La top 50 della NBA: 25-1
La redazione si è riunita di nuovo per decretare i 25 migliori giocatori della prossima stagione.
10) John Wall, Washington Wizards
Lorenzo N.: La sua evoluzione dovrebbe essere giunta a compimento nella scorsa stagione, dove in seguito a una partenza rivedibile è riuscito a calarsi perfettamente nel ruolo di leader totale dell’attacco, sfruttando anche i notevoli miglioramenti in quanto a scelta e coinvolgimento dei compagni. Quest’anno punta a consacrarsi definitivamente.
Dario V.: Se solo tornasse a impegnarsi seriamente in difesa, avrebbe una carta che quelli che lo precedono nella gerarchia del ruolo non possono giocarsi (tolto forse Chris Paul). Temo però che debba fare salti mortali incredibili per portare gli Wizards più su di quello che realmente valgono.
Nicolò C.: Jared Dudley gli ha regalato un Rolex dopo aver rinnovato a quelle cifre coi Suns dopo una sola stagione passata con lui. È lo Steve Nash di questi tempi per la capacità che ha di far guadagnare cifre spropositate a giocatori che hanno la sola fortuna di giocare con lui; se gli Wizards cominciano a pulire il cap, stai a vedere che pure la capitale inizia ad attrarre i free agent di livello.
David B.: Ogni corner shooter che ha giocato con lui dovrebbe versargli almeno mezzo stipendio.
Dario C.: Dadaismo da parquet come se n’è visto di rado. Tutto e il contrario di tutto, spesso nella stessa azione. Se i compagni lo sorreggeranno, potrebbe essere candidato plausibile all’MVP.
Fabrizio G.: Salvi in corner per la top-10, ma vi pentirete di averlo messo dietro a Paul. E non per l’eventuale calo di CP3.
9) Giannis Antetokounmpo, Milwaukee Bucks
Daniele V.: Quindi già adesso è il secondo miglior giocatore ad Est. Questa cosa, se pure sposta poco negli equilibri generali della lega, non deve essere sottovalutata in termini di aspettative per la sua stagione.
Francesco A.: Quanti giocatori, oltre a Giannis nel 2016-17, hanno guidato la loro squadra in tutte e cinque le categorie statistiche principali in una stagione? Non molti, e tutti di una certa caratura. Adesso, per spostare anche in termini di equilibri generali della lega, come dice Daniele, serve “solo” migliorare ai liberi e fidarsi di più del jumper.
Dario C.: Secondo molti la sua ipotetica candidatura al premio di MVP dovrà attendere di maturare per almeno altri due inverni. Altri sostengono che eventuali, rapidi segnali di miglioramento al tiro potrebbero accelerare il processo e portare il “Greek Freak Show” in cima alla lista delle attrattive della lega molto prima di quanto sia lecito aspettarsi.
Dario V.: Vale il discorso fatto per Embiid: uno così non lo abbiamo mai visto. Dovesse veramente trovare il modo giusto di far funzionare il tiro in sospensione con il corpo che si è costruito addosso (avete visto quanto è diventato enorme?), apriti cielo.
Lorenzo N.: La crescita mentale rimane comunque molto più inspiegabile di quella tecnica. Una tale fiducia nei propri mezzi non me la sarei mai aspettata, sinceramente.
8) Chris Paul, Houston Rockets
David B.: Point God vuole dare un senso alla sua carriera mettendosi al dito quello stramaledetto anello ed i Rockets sono l’ultima chance per riuscirci da protagonista. “CP3” offre a Houston quella dimensione che finora le mancava e la rendeva monca: la capacità di giocare il pallone negli ultimi 10/12 secondi dall’azione, una responsabilità che il solo Harden non poteva gestire e che nei playoff, in serie lunghe e dispendiose, è una qualità che vale oro.
Dario C.: Caro CP3, siamo dispiaciuti di comunicarle che i suoi giorni da Alpha Dog sono ormai contati. Come le sarà senz’altro noto, non aver mai raggiunto le finali di conference in 12 stagioni di NBA comporta un rapido declino della credibilità necessaria a sostenere il ruolo in oggetto. Compagni e avversari, addetti ai lavori e tifosi sono pronti a far scattare la revoca dell’appellativo. Le resta tuttavia una possibilità: la compagnia non è malaccio, al resto dovrà pensare lei.
Daniele V.: Per efficienza nella conclusione, capacità di distribuzione e leadership con palla forse non ci sono paragoni o almeno non in epoca recente. Per me entrerà già così nella storia come una delle migliori PG di sempre, non serve un anello per cambiare questa cosa, ma deve arrivare almeno in finale di conference con Houston per non avere rimpianti.
Lorenzo B.: Il solo fatto che ogni notte uno tra lui e Harden andrà Full Metal Jacket contro le second unit avversarie mi fa venir voglia di rimetter mano alla Convenzione di Ginevra.
