
Stasera in Slovacchia prende il via la 25esima edizione degli Europei Under 21, con i padroni di casa che se la vedranno con la Spagna (auguri). L'Italia giocherà poco dopo, alle 21 contro la Romania, e sarà un balsamo poter avere questo surrogato di torneo estivo, in un momento in cui la Nazionale maggiore sembra provare gusto a prendere di mira i nostri sentimenti.
Come sempre, però, i tornei giovanili, e in particolare gli Europei Under 21, sono anche un modo per tenere d'occhio dei giovani talenti, osservare la loro evoluzione, capire la fattibilità di un loro impiego duraturo in un campionato di primo livello. Per questo motivo abbiamo selezionato dieci giocatori che prenderanno parte al torneo che secondo noi sono più interessanti degli altri. Buona lettura e buon Europeo.
NOAH NARTEY - DANIMARCA - 2005
Nato in un comune nella periferia di Copenaghen da padre ghanese e madre danese, ha un fratello maggiore (Nikolas) già calciatore professionista con una carriera fatta tutta in Germania. Nell’anno in cui il fratello si è trasferito dalle giovanili del Copenhagen in Germania, lui è entrato in quelle del Copenaghen. Da quel momento la sua carriera è proseguita per salti bruschi: tre anni dopo è passato ai rivali storici del Brøndby; nel febbraio 2024 è salito in prima squadra; e la stagione appena conclusa è diventato un titolare a 19 anni.
Alla fine quello con più talento, tra i due fratelli, sembra essere lui, e questo Europeo potrebbe essere una vetrina per passare ad una squadra di un grande campionato.
Nartey assomiglia come caratteristiche a Zaire-Emery del PSG, quindi un centrocampista pulito tecnicamente (91.4% di passaggi riusciti) e che sa ricevere bene alle spalle delle linee avversarie (36.5 per 90' per passaggi fatti e ricevuti nella trequarti offensiva). Forse rispetto a Zaire-Emery è più magro e attento al pallone, un gestore della manovra a centrocampo capace di eludere il pressing e di distribuire il pallone in maniera intelligente. Nartey si muove a tutto campo chiedendo sempre il pallone e una volta in possesso ha una conduzione elegante in grado di rompere le linee. A livello del campionato danese è imprendibile.
Forse per i livelli d'élite deve ancora guadagnare qualcosa in termini di recupero palla e utilizzo degli angoli per non farsi sovrastare fisicamente da giocatori più prestanti, ma ha già una tendenza alla riaggressione che gli sarà chiave per imporsi nei grandi campionati d’Europa. Con il pallone, invece, deve sviluppare il gioco lungo e i cambi di gioco, margine di miglioramento necessario per diventare protagonista anche in una grande squadra, ma in un Europeo Under 21 può comunque essere considerato una delle mezzali più eleganti e tecniche del torneo. Concentrandosi insomma più sui dribbling e sui filtranti può già fare la differenza.
ISMAEL DOUKOURÉ - FRANCIA - 2003
Ecco un altro, l’ennesimo, difensore francese tecnico e agile, forte sulle gambe e svelto di piedi, che può giocare in tutte le posizioni della difesa, anche come terzino, e volendo anche al centro del centrocampo. Sicuro e composto col pallone, senza paura di rischiare un dribbling quando viene pressato, a ventidue anni da compiere in estate, Ismael Doukouré ha già accumulato più di seimila minuti in tre stagioni con lo Strasburgo, che quest’anno è arrivato settimo in Ligue 1, con gli stessi punti del Lione.
Ismael Doukouré non è altissimo e non può far valere da solo il suo atletismo per avere la meglio sui propri avversari. Ma è tenace e intenso quando vuole recuperare il pallone, in avanti come all’indietro. Liam Rosenior, il tecnico inglese appena quarantenne dello Strasbourg, dice di non credere che i giocatori vadano incasellati in posizioni fisse. Nel suo sistema sempre orientato sull’uomo, lo ha usato spesso sul centro-sinistra in una difesa a tre, ma anche a destra, o come terzino, o addirittura a centrocampo in funzione difensiva (ad esempio contro il Monaco, per tamponare i trequartisti Minamino o Ben-Seguir).
