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Calcio Daniele Manusia 7 novembre 2014 6'

Il Classificone 1/4: I migliori gol

I migliori gol della Serie A del primo quarto di stagione: ritorna il rinnovato Classificone, la rubrica più amata de l’Ultimo Uomo. Sempre più avvincente, alacre & cordiale.

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Quest’anno abbiamo deciso che Il Classificone non sarà più mensile, ma che avverrà 4 volte l’anno, dividendo i gironi d’andata e di ritorno in due parti. Abbiamo anche deciso che sarà scorporato nelle sue parti costituenti, un pezzo al giorno, per una settimana. Quindi, ecco a voi il Primo pezzo del Primo Classificone, Riferito al Primo Quarto di Stagione.

 

 

I cinque migliori gol di questo primo quarto d’anno
di Daniele Manusia
(@DManusia):

 

Da Quando ho iniziato a fare classifiche dei gol (vi risparmio i link) ho presentato il mio metodo paragonandolo a quello con cui facevo le compilation per le ragazze o gli amici. Un paragone che adesso mi sembra falso, in realtà mi vergognavo di imporre ai lettori il mio gusto in fatto di gol. Classificare è un’attività stimolante per il cervello solo se la si fa liberamente, non ci penso neanche a mettere tutti d’accordo, non potrei neanche volendolo. Funziona nel modo seguente: nel corso delle settimane mi sono segnato i gol che preferivo e adesso stilo una top 5 descrivendo le ragioni per cui quel gol è entrato nel mio blocchetto degli appunti. È il massimo che posso fare e mi dispiace se lascio fuori il vostro gol preferito. In ogni caso potete sempre postarlo nei commenti.

 

 

5. Higuaìn vs Roma, 10a giornata, assist: tiro deviato di Insigne (e prima ancora bel lancio di Albiol per Insigne)

Qui c’è tutto il mio amore per l’argentino figlio d’arte ma anche nipote, fratello e cocco di mamma d’arte (padre calciatore, nonno pugile, madre pittrice, fratello calciatore) che entra in classifica con un gol segnato alla mia squadra del cuore. C’è anche la mia stima per un’acrobazia che non ha niente di eccezionale dal punto di vista atletico, che è puro “gioco”, una rovesciata a due all’ora infantile che comunica alla perfezione con il bambino che è in noi. Anche il gol di Ménez contro il Parma parla dei pomeriggi passati a giocare davanti a scuola, ma tra i due gol la differenza la fa l’intensità con cui Ménez e Higuaìn interpretano il mestiere di calciatore. Quello che mi colpisce nel gol di Higuaìn è il contrasto tra l’eleganza complessiva del gesto tecnico e l’efficacia che lo fa sembrare banale. In Ménez il contrasto è tra la leggerezza con cui pensa e realizza il gol e l’aria da depresso con cui gioca a calcio di solito. E preferisco la totale assenza di superfluo nel gioco e nel gol del “Pipita”, all’artisticità a buon mercato del francese.

 

 

4. Simone Zaza vs Cagliari, 1a giornata, assist: Domenico Berardi.
http://youtu.be/7QoPteFgi_Q?t=3s

 

Se mi volessi sforzare di essere giusto forse questo gol dovrebbe essere in prima posizione. La palla di Berardi è perfetta, sembra calamitata sul piede di Zaza come le palle dei grandi giocatori sembrano calamitate su quelle dei loro compagni di squadra. Anche il collo sinistro al volo di Zaza è notevole (a proposito cliccate qui se non lo avete mai visto senza barba e con i capelli) e combinazioni così perfette tra una coppia di attaccanti sono abbastanza rare. Negli attacchi attuali l’impressione è che o hanno la meglio le sovrastrutture, il sistema di gioco, gli schemi (pensate al Bayern), o il valore dei singoli e le scelte individuali (pensate al Real Madrid, o forse ancora meglio al Chelsea). Per questo è piacevole vedere un’intesa genuina come quella tra Zaza e Berardi, seconda solo alla loro intensità. E sulla loro intesa e intensità ci si potrebbe costruire una squadra, il “Cholo” Simeone potrebbe prenderli in coppia e portarli all’Atletico e non sfigurerebbero. Parlando di coppie: menzione d’onore per la palla di Higuaìn a Callejon contro il Genoa e anche quella del 2-0 contro la Roma non era affatto male. Qualcosa mi dice che anche loro in un modulo con due punte, liberi di muoversi su tutto il fronte dell’attacco, farebbero impazzire qualsiasi difesa.

