Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.
Le due partite dello scorso campionato tra Fiorentina e Napoli furono tra le più intense e spettacolari dell’intera stagione, un vero e proprio manifesto per il futuro del calcio italiano. Entrambe oggi vivono un momento di forma completamente diversi rispetto a quelli dei due confronti della passata stagione, ma lo spettacolo offerto – impreziosito da una serie di eccezionali prodezze individuali – è stato persino migliore.
Le due sconfitte consecutive subite dalla Fiorentina (vincitrice una sola volta negli ultimi 12 incontri con i partenopei) avevano complicato ulteriormente la situazione di Sousa e i forfait dell’ultimo minuto di Gonzalo ed Ilicic, uniti all’assenza di Borja Valero, non facevano presagire nulla di buono.
Nel solito 3-4-2-1 è stato Tomovic a prendere il posto del capitano viola al centro della difesa, con Salcedo centro-destra e Astori centro-sinistra. A centrocampo è toccato a Badelj e Vecino, con Chiesa largo a destra e Maxi Olivera sul lato opposto. Un ispirato Bernardeschi, e a sorpresa Cristoforo, hanno agito alle spalle del centravanti viola Kalinic.
Per il Napoli invece il punto di svolta stagionale è arrivato poche settimane fa, con il 3-0 rifilato all’Inter al San Paolo e, anche se con subottimali certezze a livello difensivo, sembra essere tornato la macchina da guerra della scorsa stagione, vista la facilità con cui ha creato reti ed occasioni nelle ultime uscite. Con Milik e Koulibaly indisponibili, Sarri ha proposto Albiol e Chiriches (poi sostituito per infortunio da Maksimovic) nel pacchetto arretrato, e ha lasciato Jorginho ed Allan nuovamente in panchina in favore di Diawara e Zielinski. In avanti è stato ancora una volta Mertens a partire da attaccante centrale del 4-3-3, con Insigne e Callejón ai suoi lati.
Prudenza viola
Il Napoli ha preso in mano il gioco fin dall’inizio e per questo è venuto fuori in maniera piuttosto evidente l’adattamento predisposto da Sousa in fase difensiva. Come è noto, la squadra di Sarri predilige sviluppare le proprie azioni sul centro-sinistra (al Franchi, il 40% degli attacchi sono stati sviluppati da quel lato), dove la spinta di Ghoulam, gli inserimenti di Hamsik e la fantasia di Insigne sono armi in grado di garantire la creazione di occasioni in modo costante, o di attirare la difesa avversaria per poi cambiare gioco sul lato opposto del letale Callejón. Da quella parte la Fiorentina ha un punto debole che si porta dietro dalla scorsa stagione, poiché nel passaggio dalla difesa a 3 in fase offensiva a quella a quattro in fase difensiva, il centrale destro, in questo caso Salcedo, deve allargarsi da terzino, esponendosi all’uno contro uno con gli esterni avversari.
Così, per non lasciare il messicano isolato, la Fiorentina non si è schierata con l’abituale 4-4-1-1/4-4-2 difensivo, ma piuttosto con un 5-3-1-1, che spiegava anche la scelta di Cristoforo trequartista. A Chiesa era richiesto di allinearsi ai difensori quando Ghoulam si proponeva in avanti, mentre l’uruguaiano ex-Siviglia scalava a centrocampo a fianco di Badelj e Vecino e Bernardeschi si orientava su Diawara, cercando di impedirgli di ricevere palla.
Il 5-3-1-1 adottato in fase difensiva dalla Fiorentina. Chiesa è allineato con i difensori, Cristoforo scalato a centrocampo e Bernardeschi in posizione per limitare Diawara.
La squadra di Sousa inizialmente ha avuto alcune difficoltà a coordinare la propria strategia difensiva, anche perché i riferimenti di cui tenere conto erano molteplici; ma passato il primo quarto d’ora di gara la situazione si è stabilizzata, anche grazie all’abnegazione di Chiesa che non solo si è fatto notare per l’intraprendenza in fase offensiva ma anche per la volontà di aiutare sempre e comunque la squadra in fase difensiva.
L’inserimento di Hamsik non viene coperto da Vecino e con Chiesa impegnato su Ghoulam e Salcedo uscito per contenere Insigne, la Fiorentina si fa trovare impreparata e corre uno dei maggiori rischi del primo tempo.
