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Emanuele Mongiardo
5 giocatori che mi hanno fatto innamorare nel 2023
08 gen 2024
08 gen 2024
Se volete guardare oltre l'hype per i giovani talenti.
(di)
Emanuele Mongiardo
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IMAGO / ANP
(foto) IMAGO / ANP
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L’inizio del nuovo anno, oltre che per i buoni propositi, è un’occasione per guardarsi indietro e tracciare un bilancio degli ultimi dodici mesi. Come all’inizio del 2023, anche stavolta ho cercato di ripercorrere gli ultimi 365 giorni e di scegliere cinque calciatori che mi hanno fatto innamorare, ma lontano dai riflettori del grande pubblico. Ho evitato di considerare i campionati italiani e come criterio ho cercato di scegliere giocatori che dall’inizio di questa stagione non fossero più convocabili in Under-21 (quindi ho escluso quelli nati oltre il 2001). Il tritacarne del calcio contemporaneo gira a ritmi sempre più veloci e divora un numero insostenibile di calciatori, come se dopo i 23 anni fosse ormai già tardi. L’ingresso sul mercato del campionato arabo non ha fatto che peggiorare ulteriormente la situazione, privandoci di tanti nomi che avrebbero potuto offrire ancora molto ai piani medio-alti del calcio europeo. Ho scelto quindi celebrare giocatori non all'inizio della propria carriera, quel momento in cui l'hype per la gioventù svanisce e i giocatori rivelano chi sono davvero, spesso evolvendo in maniera sorprendente. Cominciamo. Marcus Edwards, Inghilterra, 26 anni – Sporting CP Molti appassionati italiani si saranno accorti di Marcus Edwards durante il ritorno dei quarti di finale di Europa League tra Juventus e Sporting CP. In quella partita l’inglese arrivò a completare la bellezza di undici dribbling su un totale di quattordici tentati: numeri degni di Neymar e Messi. Nonostante la squadra di Allegri si fosse chiusa a difesa della vittoria dell’andata, Edwards si era dimostrato imprendibile anche in quegli spazi stretti. Classe ’98, cresciuto nel settore giovanile del Tottenham, dove era noto col soprannome di “Mini-Messi”, in realtà non è mai riuscito a conquistare la fiducia degli Spurs, un po’ per un infortunio alla caviglia, un po’ perché, secondo Pochettino, si trattava di un giocatore difficile da gestire a livello caratteriale. Svincolatosi dal club di Londra nel 2019, si è trasferito al Vitória e pare che prima di farlo fosse molto vicino a firmare per l’Udinese. Oggi Edwards è un ibrido tra un’ala e un trequartista, che alla frequenza di passo abbina una precisione nel tocco che lo rende chirurgico nel dribbling. Non esiste situazione in cui non sappia saltare l’uomo: da destra può rientrare sul mancino, il suo piede forte, ma gli piace anche andare verso il fondo. Quando decide di partire palla al piede è raro che si limiti a saltare un solo giocatore e spesso gli capita di attirare le attenzioni di difese intere, affannate a cercare di limitarlo. Nel 2022/23 ha firmato 7 gol e 9 assist in 33 partite di campionato. Se il suo punto di forza è il dribbling, si tratta comunque di un giocatore concreto: nell’ultimo anno solare secondo FBref è nel 95° percentile dei centrocampisti offensivi/ali per xA e nel 97° per gol segnati dopo aver saltato l’uomo, la sua specialità. Nel palmarés, al momento, conta un campionato portoghese vinto con lo Sporting nel 2021/22. La presenza di tanti giovani talenti e il fatto di essere esploso lontano dalla Premier League sono i motivi per cui Southgate non lo ha mai preso in considerazione. Un giocatore con quella qualità in dribbling, però, non può non meritare un’occasione ai livelli più alti. Ferdi Kadioglu, Turchia, 25 anni – Fenerbahçe Ferdi Kadioglu è nato e cresciuto ad Arnhem, in Olanda, ma fa parte della Nazionale della Turchia – dove è nato suo padre – nonostante non conosca la lingua turca, e interpreti il ruolo di terzino