Nelle ultime partite con la Nazionale invece sta giocando terzino, sempre a sinistra, anche se il suo piede forte è il destro. Tecnicamente è molto a proprio agio palla al piede, in conduzione, anche in spazi stretti, e ha un buon gioco di passaggi in verticale, anche filtranti, pur non forzando mai la giocata lunga o rischiosa. Doukouré non sembra avere enormi margini di miglioramento atletici, il che lo rende potenzialmente vulnerabile nell’uno contro uno contro giocatori più veloci o forti fisicamente, ma è anche un difensore prudente, che sa quando rischiare l’intervento e quando temporeggiare o correre all’indietro.
Sono soprattutto la sua intelligenza e la sua flessibilità a renderlo uno dei profili più unici e interessanti da tenere d’occhio non solo nell’Europeo di categoria. Lo Strasburgo ha la stessa proprietà del Chelsea (il gruppo BlueCo guidato da Todd Boehly) e lo scorso anno è stato bloccato un suo trasferimento al Wolfsburg. Quest’estate potrebbe essere quella buona per vedere un suo passaggio in Premier League.
OCTAVIAN POPESCU - ROMANIA- 2002
Esiste una particolare categoria di giocatori che sembra giocare in Under 21 da sempre. In Italia il caso più celebre è senza dubbio quello di Alberto Paloschi, diventato un meme per aver coperto ben tre generazioni di Nazionali Under 21. In Romania, il suo corrispettivo è Octavian Popescu, numero 10 e, sulla carta, giocatore più talentuoso della squadra allenata dal CT Daniel Pancu.
Per Popescu, quello che si aprirà stasera sarà il terzo Europeo Under 21 della carriera. Classe 2002, il primo lo aveva disputato nel 2021, a 19 anni, dove da riserva era riuscito ad accumulare appena una manciata di minuti. Due anni fa, invece, la Romania era nettamente la squadra più debole del suo girone e, al cospetto della Spagna, dell’Ucraina di Mudryk e della Croazia di Baturina, Popescu non aveva avuto granché modo di esprimersi.
Stavolta, però, le cose sembrano diverse. Non solo perché Popescu ci arriva da giocatore maturo – il paradosso di una competizione difatti per Under 23 – ma anche perché la Romania si è qualificata all’Europeo giocando a tratti in maniera brillante e intorno a lui può contare su una buona dose di talento.
Popescu è il numero 10 coi capelli platinati, come vuole la miglior tradizione del calcio romeno.
Il centravanti Luis Munteanu, ad esempio, è il capocannoniere dell’ultima edizione del campionato romeno. Passato dalle giovanili della Fiorentina, in queste settimane ne avranno sentito parlare i tifosi del Genoa, visto che è stato accostato al club rossoblù. Munteanu dispone di buona stazza e sa partecipare al gioco. Un’altra sorpresa, poi, potrebbe essere Rares Ilie, quest’anno passato per la Serie B con la maglia del Catanzaro (in prestito dal Nizza), dove ha dimostrato di essere un giocatore speciale per qualità tecnica, estremamente dotato nello stretto, soprattutto con la suola.
Ma l’uomo più atteso, come detto, dovrebbe essere Popescu, che qualche anno fa prometteva così bene da spingere il presidente della FCSB (la vecchia Steaua, per intenderci) a dichiarare che il suo valore si aggirava tra i 100 e i 150 milioni di euro. Popescu non ha ancora rispettato le attese, ma insomma, l’Europeo Under 21 forse è più utile per questi giocatori nel limbo tra giovane promessa e solito stronzo, che non per i giocatori giovani per davvero. Quest’anno ha saltato buona parte della stagione a causa degli infortuni, ma quando è tornato è stato decisivo per la vittoria del campionato della Steaua.
Popescu è un giocatore funambolico, ama far passare il pallone da una parte all’altra del piede e inganna gli avversari con le sue sterzate. In più, è dotato di un gran tiro di destro, soprattutto se con l’interno può piazzare la palla sul secondo palo. Un tipo di giocatore, insomma, che manca all’Italia, che stasera inizierà il suo Europeo proprio affrontando la Romania. Una buona occasione per dimostrare quanto è consistente il suo talento.
