Il Saint Totteringham’s Day è una ricorrenza creata nel 2002 da una webzine di tifosi dell’Arsenal. Cade con una certa regolarità agli inizi di marzo e celebra la matematica certezza che il Tottenham finisca l’anno alle spalle dell’Arsenal in classifica. Ricorre ormai da venti anni, l’ultimo Tottenham a sopravanzare i rivali fu quello di Klinsmann e Sheringham, nella stagione 1994/95: da allora l’Arsenal è sempre finito davanti. Si celebra una vittoria futile, ma la rivalità tra i due club del nord di Londra è così vicina agli standard di sportività che è facile immedesimarci: tanto se il derby si gioca, per una volta, con entrambe le squadre in lotta per la vittoria finale.
Poche ore dopo il derby il Leicester aveva una trasferta non impossibile a Watford, con la possibilità di allungare in caso di fratricidio londinese (cosa regolarmente accaduta), il che ha reso questa giornata di Premier possibilmente decisiva per l’assegnazione dello Scudetto.
Scelte nette
Nelle scelte iniziali degli allenatori si intravedevano i semi del gioco che si è sviluppato nella partita: ormai, dopo le sperimentazioni di inizio stagione, Pochettino ha un suo suo undici titolare con Dier e Dembele davanti alla difesa (a formare la classica accoppiata incontrista-regista) e il terzetto di fantasisti Alli-Lamela-Eriksen dietro al centravanti Kane.
Il Tottenham è un insieme molto organizzato e si nota soprattutto quando non è in possesso di palla: l’inizio del match è stato condizionato dalla tensione della squadra di Pochettino nel recupero palla, con un pressing che definire aggressivo è un eufemismo. Il lavoro di Pochettino ha effetti visibilissimi sul gioco di Erik Lamela, arrivato come un giocatore tutto estro e poco impegno che invece ieri ha completato 5 tackle su 7, sparsi in ogni zona del campo, e non ha mai fatto mancare il suo aiuto al terzino, Rose.
Sul lato opposto, Alli scambiava la posizione con Eriksen e si sacrificava per formare la prima linea da quattro uomini, con quella di difesa appena dietro, tenuta sempre molto alta dal centrale belga Alderweireld.
Per converso, l’organizzazione del Tottenham è sembrata rigida e penalizzante quando si trattava di gestire il possesso: Dele Alli per gran parte della stagione è riuscito a compensare, col suo movimento perpetuo su tutto il fronte d’attacco, la tendenza di Eriksen e Lamela a ricevere il pallone da fermi, sui piedi, restii a muoversi senza palla; ora che le energie di Alli, un diciannovenne alla prima stagione nella top flight league, sembrano scemare sta riaffiorando la difficoltà della squadra di Pochettino nel creare gioco dalla trequarti in su. Il Tottenham che trova pochi sbocchi alla sua manovra è la squadra che tira più spesso da fuori di tutta la Premier League, secondo un dato aggiornato allo scorso 14 febbraio, e ieri questa tendenza è stata confermata in pieno.
Da parte sua Wenger aveva operato una scelta inusuale, schierando Coquelin ed El Neny insieme sulla linea mediana. Centrocampisti intelligenti tatticamente e fisicamente strutturati ma che, attaccati dal Tottenham con continuità, sono andati in sofferenza compromettendo l’uscita di palla dell’Arsenal. Così Ospina (in porta al posto dell’infortunato Cech) è stato costretto a calciare lungo, finendo spesso per restituire il possesso del pallone agli avversari.
Coquelin ed Elneny, spesso troppo piatti sulla stessa linea, però, hanno contribuito a disinnescare l’iniziativa avversaria nella zona più pericolosa, quella centrale davanti alla difesa: l’Arsenal 2015/16 preferisce occupare gli spazi, tenendo la linea difensiva bassa a protezione dell’area di rigore, con i propri centometristi pronti a scattare in contropiede. Ieri Welbeck è stato scelto come numero nove a discapito sia di Walcott, autore di prestazioni opache negli ultimi tre match, sia di Giroud, che forse Wenger considera come un centravanti-boa classico, inadatto a un gioco puramente reattivo.
L’ex Manchester United si è fatto preferire soprattutto palla a terra, mentre sui lanci dalla difesa è stato coperto correttamente dai due centrali del Tottenham.
Le scelte di Wenger in mediana hanno dirottato Ramsey sul lato destro della trequarti: una posizione che il gallese sembra mal digerire, finendo spesso per stringere verso il centro, riducendo gli spazi a disposizione di Özil. Il movimento di Ramsey, quand’era fatto coi tempi giusti, ha liberato lo spazio per la corsa di Bellerin, protagonista in entrambi gol dell’Arsenal.
Rimesse laterali decisive
I due episodi che hanno influenzato il match sono nati entrambi da fallo laterale: sull’azione che ha portato al gol di Ramsey, un rimpallo dopo la rimessa ha lanciato Welbeck alle spalle di Alderweireld, con il Tottenham interamente schiacciato sulla linea laterale. Bellerin ha trovato lo spazio per tagliare verso l’area avversaria senza poter essere controllato da Rose e, ricevuto il pallone da Welbeck, è stato lucido nel servire Ramsey di prima intenzione.
