L'Ultimo Uomo

  • Calcio
  • NBA
  • Sport
  • Dizionario Tattico
  • Expected Goals
  • Calcio
  • NBA
  • Sport
  • Dizionario Tattico
  • Expected Goals
  • Chi siamo
  • Le Firme
  • Archivio
  • Newsletter
  • Sponsor
  • Long-Form
© Alkemy. Made with love
Informativa Cookies
Calcio Redazione 8 gennaio 2019 50'

40 giovani da seguire nel 2019

I talenti di cui seguiremo la crescita nell’anno appena cominciato.

Condividi:
Pagine: 1 2 3 4

 

11. Phil Foden, 2000 (Inghilterra, Manchester City)

di Daniele Manusia

 

Special moment for me and a class team performance 🙌🏼 pic.twitter.com/eKMGfPpZPf

— Phil Foden (@PhilFoden) 6 gennaio 2019

 

In questa stagione di Premier League, Phil Foden ha giocato poco più dell’equivalente di una partita intera, una novantina di minuti spalmati in otto presenza. Ha giocato tutte e tre le partite di League Cup e, proprio pochi giorni fa, è sceso in campo in FA Cup, andando anche in gol (nel 7-0 contro il Rotherham, squadra di Championship). Ha una presenza da titolare anche nell’ultima partita del girone di Champions League, ormai inutile ai fini della classifica, con l’Hoffenheim, e nel Community Shield di agosto, con il Chelsea. Troppo poco? Abbastanza? È difficile dirlo, trattandosi di uno dei tre giovani talenti più cristallini finiti nelle mani di Guardiola nel suo periodo al Manchester City; l’unico, dei tre, ad essere rimasto in squadra: Jadon Sancho sta facendo le fiamme al Dortmund, mentre Brahim Diaz ha appena firmato con il Real Madrid.

 

Nonostante lo scarso minutaggio, Phil Foden ha appena firmato un contratto che scade il prossimo 2024 e Guardiola ha escluso qualsiasi prestito a gennaio. Foden sta continuando l’apprendistato con maestri come i due Silva, David e Bernardo, e Kevin De Bruyne: anche se un po’ della nostra curiosità potrebbe soffrirne, probabilmente è la cosa per lui migliore. Foden resta uno dei fenomeni naturali più interessanti di una generazione che sta cominciando a venire allo scoperto adesso, con una sensibilità nel piede sinistro e un’abilità nel dribbling che gli avrebbe permesso di giocare anche sulla trequarti, ma un fisico che non gli avrebbe permesso gli strappi in velocità su molti metri di campo, come richiesto nel calcio di alto livello agli esterni (ruolo in cui ha vinto il Mondiale U-17). In mezzo al campo, come mezzala, Foden si muove molto bene in verticale, per ricevere palla dietro il centrocampo avversario o anche in area di rigore se si è aperto lo spazio dietro l’attaccante.

 

Foden sta affinando gli strumenti per diventare una mezzala associativa di alto livello e non gli manca l’intensità per adattarsi al calcio d’élite, anche perché è meno fragile di quello che lascia immaginare la sua corporatura. Basta che non cambi niente, e magari che le contingenze spingano Guardiola a fargli giocare qualche altra partita importante. Diciamo che se non diventa titolare a 19 anni non è proprio gravissimo.



12. Alphonso Davies, 2000 (Canada, Bayern Monaco)

di Fabrizio Gabrielli

 

In un pezzo di qualche settimana fa sui giovani più entusiasmanti dell’ultima MLS ho scritto di  Alphonso Davies come di un giocatore eminentemente verticale, dotato di grandi potenzialità fisiche e tecniche. Un giocatore che nonostante la leggiadria in conduzione e i primi tocchi di seta non ha l’aura dell’entertainer, ma la maturità di chi gioca il pallone senza la frenesia dello stallone imbizzarrito, con la testa alta e la freddezza di chi conosce la giocata che può inclinare una gara.

 

Subito dopo la fine della Regular Season di MLS, in attesa di aggregarsi alla squadra a gennaio, Davies si è allenato per una settimana agli ordini di Nico Kovac, che ha intravisto in lui caratteristiche tali da permettergli di lottare subito per un posto in prima squadra. «Non dobbiamo sovraesporlo», ha detto il tecnico «ma non si prendono giocatori così per mandarli tra le riserve».

