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Immagine tratta da internet
Calcio Emanuele Atturo 3 novembre 2015 8'

Il calciatore più fico sulla Terra?

Social Watch! Xabi Alonso: alla fine neanche riuscirete a odiarlo.

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Se accettiamo la forzatura che i calciatori formano una classe sociale a sé, possiamo dire che si tratta di quella che dedica più tempo alla cura del proprio aspetto. Essendo obbligati a tenere uno stile di vita basato sull’attenzione all’alimentazione e ai cicli di sonno, e non avendo, di solito, consumi culturali particolari, tendono a esprimersi tramite nuovi tagli di capelli e modelli di sneakers. Ciò nonostante, è raro che un calciatore venga considerato un modello di stile.

 

Cristiano Ronaldo può fare da esempio solo a un certo tipo di persone (palestra, motorino modificato, ore dal parrucchiere), ma nessuno può davvero considerarlo “un’icona di stile”. Anzi: la sproporzione tra la maniacalità nella cura del proprio aspetto (dalla piega plastica del ciuffo alla ricerca della posa statuaria quando tira le punizioni) e il risultato finale sempre un po’ cafone, fa quasi pena. Come le vecchie signore troppo truccate in cui Pirandello avvertiva “il contrario” di quello che doveva essere una vecchia signora.

 

Quando Cristiano qualche mese fa ha confessato (in modo provocatorio, a un giornalista portoghese che chiedeva la sua opinione e quella dei suoi compagni sulla corruzione della FIFA) che nello spogliatoio si parla soprattutto “di borse” ha creato un imbarazzo che andava oltre la solita indignazione contro i calciatori milionari, perché il messaggio finale sembrava che anche se Cristiano ha a disposizione tutti i mezzi materiali per godersi la vita, in fondo non lo fa: non c’è niente di cool nel parlare di borse e capelli.

 

Forse per questo i calciatori sembrano sempre tutti un po’ infelici e non invidiabili, prodotti di un mondo chiuso che di certo non  mira alla loro serenità spirituale, in ogni caso meno invidiabili di quanto potrebbero essere. Esistono però delle eccezioni, e Xabi Alonso è la più luminosa di queste.

 

The coolest man in the world

La piega dei capelli sempre naturalmente a posto, la barba perennemente di tre giorni, gli occhi color nocciola stretti e intensi, lo sguardo oltre lo spazio limitato del rettangolo verde, attento e disincantato allo stesso tempo, persino ironico. Su Google l’autocomplete porta dritti alla ricerca “Xabi Alonso class”, con un portfolio di immagini che odora di brillantina e Cary Grant in ogni dettaglio.

 

XA_class

 

Digitando la stessa chiave di ricerca per Cristiano Ronaldo troveremo Cristiano allacciarsi dei pantaloncini con un catena emocore; salutare qualcuno con la custodia LV del suo cellulare mentre porta in totale disinvoltura il taglio di capelli dei Prodigy; oppure andarsene in giro con un dressing code da sabato pomeriggio a Roma Est. Vicino agli altri calciatori Xabi Alonso sembra un divo di Hollywood in visita nelle periferie disagiate.

 

cristiano-ronaldo-411-sergio-ramos-and-xabi-alonso-real-madrid-christmas

Sergio Ramos col vestito buono fa brutta figura vicino a Xabi Alonso in versione Ewan McGregor.

 

Poco tempo fa è uscito sul canale ufficiale del Bayern Monaco un video simpatico con i giocatori che prendono lezioni di tedesco. Seduti vicini, Xabi Alonso e Thiago Alcántara non sembrano neanche far parte della stessa specie. Xabi ha il solito atteggiamento fisso in un punto a metà strada tra l’estremamente divertito e l’estremamente annoiato, quel tipo di carisma naturale che porta le donne ad abbandonarsi tra le tue braccia come Kim Novak tra quelle di James Stewart in Vertigo.

 

A un certo punto si devono fare delle domande per esercitare la forma interrogativa. Thiago dice: «Chiedimi perché sono così fico». Xabi lo guarda per un attimo serio, poi gli chiede: «Perché hai così tanti tatuaggi?». Con un sottile sdegno che ha fatto capire quali erano le gerarchie umane tra i due.

 

Thiago risponde: «Perché mi piacciono i tatuaggi» con l’aria di un bambino che sta giustificando un comportamento stupido.

 

Come Cary Grant

Da una parte è scorretto paragonare Xabi agli altri calciatori, anche i più belli di loro. Sarebbe come paragonare Leonardo DiCaprio a James Stewart, Matthew McConaughey a Cary Grant. Il fascino di Xabi Alonso non appartiene a quest’epoca: ha la sensualità di Paul Newman, l’eleganza di Gregory Peck, lo stoicismo di Don Draper.

