità tecnica del pugilato applicato alle MMA indiscutibile, lo si può vedere contro il sopracitato Royval: colpi ad incrocio al bersaglio piccolo sui numerosi tentativi di leg kick del suo avversario, footwork laterale e verticale capace di resettare l’azione dopo ogni risposta, capacità di uscire in maniera agevole dalla pressione avversaria.
Insomma, Van si è guadagnato uno degli spot più alti della divisione pesi mosca sostituendo con breve preavviso Manel Kape e sopraffacendo uno dei top contender della divisione, ottenendo pure il bonus “Performance of the night”. Sarà abbastanza per impensierire Alexandre Pantoja?
ANTHONY HERNANDEZ (15-2, 1 NC, STATUNITENSE, NUMERO 6 DEI PESI MEDI)
Orgoglioso del suo soprannome “Fluffy”, derivante dall’infanzia in cui era “un bambino grasso”, Anthony Hernandez, 32 anni, ha dimostrato di appartenere a quell’élite di fighter che nella gabbia sanno fare tutto e lo sanno fare bene. Non essendo dotato del famigerato colpo da KO, si è cucito addosso uno stile che ricorda il miglior Cain Velasquez, ma due categorie di peso più in basso.
Capace di fagocitare in maniera rapida e decisa tutta la distanza che lo separa dai suoi avversari, che nella maggior parte delle occasioni sono stati degli striker esperti, Hernandez è un vero asso del lavoro a parete. Riesce in maniera maniacale ad imporsi in un lavoro di pressione che sfianca fisicamente i suoi avversari e riesce nell’intento anche con avversari più grandi di lui, si prenda come esempio il match che lo ha visto opposto a Roman Dolidze.
Ma Hernandez non è solo un wrestler da parete. Capace di asfissiare e poi ottenere un KO tecnico anche su uno striker mobile come Michel Pereira, Hernandez è un vero genio della strategia. Mi sono accorto di questa sua qualità quando si è imposto, nel 2021, contro il prodigio del jiu-jitsu Rodolfo Vieira e da allora l'ho tenuto d'occhio per osservarne i miglioramenti indubbi che sono seguiti.
Hernandez ha inanellato ben 8 vittorie di fila e si ritrova oggi al numero 6 del ranking dei pesi medi. Ha battuto due volte in carriera Brendan Allen (di cui una in UFC) e si è sbarazzato anche di Roman Kopylov, sottomettendolo. La prova del nove, arrivata contro un Roman Dolidze forte della vittoria su Marvin Vettori, lo ha consacrato nella prima posizione della parte bassa della top 10.
È ancora difficile capire se ha le qualità per competere contro Khamzat Chimaev: l’idea di testarlo prima contro un fighter situato nelle prime posizioni (considerando anche la title eliminator diretta tra Caio Borralho e Nassourdine Imavov) del calibro di Reinier De Ridder, ex doppio campione One, è la miglior scelta possibile fatta da UFC per evidenziare il suo talento. L’appuntamento tra i due è per ottobre.
RINYA NAKAMURA (10-1, GIAPPONESE, PESO GALLO)
Campione mondiale Under 23 nel 2017 nel freestyle wrestling - categoria al limite dei 61 chili - Rinya Nakamura ha deciso di smettere con il wrestling a soli 25 anni per inseguire il sogno di diventare campione nelle MMA. Oggi ne ha 30, e in una carriera da pro che dura da appena 4 anni ha messo insieme un eccellente record di 10 vittorie e una sola sconfitta.
Con un record da imbattuto di 4 vittorie, venne notato da UFC, che lo inserì nel torneo Road to UFC, alla sua primissima stagione, datata 2022. In poco più di sei minuti spesi nell’ottagono, Nakamura ha messo KO due dei suoi avversari al primo round e ne ha sottomesso un terzo, sempre nel corso della prima stanza. Rapido, fulminante, concreto, molto mobile e capace di blitz illeggibili, Nakamura ha subito mostrato il suo valore, convincendo i vertici UFC a dargli una possibilità di scalata. Appena il livello si è alzato, Nakamura ha rallentato un attimo: ha ottenuto altre due vittorie per decisione, poi è stato bloccato, sempre in un match terminato per decisione, da Muin Gafurov.
Nonostante la battuta d’arresto, Nakamura è tornato a vincere il 2 agosto di quest’anno contro Nathan Fletcher, ottenendo uno splendido TKO con un calcio al corpo seguito da un diretto, finendo il lavoro poi in ground and pound.
Mancino naturale dotato di mani pesanti e grande mobilità, oltre che di un livello di striking eccezionale per un fighter che ha passato praticamente tutta la sua vita sportiva a lottare, Rinya Nakamura potrebbe rappresentare un problema per la divisione, a patto che riesca, nel giro di un paio di match al massimo, ad entrare in top 10. Il giapponese non è un fighter anziano, ma arrivato ai 30 anni, ha bisogno di una svolta rapida che ne sottolinei il livello, catapultandolo nei match che contano. Le qualità ci sono tutte, ora serve incidere.
