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Dario Vismara
I 10 peggiori giocatori NBA del 2023
04 gen 2024
04 gen 2024
Non solo brutte prestazioni in campo, ma anche tanti problemi fuori.
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Dario Vismara
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Che cosa rende un anno meritevole di essere chiamato brutto? Le cattive prestazioni in campo, innanzitutto, possono essere un fattore decisivo, anche se non sono l’unico che si può prendere in considerazione quando si valuta l’anno solare di un giocatore. Perché mai come nel 2023 è anche la figura pubblica di uno sportivo — intesa come l’insieme delle sue apparizioni, delle sue dichiarazioni, del suo modo di stare nel mondo della comunicazione sportiva — è importante tanto quanto quello che si fa in campo, specialmente per una lega che si nutre di storie e personaggi come la NBA.Di seguito trovate dieci giocatori che certamente non ricorderanno con piacere il 2023, anche se come sempre può rappresentare il loro trampolino di lancio verso un 2024 migliore. Oppure anche no, e ricorderemo il 2023 — con piacere o con mestizia, questo sta al vostro gusto — come l’inizio della loro fine.Ja MorantQualche avvisaglia c’era già stata nel 2022, ma abbagliati dal suo talento avevamo deciso di ignorarla, o quantomeno metterla in secondo piano rispetto all’entusiasmo portato dalle sue prestazioni e alla freschezza dei suoi Memphis Grizzlies. Il 2023 è stato però un anno terribile per Morant, specialmente per il modo in cui i suoi problemi fuori dal campo hanno avuto un impatto tangibile e dirompente anche sulla squadra, come ha ammesso lui stesso dopo l’eliminazione ai playoff per mano dei Los Angeles Lakers (che, ricordiamolo, non avevano il fattore campo).

“I problemi fuori dal campo hanno avuto un effetto su di noi come organizzazione” aveva detto a fine aprile. Due settimane dopo sarebbe arrivato il secondo video con una pistola in mano e la conseguente sospensione di 25 partite.

Se nel giro di un anno Morant è riuscito a distruggere forse irrimediabilmente la sua immagine fuori dal campo, quantomeno in campo si è ripresentato ad alti livelli, firmando subito un canestro della vittoria e tre successi nelle prime tre partite disputate. Poi i limiti dei Grizzlies sono emersi di nuovo — anche perché senza Steven Adams hanno perso moltissimo della loro identità di squadra —, ma almeno i suoi voli insensati sono tornati nelle nostre vite.Zion WilliamsonNon è stato un bell’anno per le due prime scelte del Draft 2019, che in un mondo ideale a questo punto delle loro carriere sarebbero dovuti essere i nuovi volti della lega. Invece oltre a Morant anche Zion Williamson ha vissuto un anno in chiaroscuro, a cominciare dagli ormai cronici problemi di infortuni che gli hanno fatto saltare tutto il finale della stagione 2022-23 (dopo che a dicembre 2022 i Pelicans erano ai vertici della Western Conference) e un po’ di questioni fuori dal campo non esattamente edificanti hanno fatto il giro dei social (e no, non parliamo del suo peso).Nel corso dell’estate Williamson sembrava aver raddrizzato il tiro quantomeno a parole, con la dirigenza dei Pelicans che giurava su un suo cambiamento e un suo maggiore impegno nel mantenere uno stile di vita sano e degno di un professionista, ma almeno fino a questo momento i risultati sono stati altalenanti. Pur avendo saltato solamente sei partite, un numero più che incoraggiante, i numeri di Williamson sono in calo sotto praticamente tutti i punti di vista, e anche all’interno della squadra sembra aver perso un po’ dello status da “giocatore franchigia” che il suo contratto suggerirebbe. C’è qualcosa che non torna: probabilmente ne scopriremo di più nel 2024.Giannis AntetokounmpoPrima di cominciare, una doverosa premessa: per quello che ha fatto in campo, Antetokounmpo meriterebbe certamente di stare tra i 10 migliori visti nel 2023, visto che comunque stiamo parlando di uno dei primi tre giocatori della lega con una costanza di rendimento che non va in nessun modo data per scontata. L’inserimento in questa lista non è per motivi cestistici, ma solamente tangenziali rispetto a quello che ha fatto in campo, perché nel corso del 2023 abbiamo visto un lato del carattere e del personaggio Giannis che non conoscevamo — e che forse non volevamo conoscere.

Il mio problema con Giannis nasce innanzitutto da questa conferenza stampa, che mi era sembrata insensata già all’inizio e lo appare ancora di più a distanza di mesi. Tutte le sconfitte nello sport sono dei fallimenti? Certo che no. Quello dello scorso anno dei Bucks lo è stato? Evidentemente sì, visto che la stessa franchigia ha giudicato l’eliminazione al primo turno per mano dei Miami Heat un fallimento tale da portare al licenziamento di Mike Budenholzer e a un sostanziale rinnovamento del roster, arrivando alla trade per Damian Lillard. Altro che “steps to it”.

