Nella scorsa fallimentare stagione, conclusasi con l’ottavo posto in campionato, il più grande problema dell’Inter è stato la difesa: i neroazzurri concedevano troppe occasioni agli avversari e di conseguenza subivano un numero esagerato di gol per essere una squadra competitiva per un piazzamento europeo. Tutto il reparto faceva errori anche piuttosto gravi, soprattutto singoli, che sono costati alla squadra nerazzurra diversi punti lasciati per strada, in particolare contro squadre sulla carta inferiori (solamente 7 sono stati i punti guadagnati contro le tre squadre retrocesse).
La situazione era rimasta sempre negativa indipendentemente dal modo di difendere della squadra: nel passaggio dalla più ‘chiusa’ mazzariana difesa a tre (o a cinque, in base al punto di vista) a quella a quattro di Mancini nella seconda parte di stagione, col baricentro alto e i due centrali lasciati spesso a dover difendere un ampio spazio di campo, non cambiò nulla a livello di risultati (in campionato 1.45 punti e 1.27 gol subiti a partita con Mazzarri contro gli 1.44 punti e 1.26 gol subiti con Mancini).
Molte colpe negli sbandi difensivi le hanno indubbiamente avute Ranocchia, Vidic e Juan Jesus, i giocatori che nel corso della stagione hanno giocato più minuti al centro della retroguardia neroazzurra. Il primo, ereditario della fascia di capitano di Zanetti, si è dimostrato totalmente inadatto ad essere un leader e ha continuato, sulla scia delle annate precedenti, a compiere errori inammissibili a certi livelli (e, per i non interisti, a tratti anche comici). Il serbo, arrivato a parametro zero, non ha rispettato le grandi aspettative - o forse mere illusioni, considerata l'età - che la società, la squadra e i tifosi riponevano in lui, rivelandosi un acquisto sbagliato e poco utile alla causa, pure lui autore di distrazioni e leggerezze imprevedibili (e almeno in questo, considerata la sua esperienza, Vidic ha davvero deluso). Anche il brasiliano ha tutt’altro che reso al meglio, trovandosi spesso fuori posizione, quasi mai attento, troppo attratto dal pallone e incapace a svolgere un ruolo così delicato come quello di difensore centrale (e non è un caso che, giocando da terzino sinistro, le sue prestazioni siano migliorate).
Durante il mercato invernale il direttore sportivo Piero Ausilio aveva già iniziato a correre ai ripari cercando di prendere Jeison Murillo, ventiduenne difensore centrale del Granada. Le due società si accordarono per circa 8 milioni ma la squadra spagnola, nel bel mezzo della lotta per non retrocedere, rifiutò di lasciar partire un pezzo così importante in un momento fondamentale della stagione, rinviando a giugno l’arrivo del colombiano in Italia.
Il Granada riesce a salvarsi all’ultima giornata, Murillo viene convocato per la Copa America dove gioca titolare al fianco di Zapata, sfornando grandi prestazioni e segnando l’unica rete della Colombia nella competizione (contro il Brasile), che esce ai quarti di finale contro l’Argentina, perdendo ai calci di rigore. Ma la coppia Murillo–Zapata funziona alla perfezione, tanto che la Nazionale colombiana non subisce nemmeno un gol nelle quattro partite giocate, e Murillo vince il premio di miglior giovane della competizione, finendo anche nella top-11 del torneo.
Nel mercato estivo la società interista compra Miranda dall’Atletico Madrid per 15 ipotetici milioni complessivi (3 per il prestito biennale, 9 per l’obbligo di riscatto e 2 di bonus). L’idea è quella di avere due centrali affidabili, di cui uno giovane, veloce e aggressivo, e un altro esperto, solido, più bravo nel gioco aereo, in grado di guidare la difesa e da cui il primo possa imparare qualcosa per migliorare e fare il definitivo salto di qualità.
La nuova coppia, e più in generale la difesa dell'Inter, funzionano decisamente meglio dello scorso anno. La squadra interpreta la fase di non possesso in modo totalmente diverso rispetto ai mesi precedenti: Mancini vuole una difesa più chiusa e maggiormente coperta dai centrocampisti, infatti il pressing è tra i più bassi della Serie A. Dopo venti giornate i nerazzurri hanno la miglior difesa, hanno subito gol solamente in otto gare ed in generale sono tra le squadre più solide del campionato. Grande merito in ciò lo hanno proprio Miranda e Murillo, oltre che ovviamente un Handanovic in stato di grazia.