 

La sua velocità, la rapidità degli strappi e la predisposizione innata al dribbling di Davies (nella scorsa MLS 4.2 per partita, il migliore del campionato) sembrano essere la naturale prosecuzione della tradizione inaugurata in Baviera da Robben e Ribéry, e la risposta – a livello di hype – a Jadon Sancho o Reiss Nelson, due dei migliori giocatori in Bundesliga (e contingentemente anglosassoni) nell’affrontare l’1vs1 senza timori reverenziali. Con il vantaggio, per Davies, di una fisicità dominante già bella e formata, nonostante abbia appena diciotto anni.


13. Alessandro Bastoni, 1999 (Italia, Parma)

di Alfredo Giacobbe

 

Il nome di Bastoni è sui taccuini degli addetti ai lavori già da un po’, al punto che non ha fatto in tempo a sostituire all’Atalanta Mattia Caldara che su di lui è piombata immediatamente l’Inter, con un’offerta irrinunciabile da 22 milioni di euro.

 

Di Bastoni se n’era occupato anche L’Ultimo Uomo: Flavio Fusi lo aveva intervistato nell’ottobre 2017, mentre il capo dei match analysts delle Nazionali Antonio Gagliardi lo aveva citato come esempio virtuoso. Il ritratto di Bastoni che ne emergeva è quello del prototipo del professionista moderno, dedito con cura a tutti gli aspetti del suo lavoro, anche quelli considerati insignificanti da altri giocatori della sua età.

 

La carriera di Bastoni sembrava aver subito una sospensione. Dopo l’acquisto del suo cartellino, l’Inter ha sottoscritto un accordo di prestito biennale per lasciare il giocatore all’Atalanta, dove si è formato. Lo scorso anno però Bastoni ha accumulato solo 5 presenze e 177 minuti tra campionato e Coppa Italia. Forse l’Atalanta ha solo deciso di dare priorità agli altri talenti dal suo vivaio (Gianluca Mancini nello stesso periodo ha giocato 850 minuti), e di fatto Bastoni ha perso una stagione nel suo percorso di sviluppo. L’Inter ha così forzato la mano, rompendo l’accordo biennale con l’Atalanta e girandolo il prestito al Parma.

 

Di primo acchito, il Parma sembrava una soluzione controintuitiva per Bastoni. Era descritto da tutti come un difensore moderno, abile nella gestione della palla, bravo a leggere lo schieramento avversario e a piazzare un passaggio verticale taglia-linee. Il Parma di D’Aversa richiede ai suoi giocatori tutt’altro tipo di gioco: è attualmente la squadra con la minor percentuale di possesso palla della Serie A, i cui difensori passano la maggior parte del tempo a presidiare l’area di rigore, attenti in marcatura e impegnati per lo più nei duelli aerei che con il pallone a terra.

 

In questo ambiente tattico che si supponeva ostile per lui, Bastoni sta invece fiorendo. Titolare ormai da 8 partite consecutive, Bastoni sta facendo valere le sue buone doti di lettura del gioco, alternando interventi in avanti in chiusura e copertura della profondità. Senza dimenticare il gusto, quando può, del lancio in avanti direttamente sulle punte del tridente del Parma.

 

14. Ritsu Doan, 1998 (Giappone, Groningen)

di Daniele V. Morrone

 

 

Doan ha deciso di bruciare le tappe quando diciannovenne non era ancora neanche arrivato a 20 partite con il Gamba Osaka e ha deciso di trasferirsi nei Paesi Bassi. In un anno e mezzo Doan è diventato la stella del Groningen, dando ragione alla sua scelta. Quello che ha fatto funzionare subito Doan nei Paesi Bassi è l’accoppiata di doti tecniche e fisico compatto, un baricentro basso e delle gambe potenti, che gli garantiscono un ottimo controllo del pallone e soprattutto un calcio fuori categoria: può calciare da qualunque posizione del campo e riesce ad armare il sinistro senza il minimo preavviso. Per dire, solo nel 2018 ha segnato 4 gol da fuori area e ha già raggiunto i 15 gol totali in Eredivisie pur partendo come esterno.