7) Anthony Davis, New Orleans Pelicans
Daniele V.: Ribadiamo: #FreeAnthonyDavis
David B.: AAA Cercasi continuità fisica, perchè ogni anno arriva sempre una magagna a rallentare la sua definitiva ascesa. Certo è che da un lustro predica nel deserto.
Dario V.: Se l’esperimento delle Due Torri fallisse e lui chiedesse la cessione, secondo me farebbero prima a cedere direttamente l’intera franchigia. Comunque siamo già in zona Garnett ai Timberwolves per quanto riguarda l’incapacità di costruirgli attorno un roster degno di questo nome: e dire che l’anno scorso stava anche cominciando a sposticchiare in difesa da 5…
Nicolò C.: Mediaticamente ha pagato i tempi moderni, quando è arrivato lui il ruolo stava vivendo una crisi tecnica come mai nella storia del gioco. Da quando è arrivato lui sono arrivati in rapida successione Towns, Porzingis, Jokic ed Embiid. Probabilmente a causa delle rinnovate aspettative ed entusiasmo che ha portato questa generazione di centri, assieme alle premesse che avevamo su di lui, è passato un po’ in secondo piano. Ma la prima parte della stagione scorsa è stato qualcosa di davvero dominante su due lati del campo.
Dario C.: Quando tutto quello che chiedi alla vita è un amico con cui condividere il peso di aspettative enormi e la sorte (e Dell Demps) ti recapitano Boogie… solidarietà al Monociglio.
6) James Harden, Houston Rockets
Dario V.: La più grande macchina da punti della NBA: gli dai il pallone, lui ne produce – per sé o per gli altri. Lo stile può piacere o non piacere, l’efficacia non è più discutibile.
Daniele V.: Quello che mi impressiona di più è la solidità fisica. L’ultima volta che ha saltato più di una partita è stato quattro stagioni fa. Ogni volta che viene atterrato si rialza come se niente fosse e ricomincia a macinare gioco. La capacità di stare in campo ogni sera è una caratteristica troppo spesso sottovalutata per le stelle.
Fabrizio G.: …che però può anche avere controindicazioni non marginali, perché lo sciopero bianco di gara-6 contro gli Spurs non sarà dipeso esclusivamente da stanchezza e logorio, ma che la benzina fosse finita era abbastanza palese.
#Bearding 🔥 pic.twitter.com/ytIW6koXhc
— Houston Rockets (@HoustonRockets) 10 ottobre 2017
5) Russell Westbrook, Oklahoma City Thunder
Daniele V.: Fonti anonime all’interno dei Golden State Warriors hanno fatto in modo di far trapelare attraverso più canali che loro non hanno alcuna paura di Westbrook, dato che il suo stile di gioco è “facile da difendere”. Dopo una stagione in cui ha avuto quello che cercava, queste parole possono essere la nuova sfida per Westbrook? Lo vedremo ancora con il fuoco negli occhi in campo?
Dario V.: Diciamo che gli Warriors hanno iniziato a ripagare i 10 milioni che Kevin Durant ha lasciato sul tavolo in maniere diverse rispetto al consueto, ad esempio con queste fughe di notizie ad hoc. Per il resto, spero che Westbrook continui a rispondere alle provocazioni con le magliette fuori dal campo e sul parquet si trasformi in una versione ancora migliore di quanto visto lo scorso anno – il che significa sacrificare un po’ della propria produzione per mettere tutti gli altri in condizioni migliori, ma soprattutto interessarsi di nuovo alla difesa.
Nicolò C.: Se come è lecito aspettarsi i suoi oneri in attacco dovrebbero permettergli di rifiatare un po’ di più, vorrei tanto vederlo per il difensore che ha sempre potuto essere, ma non è mai stato, per una stagione intera.
Lorenzo B.: 205 milioni di $$$ da spendere in vestiti > chiudere la stagione regolare in tripla doppia.
4) Kawhi Leonard, San Antonio Spurs
Lorenzo N.: Semplicemente la presenza più continua all’interno del rettangolo di gioco. Doin’ it all and doin’ it well.
David B.: Il fatto che sia la terza ala piccola della lega, ed entri nella top-4 overall sembra uno scherzo ma purtroppo non lo è. È l’unico giocatore al mondo che ha concrete possibilità di vincere il premio di MVP e di DPOY ogni singolo anno.
Daniele V.: Il giocatore costruito più forte del mondo. Quando trova un tetto alla propria crescita, lo abbatte dopo qualche mese.
Dario V.: Allo stadio finale mancherebbe giusto l’aggiunta di un po’ di playmaking e di letture che vadano al di là dell’attaccare a testa bassa. Il fatto di giocare “da solo” lo mette in pole position per il premio di MVP, ma gli Spurs saranno in grado di mettergli attorno il talento necessario a non sprecare gli anni migliori della sua carriera?
