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10 giovani da seguire agli Europei
17 giu 2021
17 giu 2021
Talenti più o meno conosciuti che potrebbero farsi notare.
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Gli Europei sono iniziati da poco e hanno già dato qualche indicazione, mostrando anche il talento di qualche ragazzo che, chissà, magari è destinato a prendersi la scena nelle prossime edizioni. Ne abbiamo scelti dieci tra i convocati Under-23, più o meno conosciuti e più o meno importanti nelle loro nazionali. La versione originale di questo articolo è uscita, in inglese, sul blog di Wyscout ospitato su Hudl. Buona lettura!

Jude Bellingham, 2003, Inghilterra

Non c’è nulla di normale nel percorso fatto finora da Jude Bellingham. A 17 anni ha già alle spalle un trasferimento da 26 milioni di sterline, il più costoso di sempre per un diciassettenne, una stagione da titolare col Borussia Dortmund, un gol in un quarto di finale di Champions League - contro il Manchester City - e un omaggio riservato di solito alle leggende a fine carriera, il ritiro della propria maglia numero 22 deciso dal suo vecchio club, il Birmingham. L’ultimo passo è la convocazione per gli Europei, il più giovane nella rosa dell’Inghilterra, il secondo più giovane in tutto il torneo dopo il polacco Kacper Kozlowski, nato tre mesi e mezzo dopo di lui.

Almeno all’inizio, Bellingham non dovrebbe avere un ruolo di primo piano. Nei mesi scorsi, dall’esordio contro l’Irlanda a novembre, non è quasi mai stato un titolare per Southgate. Nell’unica partita giocata in Nazionale dal primo minuto prima degli Europei, l’amichevole di inizio giugno contro l’Austria, Bellingham è però andato così bene che in molti ora si aspettano di vederlo titolare. Non è così semplice. Henderson, Rice e Phillips garantiscono equilibrio e copertura dietro le linee più avanzate, qualità essenziali per bilanciare l’enorme talento offensivo degli inglesi. Bellingham invece è più portato a muoversi per il campo, ad aiutare la risalita anche nella trequarti avversaria, a inserirsi in area. Molto dipende dal tipo di centrocampo che ha in mente Southgate, se più attento agli equilibri e orientato al controllo, o più coraggioso nell’accompagnare i giocatori offensivi. In ogni caso, proprio per come è in grado di cambiare lo spartito in mezzo al campo, Bellingham può ritagliarsi uno spazio importante, anche se non inizia gli Europei da titolare.




Jérémy Doku, 2002, Belgio

Il Belgio è la squadra più esperta degli Europei, quella con l’età media più alta e che conta il maggior numero di presenze in nazionale tra i convocati. L’unica eccezione, l’unico giocatore sotto i 23 anni chiamato da Roberto Martínez, è Jérémy Doku. Non è una sorpresa. Doku ha esordito lo scorso settembre e arriva agli Europei con uno score di otto presenze e due gol in nazionale, gli stessi segnati nelle trenta partite giocate nell’ultimo campionato francese con il Rennes.

In Francia è arrivato a ottobre dall’Anderlecht circondato da grandi aspettative. È stato pagato molto, 26 milioni di euro più bonus, e si è imposto subito tra i titolari, giocando da esterno sia a destra che a sinistra. Però ha inciso poco in termini offensivi (2 gol e 3 assist in campionato) e si è fatto notare soprattutto per la facilità con cui salta l’uomo. Dopo Mbappé, è il giocatore che ha completato più dribbling nell’ultima Ligue 1. Nel Belgio è una riserva, ma con il suo modo di giocare elettrico, con la sua velocità e il suo talento nel dribbling, può svoltare le partite entrando dalla panchina.




