
Domenica pomeriggio il Manchester City di Guardiola ha subito la prima sconfitta stagionale per mano del Tottenham di Mauricio Pochettino. Appena 4 giorni prima, il Celtic era riuscito a rallentare l’"Armada Invencible" di Pep dopo 10 vittorie consecutive nelle prime 10 uscite con il rocambolesco 3-3 del secondo turno di Champions League. Le due gare hanno molti punti di contatto, anche se il problema del Manchester City attuale era già sotto gli occhi di tutti: esclusa la sfida al Bournemouth, nelle gare di campionato i “Citizens” hanno sempre subito gol. Insomma, come nella favola di Andersen, il re passeggiava nudo ma nessuno ha avuto il coraggio di dirlo, almeno fino a quando i 3 gol segnati di media a partita sono bastati per vincere le partite.
Il sistema di pressione del Tottenham
Nonostante i gol subiti, limitare la prolificità offensiva del Manchester City era una priorità da affrontare con un piano gara minuzioso. Come quasi tutte le squadre nate per offendere, il Manchester City odia difendersi nella propria metà campo. Quindi Pochettino, e prima di lui Rodgers, ha accettato il rischio di una pressione alta sul campo, logorante per intensità e durata, al solo scopo di distruggere l’impostazione bassa degli uomini di Guardiola.
Ad inizio azione, Alli e Son aggredivano frontalmente i due centrali del Manchester City, così da chiudere la linea di passaggio verso il mediano Fernando, comunque controllato da Eriksen. Stones e Otamendi erano allora costretti alla giocata laterale verso uno dei terzini. Il viaggio orizzontale della palla dal centrale al terzino era l’innesco per la seconda ondata di pressing, portata dalle ali Sissoko e Lamela. Alle spalle della prima linea di pressione, Wanyama prendeva in marcatura la mezzala avversaria sul lato forte. Il terzino del City era così costretto ad accelerare la giocata in avanti, finendo per regalare il possesso agli avversari.
L’azione del primo gol, propiziata dopo appena 9 minuti da un tocco maldestro di Kolarov nella propria rete, nasce dalla situazione appena descritta, con il recupero palla di Wanyama su Fernandinho dopo lo scarico frettoloso di Zabaleta. Se cambiassimo il nostro punto di vista, arriveremmo a dire che il dispositivo difensivo del Tottenham era in realtà la prima mossa offensiva di Pochettino.
Nelle occasioni in cui il tentativo di recupero alto del pallone è andato a vuoto, il Tottenham, che attaccava con il consueto 4-2-3-1, ruotando il triangolo di centrocampo si posizionava sul campo secondo il 4-1-4-1. In questo modo, con una difesa sempre molto alta a comprimere gli spazi, e con Eriksen e Alli ad occupare i corridoi nel mezzo, il City non ha avuto accesso alla zona centrale tra le due linee avversarie. Ogni inserimento delle mezze ali di Guardiola è stato assorbito da Wanyama, vero e proprio battitore libero davanti alla difesa.
L’aderenza al piano gara da parte dei giocatori del Tottenham è stata encomiabile e totale per 90 minuti. Il Manchester City è riuscito a giocare solo 478 passaggi, il minimo in stagione per loro finora, con una precisione appena del 79%. Limitare questo City non è cosa da poco: nelle rare occasioni in cui il primo pressing dei londinesi è andato a vuoto — in queste immagini Alli concede la salita palla al piede ad Otamendi fin troppo semplicemente — il City riusciva ad andare in porta letteralmente con tre passaggi.
La nuova posizione di Christian Eriksen
Le scelte di formazione di Pochettino sono state orientate a facilitare la costruzione dell’azione dal basso, eludendo la pressione del Manchester City. Nella scorsa stagione Christian Eriksen ha trovato una collocazione definitiva nella posizione di trequartista di sinistra. Partendo da quella zona, il centrocampista danese poteva entrare nel campo sul piede preferito, liberando il corridoio per il terzino Rose; oppure poteva abbassarsi per gestire il possesso del pallone al di qua della linea di centrocampo avversaria, pronto a verticalizzare sulla corsa di Kane o di Alli.
Nel match di ieri invece, Eriksen ha giocato al fianco di Wanyama. In questo modo ha liberato una posizione sulla trequarti per un corridore aggiuntivo: ai soliti Alli e Lamela si sono aggiunti Sissoko e Son, quest’ultimo nell’insolita posizione di centravanti, al posto dell’infortunato Kane. Eriksen è un giocatore dal primo controllo fantastico e che non soffre la pressione negli spazi stretti. La sua capacità di giocare la palla nel traffico con entrambi i piedi e spesso ad un tocco è risultata fondamentale per mandare a vuoto il pressing e avvantaggiarsi degli spazi che il Manchester City, invitato in avanti dagli avversari, ha lasciato tra la difesa e il portiere Bravo.

Eriksen riceve palla da Walker alle spalle di Gündogan, la tocca di prima verso Sissoko e immediatamente si lancia nello spazio creato dal movimento incontro del francese.
Eriksen ha mostrato un notevole senso della posizione e i 16 recuperi palla lo testimoniano (gli altri giocatori in campo non hanno superato i 7 recuperi). Quando Guardiola ha inserito Ilkay Gündogan al posto di Fernando, Eriksen ha trovato maggiori spazi per buttarsi in avanti ed è arrivato a tentare la conclusione 4 volte, risultando meno pericoloso in partita del solo Agüero.
La differenza fisica
Il Tottenham ha battuto il Manchester City sul piano atletico, oltre ad averlo limitato su quello tattico. Una circostanza ammessa anche dallo stesso Guardiola nel dopo-partita: «Ogni volta che abbiamo scavalcato il loro pressing, loro poi hanno vinto tutte le seconde palle». Per fortuna dei “Citizens”, oltre al Tottenham non ci saranno molte squadre in Premier League che riusciranno a surclassarli sul piano della corsa (forse solo il Liverpool di Kloop).
Quello delle risorse fisiche è comunque un tema in casa Manchester City: domenica, tra i 22 in campo, la squadra di Guardiola pagava per statura media ben 5 centimetri agli avversari. E in tutto il campionato il City è solo la dodicesima squadra per altezza. Contro il Tottenham, pur sotto pressione, i giocatori di Guardiola hanno alzato il pallone mal volentieri. Ma in alcune circostanze sono stati costretti a farlo e non hanno mai trovato l’appoggio sul loro centravanti, Agüero, sovrastato da Alderweireld e Vertonghen. Anche se le occasioni in cui sarà necessario saranno rare, Guardiola potrà fare affidamento solo sui centimetri del ventenne Iheanacho, un errore di sottovalutazione non da poco per una squadra dalle disponibilità economiche quasi infinite.
Dopo 7 partite giocate, la squadra di Pochettino è a un solo punto dal primo posto occupato dal City, e ha già dimostrato di possedere la tecnica e l’atletismo per poter fare partita pari con qualunque avversario. Dopo il terzo posto dello scorso anno, ora dobbiamo davvero prenderlo sul serio?