Non serve una lunga introduzione: nevica in tutta Italia, o quasi, e per questo abbiamo scelto le foto più belle di “calcio + neve”. Al nord nevica già da qualche giorno e ieri è stata annullata Juve-Atalanta, eppure le foto di campi calcio innevati, e gente che gioca a calcio nelle neve, sono molto belle. Un’idea non molto originale (qui se volete ci sono quelle raccolte dal Guardian qualche anno fa, alcune le ritrovate anche qui) con cui però vogliamo celebrare un evento eccezionale, sia per il momento dell’anno (a Roma erano già in fiore i mimosi, a Napoli tra un po’ si tira fuori il costume da bagno), sia perché la neve è bella. Se togliete i disagi, il freddo alle mani se non vi mettete i guanti, il fatto che comunque, alla fine, è acqua e quindi vi bagna i piedi se vi mettete le scarpe da ginnastica, che poi diventa fango, i possibili danni e le migliaia di foto brutte tutte uguali di macchine coperte di neve, strade coperte di neve, antenne coperte di neve e monumenti coperti di neve, la neve è davvero bella.
Insomma, prima che si sia sciolta del tutto, ecco le foto più belle delle due cose che oggi amiamo di più: la neve e il calcio.
Anzitutto questo era lo Juventus Stadium ieri pomeriggio, quando la partita è stata annullata per via della nevicata. Se avessero giocato non ci sarebbe stato bisogno di heat-map per capire i movimenti e le zone di maggiore intensità. La neve trasforma ogni cosa in una tela bianca: c’è chi disegna cuori, chi, come Marchisio, disegna incursioni in area di rigore.
Foto di H.F. Davis / Stringer
Questo invece è Higbury, al momento del fischio di inizio tra Arsenal e Manchester United, il 16 gennaio 1926. La partita è finita 3-2 per l’Arsenal. Per me è impossibile riconoscere i capitani ma è facilissimo immedesimarsi in quello dell’Arsenal, con la maglia rossa a maniche lunghe (quella bianca con la V rossa è stata la maglia dello United per gran parte degli anni ‘20) e le braccia strette sul petto per il freddo. Anche la sua postura, le ginocchia, ci dice del freddo che provava in pantaloncini. In teoria la monetina la tirava il capitano della squadra di casa, quindi dovrebbe averla tirata vicino ai piedi del capitano dello United, costringendosi a piegarsi di più per vedere l’esito del sorteggio. L’arbitro sembra sorridere.
Foto di Shah Marai / Stringer
Il pallone arancione, il campo imbiancato, i cappellini di lana, i guanti: questa foto ha tutto ciò che ci aspettiamo da una foto di calcio sulla neve, anche se non conosciamo l’identità dei giocatori. È stata scattata in Afghanistan nel 2006 e il rudere del palazzo sullo sfondo è l’unico elemento a ricordarci che siamo in un paese in guerra. Il calcio e la neve, come molte altre cose, per fortuna, sono di tutti.
Foto di Thomas Langer / Stringer
Questo è Ze Roberto, sparito nella neve durante un’amichevole tra Bayern di Monaco e Eintracht Bamberg, nel 2009.
Foto di J. A. Hampton / Stringer
In posa in questa foto ci sono cinque giocatori dell’Arsenal del 1936: (da sinistra) Wilf Copping, Cliff Bastin, Eddie Hapgood, Ted Drake, George Male. In questo caso la neve è puramente decorativa. Offre uno sfondo speciale a una foto tutto sommato normale. Ma ogni foto è un micromondo, soprattutto se dentro ci sono cinque esseri umani di un periodo storico lontano. Il lettore potrà approfondire la storia di quello con la faccia più interessante (Eddie Hapgood ha anche scritto un’autobiografia; Ted Drake da allenatore ha vinto il primo campionato della storia del Chelsea ed è stato anche giocatore di cricket, per dire) noi ci limiteremo a citare l’aneddoto che vede protagonista Cliff Bastin, che l’esercito fascista italiano dichiarò di aver fatto prigioniero durante la Seconda Guerra Mondiale, anche se, essendo sordo, era stato esentato dal servizio militare e aveva fatto parte della prevenzione dai raid aerei osservando il cielo proprio dalla cima di Higbury. Nella partita di Berlino del 1938, Bastin fu uno dei giocatori della nazionale inglese ad eseguire - ovviamente su richiesta - il saluto nazista (Hapgood ne fu il capitano).
Foto di Shaun Botterill / Getty Images
Questa è solo una bellissima foto di Alan Shearer in mezzo alla neve, in cui ha la presenza scenica per recitare nel ruolo di Amleto.
Foto AFP / Stringer
Un pupazzo di Diego Forlan gettato nella neve. No, sul serio, questo è proprio Diego Forlan che è caduto di faccia nella neve. Durante un’amichevole tra Uruguay e Estonia, giocata a Tallin, nel 2011.