 

Le prestazioni da protagonista con una squadra in zona retrocessione, hanno messo in allerta le squadre che si trovano sopra al Groningen nella catena alimentare: dall’Ajax al Newcastle e si parla perfino della Juventus, dell’Atlético e del Manchester City. Il presidente del Groningen ha già sventolato bandiera bianca a riguardo:«abbiamo notato un crescente interesse in lui da altre squadre, una cosa logica ovviamente, arriverà il momento in cui non potremo più trattenerlo». Intanto nel 2018 Doan ha già debuttato in Nazionale (con cui è già andato in gol contro l’Uruguay) ed è stato convocato per giocare anche la Coppa d’Asia 2019. Sarò uno dei volti nuovi del Giappone candidato al titolo continentale.

 

15. Carles Aleñá, 1998 (Spagna, Barcellona)
Di Daniele V. Morrone

 

Dopo anni di strane gestioni con i giovani della Masia, con Aleñá (o Alenya, se preferite il catalano) il Barcellona sembra non aver sbagliato nulla e ora ne sta raccogliendo i frutti. A 20 anni Aleñá, complice il brutto infortunio di Rafinha, è la mezzala destra di riserva del Barcellona, con cui ha giocato già da titolare nella Coppa del Re e in Champions League ed è entrato più volte a partita in corso nella Liga (in cui ha segnato già il suo primo gol, su assist di Messi). Dopo un percorso di crescita costante il suo 2019 sarà quindi l’anno più importante della sua carriera fino ad ora, perché sarà l’anno in cui bisognerà capire se si tratta veramente di un giocatore che può far parte delle rotazioni di una squadra che ambisce a vincere tutto ogni anno.

 

Più verticale e aggressivo di quanto possa sembrare a prima vista, e decisamente più strutturato fisicamente rispetto al prototipo della mezzala cresciuta nella Masia, Aleñá è un giocatore elettrico, che sembra potersi sempre accendere in un attimo. Un giocatore diverso rispetto a quelli a disposizione di Valverde nel modo di sfruttare la tecnica e di leggere il gioco. Aleñá è sempre proattivo in qualsiasi cosa faccia e sa trovare la posizione giusta in cui confluirà il gioco. Soprattutto, non ha paura di sbagliare.

 

Aleñá è uno di quei giocatori che sembrano già adulti, anche quando sbagliano le scelte o mancano di precisione nel gesto, e che sembrano comunque essere al passo con il ritmo dei grandi, vogliosi di prendersi responsabilità in campo.

 

16. Francisco Trincão, 1999 (Portogallo, Braga)

di Daniele Manusia

 

La generazione di calciatori nati nel 1999 in Portogallo è particolarmente ricca di talento offensivo. L’Europeo U-19 vinto in finale con l’Italia la scorsa estate è sembrato la giusta conferma su un percorso che, per giocatori come Francisco Trincão, è ancora tutto da tracciare. Nonostante si tratti di un giocatore ovviamente molto giovane, che deve ancora esordire in prima squadra con il Braga, Trincão sembra un giocatore maturo tecnicamente e tatticamente. Di solito gioca a piede invertito sull’esterno destro, ma può giocare in tutti i ruoli offensivi. Con il piede sinistro può fare praticamente qualsiasi cosa, portare palla con l’interno o con l’esterno, rientrare o andare lungolinea. All’occorrenza può usare anche il destro, per proteggere la palla con il corpo mentre corre o per crossare.

 

Anche sul piano fisico parte da un’ottima base (è alto un metro e 84), può fare a spallate un attimo prima e poi andarsene in dribbling quello dopo, e magari in futuro potrà giocare anche in zone più centrali di campo. Gli manca l’esplosività muscolare delle ali di primissima fascia ma (a parte che senz’altro crescerà muscolarmente) ma ha già un dinamismo e un istinto nei movimenti senza palla sviluppatissimo. Insieme a Jota, è stato tra i protagonisti dell’Europeo, e non solo per i 5 gol segnati (capocannoniere a pari merito con Jota, appunto, e diciamo che la candidatura di Trincão vale per tutti e due). Di Trincão si sta già parlando per le squadre europee più grandi (Juventus, che sembra la più vicina, Inter, Chelsea) e sarà interessante scoprire quale sarà la sua prossima tappa e come si evolverà il suo talento.