come un brasiliano. Siamo sempre più abituati, nel calcio di alto livello, ai terzini che col pallone si muovono ben oltre il proprio binario, diventando vitali per il palleggio. È la norma per alcune delle migliori squadre di Inghilterra, Spagna, Italia e Germania. Quando questo, però, accade in contesti più esotici, come il campionato turco, e in maniera non troppo codificata come fa Kadioglu, non si può non rimanere incuriositi. Se il motivo principale per guardare una partita del Fener lo scorso anno era Arda Güler, una volta collegati era impossibile non farsi catturare dal modo di giocare di Kadioglu. Indossare il numero sette per un terzino dovrebbe essere già una dichiarazione d’intenti. Il fatto che poi si tratti di un destro schierato quasi sempre a sinistra non fa che renderlo ancora più singolare. Il punto di forza di Kadioglu è la sua tecnica. Ha un buon passo ma non è veloce, perciò tutto il suo gioco si regge sulla capacità di ingannare gli avversari e superarli, con le conduzioni verso il centro oppure con le sterzate. È uno dei punti di forza della Turchia di Montella, con la quale ha segnato il primo gol in Nazionale in amichevole contro la Germania, dopo un gran controllo al volo alle spalle di Leroy Sané. La Turchia ancora una volta si presenterà agli Europei come potenziale rivelazione e Kadioglu sarà uno dei giocatori da tenere d’occhio.

Romain Del Castillo, Francia, 28 anni – Brest Insieme al Nizza di Farioli, il Brest è la squadra rivelazione della Ligue 1. I bretoni avevano passato buona parte della stagione 2022/23 in zona retrocessione. A gennaio, in piena crisi tecnica, la società aveva scelto di assumere come nuovo tecnico a stagione in corso Éric Roy, la cui ultima esperienza da allenatore risaliva al 2011, sulla panchina del Nizza. Per dodici anni Roy aveva fatto solo il direttore sportivo. In pochi avrebbero immaginato che avrebbe saputo salvare la squadra e condurla, oggi, fino al quarto posto in classifica. Il principale protagonista della squadra è Romain Del Castillo, dal cui estro dipendono gran parte delle sorti del Brest. Francese di origini spagnole, come è facile intuire dal cognome, si è formato nelle giovanili del Lione, sua città natale, in cui però non ha mai avuto davvero un’opportunità. Del Castillo ha passato gran parte della sua esperienza in Ligue 1 con la maglia del Rennes – dal 2018 al 2021 – senza trovare mai troppo spazio a causa degli infortuni e della concorrenza, negli anni, di ali come Doku, Sarr, Ben Arfa, Terrier o Beaurigeaud. Così ha deciso di fare un passo indietro nelle gerarchie del calcio francese e di ripartire dal Brest, dove nelle ultime due stagioni si è rivelato uno dei giocatori migliori del campionato.

Del Castillo parte da ala destra di un 4-3-3 con lo scopo di rientrare sul mancino e di rifinire o calciare in porta. Dispone di un dribbling secco (è il secondo migliore della Ligue 1 a saltare l’uomo secondo WhoScored, con 2,9 dribbling riusciti a fronte di 2,6 sbagliati) e di ottime qualità balistiche: ha un buon tiro e può disegnare cross affilatissimi. Sa rendersi pericoloso anche sui calci piazzati, soprattutto sugli angoli, dove gli capita, a volte, di cercare il gol olimpico. Al momento ha siglato 5 gol e 5 assist, quasi le stesse cifre della scorsa stagione (6 gol e 7 assist) che era stata la migliore fino a questo momento della sua carriera. Se continuerà a rendere su questi livelli il Brest continuerà a lottare per un posto in Europa fino alla fine della stagione. Ismael Saibari, Marocco, 23 anni – PSV Se qualche anno fa vi siete innamorati di Adel Taarabt è perché vi sembrava impossibile che un giocatore così pesante potesse muoversi sulle punte come una ballerina e trattare il pallone con quella delicatezza. Ismael Saibari è più alto di Taarabt (un metro e ottantacinque) trasmette lo stesso senso di pesantezza quando calpesta il terreno di gioco ma dispone di