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Emanuele Atturo
5 azioni esaltanti di Samuele Vignato contro la Roma
23 ott 2023
23 ott 2023
Mezz'ora di delirio e dribbling all'Olimpico.
(di)
Emanuele Atturo
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Foto Imago / Emmefoto
(foto) Foto Imago / Emmefoto
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Il 20 aprile del 2019 il Chievo è già retrocesso quando arriva allo stadio Olimpico per affrontare la Lazio. Indossa una divisa blu con su quello strano font medievale. All’inizio del secondo tempo Barba serve un passaggio in diagonale verso la punta polacca Stepinski, che appoggia di tacco, di prima, verso un compagno che si inserisce da dietro. È Emanuel Vignato, ha 19 anni ed è celebre per una bella foto di due anni prima, quando il vecchio Jedi Totti - 24 anni più di lui - gli aveva scompigliato i capelli dopo aver scherzato «E mo te chi sei?!».

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Vignato riceve palla e col secondo tocco si porta la palla verso l’interno per evitare il ritorno di Badelj, poi però sterza di nuovo all’improvviso con l’esterno, aprendosi l’angolo di tiro. Calcia d’interno, colpendo la palla leggermente sotto, e mandandola sul secondo palo.

Quattro anni dopo Emanuel Vignato è in Serie B, a Pisa, dopo un inizio di carriera più incerto del previsto, mentre a far parlare di sé in una partita all’Olimpico è suo fratello Samuele, che ha 19 anni, quattro meno del fratello, e il suo primo gol lo ha segnato lo scorso 8 ottobre - alla sua prima presenza da titolare. Due settimane dopo è entrato in campo contro la Roma dando prova di un talento che - come quello del fratello, ma in modo diverso - sembra eccezionale. È entrato al 65’, con la squadra in 10 e gli avversari tutti buttati in attacco per cercare il gol del vantaggio. Ha toccato pochi palloni, ma con delle fiammate che gli hanno fatto guadagnare gli elogi di José Mourinho, che di lui ha detto che «ha una qualità tecnica fantastica». Abbiamo raccolto i tocchi di ieri di Vignato per capire quanto possiamo esaltarci per questo nuovo talento italiano, che prima di andare al Monza era stato cercato da alcune delle maggiori squadre europee.

Proteggere palla

Vignato entra a circa mezz’ora dalla fine sul risultato di zero a zero. Il Monza però da mezz’ora gioca con un uomo in meno, per l’espulsione di D’Ambrosio nel primo tempo. La squadra di Palladino sta facendo una grossa partita, non solo difensiva. La Roma è tutta sbilanciata in avanti alla ricerca del vantaggio, e Palladino sa che il miglior modo per difendersi è creare qualche spavento agli avversari - approfittando della quantità di campo che gli viene lasciata in transizione. Così inserisce Dany Mota, molto veloce, e appunto Vignato. Il suo obiettivo è chiaro: aiutare la squadra a difendere, ripulire palloni dalla pressione avversaria e dare qualche sgasata in avanti.

Il primo pallone rischia di essere sanguinoso, visto che Vignato lo tiene troppo, prova una ruleta su Cristante mentre la Roma cerca di riconquistare palla in alto. Con un po’ di fortuna riesce a mantenerlo. Vignato però sembra di quei dribblomani sembra più lesti degli altri sui rimpalli, che quindi anche senza pulizia riescono a uscire vincitori dalle carambole. Non è un'azione esaltante, ma fa capire che anche in emergenza, con l'uomo addosso, Vignato è un osso duro.

La prima accelerazione

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Di Vignato si dice sia forte da quando ha 15 anni, solo che non sembrava una cosa reale. «Il fratello di Vignato è più forte di Vignato», ma è quel tipo di informazione fatta circolare da chi vuole far finta di saperla lunga. È una cosa di cui si dice di tutti: il fratello minore sembra sempre più forte di quello maggiore, ma poi non è mai così. Vignato però è quel tipo di giocatore che basta vedere giocare un minuto per capire che ha qualcosa di speciale: la naturalezza con cui riceve palla, orienta il corpo, la sensibilità dei suoi primi tocchi. La sua velocità. C’è molto già in quest’azione, nel modo in cui mette il corpo per ricevere e mandare a vuoto Aouar. Poi la piccola accelerazione prima di servire l’inserimento di Birindelli.