 

17. Pietro Pellegri, 2001 (Italia, Monaco)

di Emanuele Atturo

 

Non ancora maggiorenne, Pellegri ha già un lungo curriculum di infortuni alle sue spalle. Lo scorso anno, appena arrivato al Monaco per l’assurda cifra di 31 milioni di euro, ha saltato quasi tutto il girone di ritorno per un problema di pubalgia che sembra portarsi dietro anche in questa stagione, dove Pellegri si è infortunato a fine settembre, dopo aver segnato il suo primo gol con la maglia del Monaco.

 

La rete, segnata al Bordeaux all’ora di gioco, racchiude alcuni dei motivi per cui Pellegri è da considerare come uno dei giovani più interessanti  del calcio mondiale. In pressing ruba palla al difensore, lo tiene a distanza con il corpo e, in caduta, tira di sinistro – il piede debole – all’incrocio opposto.

 

Se Pellegri finora è stato un prodigio di precocità – è il calciatore più giovane ad aver esordito in Serie A, e il più giovane autore di una doppietta – è soprattutto per uno strapotere fisico che lo metteva fuori scala a livello giovanile, e che riesce a fare la differenza anche tra i grandi. Ricordate il suo primo gol in Serie A? Una fuga in contropiede resistendo alla pressione e alla velocità di Manolas, uno dei centrali di difesa più veloci al mondo.

 

Se avete nostalgia di un’epoca in cui i numeri 9 della Nazionale asfaltavano le difese avversarie – Bobo Vieri, Riva, Luca Toni – dovete assolutamente seguire l’evoluzione di Pietro Pellegri anche in questo 2019, l’anno in cui diventerà maggiorenne.

 

18. Reiss Nelson, 1999 (Inghilterra, Hoffenheim)
di Emanuele Mongiardo

 

È impossibile restare indifferenti di fronte al talento di Ress Nelson. Come Sancho, con cui è cresciuto, un altro giocatore inglese che ha deciso di farsi le ossa in Bundesliga. Nelson è uno dei migliori prodotti del calcio inglese, un calciatore con una sensibilità tecnica ad alti ritmi speciale, che gli ha permesso di emergere anche in un contesto competitivo come l’Hoffenheim.

 

Le qualità di Nelson sono evidenti già al primo contatto col pallone, dal modo con cui lo accarezza per mettersi in ritmo e preparare l’uno contro uno, il vero tratto distintivo del suo gioco. Salta l’uomo con facilità e il suo dribbling è efficace in contesti diversi. Data la sua straordinaria velocità si potrebbe pensare a una classica ala inglese, in grado di superare l’avversario soprattutto in campo aperto. Invece il tocco di Nelson è morbido anche in spazi stretti. Il controllo di palla gli permette di reagire al meglio alle scelte dei difensori anche in situazioni di attacco posizionale. Ecco perché non ha paura di condurre palla verso zone di campo presidiate da due o tre difensori. Per rendere idea della facilità con cui Nelson riesce a saltare l’uomo, si pensi che nei tredici minuti giocati durante Hoffenheim-Shakhtar ha completato ben quattro dribbling, migliore in questa statistica insieme a Demirbay che però aveva giocato tutti i novanta minuti.

 

Nelson insomma è un giocatore elettrico, che Nagelsmann per ora cerca di sfruttare soprattutto a partita in corso. Ha giocato sia da trequartista nel 3-4-2-1, su entrambi i lati, sia da mezzala nel 3-5-2. Ama ricevere soprattutto a sinistra. Da lì può convergere per puntare la porta o in prima persona, grazie ai dribbling, o con rapide combinazioni a ridosso dell’area. In alternativa, la velocità e la buona sensibilità del piede debole, il sinistro, gli permettono di condurre verso il fondo per crossare.

 

La fiducia nei suoi mezzi, giustificata da un talento nel dribbling fuori dal comune, lo porta a volte a tenere troppo palla; cercare il duello individuale come prima opzione spesso gli preclude altre possibilità di gioco più semplici ma più funzionali. In rosa è terzo per palloni persi ogni novanta minuti, ben 2,2.

