
L’anno scorso, nella partita di svolta del girone eliminatorio di Champions contro l’Olympiacos, Massimiliano Allegri aveva sparigliato le carte tattiche in tavola, abbandonando il 3-5-2 ereditato da Conte e schierando per la prima volta la squadra con il suo amato 4-3-1-2.
In una situazione altrettanto complessa, ma per motivi differenti, in casa del Manchester City, vincitore di 5 partite su 5 in Premier League, l’allenatore della Juventus smentisce di nuovo le previsioni della vigilia, che suggerivano un prudente 3-5-2, optando per un modulo mai giocato nella stagione: il 4-3-3, vincendo partita e scommessa tattica.
Per la sua linea difensiva Allegri non tradisce gli uomini che lo hanno portato in finale di Champions e assieme a Lichtsteiner, Bonucci e Chiellini, schiera come terzino sinistro Patrice Evra, lasciando Alex Sandro in panchina. In mezzo al campo è Hernanes a giocare in posizione centrale con Sturaro sul suo fianco destro e Pogba su quello sinistro. Il centravanti è Mandzukic, con Cuadrado che gioca largo a destra e Morata che ripiega sul lato sinistro della difesa.
L’unica sorpresa nel Manchester di Pellegrini, privo di Agüero dall’inizio per l’infortunio rimediato nella partita di sabato scorso contro il Crystal Palace, è la presenza di Nasri come esterno destro del 4-2-3-1 al posto di Jesús Navas. In panchina, assieme al Kun, i nuovi e costosi acquisti Otamendi e De Bruyne.
I pregi del City e le contromosse della Juve
In questo inizio di stagione Manuel Pellegrini sembra già avere deciso sistema di gioco e gerarchie all’interno dei Citizens. Con la cessione di Dzeko il 4-4-2 è stato abbandonato virando con decisione verso il 4-2-3-1, con Agüero unica punta e Wilfred Bony come suo cambio. Le chiavi del gioco sono stati affidate a David Silva, spostato definitivamente alle spalle del centravanti a cucire il gioco tra centrocampo e attacco. Sugli esterni spazio a Navas e Sterling, in attesa di inserire definitivamente Kevin De Bruyne. Yaya Touré in mezzo al campo pronto ad arrivare da dietro nel cuore della difesa avversaria. Il gioco del City si sviluppa essenzialmente attraverso le ricezioni di David Silva, un maestro a giocare negli interstizi che si creano tra difesa e centrocampo avversari.
Il 4-3-3 proposto da Allegri risponde bene ai possibili punti di forza della squadra di Pellegrini. Il modulo schierato dal tecnico juventino prevede a destra, anche per le caratteristiche specifiche dei calciatori, un presidio costante della zona, con Cuadrado largo affiancato da Sturaro. A sinistra, invece, Morata, specie all’inizio dell’azione avversaria, rimane in posizione più centrale, per poi allinearsi a Pogba sul consolidamento del possesso palla del City o sulle ricezioni del terzino destro avversario, Sagna.

La differente posizione iniziale dei due esterni della Juventus Cuadrado e Morata. Lo spagnolo rimane più avanzato e più centrale, Cuadrado è sulla stessa linea di Lichtsteiner.
La posizione di Cuadrado e la presenza di un interditore molto fisico come Sturaro sulla parte destra del campo disinnescano la pericolosa catena di sinistra degli inglesi. Il colombiano, supportato dalla mezzala di riferimento, vince il duello con il serbo. Non è un caso che i dati Opta indichino Kolarov, generalmente un ottimo terzino di possesso, come il giocatore con il maggior numero di passaggi sbagliati (12) e di palle perse (21) tra tutti i giocatori scesi in campo. Sulla propria fascia sinistra, una zona di forza della squadra, il City gioca meno che a destra (168 eventi di gioco sulla sinistra contro 209 nella fascia opposta), a dimostrazione dell’ottimo presidio tattico operato dalla Juventus in quella specifica zona di campo.

Il City prova a giocare sulla sinistra, ma la catena di destra della Juventus è in superiorità numerica. La squadra di Pellegrini è costretta a cambiare fronte di attacco.
Sull’altra fascia, le minori qualità di Sagna e l’eccessiva staticità di Samir Nasri, che non taglia in mezzo e non attacca mai la profondità come generalmente fa Jesús Navas, consentono alla catena di sinistra juventina, meno solida di quella destra per caratteristiche dei giocatori, di controllare con relativa tranquillità la propria zona.
Le ricezioni di Silva sono rese difficili dalla compattezza tra le linee di difesa e centrocampo della Juventus. I bianconeri rimangono sempre molto corti (32.8 m la lunghezza media della squadra) e il trequartista spagnolo è schermato con continuità dai centrocampisti bianconeri.