Foto di Bryn Lennon / Getty Images
Irlanda del Nord-Estonia, amichevole, si è giocata a Belfast il 1 marzo del 2006, in mezzo a una nevicata così fitta che sembra stiano giocando dentro una di quelle palle di vetro.
Foto di Victor Drees / Stringer
Allan Clarke è uno dei figliocci violenti di Don Revie, compagno di golf di Bill Bremner. Ha appena calciato un pallone, su un campo macchiato dalla neve, con una coordinazione discutibile e la faccia antipatica, nel 1970, nel bel mezzo del periodo d’oro del Leeds United. Clarke segnava molto di testa e molto da vicino, non deve aver avuto problemi quel giorno con la neve.
Foto di Norman Quicke / Stringer
Questo invece è Harold Shepherdson con un sorriso dolce e triste e due palloni, nel 1968, quando faceva parte dello staff di Alf Ramsey, con cui due anni prima aveva vinto l’unico Mondiale della storia dell’Inghilterra.
Foto LaPresse
Il 1958 è stato un anno terribile per la nazionale italiana, principalmente per l’eliminazione dal Mondiale svedese per mano dell’Irlanda del Nord. Circa un paio di mesi dopo quella tragedia nazionale, l’Italia andò a Vienna per un’amichevole con l’Austria, sul prato totalmente innevato del Prater Stadion, e perse anche quella partita, per 3-2. Nella foto qui sopra Boniperti è da solo davanti al portiere Schmied, poco dopo aver scoccato quello che sembra un tiro di semplice realizzazione. Lo stadio, di circa 60mila posti, è strapieno nonostante le condizioni atmosferiche, e ci sono i cartelloni pubblicitari della Renault e le bandiere in cima alle tribune scoperte a incorniciare quella che sembra l’istantanea di un gol. Forse la neve riesce a ovattare anche i ricordi, perché in realtà Boniperti non segnò mai: furono Petris e Firmani a portarci in vantaggio sul 2-1, prima della rimonta definitiva di Korner e Buzek, che chiusero quella disfatta minore.
Foto di Bulent Kilic / Stringer
La neve può annullare la distanza tecnica tra due squadre, e diventa scura e sporca nelle sconfitte peggiori. È quello che successe nella celebre Galatasaray-Juventus del dicembre del 2013 - quella del famoso “This is not football” di Antonio Conte - quando i bianconeri vennero eliminati dalla Champions League per via di una partita senza senso e di un gol fortunoso di Snejider. Dopo aver segnato, l’olandese si siede su un cumulo di neve indurito ai bordi del campo, mentre aspetta che Drogba e il resto dei compagni lo raggiungano per esultare, come se fosse il giaciglio più comodo e accogliente del mondo.
Foto di Gary M. Prior / Getty Images
Nel 1997 il Chelsea ha giocato in Norvegia, contro il Tromso, in mezzo a una bufera artica. Qui c’è un bel pezzo in inglese di Stephen Rea che da Belfast ha preso l’aereo per andare a vederla: “(...) a fine primo tempo è cominciata una bufera possente che è continuata durante il secondo. L’arbitro ha dovuto interrompere l’incontro due volte per spalare la neve dal campo e pulire le linee. Era difficile vedere a pochi passi, figuriamoci giocare a calcio, e grandi banchi di neve si accumulavano a bordo campo mentre gli stewards spazzavano freneticamente come tante Cenerentole sotto speed”. La partita è finita 3-2 per il Tromso, ma è passato il Chelsea grazie al 7-1 della partita di ritorno.
Foto di Ryan Pierse / Getty Images
Partita amichevole tra Norvegia e Inghilterra, Under 21, quello in piedi è Tom Huddlestone, quello sdraiato in posa “Paolina Borghese” è Tarik Elyounossi.
Foto di Luca Villani / LaPresse
Gaston Ramirez giovanissimo con la maglietta del Bologna. Qui guarda la neve scendere delicatamente sul Dall’Ara, poco prima di un Bologna-Chievo qualsiasi.
Foto Keystone / Stringer
Questa è una foto dai quarti di finale della Coppa dei Campioni del 1962, tra Tottenham e Dukla Praga, giocati su un campo totalmente innevato. Quasi tutto ciò che è contenuto in questo istante è sparito: Bobby Smith, che sta per segnare il primo dei quattro gol del Tottenham in quella partita (finirà 4-1), è morto nel 2010; il Dukla Praga nel 1996 è stato assorbito da un’altra squadra ceca, il Portál Příbram (anche se successivamente il suo nome è stato ereditato da un altro club); White Hart Lane, dove si giocò quella partita, è stato demolito l’anno scorso.
Foto di Grazia Neri / Stringer
Il 16 dicembre 2001, Giovanni Tedesco festeggia il gol con cui il Perugia è passato in vantaggio al Dall’Ara. Alla fine ha vinto 2-1 il Bologna, e di neve ce n’era poca quel giorno, a bordo campo, ma Tedesco ne ha trovata quanto bastava per farne una palla da tirare ai suoi tifosi.
