Le 10 squadre favorite (più una)
- Zenit
Prima di venire ad allenare la Nazionale italiana, come sembra scritto nelle stelle, Mancini avrà l’occasione di portare una delle squadre più antipatiche d’Europa a vincere l’Europa League. Come l’OM, lo Zenit è una squadra che si regge sulle individualità offensive, in particolare gli argentini Leandro Paredes ed Emiliano Rigoni. Non ha una particolare identità tattica ma il mix di praticità e individualità di livello la rendono comunque una potenziale mina vagante della fase finale. Anche perché la squadra sembra aver lasciato andare il campionato – dove è distante 12 punti dalla Lokomotiv – e può concentrare tutte le proprie energie sui doppi confronti europei.
- Atalanta
In questa Europa League, l’Atalanta ha già battuto Everton e Lione, due squadre di tutto rispetto e con una rosa migliore sulla carta. Il calcio di Gasperini, fatto di marcature a tutto campo e intensità, sembra scolpito tutto intorno a questa competizione, che per arrivare fino alla fine richiede nove partite giocate a mille.
L’Atalanta ci ha fatto capire che tiene a questa competizione, anche rimettendoci qualche punto in campionato: per giocatori come Gomez, Caldara, Cristante e Freuler è il palcoscenico perfetto per mostrare a tutta l’Europa il proprio valore e, perché no, strappare contratti migliori. Aspettiamoci quindi di trovare una squadra con il coltello tra i denti, pronta ad aggredire qualunque cosa nei novanta minuti successivi l’esecuzione dell’inno dell’Europa League.
Il doppio confronto con il Borussia Dortmund ci dirà molto sulle reali possibilità dell’Atalanta, ma se dovessero eliminare i tedeschi, l’entusiasmo generato potrebbe guidarli dritti verso risultati inaspettati.
- RB Lipsia
Passando un attimo sopra tutto quello che riguarda la genesi del RB Lipsia bisogna ammettere che è uno dei progetti più interessanti del calcio moderno: in questa stagione stanno confermando quanto di buono fatto vedere la scorsa (al momento sono secondi in Bundesliga) e il terzo posto nei gironi di Champions potrebbe essere stato la loro benedizione.
Il Lipsia è ancora acerbo per una competizione che richiede un grande equilibrio tra slancio e conservazione. In Europa League l’intensità e l’organizzazione del loro pressing potrebbe mettere in difficoltà più di una squadra, a partire dal Napoli, avversaria nei sedicesimi. Inoltre è una squadra piena di giocatori giovanissimi ed interessanti, come Naby Keïta, tuttocampista cercato da tutta Europa, e Timo Werner, futuro possessore del ruolo archetipo del centravanti tedesco.
- Lione
Lo scorso anno il Lione è uscito dall’Europa League dopo un doppio confronto quasi epico contro l’Ajax, in semifinale. Quest’anno i francesi, pur avendo perso Lacazette, sembrano in grado di poter migliorare quel risultato: Fekir è un giocatore ancora più consapevole dello scorso anno (già 5 gol in questo breve scorcio di 2018), Depay quando si accende è un giocatore di un’altra categoria, Mariano Diaz segna il giusto, e il giovane Aouar sembra pronto ad esplodere.
Il problema sono i troppi gol subiti, soprattutto fuori casa, un limite che nelle sfide di andata e ritorno può essere un macigno. Se Génésio riuscirà a trovare il giusto equilibrio tra la rapsodia del proprio attacco e le amnesie della difesa, l’OL potrà dire la sua per la vittoria finale o quanto meno farci divertire un sacco.
- Borussia Dortmund
L’Europa League sembra un torneo fatto appositamente per squadre come il Borussia Dortmund 2017/18: giovani, piene di talento, che però stanno stentando per diversi motivi. Dopo la travagliata gestione Bosz, l’arrivo di Peter Stöger in panchina sembra aver rimesso le cose un po’ in ordine: nelle ultime 8 partite il Borussia ha perso solo una volta, contro il Bayern Monaco, e domenica scorsa è tornato in campo dopo l’ennesimo infortunio Marco Reus.
Inoltre i gialloneri hanno risolto la novella Aubameyang, cedendo il giocatore all’Arsenal e sostituendolo con Batshuayi, che ha già segnato 3 gol in 2 partite di Bundesliga. Distanti 21 punti dalla testa della classifica, il Borussia Dortmund dovrebbe avere tutte le motivazioni possibili per puntare dritto verso la vittoria del trofeo.