A inizio ripresa, con il risultato sul 1-0 per i “Gunners”, Coquelin riceve la seconda ammonizione dando il via di fatto alla rimonta del Tottenham: ricevuta palla dagli sviluppi di una rimessa laterale, Kane è riuscito ad eludere l’uscita alta di Mertesacker all’altezza della linea di centrocampo e Coquelin (che non poteva sapere che alle sue spalle il solo Alli era ben controllato dall’altro centrale, Gabriel, e dal terzino Gibbs che aveva stretto in mezzo) ha scelto per l’intervento, a posteriori possiamo dire che avrebbe dovuto temporeggiare e rallentare l’azione di Kane in attesa di aiuto, comunque.
Gli “Spurs” hanno creato una chiara occasione + un gol nelle due azioni immediatamente successive, entrambe da calcio d’angolo. L’Arsenal difendeva a zona e sul secondo dei due corner la corsa orizzontale di Dier ha spinto Mertesacker fuori dalla zona di sua competenza, dove è caduto il pallone che Alderweireld ha spinto in rete da distanza ravvicinata.
Il gol del 2-1 del Tottenham è il manifesto della stagione della squadra di Pochettino: Alli restituisce a Kane con un colpo di tacco una palla destinata al fallo di fondo, ormai all’altezza della bandierina del corner, Kane batte Ospina sul secondo palo inventando una parabola di destro con un angolo difficilissimo.
Nel momento dell’espulsione di Coquelin Wenger aveva portato Ramsey sulla linea di Elneny, schierando la sua squadra con il classico 4-4-1 a cui ricorrono quasi tutti in 10 uomini, ma che una volta riconquistato il possesso si trasformava in un 4-2-3. Ancora, qualche minuto dopo, Wenger ha invertito le posizioni di Welbeck e Özil, così che il primo potesse limitare i danni sulla corsia di sinistra dove Rose iniziava a prevalere atleticamente, creando in aggiunta un mismatch da quella parte quando Bellerin aveva tempo e forza di salire a sostegno. Il gol dell’insperato 2-2 dell’Arsenal è arrivato in un momento di confusione tattica, generato dal primo e coraggioso cambio di Wenger: El Neny ha lasciato il posto a Olivier Giroud, che nelle intenzioni dell’allenatore doveva prendere il suo posto al centro dell’attacco, con Özil che avrebbe dovuto arretrare il suo raggio d’azione: e nel primo possesso dopo il cambio, sun un pallone che l’Arsenal è riuscito a riciclare velocemente verso destra, Bellerin e Welbeck hanno attaccato il solo Rose, con Sanchez e Giroud al centro capaci di eludere il tentativo dei centrali avversari di metterli in fuorigioco.
xG map for the North London Derby. Clinical counterattacking from Arsenal saves a result. pic.twitter.com/L6SAROb2zC — Michael Caley (@MC_of_A) 5 marzo 2016
Chi è la più credibile?
Per tutto l’anno abbiamo raccontato la favola del Leicester “Cenerentola d’Inghilterra”, ignorando che anche quella del Tottenham, con un titolo che manca in bacheca da 55 anni, sarebbe una storia altrettanto incredibile. Ma facendo la tara tra pregi e difetti, la squadra di Pochettino è il miglior collettivo del campionato. Ha segnato solo una rete in meno delle 52 del sorprendente Leicester e del Dream Team del Manchester City, e la miglior difesa del campionato con 24 gol subiti in 29 partite (nonostante i due gol incassati ieri).
Premier League title projection. Lesterpocalypse. pic.twitter.com/YpTWuwC2Z6 — Michael Caley (@MC_of_A) 5 marzo 2016
I modelli previsionali, che tengono conto anche della difficoltà del calendario da qui alla fine, dicono Leicester al 51%.
Va detto che in una rosa estremamente giovane, nella quale l’unico trentenne non è neanche un uomo di movimento, sta prevalendo una certa paura di vincere: nel turno infrasettimanale, con il Leicester fermato sul 2-2 dal modesto WBA, il Tottenham ha perso con il West Ham e nella partita di ieri, dopo essersi fatto rimontare un gol con un uomo in più, e con quindici minuti a disposizione dopo il pareggio, non è riuscito a creare pericoli sostanziali.
L’Arsenal, invece, è una squadra ricca di paradossi: in un anno in cui ha abbandonato il suo tradizionale calcio d’attacco per rifugiarsi in un sistema più conservativo, ritrova vittorie negli scontri diretti (tallone d’Achille della gestione Wenger) e perde punti con le piccole. La sconfitta casalinga con lo Swansea imponeva loro una difficile vittoria al White Hart Lane per poter ripristinare le chance di titolo. Questo pareggio serve a salvare la faccia ma rischia di certificare il digiuno dell’Arsenal, che non vince il campionato da 12 anni ormai. Per non parlare della tradizione di St. Totteringham, che verrà probabilmente rotta prima della fine della stagione.
Come anticipato, due ore dopo il derby il Leicester ha battuto il Watford in trasferta, facendo il minimo indispensabile: un gol di Mahrez e poco altro per portarsi a +5 dagli “Spurs” e a +8 dai “Gunners”.
Ma anche il Leicester, nel turno infrasettimanale, aveva pareggiato una partita sulla carta semplice, e a conti fatti Ranieri può considerarsi fortunato che nella corsa per il titolo le due squadre rivali hanno la stessa incapacità di gestire la pressione, nel momento più caldo della stagione. Non è ancora detta l’ultima parola, ma il pareggio di Londra potrebbe aver dato una spinta decisiva al Leicester, quanto meno sul piano della sicurezza nei propri mezzi: non sarà necessario vincerle tutte, schiacciare tutte le avversarie: a Mahrez, Vardy e co. basterà continuare a fare quello che stanno facendo dall’inizio dell’anno.