NATHANIEL BROWN - GERMANIA - 2003
Nathaniel Brown è stato una delle sorprese nella squadra sorpresa dell’ultima Bundesliga. Alla prima stagione nel massimo campionato tedesco, da metà stagione in poi si è imposto come titolare nell'Eintracht Francoforte contribuendo in maniera decisiva al terzo posto finale del club, e l’anno prossimo lo vedremo in Champions League. Tra i terzini della Bundesliga è stato quello con più partecipazioni al gol (3 reti e 6 assist) e quello con più duelli difensivi vinti. Certo, lo stile di gioco intenso e offensivo dell’Eintracht lo ha aiutato, ma sono due statistiche che spiegano bene la versatilità e le potenzialità di Brown. Nel calcio di oggi per i terzini è sempre più importante essere completi, e lui lo è: solido nella fase difensiva, talentuoso in quella offensiva. A suo agio quando deve entrare dentro al campo e associarsi con i compagni nei mezzi spazi.
Il controllo del corpo e l’orientamento del primo controllo è già di alto livello, mentre deve migliorare nella selezione dei passaggi e in generale in alcune scelte. Fisicamente deve crescere, ma è molto veloce, e questo lo aiuta nei duelli difensivi. Per la Germania il suo sviluppo è molto importante, in un ruolo in cui negli ultimi anni hanno avuto difficoltà a trovare un titolare. Questo Europeo sembra una fase di passaggio verso la Nazionale maggiore, un torneo dove dimostrare il suo talento, prima di confermarsi a livelli più alti.
MARIO SAUER - SLOVACCHIA - 2004
Non può essere un Europeo Under 21 che si rispetti senza un centrocampista elegante e magro, con la faccia scavata e lo sguardo malinconico di una squadra centroeuropea. A riempire la casella questa volta ci ha pensato la Slovacchia con Mario Sauer. Nato a Bratislava, Sauer si è trasferito nelle giovanili dallo Slovan Bratislava allo Zilina e lì ha iniziato la carriera professionistica esordendo a 17 anni nel 2021. Già acquistato a maggio dal Tolosa prima ancora che possa mettersi in mostra all’Europeo, aveva gli osservatori addosso da tempo, anche perché ha un fratello di due anni più giovane, Leo, con una carriera già avviata in Olanda (preso dal Feyenoord, ha giocato in prestito al NAC Breda).
Anche Leo è in rosa: è un’ala sinistra dal fisico prestante e ha già esordito con la Nazionale maggiore. In questa Under 21, però, il faro della squadra è Mario. Dai suoi piedi gira la manovra della squadra, dai suoi lanci arrivano le occasioni principali, dal suo grado di ispirazione si capisce se sarà possibile per la Slovacchia giocarsela contro una grande squadra oppure no. Mario è un regista offensivo che nei video del campionato slovacco sembra avere sempre o i guanti o la sottomaglia e l’atteggiamento di chi preferirebbe non correre troppo, lasciar correre il pallone. La testa è sempre alta e lo sguardo rivolto verso le punte, che se fanno il movimento giusto ci penserà lui a fargli arrivare il pallone.
Maestro dei filtranti in diagonale verso l’area, in campo si fa trovare facilmente dai compagni, chiama il pallone e poi in possesso non si mette mai fretta, Sauer gestisce l’intervento avversario con la calma di chi sa di poterne uscire palla al piede o con uno scarico pulito. Il suo gioco è fatto soprattutto di passaggi che fanno progredire la manovra e scarichi per gestire la circolazione contro il pressing avversario. Sembra totalmente disinteressato all’aspetto difensivo del gioco, quasi fosse un peccato pensare di sudarsi il possesso del pallone. Se il ritmo di gioco si alza troppo, Sauer prova ad abbassarlo mantenendo il possesso anche a costo di invischiarsi in dribbling difensivi pericolosi. Lo si vede realmente a suo agio solo quando riesce a giocare il pallone dove vorrebbe lui. Questa mancanza di dribbling in avanti e in generale di cambio di ritmo è quello che lo rende meno influente sulla trequarti di quanto potrebbe con la sua tecnica di calcio del pallone. Quando però può ricevere fronte alla porta a centrocampo, la schiena dritta e l’atteggiamento tranquillo gli conferiscono il carisma del rifinitore d’altri tempi.