Il 4-3-3 usato nelle ultime giornate ha portato un maggiore equilibrio e se giocatori come Reus, Pulisic e Weigl rimarranno sani, il Borussia ha tutte le carte in regola per vincere la competizione.
- Olympique Marsiglia
Dopo cinque partite di campionato in cui la squadra aveva messo insieme appena 5 punti, l’Olympique Marsiglia sembrava essere finito in una crisi profonda. Nella quarta e quinta partita di quella serie aveva perso 1-6 contro il Monaco e 1-3 in casa contro il Rennes. All’esordio in Europa League, in casa contro il Konyaspor, i tifosi hanno boicottato i primi 10 minuti di partita in segno di protesta contro la dirigenza. Sembrava la classica crisi infinita di Rudi Garcia, che invece ha trovato il modo di aggiustare le cose. Ha messo l’OM su un 4-2-3-1 semplice come la sua idea di calcio, senza una chiara identità di gioco, responsabilizzando completamente i giocatori.
E sta funzionando: l’OM si regge sullo sforzo prometeico dell’unica punta – Valerie Germain, il cui lavoro senza palla ne causerà probabilmente l’invecchiamento precoce – e sul talento dei suoi trequartisti: Thauvin, Ocampos, Payet, Samson. Tutti giocatori che approfittano del contesto anarchico per tirare, crossare, dribblare, creare a piacimento. I meccanismi offensivi dell’OM si reggono interamente sulla creatività individuale dei suoi interpreti, ma sta funzionando: l’OM è terzo in Ligue1, a un punto dal Monaco secondo, ed è la quinta squadra in Europa per xG prodotti (quasi stessi del PSG!). La mancanza di equilibri si paga poi in fase difensiva: la squadra non ha meccanismi di recupero palla e soffre tanto la transizione difensiva.
Il tutto crea una formazione abbastanza pazza da poter battere chiunque in un doppio confronto d’Europa League. È un paio di gradini dietro le vere favorite, ma come qualità complessiva della rosa siamo in primissima fascia.
- Lazio
La Lazio è indietro rispetto alle favoritissime di questa Europa League, e recitare il ruolo dell’underdog farà comodo. Simone Inzaghi, da vero erede della scuola italiana, è bravissimo a preparare le singole partite sulle caratteristiche dell’avversario di turno. Senza mai stravolgere il suo 3-4-2-1 ma comunque apportando dei piccoli correttivi nei meccanismi di pressione o negli smarcamenti. La qualità delle transizioni della Lazio sembra particolarmente adatta al doppio confronto, specie in un contesto dove le migliori squadre sono un po’ naif dal punto di vista tattico (Lione, OM, Arsenal, BVB).
Se non bastasse, la Lazio ha anche uno dei migliori giocatori della competizione, Milinkovic-Savic, e il centravanti più in forma, Ciro Immobile. Forse si stanno sottovalutando le quotazioni della squadra di Inzaghi.
- Napoli
Cosa dire del Napoli che non sappiamo già? Il progetto di Sarri è forse al suo picco e la squadra oltre ad essere tra le più spettacolari d’Europa ha anche raggiunto un livello di affidabilità importante. La squadra è la migliore in Europa in quanto ad xG concessi, e in alcuni momenti sembra giocare un calcio semplicemente celestiale, come nel secondo tempo contro la Lazio.
Il terzo posto nel girone di Champions è dovuto in parte alla sfortuna, ma soprattutto all’unico limite della squadra: la rosa corta. Gli infortuni di Milik e Ghoulam hanno evidenziato come alcuni ricambi non sono al livello dei titolari, ma il mercato di gennaio non ha portato i frutti sperati. Il Napoli arriva ai sedicesimi di Europa League come la squadra forse migliore della competizione, ma non necessariamente come quella che vuole vincere più di tutte. C’è infatti la corsa serrata per lo Scudetto in primo piano e Sarri in coppa darà spazio alle seconde linee.
Eppure, al di là degli interpreti, il 4-3-3 di Sarri è così collaudato che c’è da aspettarsi grandi prestazioni. Giocatori come Diawara, Rog, Ounas e Tonelli possono dimostrare di non essere rincalzi e forse sarà occasione per vedere il giocatore più interessante della Primavera, Gaetano. Se questo basterà a condurli alla vittoria ce lo potrà dire solo il tempo, noi – nel dubbio – lo scontro tra Napoli e Lipsia non ce lo perderemo per nulla al mondo.