Mettere pressione
Seppur il pressing delle due squadre, ed in particolare della Fiorentina, non sia stato costante per tutti i 90 minuti, il ritmo della gara è sempre stato molto veloce e al portatore di palla non è praticamente mai stato lasciato il tempo di ragionare. Il pressing del Napoli è stato particolarmente stressante per i difensori della Fiorentina, spesso costretti a giocare palloni molto complicati in direzione dei centrocampisti. Impossibile non sottolineare come l’enorme pressione sia stato un elemento decisivo della sfida, visto che sia lo straordinario 1-0 di Insigne che il 2-1 di Mertens sono scaturiti da due situazioni in cui il pressing ha portato al recupero della palla in zona offensiva.
La prodezza di Insigne ha oscurato i meriti dei compagni in funzione del vantaggio del Napoli: la grande intuizione di Diawara nell’anticipare Badelj e il controllo di Hamsik.
Va detto che il Napoli – che del resto ha incassato tre reti – non è parso perfetto in fase difensiva. I centrocampisti viola appena avevano un po’ di spazio cercavano di servire Kalinic in profondità, un vero e proprio incubo da gestire per Albiol, Chiriches (e Maksimovic), perché abilissimo a trovare varchi nella difesa a zona degli azzurri.
Anche il possesso palla della Fiorentina è stato a tratti veramente raffinato. Seppur abbia avuto qualche difficoltà a sviluppare il gioco al centro, quando riusciva a innescare Kalinic il Napoli stentava ad arginarlo. Dalla punizione conseguente al fallo di Maksimovic la Fiorentina troverà il gol del pareggio.
La Fiorentina ha mantenuto un approccio diverso, specialmente nel primo tempo, con un pressing portato in maniera incostante, e un’attenzione maggiore alla compattezza all’interno del proprio schieramento difensivo. Quando il Napoli giocava un retropassaggio, però, la Fiorentina ne approfittava immediatamente per guadagnare campo e pressare con il massimo dell’intensità.
Il retropassaggio, soprattutto se per Reina, è stato il più tipico dei “pressing-trigger” della Fiorentina.
Nel secondo tempo il pressing della Fiorentina si è fatto più costante per l’impellenza di recuperare il risultato, prima di calare nuovamente una volta raggiunto il vantaggio. Gli esiti non sono stati sempre positivi, anche perché il Napoli è probabilmente in Europa la squadra che gioca meglio attraverso il pressing avversario e l’ha dimostrato ad esempio al 35.esimo, quando partendo da Reina è arrivato in porta con una facilità impressionante e solo la bandierina dell’assistente di Tagliavento ha negato a Mertens il gol.
La facilità con cui il Napoli riesce a giocare attraverso il pressing senza buttare il pallone è – vale la pena ripeterlo – disarmante.
Botti di capodanno
Il 2-1 regalato da Tomovic a Mertens poteva essere la parola fine sulla partita, che invece da quel momento si è fatta ancora più divertente. Anzitutto ci ha pensato Bernardeschi, che ha trovato immediatamente il grandissimo gol del 2-2, con uno spunto personale ma scaturito da un’azione cominciata dal calcio d’inizio.
Poi, dopo il pareggio, Sousa ha richiamato Badelj per Sanchez e Cristoforo per Zarate, riorganizzando la squadra con la difesa a 4 (schierandosi con un 4-4-1-1 in fase difensiva). Le cose sono cambiate anche in avanti, con il Napoli che si è un po’ sfilacciato e Zarate che si è dimostrato notevolmente più pungente dell’altro sudamericano Cristoforo, fino a trovare il gol del 3-2 a meno di dieci minuti dalla fine, quando ha calciato di piatto al volo su un meraviglioso lancio di Bernardeschi.
A quel punto Sarri non ha potuto fare altro che giocarsi il tutto per tutto, inserendo Gabbiadini per Diawara, e proprio quando la beffa sembrava in procinto di concretizzarsi Salcedo ha steso ingenuamente Mertens in area di rigore: Tagliavento non ha potuto fare altro che indicare il dischetto e Gabbiadini, caricandosi sulle spalle una responsabilità non indifferente, ha trasformato il rigore del definitivo 3-3, quello che potrebbe essere il suo ultimo gol in azzurro.
In fin dei conti il pareggio è stato il risultato più giusto. In una partita che la vedeva nettamente sfavorita, la Fiorentina ha giocato alla pari del Napoli anche grazie a Bernardeschi che ieri si è preso responsabilità da leader tecnico. Nonostante i rimpianti di Mertens anche gli azzurri possono ritenersi soddisfatti di aver strappato il pareggio in extremis.
Ma i più soddisfatti dovremmo essere noi spettatori, grati a Fiorentina e Napoli che proprio a Natale ci hanno regalato una delle partite dell’anno.
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