Anche nel corso di questo inizio di regular season ci sono stati dei momenti in cui i lati più spigolosi del suo carattere sono emersi, a partire da un atteggiamento in campo impegnato più a difendere il confine del suo regno che non a farci entrare Lillard concedendogli il pallone. Alcuni atteggiamenti avuti anche nei confronti del nuovo allenatore Adrian Griffin, sulla cui assunzione ha dato il suo assenso, hanno fatto storcere un po’ il naso. L’infortunio subito in gara-1 dei playoff dello scorso anno ha avuto un peso sulla serie contro gli Heat, ma era in campo per le ultime due partite e i suoi 13 errori in lunetta in gara-5 (pur in una prestazione da 38 punti e 20 rimbalzi) pesano come un macigno su quella partita e su quella serie.Andrew WigginsProprio quando pensavamo che la carriera di Wiggins avesse definitivamente svoltato in un 2022 nel quale non solo era stato nominato per l’All-Star Game (seppur per merito della popolarità riflessa di chiunque giochi con i Golden State Warriors), ma era stato anche a tutti gli effetti il secondo giocatore più importante nella cavalcata playoff culminata con il titolo. Dopo anni in cui la sua carriera sembrava destinata all’oblio quanto quella del suo “gemello” Jabari Parker, il 2022 era stato un anno fenomenale per il canadese.Nel 2023 invece è ripiombato nel buio. Sicuramente i non meglio precisati problemi di salute del padre hanno avuto un ruolo, non fosse altro perché il giocatore che si è ripresentato ai playoff dopo aver saltato le ultime 24 partite di regular season è sembrato lontano parente di quello visto fino a febbraio. Dopo non aver preso parte alla spedizione estiva ai Mondiali con il Canada, il Wiggins che si è visto fino a questo momento è stato talmente disastroso da convincere coach Steve Kerr a metterlo in panchina in favore di un rookie come Brandin Podziemski. Non esattamente uno scenario ideale per un giocatore che ha firmato un quadriennale da 109 milioni di dollari complessivi, che in una squadra con il monte salari di Golden State “pesa” almeno tre volte tanto.Zach LaVineNella scorsa stagione LaVine ci ha messo un po’ a rimettersi in carreggiata, complice un’operazione al ginocchio subita in estate che lo aveva rallentato nei primi mesi di regular season. I primi mesi del 2023 erano stati però incoraggianti, culminati in una prestazione da 39 punti al torneo play-in contro i Toronto Raptors in cui sembrava poter fare tutto quello che voleva.

Quando si mette in testa di attaccare il ferro, resta un giocatore difficilissimo da fermare.

Questo inizio di stagione però è stato disastroso dal punto di vista personale e di reputazione. Cosa bisogna pensare del fatto che, non appena è uscito dal campo per infortunio, i Chicago Bulls sono sembrati improvvisamente ritrovare la voglia di giocare insieme e di aiutarsi l’un l’altro? O della sua prestazione da 51 punti e 0 assist in una sconfitta contro i Detroit Pistons, una frase che alla luce di come sono andati poi i Pistons — che ci hanno messo due mesi a vincere un’altra partita dopo quella — assume ancora più significato? O del fatto che tutta la NBA sa che è sul mercato, ma nessuno ci si vuole avvicinare per paura che il suo contratto diventi tossico in breve tempo?Draymond GreenIl 2023 di Draymond Green affonda le radici nel suo 2022, o per meglio dire nel pugno rifilato a Jordan Poole che col senno di poi rappresenta uno spartiacque della sua esperienza quantomeno all’interno dei Golden State Warriors. Perché questo è stato l’anno in cui la franchigia si è resa definitivamente conto di non poter fare a meno di lui e, contemporaneamente, di non poter contare su di lui: se lo avessero ritenuto sacrificabile non gli avrebbero allungato un contratto da 100 milioni di dollari in estate, lasciandolo andare verso altri lidi; allo stesso modo, i ripetuti e sempre più insensati episodi di violenza nel corso di questa stagione sono diventati ingiustificabili e difficili da commentare.

Se una reazione del genere avviene a 8:23 dalla fine del terzo quarto su una normalissima rimessa laterale, significa che può avvenire in ogni istante di ogni partita in cui Green è in campo — rendendolo un pericolo per lui e per chi gli sta intorno, compagni o avversari indistintamente.