Dario C.: Candidato numero uno al premio di MVP. Ammesso che passi il test di Voight-Kampff e dimostri di non essere un replicante assemblato in laboratorio seguendo le indicazioni di Popovich e Buford.
3) Stephen Curry, Golden State Warriors
Dario V.: È il miglior tiratore della storia del gioco e non sono nemmeno sicuro che tirare sia la cosa che gli riesce meglio. Vi pongo un quesito: c’è la possibilità che diventi la miglior PG di sempre quando tutto sarà finito?
Daniele V.: Secondo me sì. Soprattutto perché pur essendo al top da tre anni, ha un gioco tarato per poter durare anche al netto del deterioramento fisico in arrivo. Penso quindi che questo suo livello possa rimanere tale abbastanza stagioni da aprire una dinastia lunga quanto basta a Steph per entrare nella storia dalla porta principale.
Fabrizio G.: Secondo me no, ma solo per colpa sua. Non c’è verso che ripeta la stagione 2015-16, come peraltro non c’è verso che chiunque la ripeta prima di qualche decennio. Quindi in pratica non ha margine per andare più su, a meno di farne una questione di RINGZZZ, tipo altri due o tre. Non è che magari non ha bisogno di diventarlo ed è già lassù in selezionatissima compagnia e siamo solo noi ad aver bisogno di conferme e riscontri?
Lorenzo B.: Se riuscisse a tirar fuori delle scarpe decenti sarebbe sul podio di diritto.
Here’s Steph Curry’s behind the back quick-pull transition 3 — prettiest move of the preseason so far pic.twitter.com/nXx2Nx7jQ5
— Anthony Slater (@anthonyVslater) 8 ottobre 2017
David B.: Ha rivoluzionato tutto. Senza tirare in ballo il tiro, che troppo spesso è l’unica cosa che la gente nota del suo gioco, vorrei porre l’attenzione sulla padronanza dei fondamentali, il carburante che alimenta quella fiducia nei suoi mezzi velatamente arrogante con cui fa sembrare facili cose estremamente complicate.
Nicolò C.: Quanti giocatori possono vantarsi di aver reso obsoleta la metrica usata prima di loro? Un giocatore come Curry, con quel volume e quell’efficienza al tiro, ha polverizzato qualunque modello di studio del gioco. Improvvisamente non esiste più uno schema in cui si possa restargli a due passi di distanza. Senza Durant, Golden State faticherebbe un po’ di più; senza di lui, non credo esisterebbero nemmeno.
2) Kevin Durant, Golden State Warriors
Marco V.: Mi dispiace, ma il ruolo di villain a cui sembra tenere terribilmente non glielo vedo proprio bene addosso.
Daniele V.: Dopo le Finali ha passato l’estate a togliersi ogni singolo sassolino dalle scarpe, ma sembra ancora non soddisfatto. Questo è quello che deve spaventare gli avversari.
Dario V.: Non ha semplicemente spostato gli equilibri della lega: li ha distrutti. Ha cambiato le sorti delle ultime Finals con la sua sola presenza, risultando semplicemente intoccabile al più alto livello del mondo. Francamente, in questo momento può dire quello che gli pare perché chi vince ha sempre ragione.
David B.: Era il miglior scorer puro della lega, poteva migliorare solo in due cose: difesa e costruzione di gioco. Fatto.
Lorenzo B.: La sua conversione al lato oscuro della forza rimane il plot twist più oooohh degli ultimi anni. D’altronde ogni Morte Nera ha bisogno del suo Kylo Ren, anche solo per autodistruggersi.
1) LeBron James, Cleveland Cavaliers
Daniele V.: Trovatemi qualcosa che non è già stato scritto su James.
Dario C.: Via, via, circolare! Non c’è niente da vedere quì, tanto meno spazio per sofismi di sorta. Il miglior giocatore al mondo ieri, oggi e fino a quando quel surreale fascio di ossa, muscoli e nervi gli permetterà di scendere in campo.
Lorenzo N.: Più che altro trovatemi dei motivi per cui non dovrebbe essere in questa posizione.
Marco V.: Ma questo gli anni che passano quando inizierà a sentirli?
Dario V.: Prendere una qualsiasi delle altre 29 squadre, metteteci LeBron James, e provate a dire: “No, anche con lui di sicuro non sarebbero contender”. In un modo o nell’altro, mi ritrovo sempre a pensare che un modo riuscirebbe a trovarlo. Bow down to the King.
Nicolò C.: Un dirigente NBA su cinque, se dovesse costruire una franchigia da zero oggi, prenderebbe lui. A 33 anni di età, con tutta la quantità di talento che gira nella NBA, è ancora il giocatore attorno a cui vale la pena costruire una franchigia. Se non è Grandezza questa.