La densità tra le linee bianconere non consente a Silva di trovare agevolmente gli spazi dove ricevere il pallone.
Le carenze dei Citizens
Una volta controllati i due principali sviluppi del gioco del City, la Juventus riesce a gestirne la fase offensiva. La scelta di Allegri è quella di aspettare bassi i Citizens (il baricentro medio della squadra sarà posizionato solo a 47 m): Fernandinho e Touré non vengono pressati, preferendo ostacolare le linee di passaggio verso Silva ed evitando di lasciare spazio alle spalle dell’eventuale aggressore.
Il quadrilatero formato da Kompany, Mangala, Fernandinho e Touré è libero di giocare. In particolare i due interni toccano tantissimi palloni (93 passaggi Fernandinho e 87 Touré) con elevatissime percentuali di passaggi positivi (95% il brasiliano, 93% l’ivoriano), ma il possesso è solo perimetrale. Il City mette in mostra quelli che sono i suoi difetti in fase di circolazione del pallone. I due difensori centrali, non particolarmente abili con il pallone tra i piedi, non riescono a creare vantaggio dal loro possesso palla e si limitano a consegnare il pallone ai centrocampisti. Fernandinho e Touré mantengono il controllo della palla, ma non sono particolarmente dotati di visione strategica del possesso e tempi: le loro scelte nei passaggi non sono sempre le più funzionali a raggiungere dei vantaggi posizionali.
All’interno di questo quadro tattico il City non riesce a creare pericoli contro la difesa schierata della Juventus. Le migliori occasioni avute dalla squadra di Pellegrini nel primo tempo (al secondo minuto con Sterling e al minuto 32 con Bony) nascono solamente da errori in fase di uscita della Juventus e da conseguenti recuperi palla del City nella metà campo avversaria (alla fine saranno 12 contro le 8 della Juventus) e transizione corta contro la difesa bianconera aperta.
Di contro la Juventus controlla molto bene le transizioni lunghe dei Citizens seguenti a palloni persi in posizione più avanzata: i due terzini Lichtsteiner ed Evra giocano in maniera piuttosto prudente e sono sempre ben posizionati sulle ripartenze avversarie; Bonucci e Chiellini, oltre a giocare una gran partita al centro della propria area, giocano ottimamente in marcatura e copertura preventiva su Bony; tutta la squadra, e in particolare Sturaro e Cuadrado, è particolarmente attenta e celere a ripiegare e non concedere transizioni offensive verticali agli avversari.
La fase d’attacco della Juve
L’efficacia ottenuta dalla Juventus nel controllare bene la fase di possesso palla degli avversari, contrastandone i punti di forza ed evidenziandone i difetti, non trova corrispettivo nella fase offensiva.
I bianconeri non tradiscono la loro tendenza a giocare dal basso il pallone e costruiscono la loro manovra partendo dalla coppia di centrali. In fase di non possesso il City si schiera con il 4-4-2 con Silva e Bony in avanti, uno in pressione sul centrale del lato forte e l’altro a coprire il passaggio verso il mediano Hernanes. Il gioco della Juve si sviluppa essenzialmente in verticale e sugli esterni: il lavoro delle punte del City su Hernanes, unita a una certa timidezza del brasiliano, non consentono alla manovra bianconera di passare con continuità per il proprio regista. Viene cercato l’avanzamento per mezzo delle catene laterali, ma a sinistra Morata non ha le caratteristiche per sviluppare un gioco associativo con i compagni: sceglie quasi sempre la soluzione personale e non ha gran senso del passaggio. I dati parlano chiaro: le scelte di gioco individuale di Morata gli costano il record di squadra di palle perse (20) e la posizione esterna che lo costringe a dialogare contro una difesa schierata il record di passaggi sbagliati (11).
Dall’altro lato, Cuadrado rimane quasi sempre aperto e dialoga bene coi compagni (87% di passaggi positivi), ma la catena ha un anello tecnico debole in Sturaro, impreciso tecnicamente e poco fluido nelle scelte di passaggio. I limiti della manovra offensiva della Juventus non consentono ai bianconeri di sfruttare a pieno i difetti strutturali che il City mette comunque in mostra: scarsa protezione della linea difensiva, difficoltà a seguire gli inserimenti profondi dei centrocampisti avversari, pressione sul portatore di palla discontinua e non sempre ordinata, spazio tra le linee e distanze tra i giocatori.
Le armi per attaccare i punti deboli della squadra di Pellegrini non funzionano bene: con la costruzione dal basso la Juve punta a disordinare la pressione del City, ma gli errori tecnici e di lettura dopo l’uscita del pallone dai due centrali vanificano il piano. La zona alle spalle di Fernandinho e Touré è scarsamente esplorata dai giocatori della Juventus, con Morata non troppo tempista nel tagliare internamente e Cuadrado largo sulla linea laterale. La posizione dell’ala colombiana è però funzionale a dilatare lo spazio tra Mangala e Kolarov. In questo modo vengono sfruttate le difficoltà negli spostamenti orizzontali del centrale francese e viene lasciato campo agli inserimenti profondi di Sturaro, che più volte attacca proprio quello spazio, con scarsi risultati.
La svolta
La partita è chiaramente dominata dalla fase difensiva delle due squadre: il City mantiene maggiormente il possesso della palla (58.6% nel primo tempo, 59.5% nel secondo) e ha un vantaggio territoriale, ma la pericolosità della squadra è ridotta. Di contro la Juventus non riesce a sviluppare il proprio gioco offensivo e ad avvicinarsi credibilmente dalla parti di Hart.
La svolta della partita avviene non casualmente su calcio piazzato. Il vantaggio del Manchester City apre la partita. La Juventus sembra perdere il controllo del proprio gioco immediatamente dopo l’autorete di Chiellini: due minuti dopo concede la grande doppia occasione di Sterling e Silva, che avrebbe chiuso la partita. Ci pensa un Buffon superbo a tenerla aperta.