 

 

3. El Hadji Babacar Khouma vs Udinese, 9a giornata, assist: Cuadrado

 

Questa anche è una combinazione tra una coppia di attaccanti: al lancio perfetto di Cuadrado però si aggiunge lo stop sublime di Babacar. Forse Babacar ha un’anima dolce e delicata intrappolata nel corpo di un giocatore grosso, forse al suo interno è rinchiuso un raffinato playmaker, un numero 10 addirittura. Non voglio dire che Babacar non è valido tecnicamente, ma un momento di grazia del genere sarebbe raro anche per giocatori con cinque o sei numeri in meno di scarpino. Sembra quella scena di Frankenstein in cui il mostro raccoglie i fiori con una bambina. Non è che Frankenstein non abbia quella sensibilità lì, è che noi non siamo in grado di riconoscerla per via del suo aspetto mostruoso.

 

 

2. Stefano Chuka Okaka vs Torino, 2a giornata, azione personale

 

Il gol di Okaka invece è l’esaltazione del concetto di attaccante di peso, che non deve essere per forza di cose anche lento. È Frankenstein che sale sul ring con Muhammad Alì. Okaka si inventa letteralmente un gol di cui, una volta ricevuta palla, non c’era nessun presupposto. Forse è fortunato quando si gira tra due avversari, ma una volta partito palla al piede è una locomotiva che punta dritto per dritto la montagna. E se la montagna non si scansa la locomotiva è abbastanza forte e abbastanza veloce da scavarsi il tunnel da sola. Glik si scansa, o comunque non vuole essere investito, Okaka lo aggira come un paletto in uno slalom gigante e riesce anche a incrociare il tiro rasoterra, che non è una cosa facile. Sono da sempre appassionato degli attaccanti in grado di fare reparto da soli (da quando giocando ero costretto a passarci novanta minuti a stretto contatto; gli attaccanti di movimento non li sopportavo perché mi facevano correre a vuoto la maggior parte delle volte, mentre quelli che facevano da riferimento per il resto della squadra e al tempo erano in grado di girarsi e puntare la porta mi tenevano sulle spine e rendevano quel sabato pomeriggio o domenica mattina un momento eccitante), quelli a cui basta dare la palla, quelli che in campo respirano, si muovono e pensano solo in funzione della porta avversaria e del piacere di violarla. Ci sono altri esempi di attaccanti in grado di fare tutto da soli nei gol segnati fin qui in Serie A: il doppio dribbling di Nico Lopez contro il Napoli (Koulibaly difende di tacco come faccio io ogni tanto quando non mi va di impegnarmi); Dybala contro la Samp o ancora Dybala contro il Milan, quando disarciona Zapata e conclude con una freccia che avrebbe tolto una mela dalla testa di Diego Lopez. Se Diego Lopez avesse avuto una mela sulla testa. Nessuno però dà l’idea che sia impossibile fermarlo in qualsiasi modo come fa Okaka. La cosa che preferisco in questo gol è il ruolo del numero 24 del Torino: Moretti lo tira per la maglia e lo segue per tutto il percorso, ma è come se non ci fosse, Okaka lo tiene lontano dalla palla senza deviare la sua corsa, senza neanche dare l’impressione che gli costi fatica.

 

 

1. Bonaventura vs Cagliari, 9a giornata, invenzione/culo

 

Questa prima posizione è una dichiarazione estetica, un manifesto in favore dell’ambiguità. Tra i tiri da fuori che mi hanno lasciato a bocca aperta avrei potuto scegliere quello di Marchese o quello di Kucka (entrambi contro l’Udinese), preferisco quello di Bonaventura proprio perché non è voluto. Bonaventura ha dichiarato di voler crossare e la cosa che a me piace di più è la faccia di Honda nel replay. Mi piace anche pensare a quanto impegno Bonaventura debba mettere in ogni passaggio, alla disperata ricerca come tutti di fare le cose bene, e poi la cosa più bella la fa per caso cercando di farne un’altra. Spero che su di voi un pensiero del genere abbia lo stesso effetto rilassante che ha su di me. Il messaggio che ci dà questo gol (ho deciso adesso che per tutte le prime posizioni di quest’anno potrei scegliere un gol con un messaggio che possa essere utile al lettore nella vita di tutti i giorni, così, tanto per imporre qualcos’altro di non richiesto) è: se vi stressate tantissimo, oppure no, in realtà non cambia niente.

Tags : giacomo bonaventuraGonzalo Higuainsimone zazaStefano Okaka

Daniele Manusia, direttore e cofondatore dell'Ultimo Uomo. È nato a Roma (1981) dove vive e lavora. Ha scritto: "Cantona. Come è diventato leggenda" (Add, 2013) e "Daniele De Rossi o dell'amore reciproco" (66th & 2nd, 2020) e "Zlatan Ibrahimovic, una cosa irripetibile" (66th & 2nd, 2021).

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