DANIELE GHILARDI - ITALIA - 2003
Forse non ve ne siete accorti ma dallo scorso ottobre, con una certa regolarità, in Serie A, e più precisamente nell’Hellas Verona, sta giocando un giovane difensore del 2003 (ha compiuto 22 anni da poco, a inizio giugno). Si sta parlando molto di Coppola, vicino alla Premier League dopo l’esordio in Nazionale, ma chissà che il prossimo di cui si parlerà non sia proprio del compagno alla sua destra, Daniele Ghilardi (che in realtà ha giocato anche a sinistra in stagione).
Questo è il terzo anno in cui Ghilardi gioca un numero consistente di partite tra i professionisti, dopo le stagioni in prestito in Serie C al Mantova e quella in B con la Sampdoria dello scorso anno. Argento ai Mondiali Under-20 del 2023, Ghilardi veste la maglia numero 6 dell’Italia e interpreta il ruolo in modo classico e aggressivo anche se, a differenza del Verona, si trova in una difesa a 4. È alto un metro e novanta, centimetro più centimetro meno, il che lo rende pericoloso anche nell’area di rigore avversaria.
Mette pressione prima di tutto col fisico, cercando l’anticipo oppure spostando l’avversario, ma non perde di vista il pallone e non affretta mai i suoi interventi. Ghilardi ha un ottimo tempismo e una buona velocità di piedi e gambe nei duelli, anche se non è molto agile né rapido in spazi aperti. Quando esce vincitore dagli anticipi porta bene palla con entrambi i piedi, a testa alta. Insomma un degno erede della tradizione difensiva italiana che, però, difende in avanti, per niente passivo ma neanche un randellatore a caccia di cartellini gialli. Un difensore vero, tecnico, coraggioso. Speriamo bene per il suo sviluppo, perché abbiamo tremendamente bisogno di giocatori così.
ALBERTO MOLEIRO - SPAGNA - 2003
I migliori Under 21 della Spagna sono già da tempo con la Nazionale maggiore, ma questo non significa che la squadra non si presenti a questo Europeo come una delle favorite. Il motivo è che la profondità di talento è tale da poter schierare comunque una squadra in grado di mettere in campo alcuni dei giocatori più forti del torneo. E tra questi di sicuro può essere annoverato Alberto Moleiro.
Nato nelle Canarie, Moleiro ha un rapporto speciale col pallone, che rimanda più al calcio sudamericano. Nel suo caso sembra un giocatore argentino: baricentro basso, gesti che lo portano a piegarsi su se stesso al momento del dribbling, atteggiamento di chi vuole umiliare l’avversario diretto a forza di dribbling sempre più crudeli, sicurezza nei propri mezzi di chi pensa di poter risolvere la partita con un colpo in qualsiasi momento. Tra gli Under 21 d’Europa con 1.8 dribbling riusciti per 90 minuti è il quinto migliore, la stessa cifra di Desiré Doué del PSG e Savinho del City. Piedi veloci e testa ancora più svelta, quando riceve il pallone in fascia Moleiro pensa prima di tutto se può portarla il più avanti possibile. Che sia con il dribbling, col cambio di ritmo nella conduzione, con una triangolazione col compagno, appena riceve sulla trequarti si accende e vuole decidere la partita.
Quando è in giornata non c’è modo di rubargli il pallone e lui sfrutta la calamita che ha sugli scarpini per trascinare di peso la manovra della squadra o per farla rifiatare. Non è un’ala che rimane fissa sulla linea laterale, gli piace entrare nel vivo del gioco e non è impensabile vedergli uno sviluppo da rifinitore centrale in futuro. Gli piace essere protagonista e toccare tanti palloni. Certo, il suo talento alla fine non è riuscito a salvare il Las Palmas dalla retrocessione, ma comunque Moleiro ne è uscito come uno di quelli più forti delle zone di bassa classifica della Liga. Moleiro, soprattuttom ha brillato contro le squadre della parte alta della classifica, dove con la 10 dietro le spalle e la determinazione di chi sa di poter fare la differenza, è uscito fuori come l’unico giocatore della squadra canaria a potersela giocare alla pari contro chiunque.
Moleiro ancora non ha la capacità di incidere con continuità nei pressi dell’area avversaria sia in termini di gol che di assist, ma ha tutto per ambire alla doppia cifra in entrambe le categorie statistiche. Il Las Palmas spera che un ottimo Europeo possa far lievitare il valore di mercato che per ora si trova sulla ventina di milioni, sicuramente non scenderà in seconda divisione con loro.
