Ancora una volta Pep Guardiola è più avanti di tutti. Mentre noi perdevamo tempo con i diciottenni di belle speranze, al massimo possiamo andare fuori di testa per qualche sedicenne precocemente benedetto tipo Donnarumma, lui è già passato oltre. I calciatori li sceglie rigorosamente under 11.
È notizia recente la telefonata che il Manchester City ha fatto a Joanna Radcliffe, per mettere sotto contratto il figlio Jaxon Lal – tre anni tre – dopo averne visto un video su Facebook.
Nel video postato sulla bacheca della madre si vede Jaxon Lal – con indosso la maglia di Messi – toccare scalzo un pallone più grande di lui. Non ci sono dribbling, ne confronti con pari età, tanto meno gol. Solo tocchi di suola. Nonostante ciò, il Manchester City ha visto qualcosa in lui, come quegli esperti d’arte che riconoscono una tela di valore con un semplice sguardo e fanno affari nei mercatini delle pulci.
Pensateci, è così improbabile l’idea di un Guardiola che stacca dai suoi compiti quotidiani e si mette su internet a cercare ragazzini di talento da inserire nelle sue future elucubrazioni tattiche? Un lavoro neanche troppo difficile: internet è pieno zeppo di testimonianze video di bambini pieni di talento, video in cui genitori troppo convinti montano dribbling dei figli come fossero filmini delle vacanze, sfumano i loro gol con musica di tendenza, chiamano i propri pargoli wonder kid, crack, best 5 year soccer player o the next *nome di giocatore fortissimo* come se fossero categorie davvero esistenti.
In questo mare magnum di precocità è difficile tracciare una linea – aiuta forse avere l’occhio di Guardiola – tra giusto e sbagliato, tra possibile ed impossibile, tra talento e voyeurismo; dopo tutto parliamo di ragazzini preadolescenti e non è per nulla facile prenderli sul serio. Questi calciatori in erba si trovano a metà strada tra i ragazzini veri – tipo vostro figlio, vostro cugino, voi da piccoli – che giocano a pallone senza regole, si buttano sull’erba, fanno casino, fanno i bambini e i giocatori professionisti, con tutte le caratteristiche che li rendono unici.
Doffy ha 4 anni. Eppure il suo taglio di capelli è già da calciatore, gli scarpini di marca, il modo di calciare già costruito. A 4 anni Doffy è già più vicino a Cristiano Ronaldo di quanto io lo sia mai stato.
Io quella linea ho provato a tracciarla, con l’idea che i bambini che giocano a pallone sono sempre una cosa bellissima, che anche davanti ad hype dannosi e genitori fomentati sono molto più onesti dei bambini che ballano come gli adulti, quello sì il male assoluto.
Ho scelto i 10 migliori talenti sotto gli undici anni, perché così non se li prende tutti Guardiola, li ho scelti per poter riaprire questo articolo tra quindici anni e valutare le mie capacità divinatorie, l’ho scritto perché è arrivato il momento di venire a patti con questa distorsione della realtà anche per voi che siete sicuri nelle vostre tiepide case.
- Denim Nnamudi (9 anni)
Non sono completamente convinto da Denim Nnamudi, dopotutto a 8 anni ancora non ha dimostrato nulla.
Forse la sua famiglia non sa che basta un cellulare per condividere con il mondo il talento del figlio, forse lo custodiscono gelosamente come un diamante. Fatto sta che tutto quello che abbiamo è il suo approdo al Chelsea, che ne garantisce il potenziale esplosivo, e questo video in cui la cosa più mirabile sono sicuramente i capelli.
Denim Nnamudi dimostra sì di essere sveglio, dotato e reattivo, ma lo fa muovendosi come una trottola impazzita che sa controllare una sfera in mezzo a dei cinesini. Ad oggi sembra uno di quei talenti freak in grado di risolvere il cubo di Rubik bendati e con le mani legate in pochi secondi, una abilità sicuramente spendibile in un bar la sera, ma poco pratica nella vita reale. Nella seconda parte del video lo si vede fare un torello con dei ragazzi più grandi, finendo per fare un tunnel ad uno di loro. Anche questa è una abilità fringe, non ti aiuta necessariamente su di un campo da calcio, per questo Denim al momento si trova in quel confine sottile tra l’essere uno dei migliori under 10 del mondo ed essere uno dei miglior artisti di strada che vanno guadagnando qualche euro facendo tunnel ai turisti sulla Rambla.
- Almedin Brkic (6 anni)
Almedin Brkic è quello con il nome più da calciatore professionista. È facile immaginarselo segnare caterve di gol ne La Masia del Barcellona per poi fallire il passaggio in prima squadra chiuso da Santiago Alvarez e da Xavi Quentin Simon, finendo in prestito con diritto di recompra in qualche club italiano di prima fascia dove fallirà ancora più forte, fino a trovare la sua dimensione in qualche squadra della provincia inglese.