Il cambio di gioco

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Ci eravamo poi accorti di Vignato già qualche mese fa, durante l’Europeo Under-19 con Alberto Bollini. Giocava in questa squadra capace di attaccare in modo tecnico e diretto, si associava molto bene con Luis Hasa, più regista offensivo di lui. Vignato è un giocatore di strappi, di accelerazioni in mezzo alle linee avversarie, mentre Hasa è un giocatore più tecnico e di controllo. L’accelerazione sui primi passi lo rende speciale, specie nel contesto italiano, ma la qualità del suo piede non va sottovalutata. La mette in mostra in questo cambio di gioco che arma di nuovo un tiro di Birindelli.

Cinque minuti dopo prova un tiro dalla grande distanza. Non la migliore scelta ma la Roma è così sparpagliata che invita a prendersi spazio, a risolvere le cose da soli. Eppure in quella conclusione Vignato dimostra una potenza di calcio che non possiamo dare per scontata. Il limite più grande del fratello Emanuel, in effetti, è la dimensione atletica. A tratti, il campo sembra troppo grande per lui. È un trequartista fragile, che soffre il contatto fisico, che non ha grande spunto in velocità e che offre il meglio di sé in spazi stretti. Sinisa Mihajilovic quando voleva fargli un complimento diceva «Vede un’autostrada dove gli altri vedono un sentiero», e in effetti Emanuel Vignato sembra offrire il meglio di sé da rifinitore, quando deve servire l’ultimo passaggio, facendo passare la palla nei filamenti della trequarti. Samuele, invece, sembra avere intuizioni meno geniali ma non sembra faticare a coprire il campo, sgasare, a giocare in generale su distanze più ampie.

Altro cambio di gioco

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Vignato ruba palla e percorre 40 metri di campo senza nessuno sforzo, dandoci l’impressione di poter anche arrivare in porta da solo, se solo il calcio non fosse un gioco di squadra ed è buon costume passarla ai compagni. Qui produce un altro cambio di gioco preciso per Dany Mota.

L’azione che sarebbe stata gol senza un miracolo di Gianluca Mancini

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Il Monza ha perso la partita, ma è andata seriamente vicina a vincerla in qualche occasione. Questa è la più grande. Vignato si lancia contro la difesa della Roma dopo aver recuperato una palla masticata a centrocampo. Accelera centralmente ma ha due giocatori davanti, Mancini e Zalewski. Sembra temporeggiare, poi però si accorge che il difensore della Roma è messo male col corpo e gli ha concesso troppa distanza, allora sterza verso il centro. La velocità con cui cambia direzione e lascia sul posto un giocatore veloce come Zalewski è impressionante. Col controllo ha già immaginato la conclusione, così tira secco sul primo palo. Mancini, con una preveggenza disperata da scuola italiana dei difensori, intuisce e devia. A differenza però della deviazione di Krunic col Milan, questa è salvifica.

Vignato gioca con la maglia numero 80 in onore di Ronaldinho, il suo idolo. Il suo gusto per il dribbling, le accelerazioni, gli strappi, è qualcosa di nuovo nel calcio italiano degli ultimi anni, il tipo di giocatore che di recente abbiamo invidiato agli altri. Eppure Vignato non arriva nel vuoto. Nelle nazionali giovanili stiamo finalmente assistendo a un fiorire di giocatori tecnici in grado di saltare l’uomo: Baldanzi, Pafundi, Cambiaghi, Gnonto, Koleosho, Delle Monache, Hasa. Di fronte a questa fioritura, l’impalcatura tattica delle squadre italiane non sembra ancora completamente aggiornata, e il loro futuro resta incerto. Tra loro, Vignato è quello con l’abbinamento di qualità fisiche e tecniche più intrigante. Il contesto del Monza di Palladino sembra ideale per lui: una squadra che vuole dominare col pallone e che permette spesso ai suoi trequartisti di ricevere fronte alla porta e con spazio davanti. Una squadra che è stata capace di valorizzare un talento tecnico e quasi anti-fisico come Andrea Colpani. La squalifica del “Papu” Gomez e l’infortunio di Caprari sembrano potergli aprire ulteriormente le porte. Sembra solo l’inizio per Samuele Vignato.

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