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Marco D'Ottavi
2017: l'anno delle giurie popolari del calcio
13 gen 2017
13 gen 2017
Finalmente le formazioni della Serie A verranno decise dal popolo.
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Marco D'Ottavi
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L’idea venne fuori dopo che Sky Italia fu costretta ad ammettere che Chelsea – Leicester era stata più vista di Fiorentina – Juventus. La notizia scosse più di una poltrona: se il calo di spettatori negli stadi sembrava non importare davvero ai piani alti, un calo negli ascolti televisivi della Serie A era una vera tragedia. La proposta di Tavecchio per invertire il trend negativo era tanto semplice quanto machiavellica: se non si riescono a coinvolgere i tifosi con lo spettacolo, li si coinvolgerà rendendoli parte dello spettacolo. Dalla ventiduesima giornata la formazione titolare sarebbe stata scelta dai tifosi attraverso apposite modalità di voto al vaglio degli esperti.

Tavecchio in vacanza a Malindi spiega ai tifosi in un video postato sui social della FIGC e della Lega Calcio che sarebbero diventati la giuria popolare «per smascherare la noia tattica degli allenatori di Serie A<.

Una fonte interna al Napoli confessò che appresa la notizia Maurizio Sarri tentò di gettarsi dal terzo piano della palazzina di Castel Volturno dove passava le notti a studiare. Massimiliano Allegri, fatalista, si fece una risata e fu apparentemente contento: ogni domenica qualcuno pensava di avere una formazione migliore della sua, che si mettessero all’opera. Luciano Spalletti, ipotizzando ci fosse Totti dietro, ne approfittò per dimettersi e andare in Cina, dove diventò l’allenatore più pagato del mondo. Non capendo il senso di un sostituto la dirigenza affidò la squadra a Bruno Conti. Il premio per la miglior reazione spettò tuttavia a Massimo Oddo che, interrogato sulla questione, rispose che sperava davvero «che i tifosi del Pescara fossero più bravi di lui». In generale nessuna società riuscì a fare fronte comune contro questa decisione: i soldi delle televisioni erano troppo importanti per tutti e una battaglia ideologica con il rischio di perderli non conveniva a nessuno. Il 20 gennaio, dopo aver lavorato con esperti arrivati dall’NBA, l’autrice di Hunger Games e Ciccio Graziani, la Lega Serie A dichiarò quanto segue: - La formazione di ogni squadra potrà essere votata dal lunedì al venerdì sul sito della Lega oppure tramite Twitter o Facebook attraverso l’hashtag #questavoltascelgoio. - Ogni persona deve prima registrarsi per una sola squadra di Serie A all’indirizzo www.tesseradelgiudicepopolare.it e può scegliere la formazione solo di quella, votando non più di una volta per giornata di campionato. Uno specifico algoritmo avrebbe fatto una media ponderata tra voti popolari e voti popolari VIP. - Viene infatti concessa la possibilità di acquistare pacchetti VIP di diverso tipo con modalità e prezzi che verranno comunicati in seguito e che daranno la possibilità a chi li acquista di pesare maggiormente nella scelta finale della formazione. - Per quanto riguarda i ruoli dei giocatori fanno fede quelli identificati dalla Giornale dello Sport per il suo Fantacalcio (Portieri – Difensori – Centrocampisti – Trequartisti – Attaccanti), stessa cosa per gli schemi utilizzabili (3-4-3, 3-5-2, 3-4-1-2, 3-4-2-1, 3-5-1-1, 4-5-1, 4-4-2, 4-3-3, 4-3-1-2, 4-3-2-1, 4-2-3-1, 4-1-4-1, 4-4-1-1,5-4-1,5-3-2, 5-3-1-1). - Gli allenatori non possono in alcun modo rilasciare dichiarazioni atte ad influenzare il voto popolare pena squalifica della squadra. - Non viene data al tifoso la possibilità di scegliere le 12 riserve, scelta che rimane a carico delle società e dell’allenatore. - Le società possono tenere una “lista inattivi” che escluderà i presenti dalla votazione. Ogni giocatore inserito nella lista inattivi dovrà essere sottoposto al controllo di medici della Lega. In caso essi riscontrassero infondati motivi per cui il giocatore si trovi nella lista, la squadra riceverà 2 punti di penalizzazione in classifica. - Restano agli allenatori le 3 sostituzioni a partita e le urla da bordo campo. Il giorno seguente Il Foglio esce in prima pagina con il titolo Ci hanno tolto pure il calcio con un lunghissimo articolo di Giuliano Ferrara sul ruolo dell’allenatore come intellettuale universale. Il resto della stampa politica italiana resta più cauta: troppo forte il cortocircuito tra calcio e paese reale per prendere una posizione. I quotidiani sportivi gongolarono tutti, La Gazzetta offrì un contratto a chiunque avesse mai scritto su un blog di tattica senza mai usare parole inglesi o tedesche. Lunedì 23 Gennaio alle ore 12:00 vennero aperte le prime votazioni della storia e immediatamente i server della Lega Calcio andarono giù a causa dell’enorme partecipazione. Sky capì subito il potenziale dell’iniziativa e realizzò un programma in prima serata in cui Giancarlo Marocchi e Sandro Modeo davano lezioni di tattica per tutti. Marocchi divenne il Maestro Manzi della tattica. Mediaset fece lo stesso con Sacchi, ma nessuno voleva lezioni da lui, sebbene fosse probabilmente il più adatto in Italia. Nei giorni seguenti tutte le maggiori testate di informazione dedicarono approfondimenti al progetto, quasi sempre con toni entusiastici. L’idea comune era che responsabilizzare il popolo avrebbe aumentato la consapevolezza e quindi anche la competenza: la Serie A poteva essere il banco di prova per future forme di governo. L’unica voce completamente fuori dal coro fu quella di Jonathan Wilson che in un articolo uscito sul Guardian dal titolo La domanda: chi è l’allenatore? ripercorreva l’importanza dell’allenatore illuminato nello sviluppo del gioco e del rischio derivativo di privare il calcio della sua figura più positiva. Nigel Farage (o chi per lui) gli rispose con un saggio dal titolo Despota illuminato: il caso Pep Guardiola in Premier League. Da un punto di vista televisivo l’esperimento sembrò funzionare: le prime due partite con il voto della giuria popolare, Cagliari-Bologna e Fiorentina-Genoa, ebbero un audience pazzesca in tutto il mondo, anche considerando l’orario e il blasone non elevatissimo. Ovviamente l’attenzione maggiore si concentrò sul duello tra Sousa e Juric, anche se forse non lo si poteva più chiamare così. E se il croato poté schierare quasi la sua formazione tipo con un 3-4-3 con il solo Taarabat infilato un po’ a caso tra i 3 davanti, a Sousa toccò un 4-2-3-1 schierato così:

Al primo minuto di gioco l’allenatore portoghese effettuò subito i tre cambi a sua disposizione riportando la squadra, giocatore più giocatore meno, al 4-2-3-1 che gli dava maggiori certezze, beccandosi prontamente una pioggia di insulti sui social. Sousa pagò il suo atto di ribellione con l’infortunio di Borja Valero al minuto 23 che costrinse i suoi a giocare in 10 per settanta minuti, ma scoprì in Dragowski un portiere già pronto per la Serie A, che con le sue parate riuscì a difendere uno 0 a 0 molto gradevole. La giornata filò liscia senza ulteriori intoppi, nessuno volle rischiare di perdere un uomo usando la tattica dei tre cambi immediati, e gli equilibri della Serie A furono più o meno rispettati, con Mertens - preferito a Pavoletti dal pubblico - autore di 3 reti. Ben presto i giocatori iniziarono a capire di dover vendere sé stessi: il primo fu Felipe Melo che per guadagnarsi i voti per giocare in Juventus-Inter promise che avrebbe spezzato un ginocchio ad Higuain (qui un articolo della Gazzetta parafrasato). Quando poi effettivamente questa sua affermazione venne premiata dai tifosi (anche grazie a nuove registrazioni vagamente sospette dal Bangladesh), giocò – in un clima surreale - la sua normale partita. L’inganno del brasiliano non piacque per nulla al popolo che da quel momento non lo votò praticamente più, dimostrando che le promesse potevano essere un’arma a doppio taglio. Capendo che la strada delle promesse era rischiosa, i giocatori con pochi voti cercarono altre strade: Matri iniziò a pubblicare video in compagnia della moglie in cui prometteva esultanze sempre più pazze a lei dedicate, anche se si capiva quanto lo trovasse degradante. Roberto Inglese del Chievo, trovandosi chiuso da due idoli del web come Meggiorini e Pellissier, si fece crescere una barba lunghissima provando a diventare il Moscardelli di Verona, senza grande successo.

Che fatica la vita da Bomber!

Questo portò la competizione all’interno degli spogliatoi a un livello molto alto. I giocatori iniziarono a curare più la parte comunicativa che quella atletica e tattica. Un disperato Kondogbia – ad esempio - ingaggiò senza successo Jim Messina. I giocatori non dovendo più convincere allenatore e società con il lavoro duro della settimana diventarono delle tweet star. Iniziarono a contare parametri fino ad allora poco utili come bellezza, conoscenza del mondo degli adolescenti (il gruppo di votanti più numeroso e volatile) ed essere padri di famiglia per bene. Questo produsse un progressivo calo qualitativo del gioco, come spiegato da Alfredo Giacobbe nell’articolo Come le statistiche avanzate ci spiegano che stiamo correndo un grosso rischio, che finì per ritorcersi contro la serie A. https://www.youtube.com/watch?v=eplbBQwT0AQ

Esempio di una partita di Serie A con il voto popolare.

Gli ascolti, inevitabilmente, tornarono a calare: Roma–Napoli del 5 Marzo, che avrebbe dovuto decidere chi sarebbe stata la rivale della Juventus, un po’ in crisi per l’uso continuativo di alcuni uomini, fu la partita più brutta del campionato e più del 50% degli ascoltatori cambiarono canale alla fine del primo tempo. Ad Aprile mentre Premier League, Liga e Bundesliga erano accese da duelli incredibili, la Serie A ristagnava mettendo in mostra partite imbarazzanti e perdendo la quasi totalità dei suoi spettatori. I tifosi, stufi di loro stessi, passarono a un atteggiamento da troll. Domenica 28 Maggio dopo un’ultima giornata di campionato surreale venne staccata la spina all’agonizzante progetto di giuria popolare della Serie A come se nulla fosse accaduto. L’unica eccezione positiva fu il Palermo, che da quando venne preso in mano dai tifosi riuscì ad uscire dalla zona retrocessione finendo quasi nella colonna di sinistra della classifica. Zamparini ne approfittò per licenziare Corini ed affidare la squadra ai tifosi, nell’epilogo più improbabile possibile, tanto che ne venne anche fatto un film con Rocco Papaleo e Pif. Tavecchio mantenne il suo posto perché dopotutto si convenne che aveva fatto cose più gravi per le quali non era stato cacciato e l’unico a pagare fu Sarri che non si riprese mai completamente e decise di mollare tutto e andare ad allenare la Nazionale delle Maldive, con la quale si qualificò ai Mondiali del 2026. Questo articolo fa parte di un ciclo di distopie pubblicate ogni inizio anno su questo sito. Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

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