Brkic fa del baricentro basso il suo punto di forza, e se questo è un grande vantaggio tra gli adulti non è detto che lo è per un bambino di 6 anni. La pubertà infatti può essere una fregatura e se Messi e Maradona hanno fatto dell’essere bassi un valore, se Brkic dovesse crescere molto si troverebbe a dover cambiare totalmente il suo modo di giocare. Oggi infatti Almedin è sempre il più piccolo tra i piccoli, non dribbla, ma sguscia via col pallone. Il tiro poi è condizionato dal fatto che il pallone gli arriva più o meno a mezzo stinco e ovviamente non lo aiuta. Quello che più impressiona è che Brkic è sempre in moto. Non lo vedi mai fermo con le mani sui fianchi e il suo minuscolo torace deve avere dei polmoni enormi. Per questo, personalmente, più che cadere nel cliché del “nuovo Messi” (tutti questi piccoli fenomeni sono paragonati a Messi. Credo sia una scelta leggermente razzista: sono tutti Messi perché sono tutti bassi e fortissimi) perché nessuno pensa a lui come il “nuovo Radovanovic”?
- Bobby (7 anni)
Bobby è un cazzo di eroe. Scegliere di fare il portiere a sette anni equivale a scegliere di andare a combattere l’ISIS in Siria per una persona normale, comunque vada ottieni la stima della società. Quello che non sa Bobby è che anche se non sfondasse, un portiere con la voglia di fare il portiere come lui cade sempre in piedi. Avrà sempre degli amici perché non lo scarichi mai uno che ti viene a giocare in porta nei tornei di calciotto, avrà sempre le donne perché comunque i portiere sono tutti un po’ pazzi e alle donne piacciono i pazzi.
Bobby ha proprio voglia di fare il portiere. Gioca con una maglia con scritto hit me che è una cosa incredibilmente buffa per un portiere di sette anni, si butta quando c’è bisogno di buttarsi, cerca sempre di agire come un portiere, anche se si vede che gli costa molta fatica. A 0:44 para un tiro molto forte, a 0:49 respinge in uscita bassa col ginocchio da vero campione, a 2:27 para alzando d’istinto il braccio dopo essere già andato a terra e fa tutto questo sempre con il sorriso. I problemi di Bobby, ahime, sono due: per un portiere l’altezza è una discriminante troppo importante e lui non sembra promettere di diventare alto; molto spesso le storie di grandi portieri cominciano tutte da centrocampisti spostati in porta perché tutti i portieri erano indisponibili.
Io però a Bobby gli voglio bene quasi fosse figlio mio quindi vi metto pure un secondo video e spero davvero di rivederlo in futuro.
I bambini che parano sono i nuovi gattini per quanto mi riguarda.
- Dino Bontis (9 anni)
La triste verità è che Bobby non sfonderà mai, ma lo farà Dino Bontis, che oltre ad avere il nome perfetto per un vecchio videogioco di calcio arcade, è anche un ottimo portiere di 9 anni. Dino, a differenza di Bobby, non è per niente naturale: quando para non sembra divertirsi, ma svolgere un lavoro importante e complicato, sicuramente sarà stato costretto in porta dal padre o da qualche allenatore particolarmente sadico. Più di tutti i bambini qui presenti mi sembra già adulto: si allena coi piedi perché ha studiato a fondo la scuola dei sweeper keeper, lo fa in una palestra insieme a tutti altri bambini portieri che sembrano lì solo per allenare lui, come se fosse una macchina. Ogni scelta che prende è la scelta giusta, ogni movimento è quello più adatto per un portiere. Dino Bontis sembra il manuale Comprendere la poesia di Johnathan Evans Prichard, professore emerito, come narrato in una celebre scena di L’Attimo Fuggente.
Il padre ha creato un canale dal nome NickBontisMedia nel quale uploda tutti i successi di famiglia. Oltre alle gesta di Dino, troviamo quelle del figlio più grande, Charlie – grande promessa del Toronto FC – ma anche giocatore di hockey e atleta campestre. Scopriamo anche che i suoi figli fanno pubblicità, ha anche una figlia femmina, e che in mezzo a questi video sono mischiati i suoi discorsi in cui spiega come sopravvivere in un mondo sempre più tecnologico, che comunque vi consiglio.
Qui sotto Dino e Charlie rappano sulla scuola Montessori.
Per Dino possiamo aspettarci principalmente due cose: o di trovarlo a difendere la porta del Canada alle Olimpiadi di Roma 2024, oppure di vederlo scappare di casa, unirsi a qualche gruppo di estrema sinistra e doversi dare alla latitanza dopo un attentato ad un ufficio postale.
- Rayane Bounida (10 anni)
Altro talento di nazionalità belga, squadra nettamente favorita ai prossimi mondiali U11 che spero non esistano.
Rayane Bounida è il più nuovo Messi tra tutti i nuovi Messi. Come l’argentino sta crescendo in un’ottima scuola, quell’Anderlecht dove è passato anche Pietro Tomaselli; come il numero 10 del Barcellona dimostra di essere più forte degli altri perché si muove prima degli altri. Ha quel talento etereo di riuscire ad essere sempre un attimo in anticipo rispetto ai difensori, riuscendo così a giocare su un diverso piano della realtà. Infine, come Messi, è prodigo di sombreri e pallonetti. Il problema di Rayane è che a otto anni gli avversari non ti menano, accettano ogni umiliazione e poi al massimo vanno dalla mamma a piangere, ma prima o poi gli stessi avversari compiranno 14, 15, 16 anni e lì saranno dolori, lì Rayane dovrà dimostrare di essere il nuovo Messi anche nella spregiudicatezza con la quale cerca i calci e non un ragazzino particolarmente talentuoso, ma conservativo.