Nuno Mendes, 2002, Portogallo

Forse nessuna squadra ha terzini più abili con la palla di quelli portoghesi. Anche se manca Cancelo, escluso dopo la positività al coronavirus, a sinistra c'è Guerreiro, punto di riferimento per il possesso del Borussia Dortmund, che ha alle spalle una stagione da 5 gol e 9 assist in Bundesliga. Dietro di loro c’è però anche Nuno Mendes, uno dei giocatori più forti e promettenti della squadra campione di Portogallo, lo Sporting. Mendes ha un piede sinistro dolcissimo, crossa molto bene e ha una visione di gioco fantastica. Può risalire il campo da solo portando la palla, ma non ha bisogno di arrivare sul fondo per creare occasioni. Gli basta alzare la testa, anche nella trequarti difensiva, e poi lanciare.

Ne sa qualcosa Cristiano Ronaldo, servito proprio da Nuno Mendes, con un lancio dalla trequarti sinistra verso il lato opposto dell’area, in occasione del famoso gol non visto contro la Serbia a fine marzo, dopo il quale lo juventino era uscito dal campo infuriato lanciando la fascia di capitano per terra.

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In un’amichevole più recente contro la Spagna, Nuno Mendes si è fatto notare con un altro lancio, stavolta dalla propria metà campo sulla sinistra, a mezz’altezza e con effetto a rientrare, che ha trovato ancora una volta Cristiano Ronaldo dietro la linea alta della Spagna. Lo juventino però si è allungato la palla in modo goffo con la testa e non è nemmeno riuscito a tirare.

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In partenza il terzino sinistro titolare è Guerreiro, che non è però sempre affidabile sul piano fisico. Non è detto allora che Nuno Mendes non possa avere la sua occasione, anche solo giocando pochi minuti.




Adam Hlozek, 2002, Repubblica Ceca

Nel contesto del campionato ceco, Adam Hlozek è sembrato semplicemente incontenibile. In 19 partite nell’ultimo campionato con lo Sparta Praga - ha perso quattro mesi per una frattura del metatarso - ha segnato 15 gol e servito 7 assist. In tutto ha contribuito in modo diretto a 22 gol, il dato più alto del campionato, è stato il miglior marcatore e il quarto per numero di assist, pur avendo saltato quasi metà stagione.

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L’assist contro il Lille.

È impossibile restare indifferenti davanti a questi numeri, e infatti il commissario tecnico ceco, Jaroslav Silhavy, ne ha tenuto conto inserendo Hlozek tra i convocati per gli Europei, a cui però il giovane attaccante ceco è arrivato con appena tre presenze in nazionale, di cui solo una da titolare, contro la Slovacchia lo scorso settembre. Il titolare in attacco è Schick, e oltre a lui Silhavy può contare su Krmencik e Vydra, entrambi non molto tecnici ma forti sul piano fisico. Hlozek è invece un attaccante raffinato a livello tecnico, che si muove molto e può anche giocare da esterno. Proprio in quel ruolo, a sinistra, ha esordito agli Europei contro la Scozia. Hlozek è ambizioso e può produrre momenti di grande brillantezza, gol spettacolari e assist complessi come quello di tacco contro il Lille negli unici 45 minuti giocati in stagione in Europa League. Magari non riuscirà a farsi notare già in questi Europei, ma Hlozek ha ciò che manca alla nazionale ceca: tecnica, ambizione e vivacità per accendere una squadra con poco talento e un gioco costruito sulla fisicità.




Jurrien Timber, 2001, Olanda

In altre circostanze, forse Jurrien Timber non sarebbe entrato così velocemente nella difesa dell’Olanda. C’entrano innanzitutto gli infortuni. Quello subito al ginocchio da van Dijk lo scorso ottobre, quello muscolare più recente di de Ligt, i problemi fisici che ha accusato anche Blind. C’entra poi il cambio di sistema deciso da de Boer, dal 4-3-3 al 3-5-2, una scelta molto criticata in Olanda. Il posto in più in mezzo alla difesa, così, è stato preso a sorpresa da Timber, che ha approfittato dei problemi fisici degli altri difensori per esordire in Nazionale, giocando da titolare le ultime due amichevoli prima degli Europei contro Scozia e Georgia.