1. Presentati sempre in anticipo agli appuntamenti importanti
«Io mi sento un guerriero, do tutto per la maglia e lo farò anche all’Inter. Verserò fino all’ultima goccia di sudore per dare il mio contributo», è con queste parole che Murillo ha scelto di presentarsi ai suoi nuovi tifosi in estate, atterrando con qualche giorno di anticipo in Italia rispetto a quanto inizialmente programmato dalla società interista, al fine di iniziare il prima possibile la sua avventura con la nuova maglia.
Il colombiano è un difensore rapido, esplosivo, determinato, istintivo e molto aggressivo, il suo obiettivo è sempre e solo quello di recuperare il pallone quanto prima, anche a costo di tentare un’entrata rischiosa. Quando l’attaccante che deve marcare si trova spalle alla porta in attesa di ricevere il pallone, il colombiano gli sta attaccato, senza lasciargli spazio, in attesa che la palla si avvicini per poi cercare l’anticipo al momento giusto. Grazie alla sua rapidità e lestezza questo tipo di giocata gli riesce spesso e lo porta a recuperare un alto numero di palloni (in media compie 2.5 anticipi a partita).
Ma è in grado di anticipare il suo diretto avversario anche di testa, nonostante non sia altissimo (1.82 m) e abbia un fisico nella media, regge bene il contatto iniziale con avversari più forti e con più centimetri di lui per poi toccare il pallone prima che lo faccia l’avversario. Nella partita giocata contro la Juventus si è trovato molto spesso a marcare Zaza, alto 1.87 m e con un peso maggiore, ed è riuscito a vincere due contrasti aerei.
Il suo baricentro basso e la sua grande forza nelle gambe gli permettono di avere un ottimo equilibrio, di poter piantare gli arti inferiori a terra nonostante il contatto con l’avversario e di avere una discreta elevazione.
Al minuto 29:28 Barzagli verticalizza alla ricerca di Zaza che però viene anticipato da Murillo. Rapido, pulito ed indolore.
Quando invece l’avversario è già in pieno possesso del pallone, Murillo cerca sempre di toglierglielo. Non ha alcuna paura del contrasto, di entrare in scivolata o, come detto, di cercare un intervento rischioso: nonostante ciò, ha commesso solamente 13 falli in 17 partite giocate. Dato che è un giocatore molto sicuro dei propri mezzi, istintivo, e sempre attratto dalla voglia di togliere la palla all’avversario, è raro vederlo titubante o indeciso. In questa stagione recupera più di 5 palloni a partita e vince il 82% dei contrasti non aerei.
2. Rimedia ai tuoi sbagli o a quelli dei compagni di squadra
Questo stile di gioco borderline a volte lo porta a compiere qualche rischio evitabile o a commettere veri e propri errori. In alcune situazioni dovrebbe temporeggiare, aspettando un aiuto dai compagni o attendendo il momento giusto per cercare di recuperare il pallone.
Minuto 1:31: Matos riceve palla su un lancio in profondità, Murillo potrebbe tranquillamente temporeggiare visto che l'avversario si trova in una posizione defilata e non troppo pericolosa ma invece decide di entrare in scivolata, compiendo un intervento molto rischioso (l'arbitro non fischia rigore anche se l'entrata era fallosa).
La sua reattività e la sua velocità (sia nel breve che nel lungo) gli permettono di rimediare ad alcuni errori dettati dall’inesperienza e dalla troppa foga e voglia di recuperare il pallone. Ciononostante per migliorare dovrà sicuramente limitare questo tipo di scelte rischiose, arrivando a capire quando conviene provare l’intervento e quando invece aspettare.
Al minuto 26:39 dopo un breve giro palla Khedira la gioca di prima per Zaza, come quasi sempre Murillo prova l'anticipo ma in questo caso sbaglia totalmente il tempo dell'intervento. Poi però, grazie anche all'aiuto di Miranda, riesce a rimediare all'errore.
Al tempo stesso, in situazioni svantaggiose per la maggior parte dei difensori, nei pressi dell’area di rigore dove il pericolo è più grande, proprio grazie alla sua rapidità, Murillo può accorciare sull’attaccante avversario ed intervenire coi tempi giusti prima che quest’ultimo possa effettivamente tirare o, in caso contrario, pochi istanti dopo che il pallone è partito, intercettandolo o deviandolo. Compiere salvataggi del genere ha la stessa importanza di una grande parata ed è tutt’altro che raro vedergli fare giocate del genere.
A 1:05 Di Natale riceve un lancio lungo in profondità che scavalca Miranda, controlla il pallone ma prima che possa centrare la porta Murillo interviene in scivolata e intercetta la palla in calcio d'angolo.
