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15 giocatori di Raiola che assomigliano a opere d'arte
12 feb 2020
12 feb 2020
Dato che è proprio Raiola che li paragona a quadri.
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Qualche giorno fa Mino Raiola, il Picasso dei procuratori calcistici, ha paragonato Matthijs de Ligt a un quadro di Rembrandt. Chi conosce Raiola non si sarà stupito: è da anni che il superprocuratore paragona i suoi giocatori a delle opere d’arte. Forse Raiola lo fa per tentare di nobilitare il lavoro più venale del mondo del calcio, o forse è solo sincera passione per l'arte e per il calcio, che d'altra parte ai loro massimi livelli tendono ad assomigliarsi.

Abbiamo raccolto i migliori paragoni di Mino Raiola tra opere d’arte e calciatori e, da grandi fan del lavoro di Mino Raiola, ci siamo permessi di suggerirgli altri possibili paragoni che riguardano i suoi giocatori. Speriamo che gli possano essere d’aiuto a valorizzare e a vendere meglio gli oggetti presenti nel suo catalogo.

De Ligt - Rembrandt, ronda di notte

La prima cosa che accomuna il dipinto di Rembrandt e De Ligt è che sono entrambi enormi. Il dipinto occupa un’intera parete del Rijksmuseum di Amsterdam, e pensate che la versione che vediamo adesso è stata persino tagliata. Il paragone di Raiola però è più sottile di così. «Si sta rivelando “Ronda di notte” e lo vedi emergere davanti ai tuoi occhi». Raiola usa “rivelando” nel suo significato di «mostrarsi o dimostrarsi; far conoscere attraverso prove concrete le proprie doti, ciò che si vale o che si è veramente».

Perché De Ligt effettivamente ha avuto qualche difficoltà nell’ambientarsi nel campionato italiano, e a un certo punto si è fatto persino soffiare il posto da Demiral, ma ora le sue qualità stanno venendo fuori: «Ho sentito che starebbe facendo fatica con la Juventus, ma io vedo Matthijs crescere. È per la prima volta da solo in un club straniero, con una cultura differente, mentre lui era abituato solo a quella dell’Ajax».

Quindi le sue qualità starebbero venendo alla luce letteralmente come le figure del dipinto di Rembrandt, che celebra l’ingresso di Maria De’ Medici ad Amsterdam. La figura al centro del dipinto è Frans Banning Cocq, ma scommetto che Mino Raiola ha a casa una versione del quadro in cui c’è lui che emerge dal buio.


Paul Pogba - Jean-Michel Basquiat

Possiamo dirlo senza offesa, Mino, ma il paragone tra Basquiat e Pogba è pigro e sembra più legata all’anti-convenzionalità del personaggio Basquiat che alla sua arte. Sembra proprio questa l’interpretazione di Raiola quando dice: «Pogba è come un Basquiat, un artista di arte espressiva, un po’ ribelle come Paul». E suona un po’ come una visione media di Basquiat, anche se è un paragone efficace per rendere la strana freakness creativa con cui gioca Pogba. Al tempo stesso, rende bene anche la sensibilità per la dimensione commerciale e pop del suo gioco. Diciamo che in comune Basquiat e Pogba hanno anche il fatto che nessuno dei due dà troppo peso al senso di quello che sta facendo, pensando piuttosto che sia un prolungamento della loro esistenza. In un certo senso anche un passaggio in tribuna di Pogba è “un Pogba” proprio come le sue migliori azioni, quelle più armoniche e d’impatto.


Ibrahimovic - Leonardo Da Vinci, Gioconda

Questo paragone è forse il più grossolano e può fare riferimento al ruolo di Ibrahimovic nel portfolio di Raiola, simile a quello della Gioconda nella storia dell’arte. Cioè il dipinto più conosciuto, che piace a tutti, il più iconico. Quello che mette al centro l’essere umano rendendolo universale.

Però al contempo potremmo sottolineare il lato divisivo della Gioconda. Come il dipinto di Leonardo divide chi ci vede un sorriso e chi no; la carriera di Ibra divide tra chi lo considera uno dei più grandi della storia e chi lo ritiene capace di fare la differenza solo in contesti minori.

O forse Raiola si riferiva ai capelli lunghi, chissà.