La Juve prova a pressare alta, ma ha appena subito il gol e non è lucida e ordinata. Evra esce altissimo su Sagna, Chiellini deve spostarsi in zona Nasri e per una volta il centrale difensivo (Bonucci) che affronta Bony non ha copertura. Tempi sbagliati di pressione e basta una finta del centravanti del City per liberare Silva in campo aperto. Ci penserà Buffon.
Dopo il pericolo scampato la Juve prova e riesce a mantenere saldo il proprio piano partita, limitandosi ad alzare di qualche metro la pressione sul possesso palla del City. Basta per creare l’occasione da gol di Sturaro e a centrare il pareggio con Mandzukic. In entrambe le occasioni il City mostra enormi carenze della difesa contro cross provenienti dalla trequarti campo.

La palla è a Evra. Mangala marca Mandzukic.

Mandzukic si muove alle spalle di Mangala. Il centrale guarda Kolarov e, senza alcun motivo, con un cenno della mano, gli consegna Mandzukic (almeno, così sembra dalla immagini).

Mandzukic è libero alle spalle di Mangala, che non vede e non “sente” l’attaccante. Grave errore del centrale del Manchester City.
Raggiunto il pareggio, la partita rientra nei binari precedenti l’autorete di Chiellini. Gli allenatori cambiano uomini, ma non interpretazione: nel City Otamendi sostituisce l’infortunato Kompany e De Bruyne prende il ruolo di Sterling. La Juventus cambia Mandzukic (per motivi fisici) con Dybala, tenendo Morata largo a sinistra. La partita sembra destinata al pareggio, ma un grave errore della linea difensiva del City nella difesa della profondità regala a Morata la palla che il centravanti spagnolo riesce a mettere abilmente tra la mano protesa di Hart e il palo destro della porta dei Citizens.

La palla è giocabile da Bonucci, ma la linea difensiva del City è ancora ferma sulle gambe e ritarda a scappare dietro. I difensori sono così costretti a correre indietro seguendo il pallone e senza alcun vantaggio sugli attaccanti della Juve. Da qui ha origine il gol di Morata. Un grave errore di lettura della linea difensiva di Pellegrini.
In svantaggio a dieci minuti dalla fine Pellegrini mette in campo Agüero, allarga Silva e schiera la sua squadra con il 4-4-2. Allegri non vuole concedere parità numerica alla linea d’attacco del City, sostituisce Morata con Barzagli e schiera 5 difensori dietro una linea di 4 centrocampisti, con Hernanes e Sturato interni e Cuadrado e Pogba esterni.