La sua velocità, oltre a permettergli di recuperare metri sugli avversari, gli consente di poter difendere ampi spazi di campo alle sue spalle e ai suoi lati. Di conseguenza è bravissimo a coprire lo spazio lasciato libero dal terzino sinistro, ruolo che nell'Inter è spesso occupato da giocatori propensi alla fase offensiva come Alex Telles e Nagatomo.
Murillo è perfetto anche quando si tratta di “scappare” all’indietro durante una ripartenza avversaria: in queste situazioni, oltre a cercare l’intervento in scivolata o un qualche altro tipo di contrasto, grazie alla sua forza nelle gambe può pure frapporsi tra l’avversario e il pallone, mantenere la posizione e guadagnare il possesso.
Minuto 7:32: Messi viene lanciato in profondità ma riesce a fare solo due tocchi prima che Murillo se lo mangi letteralmente sulla corsa e gli porti via il pallone.
3. Ricorda la buona educazione e non fare brutte figure
Murillo è dotato di buona tecnica, sa compiere passaggi elementari al compagno più vicino, ma è anche in grado di fare un lancio lungo a scavalcare il centrocampo. Pur essendo un difensore centrale gioca il pallone sia col destro, il suo piede preferito, che col sinistro.
In fase di impostazione si divide il compito con Miranda: entrambi compiono praticamente lo stesso numero di passaggi (50 il colombiano e 51 il brasiliano) e di passaggi lunghi (6.5 Murillo e 8.1 Miranda) ogni 90 minuti. I due riescono a trasmettere grande tranquillità al resto del reparto, che contrariamente all’anno passato va meno nel panico quando si tratta di palleggiare sotto pressione.
Il colombiano ha una grande personalità e sicurezza nei suoi mezzi, in fase di possesso gioca con grande tranquillità, a tratti forse troppa, tanto da prendersi qualche rischio in più provando a dribblare l’attaccante avversario, o tentando qualche passaggio rischioso. Di conseguenza, non è rarissimo che faccia qualche errore.
Al minuto 0:30 un Murillo poco concentrato prova ad aprire il gioco sulla sua sinistra ma la palla va addosso a Bacca da cui partirà un'azione in cui l'Inter rischia seriamente di subire gol.
Però il suo carattere forte e la determinazione gli hanno permesso di reagire anche dopo gravi sbagli e di essere fondamentale per la squadra: nel derby con il Milan, dopo un primo tempo insufficiente, è entrato in campo molto più concentrato e ha giocato alla perfezione (l'Inter dopo il vantaggio si è difesa e anche grazie a grandi chiusure del colombiano ha portato a casa il risultato).
Il disimpegno sbagliato nella partita contro il Napoli da cui nasce il primo gol di Higuaìn è uno fra gli errori peggiori che Murillo ha compiuto in questi suoi primi mesi italiani. Nell'incontro del San Paolo, sia lui che Miranda hanno avuto difficoltà nel marcare e nel contenere l'attaccante argentino che ha dominato lo scontro sia dal punto di vista fisico che da quello atletico.
In quei 90 minuti il colombiano non è riuscito ad essere aggressivo come suo solito e non ha coperto sufficientemente la profondità dietro a sé: nel secondo gol degli azzurri, nonostante sia in leggero vantaggio si fa superare in corsa da Higuaìn che poi resistendo fisicamente a Miranda va a realizzare il momentaneo 2 a 0. Sul finale di quella stessa partita, malgrado gli errori, è comunque riuscito ad anticipare Higuaìn nell’area piccola su un cross proveniente dalla sinistra, permettendo alla squadra neroazzurra di rimanere a galla e di tentare una clamorosa rimonta.
Nelle ultime settimane le sue prestazioni (e più in generale quelle dell'Inter) sono calate, gli errori sono aumentati e la sicurezza mostrata nei mesi precedenti sembra diminuita. Un suo errore che è costato caro all'Inter è quello commesso ad un minuto dalla fine nella partita giocata a San Siro contro il Sassuolo, quando su un lancio lungo diretto a Defrel, marcato da Miranda, Murillo decide inspiegabilmente di provare l'anticipo in una porzione di campo non sua, sbagliando il tempo dell'intervento e andando completamente a vuoto (a quel punto Miranda si trova alla sprovvista ed è costretto a fare fallo, altrimenti l'attaccante francese si sarebbe trovato tutto solo davanti ad Handanovic).
4. Impara dai maestri
Fin da quando il suo nome è stato associato all’Inter Murillo è stato paragonato da buona parte dei media (e non solo) Ivan Ramiro Cordoba, che la maglia neroazzurra l’aveva vestita per più di un decennio.