Timber ha conservato il posto anche all’esordio contro l’Ucraina ma non è detto che riuscirà a tenerselo stretto, visto che in teoria i titolari nella difesa a tre sono de Ligt, de Vrij e Blind. Timber è però stato preferito a difensori più esperti come Veltman e Aké, e si è fatto apprezzare per la pulizia dei passaggi e l’intraprendenza in possesso, salendo per appoggiare la manovra anche in zone avanzate, doti preziose per un centrale esterno della difesa a tre. Gioca nell’Ajax ed è diventato titolare nella seconda parte dell’ultima stagione. Dopo le prove fatte con Scozia e Georgia, non è una sorpresa vederlo titolare nella difesa dell’Olanda anche agli Europei.


Billy Gilmour, 2001, Scozia

Non è stata una stagione semplice per Billy Gilmour. Con il Chelsea ha giocato molto poco, un po’ per un infortunio al menisco che gli ha fatto perdere i primi mesi, e un po’ perché il livello della concorrenza a centrocampo era troppo alto: Kanté, Jorginho e Kovacic si sono alternati nel centrocampo a due usato nella maggior parte dei casi da Tuchel. Però è stato portato in nazionale dal commissario tecnico scozzese, Steve Clarke, che lo ha fatto esordire nelle due amichevoli giocate prima degli Europei, contro Olanda e Lussemburgo.

In entrambe le occasioni Gilmour è entrato dalla panchina, nei minuti finali contro gli olandesi, giocando da mezzala, e a inizio secondo tempo contro Lussemburgo, schierato davanti alla difesa ma in un contesto particolare: contro avversari di livello modesto e in inferiorità numerica per un’espulsione. La Scozia ha tenuto la palla per la maggior parte del tempo e Gilmour poteva distribuirla a suo piacimento iniziando ogni azione.

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Non è uno scenario probabile agli Europei. Clarke davanti alla difesa vuole centrocampisti più solidi a livello difensivo e Gilmour, oltre a essere l’ultimo arrivato, ha altre caratteristiche, uniche nella rosa della Scozia. Dirige la manovra, si muove tanto per dare sempre un’opzione a chi ha la palla, qualità poco valorizzate da una squadra che ama lanciare lungo e che passa poco dal centro del campo. Gilmour è però il talento più luminoso del calcio scozzese e Clarke, convocandolo, gli ha voluto dare un segnale, metterlo alla prova. Se agli Europei vorrà aggiungere un po’ di qualità alla squadra, sa a chi rivolgersi.




Ethan Ampadu, 2000, Galles

Da quando è subentrato a Ryan Giggs, il nuovo commissario tecnico del Galles, Robert Page, ha dato una forma chiara alla squadra: difesa a tre, due mediani, due esterni e una linea offensiva dinamica e veloce, capace di farsi pericolosa soprattutto in transizione. All’interno di questo sistema Ethan Ampadu è stato uno dei pilastri, affidabile sia quando giocava nei tre centrali difensivi, sia quando era invece uno dei due mediani, la posizione in cui Page lo ha schierato più spesso.

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Nella prima partita degli Europei, contro la Svizzera, Page ha però mischiato le carte, schierando il 4-3-3 e tenendo in panchina Ampadu. Dovesse tornare al 5-2-3, è comunque probabile che Ampadu giochi a centrocampo, e che gli tocchi innanzitutto proteggere lo spazio davanti alla difesa, una zona che il Galles copre con grande cura a partire dalla linea offensiva, che stando stretta indirizza la manovra avversaria sulle fasce. Ampadu si muove in spazi delicati per la tenuta difensiva del Galles, e deve essere anche pronto a coprire gli eventuali buchi nel sistema, se un esterno offensivo viene saltato o non rientra in tempo, o se un difensore centrale viene portato fuori posizione. Le sue prestazioni saranno molto importanti per la solidità del sistema, e quindi per il cammino del Galles agli Europei.