Il 5-4-1 con cui Allegri si difende dall’ingresso del Kun Agüero.
Cuadrado e Dybala riescono a dare ampi momenti di respiro alla difesa tenendo su il pallone, e le linee schierate non cedono agli assalti del City, che esce sconfitto dall’esordio casalingo in Champions contro una Juve arrivata a Manchester in crisi di gioco e risultati.
Le prospettive delle due squadre
In 5 partite ufficiali Massimiliano Allegri ha schierato la sua squadra con 3 moduli di gioco diversi: il 3-5-2, il 4-3-1-2, per giungere al 4-3-3 mostrato a Manchester. Si tratta della dimostrazione del difficile assemblaggio che è necessario per ottenere il massimo dalla rosa messa a disposizione del tecnico livornese. Per ruoli e caratteristiche tecnico-tattiche dei calciatori la giusta chimica della squadra non è di semplice ottenimento: quattro centravanti, tanti giocatori che amano più avere il pallone tra i piedi che muoversi negli spazi, pochi facilitatori di gioco. In crisi di gioco e risultati, con Marchisio e Khedira infortunati, Allegri ha tirato fuori a sorpresa dal suo arsenale tattico il 4-3-3 che rispondeva bene alle esigenze della partita e al momento generale della squadra.
Il 4-3-3, con il suo naturale scaglionamento in campo tra i giocatori, è un modulo di gioco piuttosto semplice, che riesce a facilitare lo svolgimento della manovra offensiva e, nella sue interpretazione più conservativa, consente, in fase di non possesso, di coprire tutta l’ampiezza del campo e di difendere con 9 uomini schierati su due linee, senza dovere ricorrere a scalate più o meno complesse. Nel dopopartita Allegri ha affermato che la sua intenzione era ripartire dalle “cose semplici” e ha schierato la sua squadra seguendo questa logica. In aggiunta, sulla falsariga della precedente campagna europea, il tecnico livornese ha posto attenzione alle caratteristiche degli avversari e gli uomini e il modulo scelti rispondevano, oltre che alla necessità di “semplicità”, alle esigenze della specifica partita. Il 4-3-3, con Cuadrado e Morata sulla linea dei centrocampisti in fase di non possesso palla, non ha concesso al City lo sviluppo del gioco sugli esterni e il conseguimento di superiorità numerica e posizionale sulla fascia.
In particolare la fascia destra presidiata da Cuadrado e Sturaro ha disinnescato la catena di sinistra avversaria, che giovandosi delle qualità di Kolarov, è spesso determinante nei successi del City. Al contempo il 4-3-3 ha consentito alla Juventus la densità centrale che ha schermato Silva dalle ricezioni e concesso alla squadra di Pellegrini solamente un possesso sterile con i difensori e gli interni, individuati a ragione come meno capaci di creare pericoli per la difesa bianconera. Meno efficace e brillante è stata invece la fase di possesso palla: Hernanes, peraltro molto applicato in fase di non possesso, non è riuscito a entrare con continuità nella costruzione della manovra; Morata ha mostrato prevedibili limiti nell’interpretazione del ruolo di esterno contro una difesa schierata; l’atteggiamento prudente scelto per i terzini ha limitato le opzioni di gioco nella metà campo avversaria; Mandzukic non è stato costante nel fornire appoggio efficace alla manovra in posizione avanzata.
La Juve ha però mostrato grande compattezza e determinazione, proseguendo di fatto il cammino europeo della scorsa stagione. La linea difensiva si è ottimamente comportata sia nella difesa del cuore dell’area, con Bonucci e Chiellini precisissimi in marcatura stretta, sia nei movimenti in spazi più ampi, eccezion fatta per l’occasione di Sterling/Silva successiva al vantaggio City. Sturaro ha fornito un enorme volume di gioco in fase di non possesso (5 contrasti vinti per il mediano bianconero), bilanciando con la prestazione difensiva l’insufficiente contributo tecnico fornito in fase offensiva. Morata, insufficiente nel dialogo con i compagni e nelle letture del gioco, ha però fornito una prestazione di grande applicazione difensiva ed efficacia offensiva, con un assist e il bel gol del vantaggio bianconero. Quarto gol consecutivo per lo spagnolo dopo i due al Real Madrid e quello in finale contro il Barcellona. La prestazione di Cuadrado è stata brillante tecnicamente e fondamentale tatticamente per gli equilibri della squadra.
La vittoria a Manchester potrebbe suggerire che il 4-3-3 possa essere il modulo di riferimento della Juve di Allegri, ma la costruzione della squadra, come ha detto lo stesso allenatore bianconero, è appena iniziata e le opzioni possibili, in termini di disposizione in campo e di uomini, sono diverse e da verificare.
Dall’altro lato del campo il Manchester City ha mostrato quelli che ormai da troppo tempo sono i suoi difetti. Pur in presenza di un’elevata quantità di giocatori dotati di grande tecnica individuale, la costruzione di un’efficace manovra offensiva è fortemente centrata sulle qualità enormi di David Silva. Limitate le ricezioni dello spagnolo i difensori e i centrocampisti del City non hanno letture e interpretazioni del gioco che riescono a rendere effettivamente pericoloso il gioco di possesso della squadra di Pellegrini. A ciò si aggiungono evidenti limiti in fase di non possesso che coinvolgono l’intera squadra e la singola linea difensiva che, a conti fatti, ha concesso due gol a una Juventus non certo irresistibile nella propria fase offensiva. Ci sarebbe tanto lavoro tattico da fare per il Manchester City e per la Premier League tutta. Ma ne hanno davvero voglia?
Ringraziamo per i dati Opta (che potete anche seguire su Facebook e Twitter)