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Mattia Pianezzi
2017: l'anno della nuova Coppa Italia
25 gen 2017
25 gen 2017
Si sta concludendo gennaio, il mese che abbiamo dedicato alle distopie. In questa anticipiamo l'introduzione delle GoPro nel calcio.
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Mattia Pianezzi
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La fase finale della Coppa Italia 2016-17 è passata alla storia come la meno seguita e più prevedibile di sempre. Tutte le variabili si sono comportate proprio come ci si aspettava si comportassero: i forti battono i meno forti, le squadre di serie B miracolate vengono spazzate via muscolarmente da giocatori più grossi più forti e più cattivi. Solo l’Inter di Pioli, con un colpo di coda e la maggiore qualità offensiva, riuscì a capovolgere i pronostici e a battere la Roma. E alla fine vinse comunque la Juventus, con doppietta di Benatia in finale. Per questo dopo la fine della 70ª edizione del trofeo, Carlo Tavecchio decise di darci un taglio.

 

Il ragionamento del presidente della FIGC era semplice: il mondo è affamato di storie di riscatto. Il mondo sportivo non si accontenta mai di piccoli, di underdog, di redenzioni. E qual è il luogo migliore di ogni redenzione se non la Coppa Italia? La competizione in cui le piccole si scontrano con i grandi, le squadre di media classifica possono puntare al titolo, lo Spezia arriva agli ottavi di finale sempre, si rivede in campo Honda. Bisognava concentrarsi su queste storie, lo chiedeva l’Italia, che ogni anno snobbava la Coppa Italia e la sua dinamica feudale. Il progetto di rilancio della Coppa nazionale fu ideato in 40 ore e approvato in gran segreto.

 

Il primo e secondo turno della Nuova Coppa Italia non furono mostrati sulle reti nazionali, e Tavecchio conservò quindi il suo progetto fino ad agosto, quando rivelò il nuovo sponsor tecnico. Il terzo turno della neonata GoPro Cup andò in onda il 12 agosto 2017, anticipato da un vero e proprio “spiegone”. Prendete l’NBA, le mille telecamere che possono inquadrare i gesti tecnici da qualsiasi angolazione. Montate un microfono e una piccola GoPro su ogni maglietta di calciatore, orientata secondo il suo sguardo.

 

Grazie all’interattività delle televisioni e dei servizi internet era possibile cambiare punto di vista all’istante. In pochi secondi si poteva essere Federico Bernardeschi in dribbling disperato sulla fascia, o Koulibaly in attesa del proprio duello aereo con Kalinic. Ci si poteva concentrare sulle cose che guardava Massimiliano Allegri duranti i 90 minuti, o si poteva ricercare un’esperienza più immersiva - in stile

- tenendo la prospettiva di un solo giocatore.

 

Ma c’era di più. Si decise di sfruttare la tecnologia per esaltare le storyline dei singoli calciatori come fossero dei wrestler della WWA. Ogni diverbio, litigio, discussione con l’arbitro - le cose che succedono naturalmente in campo - il gioco si arrestava per permettere alle telecamere di riprendere da vicino la scena e raccontarla in stile reality. Improvvisamente, l’impalcatura degli intrecci emotivi fra i giocatori della Serie A emerse alla luce del sole. Tutto era diventato chiaro: i fastidi che sfociavano nel rancore, gli sguardi truci col guardalinee che ti fischia sempre il fuorigioco, i rapporti tesi con l’allenatore. Materiale su cui i giornali riuscivano a costruire intere edizioni, riuscendo a recuperare l’interesse di un pubblico che li stava lasciando morire.

 

https://www.youtube.com/watch?v=w8g6rAmHtAk

Roma - SPAL dalla prospettiva dell’arbitro. In pochi si aspettavano il ritorno di Junior Tallo dai giallorossi.



 

La prima giornata di Coppa Italia fu trend topic su twitter. La seconda giornata fu seguita da sei milioni di telespettatori. All’inizio sembrò a tutti una pecionata. Michele Serra scrisse

, rimpiangendo l’epoca in cui il calcio era avvolto dal mistero: «La cosa più bella dei calci di Gentile a Maradona era il modo in cui potevamo fantasticarli». Maurizio Sarri lasciò la squadra al secondo allenatore per la Coppa Italia, mentre emerse l’esigenza di doppiare Spalletti, il cui linguaggio era intollerabile nella “fascia protetta”.