Gianluigi Donnarumma - Modigliani

«È già un piccolo campione, ma potrà diventare un grande campione. Lo paragono a un Modigliani e vale già 170 milioni» dice Raiola come se proprio non potesse fare a meno di paragonare un suo giocatore a un pittore. Le donne di Modigliani sono sensuali ma al contempo tristi e tormentate. La stessa cosa che ci fa pensare Donnarumma, nato con un talento eccezionale e condannato da questo a essere sempre perfetto. Anche la forma della sua faccia, ovoidale e con le guance piene, l’incarnato olivastro e gli occhi piccoli e i nei, ricordano alcune cose di Modigliani.


Mario Balotelli - Un’opera d’arte in generale

Per Mario Balotelli, Raiola non è riuscito a trovare un paragone specifico, ma nel 2013 quando il Time ha eletto Balotelli tra le 100 persone più influenti al mondo - “Times are changing” - si è limitato a dire che «presto sarà senza prezzo, come le grandi opere d’arte o i grandi sportivi» rendendo esplicito il modo in cui il suo cervello associa i due universi.

Raiola ripete questo tipo di retorica con una tale forza che ha finito anche per convincere le persone attorno a sé. Galliani per esempio, proprio prima di comprare Balotelli, disse «Raiola lo sento sempre, va in giro con le sue opere d’arte ma noi siamo piccoli collezionisti».

Magari in futuro, se proprio vuole provare un paragone, ci permettiamo un primo suggerimento: magari può paragonarlo alla Fontanadi Duchamp, un’opera d’arte che è anche una protesta contro il mondo dell’arte e che quindi non è stata capita fino in fondo e per alcuni è solo una stupida provocazione formale.


Wesley Gasolina - Edward Hopper, Gas

Non serve neanche spiegarvi il paragone tra questo terzino brasiliano della Juventus e la celebre opera di Edward Hopper.


Kostas Manolas - A Marat, David

Nessun giocatore professionista rimanda un senso di morte e dolore come Kostas Manolas, calciatore ipocondriaco per eccellenza. Fenomeno drammatico degno di Eleonora Duse quando si contorce per terra dal dolore toccandosi un alluce microfratturato, una spalla sbattuta su quella di un avversario, un’unghia incarnita. Manolas vale quanto un A Marat di David, che rimanda lo stesso tipo di dramma. Certo, Marat è morto per le sue idee mentre faceva la rivoluzione, ma siamo sicuri che Manolas penserà lo stesso di sé.


Camillo Ciano - La passeggiata, Marc Chagall

Lo scorso anno Camillo Ciano è riuscito a segnare 7 gol in Serie A con la maglia del Frosinone, sembrava un giocatore perfetto per la categoria, ma per qualche ragione nessuno ha deciso di puntare su di lui, che è rimasto al Frosinone dove ha già segnato 9 gol. Ma cosa importa della carriera quando c’è l’amore che ci fa volare a qualche metro dal suolo? E il sinistro di Camillo Ciano è la cosa più vicina all’amore mai vista al Benito Stirpe.


Marco Verratti - Broadway Boogie Woogie, Piet Mondrian

Dato che, comprensibilmente dato che è cresciuto nei Paesi Bassi, Raiola ha una passione speciale per gli artisti olandesi, per Verratti potrebbe usare uno degli ultimi quadri di Piet Mondrian (conservato al MOMA, che insomma è il Raiola dei musei), uno di quelli dove il rigore dell’astrattismo prende vita e si muove a ritmo di musica. Anche il gioco di Verratti è astratto, nel senso che va all’essenza interiore del gioco eliminando i dettagli esteriori: tenere palla a tutti i costi, servire un compagno libero qualche metro più avanti, correre, non stare mai fermo. A parte poi che questo quadro somiglia a una pass-map di Verratti, che con i suoi passaggetti raggiunge ogni punto del campo; ma poi anche i colori brillanti, la vibrazione che emana la tela ricorda lo stato di calma inquietudine del piccolo play italiano. Che però, a differenza di Mondrian, non è ancora considerato un maestro della sua arte.


