Il 2016 ha avviato il filone dei trasferimenti milionari in Cina e il 2017 non è iniziato diversamente. Tuttavia, anche i vicini giapponesi, sebbene sulla base di un modello completamente diverso, possono dirsi soddisfatti: la J. League cresce, accumula accordi (recentemente con EA Sports e TAG Heuer, nonché la Rakuten prossimo sponsor del Barcellona) ed espande il proprio raggio d’azione. A luglio i blaugrana e il Borussia Dortmund verranno in Giappone per giocare due amichevoli, rispettivamente contro Vissel Kobe e Urawa Red Diamonds.
Ma i miglioramenti non riguardano solamente la struttura della piramide calcistica nipponica: anche i giocatori continuano a farsi un nome. L’anno scorso consigliavamo cinque nomi più due bonus per il mercato: di quei cinque, Asano è andato all’Arsenal, Usami all’Augsburg, Shibasaki stava per firmare con il Las Palmas dopo aver spaventato il Real Madrid e poi si è accasato al Tenerife. Infine, Caio è stato oggetto di un trasferimento importante (è passato all’Al-Ain per tre milioni di euro).
Ryota Oshima è l’unico a esser rimasto in Giappone, ma intanto dribbla mezzo Vegalta Sendai e spara una bomba all’altro incrocio.
Considerando la crescente importanza del mercato nipponico, un secondo volume sembra quasi dovuto. Specie guardando quanti giovani stanno crescendo nel panorama della J. League, forse il migliore da cui pescare per rapporto qualità/prezzo fuori dal binomio Europa-Sud America.
- Kosuke Nakamura (中村航輔), Kashiwa Reysol – Portiere, classe ‘95
I portieri in Giappone hanno uno status tradizionale precario almeno quanto quelli dei centravanti in Portogallo. Eppure il Sol Levante ha avuto due-tre rappresentanti importanti nel ruolo. Seigo Narazaki e Yoshikatsu Kawaguchi giocano ancora rispettivamente a 40 e 41 anni, ma rappresentano il passato remoto (quattro Mondiali disputati). Eiji Kawashima è il passato recente, visto che fa la navetta panchina-tribuna al Metz.
Il futuro, invece, è nelle mani di Kosuke Nakamura, portiere dei Kashiwa Reysol. Finora il ct Halilhodzic è riuscito a ignorarlo, nonostante in Giappone la sua convocazione sia spinta dal popolo di appassionati della J. League. Cresciuto nel vivaio del Kashiwa Reysol, era un perfetto sconosciuto fino all’estate 2015, quando è in prestito all’Avispa Fukuoka, in seconda divisione.
Masami Ihara – tecnico dell’Avispa ed ex capitano della nazionale, nonché assistente al Kashiwa Reysol negli anni precedenti – conosce il ragazzo e lo butta nella mischia solo a luglio. Risultato? 13 partite senza subire gol, solo 10 reti concesse in 20 gare. Nel 2016 è tornato al Kashiwa e ha confermato quanto di buono visto nel Kyushu. Lui dice di ispirarsi a Oliver Kahn, visto ai Mondiali 2002, disputati in Giappone. Non è difficile crederlo: il suo stile esplosivo, pieno di riflessi fulminei e un’ottima capacità nell’uno contro uno (quasi da hockey), ricorda proprio quello dell’ex Bayern.
Da quella distanza ravvicinata, andar giù velocemente non è da tutti.