 

Di contro, questo dato dice molto della volontà di Nelson di incidere sulla partita. Un atteggiamento che ha effetti positivi anche senza palla. Ad esempio quando c’è da correre in verticale per dettare il passaggio al compagno; in questo modo spesso si ritrova in area e così si spiegano alcuni dei sei gol realizzati in Bundes. O ancora in fase difensiva, sia quando c’è da pressare alto, sia, soprattutto, quando c’è da rientrare.

 

Nelson non si risparmia se deve correre all’indietro e la sua generosità lascia intuire un’attitudine al gioco di squadra che magari, in futuro, potrà portarlo a migliorare alcuni aspetti della sua fase offensiva. In ogni caso, se amate i dribblomani Nelson è un giocatore appagante da vedere già adesso.

 

19. Éder Militão, 1998 (Brasile, Porto)

di Emanuele Atturo

 

Se state un minimo dietro alle voci di calciomercato saprete che uno dei difensori più desiderati degli ultimi giorni si chiama Eder Militão: 20 anni, brasiliano, attualmente al Porto.

 

Sulle sue tracce c’è una lista di club fittissima e quasi non ricostruibile, ne cito una manciata: Liverpool, Borussia Dortmund, Roma, Tottenham, Inter. Il motivo di tanta attenzione è davanti ai nostri occhi: Militao gioca in difesa ma ha la tecnica e la visione di gioco di un regista avanzato. Nel Porto gioca centrale di sinistra; quando il portiere rinvia dal fondo si allarga fin quasi alla linea laterale e quando riceve ama alzare la testa e vedere se c’è un compagno libero dal lato opposto del campo. I suoi cambi di gioco di quaranta metri – precisissimi sui piedi, calciati con rilassatezza golfistica – sono senz’altro la sua signature move. In Brasile, con la maglia del San Paolo, Militao giocava invece sulla fascia destra, dove poteva dare sfogo a tutti i suoi istinti offensivi e a una velocità, specie in allungo, che ora lo aiuta nella copertura della profondità.

 

In fase difensiva Militao è ancora poco decifrabile. I blandi ritmi del campionato portoghese gli permettono uno stile di gioco compassato, che al momento sembra il suo principale limite in un calcio che costringe i difensori a scannerizzare ciò che li circonda in brevissimo tempo. Per essere un difensore dall’aria moderna, Militão non ha un fisico in grado di dominare gli avversari – è alto un metro e 86 e non è particolarmente esplosivo – e non neanche troppo tecnico nell’uno contro uno – vista anche la sua formazione non da difensore centrale. I suoi limiti difensivi, insomma, sono ancora tutti da testare. Nel campionato portoghese raramente ci sono punte molto atletiche da fronteggiare e Militao può limitarsi ad aspettare che i suoi avversari facciano la prima mossa per accompagnarli.

 

Militão sembra un ottimo progetto di difensore moderno, ma ancora non se ne capisce lo spessore. Non è detto poi che non possa tornare a giocare sulla fascia. Ne sapremo di più in questo 2019.

 

20. Kai Havertz, 1999 (Germania, Bayer Leverkusen)

di Dario Saltari


Kai Havertz è il grande predestinato del calcio tedesco. Dopo appena due stagioni di maturazione al Bayer Leverkusen, il 19enne tedesco sembra già pronto per il salto in una grande squadra: ora che siamo entrati nella sessione invernale di mercato, i rumor si stanno sprecando (Bayern Monaco, ovviamente, ma anche PSG, Real Madrid, Barcellona e Inter, tra gli altri). D’altra parte, questa prima parte di stagione è servita ad Havertz a dimostrare che le aspettative erano ben riposte: il centrocampista del Leverkusen è già a quota 9 gol e 6 assist tra Bundesliga e Europa League, e a settembre ha esordito in Nazionale maggiore.

 

Dando per scontato un suo trasferimento, magari in estate, il 2019 ci darà delle prime indicazioni su quanto il tedesco sia pronto per il calcio d’élite. Havertz è un centrocampista atipico, con una qualità unica nel trovare i compagni dietro le linee e una grande qualità negli inserimenti in area. Nonostante la qualità eterea del suo tocco di palla, però, non è molto particolarmente veloce o fisico, e potrebbe avere più di una difficoltà al restringersi dei tempi e degli spazi per eseguire una giocata. In ogni caso, l’anno che ha di fronte a sé sarà solo il primo gradino del processo di adattamento del suo gioco a richieste ed aspettative sempre più alte, e ci potrebbe voler del tempo prima che si completi del tutto.

