You call it Madness (but we call it love)
Squadre, storie e personaggi dell’atto conclusivo della stagione di College Basketball, il Torneo NCAA.
TORNEO CON VISTA DRAFT
Anche quest’anno ci dobbiamo rassegnare a non vedere la più che probabile prima scelta assoluta intossicata dalla follia marzolina. Come Ben Simmons l’anno scorso, Markelle Fultz non ha perso tempo e si è già dichiarato eleggibile per il prossimo Draft per la felicità di tutte le squadre in pieno tanking. Oltre all’ormai ex Huskie mancheranno anche le gambe fotoniche di Dennis Smith Jr., tagliate dalla deludente stagione di Nc State. Ma non disperate! Ci sono molti vagoni disponibili sul treno dell’hype pronto ad infuocare le rotaie che portano fino a Phoenix.
Il vagone dell’antinostaglia è guidato da Lonzo Ball che, prima di sostituire Steph Curry a Golden State (babbo dixit), proverà a riportare il Titolo a Westwood. Il figlio di LaVar è ad oggi il prospetto più chiacchierato della sua classe, spesso e volentieri per motivazioni extra-cestistiche: giocare con tutti i riflettori addosso potrà finalmente spostare l’attenzione sul suo particolare quanto strabordante talento e non più sulle interviste sotto DMT del patriarca.
Un altro talento purissimo che deve sfruttare la Big Dance per dimenticare i disastri lontani dal parquet è Josh Jackson, sospeso da Bill Self dopo essere stato citato in giudizio dalla polizia di Lawrence per un incidente stradale. La partita saltata da Jackson è coincisa con la sconfitta di Kansas al primo turno del Torneo della Big12 per mano di TCU, dimostrando quanto il talento della California sia il vero ago della bilancia per la #1 del Midwest. Se Frank Mason e Devonté Graham sono i mattoni per costruire una squadra da titolo, Josh Jackson è la malta che tiene tutto insieme: già contro NC Central dovrà rimettersi il cappello di giornale e tornare a spatolare.
Qualsiasi cosa abbiate fatto nel weekend, siamo sicuri non sia stato come quello di Jayson Tatum, che con quasi novanta punti in quattro giorni ha regalato a Duke il ventesimo titolo ACC della sua storia e a Coach K il suo degno ruolo di antagonista. Dopo un inizio stentato, come tutti i Blue Devils Tatum sta raggiungendo il massimo momento di forma quando conta davvero, risultando tanto sinuoso in attacco quanto determinante in difesa, dove comincia a tenere fisicamente i “4” avversari e permette i cambi sistematici. Il suo talento ibrido consente a Duke di mettere in campo un quintetto estremamente fluido e praticamente inarrestabile.
E fortunatamente Tatum è riuscito a trovare continuità giusto in tempo per eliminare UNC dal Torneo ACC
Se si fa una visita guidata alle squadre dominate dall’adolescenza incosciente, una tappa fondamentale è come sempre la fabbrica dei mostri di John Calipari. Malik Monk è stato il “microwave scorer” che ha trascinato a furia di ventelli i Wildcats per tutta la stagione, ma se Kentucky vuole sopravvivere al Regional di ferro con UCLA e North Carolina sarà determinante l’apporto alla causa di De’Aaron Fox. Passato in secondo piano solo a causa della sovrabbondanza di point guard nella sua classe, Fox è stato appena nominato MVP del torneo della SEC dopo aver tirato fuori a mani nude Kentucky da ogni trappola disseminata sul suo cammino. Il diciannovenne di New Orleans si sta trasformando da virtuoso solista in compositore d’ensamble: Calipari is amused.
Infine, Monte Morris non finirà in lotteria, e forse nemmeno al primo giro – eppure resta un interprete del gioco con pochi eguali. Playmaker con duplici compiti di costruttore e finalizzatore, è il miglior realizzatore dei suoi (16.3 punti di media) e miglior assistman (6.1). E fin qui tutto normale, se non fosse che, con poco più di 1 palla persa a partita, è pure il dominatore incontrastato del rapporto assist/turnover. Anzi, come abbiamo appreso oggi, potrebbe perdere 59 palloni di fila, e comunque finire primo nella nazione. Iowa State può arrivare almeno al secondo turno, e mentre ancora ci torturiamo per decidere se si tratti di un play puro, vi consigliamo di non perdervi le sue movenze felpate per nessun motivo al mondo.
IDOLI DI MARZO
A causa di un infortunio che l’ha tenuto fuori dal campo per tutta la scorsa stagione, Przemek (pronunciato Scìmek) Karnowski è tornato quest’anno a guidare il reparto lunghi di Gonzaga, recuperando col passare delle partite forma fisica ed agilità. Przemek è un manuale vivente di post basso, dove grazie alla stazza riceve con facilità e dove possiede un arsenale di mosse secondo a nessuno nel torneo. Può infatti avvitarsi e svitarsi a piacimento, senza favorire troppo una spalla sull’altra, può sgusciare a centro area facendo a sportellate o danzare via per tirare in allontanamento. E soprattutto è un passatore micidiale, oltre che insospettabilmente fantasioso, come nel video sotto.
La cosa per cui ne cadrete follemente innamorati è la sua capacità di passaggio dal post, in cui con le sue manone serve millimetricamente sia tiratori che taglianti.
Se nemmeno questo vi è sufficiente ad amarlo follemente sappiate che è anche il più convincente Babbo Natale che possiate avere.
Considerando la forza degli Zags del polaccone e l’improbabile upset di una 1 da parte di una 16 – evento mai successo nella storia – è molto probabile che la partecipazione di South Dakota State (#16 West) nel Torneo sia molto breve, ma questo non ci negherà almeno una visione del loro top-scorer, Mike Daum. Era dai tempi di Kevin Pittsnogle che non si vedeva un lungo di stazza con una completezza tecnica offensiva tale da permettergli di segnare da ogni posizione, come testimoniano i 25.3 per gara e i 51 piazzati il mese scorso contro Fort Wayne. Nonostante il valore degli avversari e lo scarso talento dei suoi, non è da escludere che possa esplodere sopra i 30 anche contro Gonzaga.
Passando dalla parte opposta del tabellone e precisamente nella Midwest Region, Oklahoma State (#10) ripone tutte le sue speranze nelle mani di Jawun Evans, piccola ed esplosiva point guard che sfrutta le sua innata capacità di creare situazioni dal palleggio per far girare al meglio l’attacco dei Cowboys, il migliore della nazione secondo le cifre di KenPom (124.8 ORtg). Abile sia a livello realizzativo (19.0 ppg) che come facilitatore (miglior assist-man della Big12) Evans si è elevato in questa stagione come una versione collegiale di Chris Paul, capace di contribuire con numeri e leadership, senza tirarsi indietro nella fase difensiva. Probabilmente il giocatore più divertente da vedere in azione assieme a Lonzo Ball.
La sfida tra Jawun e Frank Mason è una delle miglior cose successe in questa stagione.
E se siete amanti dei piccoli playmaker realizzatori merita uno sguardo anche la Winthrop (#13 Midwest) guidata da Keon Johnson, che dal basso dei suoi 170 centimetri rimane uno dei migliori tiratori pound-per-pound della NCAA (40% da 3 con 8 tentativi a sera). L’incrocio con Butler è pericoloso e se iniziate a sentire puzza di upset cominciate a incolpare le triple del piccoletto.
Bonus track: a Florida (#4 East) il quinto figlio maschio di Rick Barry, Canyon, tira i liberi dal basso…. convertendone l’88%. Who’s the fool now?