Ma anche lasciando da parte le sue sospensioni e le sue espulsioni, il 2023 è stato il primo anno in cui Green è sembrato vulnerabile nella metà campo in cui ha dettato legge per un decennio, cioè quella difensiva. Ormai gli avversari non hanno più paura di andare ad attaccarlo uno contro uno e soprattutto non subiscono più i suoi giochetti mentali, come ha dimostrato ampiamente Anthony Edwards lo scorso novembre. E se Green perde l’aura e il carisma che gli ha permesso di diventare quello che è diventato, potrebbe essere una notizia anche peggiore dei suoi problemi di controllo della rabbia.Jordan PooleUn po’ come il suo amico Wiggins, anche lui nel 2023 ha visto precipitare le proprie quotazioni. Era abbastanza prevedibile che, dopo aver firmato il contrattone, Poole si sedesse un po’ sugli allori, nonostante una regular season nel 2022-23 conclusa a 20.4 punti realizzati di media. Le avvisaglie di un “ritorno sulla terra” erano però state evidenti durante i playoff, nei quali Poole ha avuto più partite in singola cifra per punti segnati (7) rispetto a quelle in doppia cifra (6, di cui solo due sopra quota 20 e nessuna oltre i 22 punti).Dopo il suo passaggio agli Washington Wizards in tanti si aspettavano che potesse quantomeno diventare una macchina da statistiche offensive in una squadra perdente, invece Poole è peggiorato sensibilmente sotto ogni punto di vista. Non solo segna di meno, distribuisce meno assist, tira molto peggio e non va più in lunetta, ma riesce persino a giocare meno minuti (29.3 di media) in una squadra scarsissima in cui è titolare inamovibile rispetto a quanto faceva nel 2022 per i campioni in carica. La sua trasformazione in un meme vivente, poi, è la ciliegina sulla torta di un 2023 orribile.

La “Jordan Poole Franchise Player Experience” in pochi secondi.

James WisemanIl 2023 doveva essere l’anno in cui Wiseman dimostrava almeno un po’ del potenziale che lo aveva portato a essere scelto con la numero 2 al Draft del 2020, invece potrebbe essere benissimo stato il suo ultimo anno nella lega. Se quantomeno nelle 24 partite disputate lo scorso anno a stagione in corso riusciva a mantenere 12.7 punti di media con percentuali accettabili, quest’anno Wiseman non riesce neanche a entrare nella rotazione di una delle squadre più scarse di sempre, senza meritarsi neanche una partenza in quintetto e senza riuscire a superare la concorrenza di un altro bust ai piani alti del Draft come Marvin Bagley III.Nei 280 minuti disputati finora in stagione Wiseman è riuscito nell’impresa di avere un differenziale di -15.5 per una squadra che ha perso 28 partite consecutive, contribuendo attivamente alla realizzazione della peggior striscia di sconfitte in singola stagione della storia NBA. Se già di loro i Pistons non sono di certo un bijoux (108 punti su 100 possessi segnati in attacco, il secondo peggiore di tutta la lega, e 120.9 concessi, quartultimi), con Wiseman in campo crollano a 105.2 di rating offensivo e un abissale 130.8 di rating difensivo, oltre al quale resterebbe solamente di tirare da soli nel proprio canestro per fare peggio. Le cifre qui sopra sono troppo raffinate per i vostri gusti? Ok, mettiamola in altro modo: nelle 46 partite in cui Wiseman è sceso in campo da quando è ai Pistons, il record è di 3-43. Miles BridgesLe sue vicende fuori dal campo sono talmente brutte e talmente reiterate da non meritare nemmeno di essere ricordate di nuovo, ma la sua sola presenza in campo nel 2023 è una sconfitta per l’intera NBA, che sembra sempre volersi schierare in prima fila su tutte le questioni sociali più impellenti, ma poi gira la testa dall’altra parte su quelle che riguardano la violenza domestica se il protagonista ha 20 punti nelle mani ogni volta che scende in campo. Il Bridges che si è ripresentato in questa stagione per gli Charlotte Hornets non è così lontano da quello che due anni fa sfiorava l’All-Star Game, quantomeno a livello di numeri, ma è lontanissimo a livello di impatto (la squadra era perdente e continua a essere perdente) e fortunatamente anche di considerazione, visto che i suoi highlights girano molto di meno rispetto a quando era uno degli schiacciatori più elettrizzanti della lega. Magari un giorno ce ne dimenticheremo, ma rimane assurdo che sia ancora in campo nella NBA.Deandre AytonDopo aver passato di fatto un anno da separato in casa con i Phoenix Suns, da Ayton ci si aspettava che a Portland facesse vedere tutto quello che — a suo dire — non aveva potuto mostrare in Arizona nella squadra di Devin Booker e Chris Paul. D’altronde era stato lui stesso a suggerirlo chiedendo di essere soprannominato “DominAyton” al suo arrivo in pompa magna in Oregon all’interno dello scambio che ha portato Damian Lillard ai Bucks.

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Invece in questi mesi abbiamo scoperto che dietro alla maschera di “DominAyton” non c’era proprio niente: il bahamense segna 5 punti in meno rispetto allo scorso anno ai Suns, è ai minimi in carriera per punti, stoppate e percentuali dal campo e va in lunetta a livelli semplicemente ridicoli. Basti pensare che per trovare un altro centro under-30 con più di 31 minuti di media e meno di 1.5 liberi a partita bisogna risalire al 1990-91 con Blair Rasmussen — ma persino lui almeno aveva 28 anni. Ayton ne ha solo 25 ed è una ex prima scelta assoluta che sta fallendo nell’anno in cui da lui ci si aspettava un vero cambio di marcia, che invece chissà se vedremo mai.

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