JOBE BELLINGHAM - INGHILTERRA - 2005
Proprio ieri è diventato ufficiale il passaggio di Jobe Bellingham al Borussia Dortmund per 38 milioni di euro, lo stesso club dove suo fratello Jude ha iniziato la scalata verso l’Olimpo (era due anni più giovane, però). Jobe somiglia molto al fratello, sia fisicamente che nei tratti del volto, e, per quanto possa sembrare assurdo, anche nel modo di giocare. Anche lui è un trequartista/centrocampista all'occorrenza, un giocatore in grado di essere determinante in più fasi del gioco, grazie a una rara combinazione di fisico e talento.
Nell’ultima stagione in Championship al Sunderland, chiusa con la promozione, ha segnato 4 gol e servito 3 assist, abbassando però la sua posizione rispetto alla stagione precedente (7 gol) e giocando spesso tra i due centrocampisti davanti alla difesa, dove forse è ancora non completamente a suo agio, pur mostrando una buona pulizia nel gioco di palleggio, anche sul lungo. A oggi, infatti, Bellingham è un centrocampista molto dinamico e completo, ma che brilla soprattutto per il contributo offensivo, anche perché di testa è molto forte. Nella trequarti avversaria è naturalmente a suo agio, ed è per questo che il Borussia Dortmund ha speso tanti soldi per lui, pur non avendo mai giocato un minuto in Premier League.
Seguire la sua evoluzione in Germania sarà particolarmente interessante, vedere quanto queste qualità possano essere traslate in un contesto più alto nella prossima stagione, e anche quanto potrà seguire le orme del fratello, o almeno provarci. Proprio per il suo passaggio al Borussia, la sua partecipazione a questo Europeo è stata incerta fino all’ultimo, e anche per questo Bellingham non è uno dei giocatori chiave dell’Under 21 (appena 4 presenze). In una squadra dalla quantità di talento imbarazzante sarà probabilmente chiamato a dare equilibrio a centrocampo, ma - come i suoi compagni - dovrà guadagnarsi i suoi minuti, e dimostrare di essere già oltre il livello del calcio giovanile.
RUBEN VAN BOMMEL - OLANDA - 2004
Ruben van Bommel, l’avrete immaginato, è un figlio d’arte. Il padre è Mark, centrocampista carismatico visto anche al Milan, ma anche il nonno non scherza, visto che è van Marwijk, CT dell’Olanda vicecampione del Mondo nel 2010. Ruben, come il padre, è partito dalle giovanili del PSV, ma ha trovato il suo posto nel mondo all’AZ Alkmaar, un club che negli ultimi anni si è specializzato nel produrre talenti per la Serie A (e infatti van Bommel lo vuole Sartori al Bologna).
Van Bommel è un esterno sinistro che gioca a piede invertito, tuttavia non è la tipica ala dribblomane, anzi: alto oltre i 190 centimetri, e con un fisico longilineo ma potente e agile, si trova più a suo agio quando riceve dentro al campo, potendo far valere una ottima tecnica individuale, soprattutto nel primo controllo, che usa bene anche negli spazi stretti. Tocca bene il pallone, mostra grande maturità tattica e una capacità di incidere in diversi aspetti del gioco, ma è ancora difficile capire che tipo di attaccante può diventare: al momento i suoi numeri creativi sono acerbi, e anche in zona gol è più promettente che efficace (6 gol segnati da 7.9 xG nell’ultima Eredivisie).
È comunque un profilo interessante, da seguire appunto, molto moderno nella capacità di coprire tantissimo campo senza palla, sia in fase difensiva (i suoi numeri difensivi sono eccellenti) che offensiva. Dentro l’area di rigore si muove bene e ha un buon istinto verso la porta, ma non sembra avere le caratteristiche di un centravanti. L’ipotesi più probabile è uno sviluppo da seconda punta/trequartista, un ruolo che però, tolto il nostro campionato, sta un po’ scomparendo. In ogni caso è quel tipo di giocatore che è difficile inquadrare in un ruolo o capire in cosa è veramente forte, ma che se vedi giocare vuoi che non esca più dal campo.