Marcus Thuram - Balloon Dog, Jeff Koons

Ecco cosa potrebbe dire Mino: «Marcus mi ricorda uno dei palloncini di Koons, in apparenza leggero ma in realtà pesa come un carrarmato». E poi, potremmo aggiungere noi, anche un talento volatile come il suo “riflette” in un certo senso il mondo esterno e le leggi del mercato. A Raiola manca solo riuscire a venderlo per un cifra record e poi il paragone è quasi letterale.


Luca Pellegrini - Bird in space, Costantin Brancusi

Quando Brancusi ha provato a portare Bird in space negli Stati Uniti, nel 1926, la dogana rifiutò di farlo passare come opera d’arte (e quindi esentasse). “Questa è la scultura di un uccello?”, è stata la domanda sollevata dai doganieri americani, segnando in maniera volgare l’allontanamento dell’arte dal mondo “reale”. Quando Raiola riuscirà a fare di Pellegrini il giocatore più pagato della storia potrà rigirare il concetto ai giornalisti e chiedere: “Ma perché Luca Pellegrini è un terzino?”, e sottolineare tutti i valori plastici e materici insiti nel gioco del suo esterno sinistro.


Justin Kluivert - Banana, Cattelan

Chi vedendo Kluivert Jr giocare non ha pensato: “Ma questo potevo farlo anch’io?”. Così Raiola può paragonarlo alla famosa Banana di Cattelan appiccicata contro il muro con lo scotch, uguale in tutto e per tutto a qualsiasi altra banana, ma di un valore notevolmente superiore. Così quando un difensore meno conosciuto arriva e se lo mangia, Kluivert, non farà che fargli aumentare di valore.


Erling Haaland - Åsgårdsreien, Peter Nicolai Arbo

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L’Åsgårdsreien è la “Caccia selvaggia” di Odino, un motivo del folklore e della mitologia norrena. I maschi giovani e celibi si mascherano in modo terrificante e terrorizzano gli abitanti dei villaggi che devono correre a nascondersi. Una descrizione piuttosto fedele di come Haaland terrorizzi le difese avversarie con le sue corse in avanti. Non è neanche escluso che quella che indossa sia una maschera. Bisogna anche ricordare che il dipinto è finito sulla copertina dell’album Blood, Fire and Death della band black metal norvegese Bathory, significando la loro svolta verso dei testi più consapevoli e tradizionalisti.


Alessio Romagnoli, Ecce Homo, Garcia Martinez

Alessio Romagnoli è un difensore pulito e a suo modo elegante. Non iper-atletico e rapidissimo come alcuni difensori contemporanei, e per questo il suo gioco contiene qualcosa di nostalgico. Per questo si può paragonare a un’opera manierista come Ecce Homo di Garcia Martinez: una classica rappresentazione del Cristo dolente con la corona di spine.


Rodrigo Ely, Ecce Homo, Garcia Martinez (restaurato)

E se Alessio Romagnoli è l’Ecce Homo originale allora Rodrigo Ely, arrivato insieme a lui al Milan, è quello restaurato malamente qualche anno fa. In un vecchio articolo Romagnoli e Ely venivano definiti “gemelli diversi”, quando Mihajlovic aveva deciso di schierarli contemporaneamente in difesa. Alla fine la carriera di Ely, che oggi ha 26 anni, non ha preso la piega sperata, anche se si è ritagliato un dignitoso posto delle rotazioni dell’Alaves. Rispetto a Romagnoli è la copia restaurata di Ecce Homo da parte dell’81enne Cecilia Gimenez, la parrocchiana di 81 anni che ha deciso di restaurare il dipinto di sua volontà, creando inconsapevolmente una delle opere più interessanti della storia dell’arte recente.


Blaise Matuidi - Dinamismo di un cane al guinzaglio, Giacomo Balla

«Movimento! Movimento! Movimento!». Nel calcio come in quest’opera di Balla, nulla deve rimanere fermo, e se c’è un giocatore che fermo non ci sa stare quello è proprio Blaise Matuidi. Raiola può usare Dinamismo di un cane al guinzaglio come un guanto sul calciatore francese: uno zampetta per le strade polverose dei primi del ‘900, l’altro pressa in avanti per i campi verdi del 2000. Uno è una sequenza di singole fasi sovrapposte per creare movimento, l’altro anche.




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