 

Col tempo però, gli scettici dovettero ricredersi: al prezzo di sentire Gabbiadini lamentarsi e sbuffare, il calcio c’era ancora, pieno e ancora più fruibile dal punto di vista tattico e tecnico. Vedere la prospettiva di Orsolini guardarsi intorno prima di ricevere e poi ridare il passaggio era sempre stato il sogno bagnato di ogni analista di pallone. Allo stesso tempo, gli amanti del drama furono accontentati con filoni narrativi, obbiettivi da raggiungere, infortuni strappalacrime, gomitate rabbiose, falli di reazione e conseguenti tafferugli sedati dopo tempi oggettivamente troppo lunghi. I video delle esultanze in prima persona diventarono un nuovo genere di video YouTube.

 

In un certo senso, la Coppa Italia, la GoPro Cup, era una versione autenticata di Campioni. Senza però tutto ciò che rendeva posticcio Campioni: il bisogno di confessionali, troupe televisive, i momenti privati degli atleti, Ciccio Graziani. Bastava seguire

o delle squadre per avere tutto.

 

La GoProCup del 2017-18 verrà ricordata per tante cose. Il suo protagonista innanzitutto, Alessio Cerci. Riuscito finalmente nell’estate 2017 a tornare in Italia, al Bologna, dopo le vicissitudini spagnole, aveva tutti i tratti del protagonista perfetto della GoPro Cup: la ricerca di riscatto, l’enorme presenza social, il talento sprecato, il ritorno a casa, l’essere un personaggio divisivo.

 


Un personaggio divisivo.



 

L’ “Henry di Valmontone” guidò gli emiliani con grandi giocate, carisma, qualche bisticcio qua e là, e tantissimi accentramenti con tiro a giro da destra sul secondo palo. La GoPro Cup iniziò ad essere contestata proprio quando il Bologna di Alessio Cerci sembrava andare meglio.

 

Su YouTube fioccarono i video di alcune presunte combine già in seguito al quarto turno di novembre: Conti che sembra togliere la gamba, l’arbitro che sembra non fischiare un rigore e poi lo fischia, strani occhiolini del guardalinee (un tic nervoso? chissà), reazioni quantomeno curiose dei ventidue in campo ai gol. Incrociando tutti questi video gli utenti provarono ad attaccare Tavecchio e a scatenare un #GoProCupGate.

 

Ma, contrariamente a quanto si dica, molte evidenze non fanno una prova, perlomeno non una giuridica e gli spettatori si ritrovarono così inermi a vedere la scalata di questo Bologna che in coppa sembrava inarrestabile, e di un Alessio Cerci rinato, in stato di grazia – anche se solo in coppa.

 

Tra le storylines le più amate c’erano ovviamente quelle di odio e dissidi. Romagnoli che se la prende con Pjaca nell’intervallo, il battibecco continuo di Giulio Migliaccio (all’ultima stagione prima del ritiro) con Nainggolan che fece milioni di telespettatori, le bestemmie malcelate di Bernardeschi che si ritrovò con una grossa squalifica, o la lotta intestina tra Izzo e Gentiletti che si davano vicendevolmente della persona falsa.

 

Memorabile la feud di quando Murillo

(in realtà fu l’insospettabile Palacio il mandante, ma questa è un’altra storia) provocandogli una grave flessione nel suo rendimento sportivo, che si risolse in un via vai tra Milano e Bologna sulla Ferrari di Cerci su Instagram alla ricerca della sua bestiola. Fortunatamente il Bologna poté contare sulle lunghe leve e il grande gol in serpentina di Sadiq, altro miracolato della GoPro Cup insieme a Mattia Destro e, per almeno venti minuti, Robert Acquafresca.

 

https://www.youtube.com/watch?v=dvCST1AVcKE

Il gol di Robert Acquafresca contro l’Inter. Inaspettato.



 

Nel frattempo si vociferava di una trovata di Tavecchio, insieme alle pay tv, per organizzare delle serate evento in cui far giocare tutte le squadre della Serie A con la nuova modalità con la GoPro. Della possibilità di passare da un campo all’altro, da una soggettiva all’altra, in una vertigine degna di Tziga Vertov, tramite il canale Diretta Gol. Non successe mai. Alla fine gli spettatori persero fiducia e interesse verso il nuovo sistema e l’edizione successiva registrò un grave calo degli ascolti, con conseguente perdita di fondi, già necessari per il complesso apparato tecnologico della GoPro Cup, che prima venne spostata alla fascia oraria del primo pomeriggio, poi si vide soffiare lo share dal nuovo arrivato OloNetflix.

 

La prima e ultima finale della nuova GoPro Cup, Milan - Bologna, si tenne il primo giugno con gli emiliani già retrocessi in campionato. Fu giocata a porte chiuse e, per un complesso sistema di copyright e reazioni nervose della stessa GoPro alle polemiche scaturite dalle accuse di combine, non fu filmata da niente e da nessuno.

 

Non esistono ancora filmati di quel match, e nessuno sa come sia finito, anche se forse OloNetflix vuole farci sopra un documentario.

 

 

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