Giacomo Raspadori, 2000, Italia

Le ragioni della sorprendente convocazione di Giacomo Raspadori non stanno tanto nei numeri della sua stagione. Raspadori è diventato titolare solo nella parte finale del campionato, non ha segnato molto (6 gol) e prima di maggio non era mai entrato nei discorsi sui possibili convocati. Era chiaro che al centro dell’attacco dell’Italia si sarebbero alternati Immobile e Belotti, e la terza opzione più credibile era Kean, che ha la stessa età di Raspadori ma ha molta più esperienza, ha giocato in squadre di alto livello come Juventus e Paris Saint-Germain e in Nazionale ha esordito nel 2018, oltre a poter giocare sia da centravanti che da esterno.

Raspadori è meno esperto, meno duttile, ma ha qualità che Roberto Mancini cercava da tempo e che non ha trovato in Immobile, Belotti e Kean. Quelle cioè di un attaccante che non è solo abile a dare profondità ma che è efficace anche quando viene coinvolto nel possesso, che sa staccarsi dalla linea difensiva e scambiare la palla con precisione, doti che Raspadori ha affinato nel Sassuolo, una squadra che condivide certi principi con l’Italia, abituata a tenere molto la palla e ad attaccare difese schierate. Le gerarchie dell’attacco italiano sono chiare, ma in nazionale Immobile e Belotti hanno sempre faticato a rispettare le attese, ad assicurare un rendimento vicino a quello tenuto con i loro club, e più di loro Raspadori sembra adatto a occupare il centro dell’attacco in una squadra che vuole dominare il possesso e attacca in spazi stretti. Sulla carta non dovrebbe giocare molto ma può essere l’eroe inatteso dell’Italia.




Alexander Isak, 1999, Svezia

Senza Ibrahimovic, che ha perso gli Europei per un infortunio al ginocchio, lo svedese più atteso in attacco è Alexander Isak, che ha alle spalle una stagione da 17 gol con la Real Sociedad. Isak è alto e tecnico e per questo, come tanti altri, è stato paragonato proprio a Ibrahimovic. In realtà è un attaccante snello e veloce, che ama muoversi in verticale e aprirsi a sinistra, e da lì può rifinire sia crossando che accentrandosi per mettere la palla dietro la linea difensiva.

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Non attira i possessi come Ibrahimovic, è meno abile come riferimento su cui appoggiarsi per risalire il campo, ma ha un gran controllo in velocità, può far guadagnare molti metri in conduzione e ha intuizioni non banali. Non è solo un attaccante di transizioni in spazi ampi, e sa anche prendere la palla sulla trequarti e dare il passaggio filtrante dietro la difesa. Nella Svezia non è sempre stato titolare, ma è il miglior attaccante della squadra e il suo rendimento avrà una certa importanza sul cammino degli scandinavi agli Europei. Lo ha già mostrato all’esordio contro la Spagna, partita in cui è stato di gran lunga lo svedese più pericoloso in campo.




Mykola Shaparenko, 1998, Ucraina

Maglia numero 10, sempre in movimento per toccare la palla, creare nuove linee di passaggio, Mykola Shaparenko è la mezzala che dà continuità alla circolazione dell'Ucraina, che vuole gestire ogni possesso che passa nella sua zona. Gioca soprattutto a sinistra ma copre molto campo, può ricevere il primo passaggio dai difensori e poi seguire l’azione fino alla trequarti avversaria, coinvolge di continuo chi gli sta attorno e si muove subito dopo per chiudere lo scambio.

Nell’ultima stagione ha vinto tutti i titoli nazionali con la Dinamo Kiev: il campionato, segnando 4 gol e servendo 3 assist, la Coppa d’Ucraina e la Supercoppa. In nazionale nei mesi scorsi è stato quasi sempre titolare, ma a centrocampo il CT ucraino, la leggenda Andriy Shevchenko, ha molte opzioni e alla fine Shaparenko potrebbe giocare meno del previsto. L’Ucraina ha una squadra giovane e ricca di qualità, e in questo contesto un giocatore come Shaparenko, capace di aumentare e migliorare le connessioni con i compagni, può avere un ruolo decisivo per far brillare il talento di chi gli sta attorno.




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