Foto di Andrew Yates / Stringer
Carlton Cole, nove stagioni in tutto con il West Ham, 293 presenze, 68 gol, andato in gol per la prima volta con quella maglia all’esordio, dopo un minuto di gioco, convocato in Nazionale da Fabio Capello, è stato molto amato dai tifosi Hammers anche perché era un tipo divertente (qui un suo video tributo che non capisco se è ironico oppure no, visto che quando compare in sovraimpressione la scritta “precision” Cole tira uno straccio bagnato addosso al portiere che però se lo fa passare sotto le gambe e che, in generale, sono quasi tutti gol da meno di cinque metri). Contro il Blackburn Rovers è finito in mezzo alla neve a bordo campo e rialzandosi ne ha tirata po’ in aria, perché la neve è bella, la neve è divertente. Se non vi piace la neve, Carlton Cole non vuole neanche conoscervi.
Foto di Lars Baron / Getty Images
La neve è poesia e sospensione solo da fuori: giocare, allenarsi con la neve significa sofferenza e fatica. In questa foto, scattata durante un allenamento invernale del Bayern Monaco nel 2004, Oliver Kahn sembra sul punto di bruciare dal freddo, con la pelle arrossatissima mentre i fiocchi bianchi gli cadono dolcemente sui capelli bagnati. Kahn prendeva letteralmente a schiaffi gli avversari, e voleva sempre recitare la parte del duro, eppure la neve gli rattrappisce la faccia in una smorfia di sofferenza estrema, quasi di paura.
Foto di Timm Schamberger / Getty Images
Il 23 febbraio 2004 si spalava la neve per far giocare Bayern e Real Madrid allo Stadio Olimpico di Monaco di Baviera. Voi direte: “Non ce la faranno mai!”. E invece il giorno dopo hanno giocato, è finita 1-1 e Roberto Carlos ha segnato su punizione da lontanissimo grazie a una bella papera di Oliver Kahn. Ma prendetevi ancora qualche secondo per apprezzare la composizione quasi astratta della foto qui sopra e anche il momento che ci comunica, lo sforzo collettivo silenzioso, quotidiano e senz’altro a suo modo piacevole, di quegli uomini che non sono calciatori ma che comunque stanno lavorando per il calcio.
Foto di Alexander Hassenstein / Getty Images
Un’altra foto di due squadre tedesche (Bayern e Mainz) nella neve.
Foto di Andrew Yates / Stringer
C’è solo una cosa più bella di una foto panoramica coperta dai puntini della neve. Una foto con la neve in movimento. Qui Gareth Barry salta Moussa Dembelé (ai tempi del Fulham) controvento si direbbe.
Foto di Janek Skarszynski / Getty Images
Nel 2010 l’inverno era particolarmente rigido e la Juventus giocava in Europa League. I bianconeri avevano una seconda maglia improbabile - bianca con una striscia tricolore verticale in mezzo al petto - e in campo c’era ancora Del Piero, qui apparentemente nell’atto iconico di calciare dalla distanza a giro (alla Del Piero per l’appunto). La neve sembra poter rendere poetica anche questa immagine, nonostante l’ex capitano della Juventus abbia la calzamaglia e un collo di pile in testa, mentre calcia un pallone che sembra un Super Santos.
Foto Fox Photos / Stringer
Di questa foto sappiamo solo che ritrae delle guardie della Torre di Londra. Chissà se anche per loro la “spalletta” mandava a zero. Roland Barthes, nel suo celebre saggio La Camera Chiara, distingue in ogni foto due aspetti: lo Studium, che semplificando possiamo dire che corrisponda al contesto sociale e storico che la foto racconta e rappresenta, e il Punctum, che invece è un dettaglio nella foto che penetra, ferisce in maniera personale ed emotiva lo spettatore, e che al tempo stesso racchiude il senso stesso della foto. In questo caso, il Punctum sta nella corsa della guardia che insegue il pallone, che la rende una figura leggermente mossa all’interno di una composizione statica e fredda. Un uomo che va dietro a un pallone sulla neve, nel freddo, mentre altre persone lo guardano, è il cuore di questa foto.
Foto di Dustin Bradford / Stringer
Una delle partite più epiche della storia della nazionale americana è quella con il Costa Rica, valida per le qualificazioni al Mondiale del 2014, finita 1-0 per gli USA, giocata in mezzo a una bufera di neve. La partita è stata sospesa nel secondo tempo, con il punteggio già sull’1-0, Jurgen Klinsmann ci teneva che si continuasse a giocare mentre i dirigenti del Costa Rica avrebbero voluto interrompere la partita. DeMarcus Beasley ha detto: “Ho giocato in Germania e Olanda, ma mai in una bufera del genere”.