GABRIEL BONFIM (18-1, BRASILIANO, NUMERO 14 DEI PESI WELTER)
Fratello del più conosciuto Ismael (detto “Marreta”, motivo per il quale Gabriel è soprannominato “Marretinha”: un uso tipicamente brasiliano, quello di affibbiare un diminutivo ai fratelli minori), Gabriel Bonfim è parso praticamente inarrestabile finché non ha conosciuto la sconfitta per mano di Nicolas Dalby.
Capace di dettare legge sia in fase di stand-up, sia al suolo, grazie alla completezza nel comparto lottatorio e alle mani rapide e veloci, Bonfim, con un record di 12 vittorie e nessuna sconfitta, venne notato dagli emissari di Dana White, che lo proposero alle Contender’s Series. Allora, nel 2022, Bonfim aveva ottenuto solo vittorie per finalizzazione, due delle quali in Legacy Fighting Alliance, una promotion satellite di UFC.
Noto per essere un asso del jiu-jitsu brasiliano, Gabriel non ha deluso le aspettative e ha inanellato altre tre vittorie per sottomissione, prima - come si diceva sopra - di incappare in quella che finora è l'unica sconfitta in carriera. Dopo aver perso con Dalby a novembre 2023, a seguito di un comeback del fighter danese, Bonfim ha ripreso a vincere e nell’ultima uscita ha avuto vita difficile contro l’ormai appannato ma sempre intelligente Stephen Thompson.
La presenza in questa lista di Bonfim è più una scommessa che altro: a 28 anni il brasiliano sta per entrare nella piena maturità e, nonostante una prestazione sicuramente non dominante (anzi, c’è chi pensa che la vittoria la meritasse Thompson e forse senza troppo torto), quando è in forma sembra sempre capace di tirare fuori il coniglio dal cilindro. Tutto adesso è nelle sue mani: i prossimi due match potrebbero garantirgli l’accesso in top 10.
VALTER WALKER (14-1, BRASILIANO, NUMERO 14 DEI PESI MASSIMI)
Dieci anni fa, Valter Walker viveva col fratello Johnny in Inghilterra. Mentre Johnny stava per giocarsi le sue chance d’entrata in UFC attraverso le Contender’s Series, Valter lavorava in un ristorante e studiava legge. Le MMA non potevano essere più lontane, nella sua prospettiva di vita. Alla vigilia del suo debutto in UFC, un match che avrebbe perso ai punti contro Lukasz Brzeski, Valter raccontava di come il fratello si fosse preso cura di lui fino a quel momento e di come gli inviasse regolarmente dei soldi per vivere.
Valter oggi vive in Russia, ha ottenuto anche la cittadinanza e uscire dall’ombra del ben più noto Johnny è stato frutto di un percorso non semplice. Il racconto del suo primo allenamento, durante il quale Johnny lo colpì con un calcio in faccia, mandandolo a piangere nel bagno della palestra, sembra quasi fabbricato, a vedere i due oggi, uno accanto all’altro (in questa foto Valter è quello di destra). Johnny, ha raccontato Valter, era molto più atletico, rapido, forte, faceva cose che avrebbe voluto fare lui. Valter Walker è un uomo di dimensioni gigantesche, ben più grande oggi di quanto sia suo fratello maggiore Johnny, più vecchio di sei anni.
Johnny gli disse che il suo fisico così grande poteva essere un’ottima arma nel combattimento e riuscì a convincerlo ad iniziare ad allenarsi. Così, sebbene scoraggiato dai genitori, Valter mollò tutto e seguì Johnny in Thailandia, dove conobbe il coach Gor Azizyan, che lo convinse a trasferirsi in Russia. I primi match da professionista, Valter li combatté come Valter Ignacio, per non approfittare della notorietà del fratello, che aveva cominciato ad avere successo.
Dopo un record importante di 11-0, grazie a una fisicità eccezionale (quasi due metri per centoundici chili) e allo sviluppo innegabile della propria tecnica nelle sottomissioni e nella lotta, Valter ha avuto un battesimo di fuoco in UFC (la sopracitata sconfitta), per poi inanellare tre vittorie consecutive, due per heel hook tradizionale e una per heel hook invertito. Battuti con relativa facilità Junior Tafa, Don’Tale Mayes e Kennedy Nzechukwu, affronterà a ottobre di quest’anno Ryan Spann, che aveva battuto nel suo ultimo match proprio Lukasz Brzeski, l’unico uomo a infliggere una sconfitta a Walker.
Spann, dopo un esordio fallimentare nei massimi (una sconfitta per mano del forte Waldo Cortes-Acosta, che ultimamente è arrivato ai punti in un match equilibrato contro Sergei Pavlovich), ha ottenuto la sua prima vittoria per guillotine choke, a significare che vuole ancora dire la propria nella divisione. L’atletismo di Spann è una delle sue armi migliori, ma Walker pare ben conscio del valore del suo avversario e lo sviluppo che ha conosciuto il suo bagaglio tecnico fa partire il ventisettenne brasiliano coi favori del pronostico.
Certo, tra pesi massimi un attimo, un’azione, un battito di palpebra può cambiare l’esito di un incontro. Walker però ha dato dimostrazione di poter gestire e controllare i suoi match con relativa perizia, specie negli ultimi casi, e nella divisione degli uomini più grandi sembra essere uno dei rari bagliori che illuminano una divisione che sta affrontando un periodo con più ombre che luci.