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Come si pone la narrazione del Real Madrid nello schema di UU, la parabola del Real Madrd nel sistema valoriale di UU. Intendo: Zidane ha una visione tattica decisamente più sfuocata dei Guardiola, Klopp, Schmidt, del tizio del Borussia e insomma, di tutto il giro degli allenatori fichi. Quasi in maniera provocatoria e da lettore assiduo: come ve la vivete, vista la leadership in Liga e la storia recente in Europa?
Nicolò
Risponde il direttore Daniele Manusia, “zidanologo” tra le altre cose.
Ciao Nicolò, anzitutto grazie per la bella domanda che mi permette di chiarire anche la nostra posizione estetica e, perché no, morale, sulla questione dei Grandi Allenatori. Voglio dire, parlo sempre per me, ma conoscendo bene i collaboratori più stretti dell’Ultimo Uomo credo che se non saranno d’accordo su tutte le parole che userò in questa breve risposta, e se magari ne avrebbero usate altre più “loro”, sostanzialmente siamo d’accordo su una serie di principi di fondo.
Ad esempio, il fatto che un gioco che esprime un’idea forte, un gioco propositivo basato su caratteristiche ben riconoscibili – che possono essere possesso palla e gioco posizionale o recupero alto della palla e transizioni – con una coerenza di lungo periodo e un’efficacia comprovata da prestazioni e risultati, sia preferibile a un calcio speculativo, basato sulla capacità di svoltare una partita dopo l’altra perché in fondo una partita si può vincere o perdere in un sacco di modi. Ma non tutti gli allenatori che non sono Grandi Allenatori scelgono questa seconda via consapevolmente, per cinismo, ce ne sono migliaia, ovviamente, che semplicemente non hanno grandi idee, che non sono grandi strateghi o teorici tattici.
Zinedine Zidane sembra più un allenatore di questo tipo. In questo senso la risposta più semplice alla tua domanda potrebbe essere un’altra domanda: tu rinunceresti a un cinema, a un’uscita con gli amici, a scopare, per guardare una partita del Real Madrid di Zidane? Cioè, perché è il Real Madrid di Zidane?
Il che non significa che non abbia valore o meriti, che il suo lavoro non vada rispettato e che i suoi successi disturbino il nostro “sistema valoriale”. Un altro principio importante che non dimentichiamo mai, neanche quando invece a vincere è uno dei Grandi Allenatori che tanto ci piacciono, è che non c’è un modo migliore di vincere nel calcio. La nostra è una scelta di parte, e in sostanza preferiamo le storie che ci sembrano più uniche, ambiziose, innovative, anche se magari si rivelano meno efficaci di quello che ci era sembrato. Ho studiato Zidane quando ancora allenava il Castilla e mi sembra un gran lavoratore, capace di ascoltare i suoi assistenti e di sfruttare le qualità dei suoi giocatori, ma difficilmente mi stupirà facendo esprimere al Real Madrid quel qualcosa in più che pretendo da squadre di questo tipo.
Mentre ti scrivo il Madrid ha pareggiato al Camp Nou con l’ennesimo colpo di testa di Ramos a tempo scaduto. Difendendo a tratti con dieci uomini dentro la propria metà campo contro un Barcellona davvero poco convincente… E se penso al Barcellona di Guardiola e ai suoi critici avrei voglia di chiedergli: siete contenti adesso? Vi soddisfa lo spettacolo, o lo volete più mediocre? Lasciami aggiungere, Nicolò, che di solito l’istinto a tifare contro i Grandi Allenatori è un istinto conservatore, che viene forse dalla paura di qualcosa che sfugge alla comprensione, o magari semplicemente dall’invidia nei confronti di uomini capaci di pensare in grande.
Ma sarebbe sbagliato far diventare Zidane il simbolo di questa specie di bigottismo calcistico, Zidane ama il calcio e ha studiato per diventare allenatore, si è dovuto aggiornare e ha saltato parecchie tappe adattandosi al contesto di massima competitività, che lavora in continuazione alla ricerca della formazione ideale e prende decisioni non scontate (tipo Casemiro per Isco con il Barcellona in vantaggio). Non è un allenatore esaltante e forse non sarà mai un grande, ma difficilmente noi di UU, che analizziamo e guardiamo molte partite mediocri, possiamo illuderci che la grandezza sia qualcosa di comune, o che riesca sempre ad abbinarsi ai risultati. Il calcio è uno sport spesso ingiusto, e se fosse giusto forse non ci sarebbe bisogno di noi che ne parliamo.