I due non solo molto diversi: Cordoba, essendo molto basso (1.73 m), basava il suo gioco quasi esclusivamente sulla lestezza e la rapidità, anticipando i suoi avversari e recuperando anche molti metri di svantaggio. Non mollava mai, era un giocatore grintosissimo che faceva dell'agonismo il suo credo e che in campo giocava con il cuore.
Rispetto al suo connazionale, Murillo è più forte fisicamente, ma più lento (Cordoba è stato uno dei centrali più veloci nella storia del calcio). Inoltre il colombiano era dotato di un’elevazione eccezionale - era in grado di saltare circa 75 cm - che gli permetteva di marcare anche giocatori molto più alti di lui e di essere molto pericoloso in area avversaria su cross da palla inattiva. E Murillo ancora non lo è.
I giocatori che potevano tenere in velocità Ronaldo Luís Nazário de Lima si contavano a malapena su una mano con qualche dita mozzata. Cordoba era uno di questi.
L'ex capitano della Nazionale colombiana, soprattutto nei suoi primi anni italiani, era incline a commettere errori abbastanza pesanti e da questo punto di vista Murillo sembra essere avanti. Va detto, però, che Cordoba appena arrivato all'Inter non aveva alcuna esperienza nel calcio europeo, contrariamente a Murillo che ha già giocato due anni in un campionato di alto livello come la Liga spagnola.
Come sottolineato da Guarin, i due hanno anche una personalità simile: fuori dal campo sono persone tranquille e professionisti esemplari, ma nel rettangolo da gioco si trasformano e diventano due guerrieri, sempre pronti a dare tutto per la maglia.
5. Non dimenticare i tuoi sogni da bambino
Dopo qualche mese dal suo arrivo in Italia si può affermare che averlo pagato solamente 8 milioni sia stato un affare da parte della società milanese, soprattutto per averlo “prenotato” durante il mercato di gennaio, anticipando la concorrenza e prelevandolo prima di una grande vetrina come la Copa America, dove delle grandi prestazioni ne avrebbero fatto lievitare il prezzo.
Questa estate, come già detto, pur di unirsi il prima possibile al suo nuovo gruppo di compagni per fare la preparazione atletica, l'ex Granada ha deciso di accorciarsi le vacanze che gli sarebbero spettate per aver giocato la competizione sudamericana. La sua voglia di integrarsi subito nell'Inter ha prevalso sul meritato riposo: «Ho rinunciato alle vacanze perché una volta conosciuto il mio futuro l'unica cosa che volevo era arrivare in ritiro per cominciare ad allenarmi con questi colori. Sono felicissimo di essere qui, non vedevo l'ora di cominciare», le sue parole durante la presentazione di luglio.
L'ansiosa volontà di vestire la maglia dell'Inter andava oltre la pura ambizione professionale: per Murillo è una sorta di "missione", la chiusura di un cerchio che ha aperto quando era un bambino e giocava in una piccola squadra di un quartiere di Calì, l'Andres Sanin. A 7 anni, Murillo partecipa ad un'Inter Campus della durata di circa dodici mesi, che gli permette di stare lontano dalla strada, di migliorare, di avere più visibilità nella sua città e di essere prelevato dal Deportivo di Cali, una delle società storiche del calcio colombiano in cui poi farà buona parte della trafila della giovanili prima di essere preso dall'Udinese e andare in prestito in Spagna.
In generale, l’impatto di Murillo con la Serie A è stato buono, ha iniziato la stagione con ottime prestazioni, intervallate da un paio di errori, aumentati poi con la ripresa del campionato dopo la pausa natalizia. Al momento è un centrale con doti rare nel panorama mondiale: veloce, rapido, reattivo, ma al contempo con una discreta forza fisica e tecnicamente più che affidabile. Inoltre è duttile ed in grado di adattarsi a giocare in una difesa 3, come avvenuto nella gara contro il Torino, ma è anche dirottabile a terzino destro come accaduto nel secondo tempo della partita giocata contro il Frosinone (dove poi ha segnato il gol del 3 a 0).
Per diventare uno dei migliori al mondo nel suo ruolo dovrà abbassare il numero di errori e migliorare nel gioco aereo, ma nonostante questo sembra aver già attirato l'attenzione di alcuni top club europei, come il Barcellona e il Real Madrid, interessate ad accaparrarsi un centrale giovane e perfetto per giocare in una difesa dal baricentro alto. La società milanese al momento è tutt'altro che interessata a cederlo e lui ha dichiarato di essere concentrato solamente sull'Inter, anche perché la sua "missione" è appena cominciata.