- Arsenal
In Premier League l’Arsenal è 7 punti indietro le cinque squadre inglesi che stanno partecipando alla Champions League, e questo basterebbe per descrivere il livello attuale della squadra di Wenger: retrocessa ormai definitivamente dalle squadre di prima fascia di Premier League, ma con una rosa comunque fuori scala nel contesto dell’Europa League. Non per fare confronti superficiali, ma su Transfermarkt la rosa dell’Arsenal è quotata 492 milioni di euro (la seconda più cara della competizione) e affronterà quella dell’Ostersund, quotata 12 milioni (la meno cara della competizione). Per dire, l’intera rosa svedese vale meno di Danny Welbeck.
L’Arsenal è uscito dal calciomercato di gennaio senza il suo miglior giocatore (Sanchez), eppure è diffusa l’impressione che si sia rinforzato. In parte perché ha eliminato quel clima negativo da fine impero che si portava dietro il cileno; e in parte perché Aubameyang e Mkhitaryan non sono solo due ottimi giocatori, ma anche teoricamente perfetti per il calcio di scambi veloci palla a terra che è sempre stato (in astratto) nella testa di Wenger.
Non si fa comunque mai fatica a trovare ragioni per dubitare dell’Arsenal. È tutta la stagione che Wenger cambia formazione in preda ai dubbi e lo stravolgimento invernale ha creato ulteriore confusione. L’Arsenal sembra insomma una squadra in pieni lavori in corso, che in più continua ad avere i propri limiti cronici: le transizioni negative sono drammatiche, la difesa è spesso passiva, e manca un giocatore di livello davanti la difesa dai tempi di Patrick Vieira. In più bisogna considerare anche la scarsa gestione dei momenti delle gare, che fa parte del DNA Arsenal di Wenger.
Wenger ha più volte dichiarato che l’Europa League è un obiettivo serio, ed effettivamente è un’occasione quasi unica di vincere un trofeo che abbia un valore superiore alla FA Cup. Quindi ci sono tutti i presupposti perché l’Arsenal fallisca in pieno.
- Atletico Madrid
Qualche mese fa, prima della prematura eliminazione nei gironi, l’Atletico Madrid era nel lotto delle “quasi favorite” alla vittoria della Champions League(se non altro per le due finali negli ultimi anni). È lapalissiano quindi che una volta scesi al piano inferiore, vadano inseriti di diritto tra i favoriti alla vittoria finale, tanto più che Simeone in passato ha dimostrato di essere un allenatore da partite che durano 180 minuti (ed è l’unico allenatore ad aver già vinto questo trofeo tra i trentadue rimasti).
I motivi per considerarli favoriti è sempre quello: il sistema difensivo. L’Atletico Madrid concede appena 0.54 gol a partita (solo il Barcellona ha fatto meglio in Europa). La rosa, poi, è probabilmente la migliore della competizione: nessuno ha giocatori del calibro di Griezmann (che anche in una stagione di alti e bassi è probabilmente il miglior giocatore della competizione), Koke, Saul e Diego Costa, tornato a casa per porre fine alla siccità realizzativa che è costata il terzo posto nei gironi. Ma non solo loro. L’Atletico ha anche seconde linee di talento, che poi è uno dei segreti per vincere una competizione usurante come questa: Vitolo, Carrasco, Correa, Gameiro, sono solo alcuni dei nomi che possono contribuire a riportare a Madrid la vera coppa che tutti vogliono.
Bonus: quante possibilità ha il Milan?
Il Milan ha fatto una fatica titanica a superare il girone europeo, mettendo insieme tante prestazioni tristi. Il cambio di panchina sembra iniziare a sortire effetti positivi e Gattuso ha trovato un’idea di formazione che potrebbe avere un buon impatto anche in Europa. Il Milan ha migliorato molto la fase difensiva (oggi è addirittura la terza in Serie A per xG concessi) e in attacco, ricominciando a fare le cose semplici sullo scheletro del 4-3-3 che meglio si adatta ai giocatori offensivi di maggior talento (Suso, Calhanoglu, Bonaventura). I rossoneri nel derby di Coppa Italia hanno già dimostrato di poter giocare una sfida a eliminazione diretta al massimo della tensione mentale, anzi: sembrava proprio il loro territorio. Con Gattuso a bordocampo paonazzo, con gli occhi fuori dalle orbite. La sensazione di stagione buttata già a ottobre sta permettendo ai giocatori del Milan di giocare molto più liberi dalla pressione. Un crollo è dietro l’angolo, ma mai sottovalutare una squadra che annuncia ogni partita come “una finale di coppa del mondo”.