eccellenti qualità atletiche. Certo, la tecnica forse non è quella di una delle più grandi leggende urbane del calcio contemporaneo, soprattutto nordafricano, ma anche Saibari ruba l’occhio con i suoi piedi e quindi se siete in cerca di un altro centrocampista maghrebino corpulento ma capace di nascondere il pallone, il classe 2001 del PSV è ciò che fa per voi. Saibari è nato a Terrassa, in Catalogna, dove i suoi genitori si erano stabiliti negli anni ’90 dal Marocco. Nel 2007 si è trasferito con la famiglia ad Anversa. Come quasi tutti i migliori talenti fioriti in Belgio, anche Saibari è transitato dal Genk, con cui però non ha mai esordito in prima squadra. Nel 2020, infatti, si è accasato ad Eindhoven, dove è iniziato il suo percorso tra i professionisti. Il PSV di Peter Bosz oggi è una delle migliori squadre d’Europa, primo a punteggio pieno in Eredivisie dopo ben sedici giornate. Saibari è uno dei motivi principali dietro questa impressionante striscia. Sa essere incredibilmente preciso nello stretto, ma alla tecnica tipica dei marocchini riesce ad abbinare una potenza da centrocampista box to box del calcio inglese. Quando parte in conduzione Saibari è come una valanga per le difese avversarie. Se poi si presenta un imprevisto sulla sua strada, la tecnica gli consente di cambiare idea, adattarsi e trovare una soluzione: magari un tocco di suola, una veronica o una croqueta.

Wesley Sneijder ha definito il suo stile «una danza magica in campo. Un’ispirazione per tutti i talenti emergenti». Se è vero che l’occhio vuole sempre la sua parte, Saibari in realtà sta rendendo anche a livello di numeri. Quest’anno ha già firmato quattro gol e due assist in diciassette partite. Considerando che si tratta solo della sua seconda stagione con la prima squadra, non è detto che non possa diventare una minaccia costante sotto porta nel corso della carriera. Aleix García, Spagna, 27 anni – Girona Il Girona è la squadra rivelazione di questa stagione di calcio europeo, capace, fino a questo momento, di contendere il primo posto in Liga al Real Madrid. Aleix García è il capitano dei catalani e il giocatore che forse rappresenta di più il salto di livello della squadra di Míchel. È stato lui a permettere all’allenatore di creare il contesto tattico che ha reso il Girona una squadra offensiva e divertente. Fino allo scorso anno Aleix García aveva giocato sempre da mezzala, da trequartista o da mediano più avanzato in un doble pivote. Quest’estate però, dopo la cessione del metodista Romeu, Michel ha scelto di abbassare il più esile e tecnico Garcia, preferendo migliorare la fase difensiva non con un nuovo acquisto che sostituisse Romeu ma attraverso un possesso palla più dominante e quindi una miglior transizione difensiva. García, infatti, rende pulito il possesso della squadra ad ogni intervento. La sua influenza non è limitata alla sola fase di costruzione, un po’ grazie al suo background da mezzala, un po’ per via dei principi di Míchel. Capita spesso, infatti, che i giocatori del Girona scambino posizione nella zona centrale e così Aleix, dopo aver scaricato il pallone, si muove in avanti per creare una nuova linea di passaggio alle spalle degli avversari. In questo modo riesce ad arrivare spesso sul limite dell’area. Il piatto forte del suo repertorio, comunque, sono i lanci. Secondo FBref, si trova nel 99° percentile tra i centrocampisti sia per lanci lunghi che per cambi gioco. La carriera di Aleix García fino ad oggi è stata piuttosto strana. Solo negli ultimi tre anni è riuscito ad affermarsi davvero tra i professionisti, dopo aver trascorso alcune esperienze in ombra, tra cui una stagione nel campionato rumeno con la Dinamo Bucarest. Le grandi prestazioni del 2023/24 gli sono valse la convocazione di de la Fuente con la Nazionale spagnola e non è detto che non possa guadagnarsi un posto per EURO 2024.

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