 

Quella di Xabi sembra la vita appassionante di un uomo riuscito a realizzarsi senza troppi sforzi, non facendo cose, ma essendo sé stesso. Guardando il suo profilo Instagram si faticherebbe a credere che passi almeno cinque ore al giorno su un campo da calcio. Xabi Alonso è quel genere di uomo che sa indossare un accappatoio come fosse uno smoking.

 

Qui sotto esce a godersi il tuo terrazzo di Donostia, che ha la stessa pavimentazione di piazza Mascagni a Livorno. Il cielo sopra la costa spagnola ha la stessa drammaticità di quello di Rio in Notorious:

 

Schermata 2017-01-19 alle 16.20.14

 

Impossibile pensare che Xabi sia attraversato da pensieri bassi come “la Bundesliga”, “il ritmo del possesso”, “i cambi di gioco”. Più facile immaginarlo alle prese con intrighi internazionali, con segreti che gli disturbano il sonno, o anche mentre prova la sua parte per l’ultimo adattamento del “Giulio Cesare” al Nationaltheater di Monaco.

 

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Qui sta provando la parte di Marco Antonio nel suo salotto arredato in puntuale stile Alt-München.

 

Xabi Alonso però gioca a calcio nel solo modo in cui potremmo immaginarlo giocare a calcio. In un pezzo del Guardian viene definito «un leader che non ha bisogno di alzare la voce per farsi ascoltare»; nei tributi che gli vengono dedicati su YouTube viene definito semplicemente “The Maestro”, un epiteto che condivide con Pirlo e Zidane, giocatori a cui viene riconosciuta una sapienza calcistica superiore, dalla consistenza antica. Xabi Alonso gioca a centrocampo, non copre grosse porzioni di campo con la corsa, si limita a stare in mezzo e a organizzare il gioco attraverso passaggi corti o lanci anche di 50 metri disegnati col goniometro.

 

Suo padre giocava nella Real Sociedad nel suo stesso ruolo, e Xabi dice di aver imparato da lui l’arte della distribuzione del pallone e dell’organizzazione della manovra, come fosse un’eredità dinastica, una discendenza di sangue. Parla di calcio come potrebbe parlare di sigari o di formaggi, come se fosse una questione di gusto: «Il pubblico di Anfield è contento quando vede 3 o 4 bei passaggi di seguito, sono dei buongustai». Xabi Alonso fa parte di quel tipo di uomini che raggiungono l’apogeo del proprio fascino in tarda età, di quelli che sanno davvero godersi la maturità: «Con gli anni cerchi di correre meno e pensare di più».

 

In campo infatti non sembra mai sotto sforzo. Anche quando compie qualche gesto straordinario dà l’impressione di aver appena attinto a una riserva potenzialmente sconfinata di talento. L’eleganza, per certi versi antiagonistica, con cui effettua dei cambi di gioco o tira dei calci di punizione somiglia a una concessione, a una piccola cosa che fa solo per far felice qualcuno. Come Don Draper che tira fuori lo slogan perfetto un secondo dopo averci pensato, mentre gli altri si affannano sulla scrivania da tutto il giorno.

 

L’involontaria capacità di far sentire tutti stupidi e inadeguati.

 

Perfino nei momenti di celebrazione XA riesce a essere controintuitivo. Quando era al Real Madrid, dopo una vittoria contro il Barcellona in Copa del Rey, mentre gli altri erano ancora nello spogliatoio a farsi le foto con lo spumante da pubblicare su Instagram, XA era seduto sugli spalti dello stadio, fermo e meditativo. Come i generali fermi a osservare il campo di battaglia fumante dopo la fine delle ostilità.

 

noucamp

Un sigaro Trinidad e un bicchiere di Talisker, per cortesia.

 

Football?

Non si capisce se Xabi Alonso sia di quei tipi che non si prendono sul serio o di quelli che fanno di tutto per dare l’impressione di non prendersi sul serio. Fatto sta che a volte sembra sinceramente distaccato da quello che sta facendo. Non che sembri disinteressato al calcio, solo che, ecco, questo sembra solo una parte della sua vita e forse neanche necessariamente la più importante.

 

I calciatori professionisti non riescono a non sembrare dei calciatori in ogni cosa che fanno. Il loro interesse verso gli aspetti più ordinari della vita (guardare dei film, ascoltare la musica, uscire a cena) ha sempre qualcosa di vacuo e annoiato, come fossero una nuova aristocrazia, con l’hip-hop al posto dell’opera e i giacchetti neri trap al posto dei completi di sartoria.