 

Pagine: 1 2 3 4
Tags : 2019giovanikai havertzmoise keanphil foden

La Redazione de l'Ultimo Uomo è divisa tra Roma e Milano, ed è composta da una dozzina di ragazzi e ragazze che, generalmente parlando, ti vogliono bene.

Condividi:
Carica i commenti ...

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi "Stili di gioco" direttamente nel tuo inbox.

Potrebbero interessarti

Serie A Alfredo Giacobbe 7'

Qual è la vera Lazio?

Analisi di una stagione ambigua.

Calcio Indro Pajaro 18'

Breve storia dell’hooliganismo

Dalle sue prime apparizioni fino ai giorni nostri.

Calcio Marco D'Ottavi 10'

La carriera da allenatore di Davids è unica

L’ex giocatore olandese da poco è il nuovo allenatore dell’Olhanense.

Serie A Dario Saltari 9'

Nessuno difende la palla come Villar

Il centrocampista della Roma ha la miglior percentuale di dribbling riusciti nei principali campionati europei.

Calcio Paolo Ruffino 13'

Il calcio è entrato nell’iperreale

Tra VAR, televisioni e stadi chiusi è sempre più difficile distinguere tra una partita e la sua trasmissione.

Dello stesso autore

Calcio Redazione 3'

I migliori meme calcistici del 2020

Come sempre selezionati da Serie /A/ Memes.

calcio femminile Redazione 11'

20 calciatrici da seguire nel 2021 – seconda parte

Vivianne Miedema, Wendie Renard, Khadija Shaw e altre giocatrici da tenere d’occhio nel nuovo anno.

calcio femminile Redazione 13'

20 calciatrici da seguire nel 2021 – prima parte

Sam Kerr, Cristiana Girelli e altre giocatrici da tenere d’occhio nel nuovo anno.

Sport Redazione 8'

Gli avvenimenti sportivi più importanti del 2020

Ripercorsi attraverso i nostri articoli.

Calcio Redazione 14'

50 giovani da seguire nel 2021 – Quinta parte

Ansu Fati, Moises Caicedo, Myron Boadu e altri giovani da tenere d’occhio nel nuovo anno.

I più letti del mese

Calcio Daniele Manusia 8'

Cosa ci dice il caso Cavani

A chi conviene davvero creare confusione e polemica.

Calcio Redazione 14'

50 giovani da seguire nel 2021 – Prima parte

Camavinga, Pedri, Veron e altri giovani da tenere d’occhio nel nuovo anno.

Preferiti Daniele Manusia 12'

Innamorati di Pierre Kalulu

Questa volta è stato il difensore del Milan a rubarci il cuore.

Serie A Dario Saltari 9'

Nessuno difende la palla come Villar

Il centrocampista della Roma ha la miglior percentuale di dribbling riusciti nei principali campionati europei.

Febbre da calciomercato Flavio Fusi 9'

A chi può servire il “Papu” Gómez

Il 10 nerazzurro sembra destinato a una big della Serie A.

altro da giovani
Calcio Redazione 14'

50 giovani da seguire nel 2021 – Quinta parte

Ansu Fati, Moises Caicedo, Myron Boadu e altri giovani da tenere d’occhio nel nuovo anno.

Calcio Redazione 13'

50 giovani da seguire nel 2021 – Quarta parte

Gio Reyna, Gravenberch, Rovella e altri giovani da tenere d’occhio nel nuovo anno.

Calcio Redazione 13'

50 giovani da seguire nel 2021 – Terza parte

Mason Greenwood, Kaio Jorge, Amad Diallo e altri giovani da tenere d’occhio nel nuovo anno.

altro da moise kean
Ligue 1 Alfredo Giacobbe 7'

Il nuovo inizio di Moise Kean

I numeri fin qui ci dicono che le brutte prestazioni con l’Everton sono solo un ricordo.

Calcio Redazione 11'

40 giovani da seguire nel 2020 – Terza parte

Bastoni, Kean, Lee Kang-in e altri giovani da tenere d’occhio.

Febbre da calciomercato Marco D'Ottavi 7'

La Juventus ha scommesso contro Moise Kean

Perché i bianconeri si sono privati di un giocatore così promettente.