 

I calciatori non smettono mai di essere tali: le loro sono cene-da-calciatori; passatempi-da-calciatori; foto-da-calciatori. Xabi Alonso non sembra un calciatore neanche quando arriva al campo: completo elegante, formale ma rilassato, occhiali da sole che sembrano disegnati apposta per lui, tazza di caffè in mano, pronto a un’altra giornata da boss del centrocampo.

 

boss

 

Per Xabi il calcio è un lavoro: col calcio ci guadagna i soldi per godersi una vita piena di interessi. Come tutti i ragazzi scolarizzati, durante l’anno si fomenta con la line-up del Primavera Sound, a cui andrà col suo amico Gaizka Mendieta. Probabilmente è un lettore avido di Pitchfork e i suoi risvegli non sono accompagnati dal solito Drake, ma da ricercati gruppi shoegaze.

 

Guten Morgen an alle! Galaxie 500 – Isn't It a pity. http://t.co/Y2ebEjXiRn

— Xabi Alonso (@XabiAlonso) 5 Novembre 2014

La malinconia intimista dei Galaxie 500 è ciò che di più lontano può esistere dall’immaginario calcistico.

 

Anche nei momenti meno positivi XA sembra davvero godersela e, anche col piede ingessato, non perde occasione per twittare una foto che potrebbe stare benissimo su GQ. Per non parlare del suo rapporto con le trasferte. La mattina prima di rifilare 7 gol alla Roma lo si può immaginare affacciato, disincantato e decadente, ad ammirare l’alba su Trinità de’ Monti. Forse all’allenamento di rifinitura preferirebbe l’amaca del terrazzo di Jep Gambardella, e un bicchiere di whisky appena trattenuto tra le mani.

 

Beautiful sunset in Rome. pic.twitter.com/glsf3bResS

— Xabi Alonso (@XabiAlonso) 20 Ottobre 2014

Ma in fondo questa foto esprime bene anche la disinvoltura e la leggerezza con cui ha annientato il centrocampo giallorosso.

 

La sera può rilassarsi davanti alla serie di cui potrebbe legittimamente essere il protagonista, ma non si accontenta di una fruizione acritica. Ne ricerca i riferimenti culturali, l’universo valoriale e stilistico da cui proviene.

 

De 'Vértigo' a 'El Apartamento'. 10 películas imprescindibles para entender 'Mad Men' http://t.co/NN5XRSr6qG pic.twitter.com/eAMQcMs0g9

— Condensador (@condensadorfl) 5 Aprile 2015

 

Gli interessi culturali di Xabi Alonso sono vari, sinceri e anche discretamente ricercati. Legge Jot Down, la rivista d’approfondimento di El País destinata alla fascia di pubblico alta. A volte ne ritwitta gli articoli lunghi e dubitativi, e non sempre i più leggeri. Pare che dopo la vittoria dei Mondiali del 2010 ai giocatori della Nazionale spagnola sia stato regalato un biglietto VIP per visitare il museo Thyssen. Indovinate qual è stato l’unico giocatore, tra i 23, ad aver usato davvero quel biglietto?

 

Class

Rischieremmo di dimenticarci che Xabi Alonso è anche uno dei calciatori più vincenti della sua generazione. Ha vinto 2 Champions League, una Coppa d’Inghilterra, una Coppa del Mondo, 2 Campionati europei, 2 Supercoppe europee, una Bundesliga, una Liga, 2 Coppe di Spagna e un Community Shield.

 

In un’intervista con Jamie Carragher ha sottilmente ammesso una visione cinematografica della propria carriera: «Dalla squadra della mia città, la Real Sociedad, sono arrivato nel  miglior squadra inglese; poi nella miglior squadra spagnola e nella migliore tedesca. È una carriera stupenda. Volevo un bel copione calcistico». Ci è riuscito al punto da essersi trasformato in un marchio universalmente riconosciuto di lusso, eleganza, opulenza, bellezza: la Porsche lo ha eletto suo ambasciatore, probabilmente perché rappresenta l’unico essere umano che può permettersi di andare a fare la spesa con un’auto di lusso senza apparire volgare.

 

La sua vita probabilmente non conosce infelicità, come potrebbe essere solo per qualcuno che sa di essere uno degli esemplari migliori della propria specie. E dopo tutto, neanche riusciamo a odiarlo.

 
 

Tags : bayern monacoreal madridsocial watchSpagnaxabi alonso

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988) dove vive e lavora. Laureato in Semiotica, si interessa di cultura pop e sottoculture. È caporedattore de l'Ultimo Uomo e scrive in giro.

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